
Saggi di: Salvatore Abbruzzese, Domenico Airoma, Gianfranco Amato, Francesco Botturi, Massimo Bufacchi, Luisa Capitanio Santolini, Maurizio Cinelli, Silvia Guidi, Paolo Gulisano, Maurizio Longhi, Giovanni Maddalena, Franco Nembrini, Riccardo Pedrizzi, Salvatore Sfrecola, Bruno Sconocchia, Davide Rondoni, Paola Maria Zerman. La trattazione sulla tradizione è divisa in due parti. La prima, generale, intesa ad individuarne gli aspetti essenziali, sotto un profilo metafisico, quali quelli ontologico, epistemico e di verità in un quadro storico-sociologico evolutivo in rapporto al suo significato e alla sua memoria. Ove, previa la loro verifica e il conseguente giudizio, sia constatata la verità degli elementi sostanziali della tradizione nell’esperienza, ne consegue la possibilità della loro trasmissione connessa inscindibilmente all’insito carattere educativo. Pertanto, stante l’esistenza di tali condizioni, le attività, le consuetudini, gli usi, contraddistinti da un giudizio di verità, come risposta alle domande dell’uomo sulle sue esigenze primarie, acquisiscono un contenuto culturale. In tale prospettiva, la seconda parte della trattazione riguarda la possibile incidenza della tradizione su settori quanto mai essenziali, quali quelli della famiglia, dell’educazione, del lavoro, della sanità, dell’economia, del credito cooperativo, nonché su altri aspetti quali quelli della politica, del diritto, degli anziani, dell’arte e del lutto.
L’economia civile è oggi una prospettiva culturale, teorica e imprenditoriale. Partendo da una rilettura storica della tradizione economica italiana e meridiana, offre categorie, domande, provocazioni per una umanizzazione del capitalismo e della società civile. A circa trent’anni da quando essa riscoprì le opere di Genovesi e della sua scuola, il libro è ora una presentazione compatta e innovativa delle radici e dei pilastri di questa tradizione, con una particolare attenzione alle sfide più rilevanti del nostro tempo, nel quale è in corso un profondo cambiamento d’epoca.
Conflitti, tensioni nazionali e internazionali, aumento dei costi delle materie prime, povertà, migrazioni, crisi politiche, economiche e sociali. Il nostro mondo è vessato ogni giorno da problemi che ci riguardano tutti, e che paiono sempre sul punto di deflagrare in qualcosa di ancora più grande e, forse, irreversibile. Eppure, sembra che noi esseri umani, piuttosto che invertire i processi quando siamo ancora in tempo, ci ostiniamo ad aspettare un punto di non ritorno prima di mobilitarci e agire davvero per il bene comune. E la crisi ambientale non fa eccezione: il disastro ecologico è già iniziato, i suoi effetti sono tutt'intorno a noi, anche se fingiamo di non vedere. Invece, ci dice Gaël Giraud, è ora di aprire gli occhi e trovare risposte concrete a una serie di domande fondamentali: come possiamo affrontare le straordinarie sfide poste dalle crisi causate dalla distruzione del nostro habitat? Cosa c'entra il concetto di proprietà privata con l'emergenza climatica? È tempo di mettere in discussione la sovranità degli Stati nazionali? Come possiamo lavorare insieme per costruire le istituzioni internazionali che ci permetteranno di prenderci cura dei nostri beni comuni? In questo suo libro-manifesto, Giraud procede a un'analisi esaustiva e illuminante della delicata situazione globale, delle cause che ci hanno portato fin qui e delle possibili soluzioni. Coniugando le sue due anime di economista e teologo, l'autore esplora la realtà anche alla luce degli insegnamenti evangelici e della tradizione cristiana: proprio nella Bibbia, suggerisce, è celata la risposta alla «policrisi» che minaccia il nostro pianeta.
"Tutti sono borghesi", scrive Péguy. Non è una definizione sociologica né lo snobismo dell'intellettuale che ce l'ha col "piccolo borghese". Tutti sono borghesi nel senso che affidano la definizione di sé a fattori misurabili, ad elementi precisamente quantificabili: dal quoziente intellettivo al conto in banca, dagli (o dalle) skills professionali alle performance atletiche, dal numero di like ai metri quadri dell'appartamento. E così anche i rapporti interpersonali finiscono per soggiacere al metodo dello scambio di numeri, alla logica contrattuale: io ti do, tu mi dai. CՏ un fattore che pervade e lubrifica tutto questