Le scorrerie di Bartezzaghi, allegro linguista e principe dei giocatori di parole, tra le praterie della lingua: i suoi usi e abusi, i suoi trucchi e doppi sensi. I nuovi modi di comunicare della civiltà digitale: il web, le mail, gli sms. I blog. Facebook e Twitter. Telefoni da leggere e da scrivere. Com'è fatto l'italiano che parliamo. I nuovi strafalcioni. E quelli antichi. "Come dire: il galateo della comunicazione" dall'editorialista di "Repubblica", spesso proprio lì, in prima pagina, impegnato su questi temi, sorta di Cesare Marchi post-moderno.
L'edizione, affidata alla germanista Anna Maria Carpi, presenta l'intera opera di Kleist suddivisa tra Racconti, Teatro, Scritti minori e Saggi. Alcuni testi poetici e alcune prose sono qui tradotti per la prima volta in italiano. Nella maggior parte dei casi si è fatto ricorso a traduzioni classiche firmate da traduttori importanti (Giorgio Zampa, la stessa Carpi, Enrico Filippini, Renata Colorni, Marina Bistolfi), in un paio di casi le traduzioni sono nuove (in particolare quelle di Cesare Lievi, uomo di teatro, della "Brocca rotta" e del "Principe di Homburg"). Ricchissimo il commento, che per ciascuna sezione e testo affianca una lettura di taglio critico-interpretativo a informazioni di carattere filologico ed esegetico. Di grande respiro critico è il saggio introduttivo e ricca la Cronologia che ripercorre in modo approfondito la breve ma intensa vita di Kleist, fondandosi principalmente sull'epistolario.
Andrea è un giovane avvocato romano che ha cominciato dal basso ma che adesso ha uno studio avviato, una bella moglie e tre figli, la tessera del Circolo Canottieri e quella dello stadio... Quando, per fare un piacere a un amico, sceglie di seguire una causa di divorzio, ancora non sa quanto la sua vita è destinata a cambiare: scavare nell'esistenza di Fiammetta per poterla difendere dalle angherie del marito gli aprirà gli occhi su cose che non aveva mai voluto vedere. E piano piano le certezze che avevano reso solida la sua vita iniziano a sgretolarsi... Elena invece è single: separata, con un bimbo e di fatto dipendente dall'aiuto di sua madre, senza la quale la sua vita quotidiana andrebbe a rotoli. I tribunali, la miseria delle rivendicazioni, i ricordi in frantumi, i figli usati per tristi ricatti; ma anche la dignità di uomini e donne che rivendicano il diritto a essere felici e amati: un romanzo che racconta da dentro l'universo burocratico ed esistenziale del divorzio in Italia.
"Ho trovato una porta per uscire dalla prigione, una porta che si apre verso la libertà. Scrivo queste pagine per mostrartela." Comincia così il nuovo romanzo di Peter Hoeg. La prigione è ovviamente una metafora, è la vita che non viviamo ma da cui ci lasciamo vivere. A raccontare è Peter, un quattordicenne appassionato di calcio, che vive a Fino, piccola isola di fantasia nell'arcipelago danese, posta nel mezzo del Mare delle Possibilità. Peter è figlio del pastore dell'unica chiesa e la madre è organista, ma i suoi non sono due genitori normali, e ogni tanto, senza preavviso, spariscono nel nulla. Conoscendo la loro tendenza a truffare il prossimo, quando scompaiono per l'ennesima volta lasciandosi alle spalle poche tracce, Peter decide di battere sul tempo la polizia e parte alla ricerca dei genitori per impedire che si mettano definitivamente nei guai, condannando i figli all'orfanotrofio. Con lui ci sono anche il fratello maggiore Hans, che sembra "nato con ottocento anni di ritardo" tanto il suo animo è cavalleresco, la sorella Tute, incantatrice dalla memoria prodigiosa, e il cane Basker III, tutto sommato il più normale della compagnia. Una vicenda e un romanzo sorprendenti, dal ritmo incalzante, dove i ruoli sono continuamente rovesciati: in una fuga rocambolesca i piccoli inseguitori diventano a loro volta inseguiti.
In questo libro, ricco di un'avvincente documentazione, Giordano Bruno Guerri rilegge la vicenda del Risorgimento e del brigantaggio come una "antistoria d'Italia": per liberare i fatti dai troppi luoghi comuni della storiografia postrisorgimentale (come la pretesa arretratezza e miseria del Regno delle Due Sicilie al momento della caduta) e per evidenziare invece le conseguenze, purtroppo ancora attualissime, della scelta di affrontare la "questione meridionale" quasi esclusivamente in termini di annessione, tassazione, leva obbligatoria e repressione militare. Il Sud è stato trattato come una colonia da educare e sfruttare, senza mai cercare davvero di capire chi fosse l'"altro" italiano e senza dargli ciò che gli occorreva: lavoro, terre, infrastrutture, una borghesia imprenditoriale, un'economia moderna. Così, le incomprensioni fra le due Italie si sono perpetuate fino ai nostri giorni. Alcuni briganti spiccano per doti - umane e di comando - non comuni, come Carmine Crocco, che per tre anni tenne in scacco l'esercito italiano; e così le brigantesse, donne disposte a tutto per amore e ribellione; altri rientrano più facilmente nel cliché del bandito o dell'avventuriero, ma tutti contribuiscono a dare volti e nomi a una triste e sanguinaria pagina della nostra storia, che si voleva cancellare. "Non si tratta di denigrare il Risorgimento, bensì di metterlo in una luce obiettiva, per recuperarlo - vero e intero - nella coscienza degli italiani di oggi e di domani".
Pola 1945. La storia è crudele con gli italiani dell'Istria, della Dalmazia e di Fiume: se nel mondo si festeggia la pace, qui le loro sofferenze non hanno tregua. Il dramma della gente di Pola sconvolge la famiglia del piccolo Sergio, costretta a subire umiliazioni e soprusi da parte dei nuovi occupanti slavi. La mamma di Sergio, Nives, maestra di scuola elementare, si batte con grande coraggio nella difesa dei confini della patria: colta, autorevole, fiera, raccoglie intorno a sé i propri concittadini che non intendono chinare la testa di fronte alle decisioni dei vincitori. Anche Sergio nutre per la madre una vera ammirazione. Ha sei anni, è cresciuto con lei, ha visto il padre per la prima volta soltanto al suo ritorno dalla guerra. Per lui prova soggezione, quasi diffidenza. Intanto l'annessione dell'Italia orientale alla Jugoslavia travolge l'esistenza degli istriani. Nella famiglia di Sergio è tempo di decisioni gravi. Flavio e Sergio, padre e figlio, impareranno a conoscersi, suggellando un'affettuosa dolcissima alleanza, che li aiuterà, dopo imprevedibili avventure e grandi sofferenze, a costruire una nuova vita insieme. Nelle pagine di questo romanzo, la rigorosa ricostruzione di un periodo terribile e ancora poco conosciuto del Novecento si accompagna a una storia intima, delicata, toccante. Stefano Zecchi dà vita a un affresco importante, che illumina il dramma di un popolo e insieme racconta tutta l'emozione di un grande amore tra padre e figlio.
L'8 settembre 1943, quando dopo 1201 giorni di guerra il maresciallo Pietro Badoglio annunciò la firma dell'armistizio con gli Alleati, circa seicentomila soldati italiani si trovavano rinchiusi nei campi di prigionia che inglesi e americani avevano allestito in varie nazioni del mondo, dall'Egitto all'Algeria, dalla Palestina al Kenya, dal Sudafrica all'India, e persino alle Hawaii. "Ma tu con chi stai, con il duce o con il re?" fu il dilemma di fronte al quale si trovarono i nostri soldati, colti di sorpresa dall'annuncio della resa senza condizioni accettata dall'Italia e dalla conseguente fuga di Vittorio Emanuele III a Brindisi: dopo avere combattuto per anni contro un nemico preciso e riconosciuto, bisognava scegliere, all'improvviso, se passare o no dall'altra parte della trincea. Di questa massa enorme di giovani una cospicua minoranza scelse di non "tradire", ma gli storici, sia per la scarsità delle fonti ufficiali sia per la "delicatezza" politica dell'argomento, non se ne sono occupati che in maniera superficiale: ancora oggi, gran parte delle notizie utili a una ricostruzione di quegli anni ci giungono da pagine autobiografiche o dai resoconti memorialistici dei protagonisti. Molti dei quali, avendo risposto di no all'appello di Badoglio a rientrare in patria, anche per non subire odiose discriminazioni, preferirono il silenzio. Il libro restituisce voce e memoria ad alcuni di loro.
Come condurre una vita felice nella nostra società iper-produttiva, piena di rischi e incertezze? Come mantenersi in armonia con se stessi e con gli altri? È possibile trasformare le difficoltà che il mondo ci mette di fronte in sfide affascinanti? Frédéric Lenoir, filosofo e storico delle religioni, raccoglie il frutto di trent'anni di esperienze e ricerche raccontandoci, con stile sciolto e piacevole, come gli insegnamenti dei grandi saggi della storia dell'umanità ci possono rivelare il senso profondo della nostra esistenza. In questo trattato spirituale, quasi un manuale di vita, ci svela, attraverso esempi concreti, che dedicare tempo alla cura dello spirito, allo studio, alla ricerca della conoscenza, permette di essere in equilibrio con il mondo, perché "esistere è un fatto, vivere è un'arte". Un libro tra filosofia, religione e spiritualità, ricco di aneddoti e suggerimenti pratici per cogliere "la vita autentica".
Le storie che si possono raccontare sono tante, ma quelle della buona notte sono speciali. Sono storie che avvolgono bambini e genitori in una bolla di vicinanza e tenerezza, in cui le tensioni svaniscono e l'unica cosa che rimane è il legame tra chi racconta e chi ascolta, un legame che ha la profondità dell'affetto e la leggerezza della fantasia. In questo luogo tutto è possibile: una storia può essere allegra come il solletico sulla pancia, come quella di Ruti che avvolta in un asciugamano viene scambiata per una buffa giraffa, oppure può far esplodere tutte le infinite avventure di quando il mondo non era ancora iniziato e intere foreste si libravano lente nell'aria. E quando l'ultima parola sarà stata raccontata, la storia accompagnerà i bambini (e non solo loro) nel viaggio della notte e dei sogni, per non farli sentire mai soli. Ecco qui due racconti che Grossman ha dedicato ai piccoli viaggiatori, "Buonanotte giraffa" e "Un milione di anni fa", accompagnati da una postfazione inedita dell'autore. Età di lettura: da 7 anni.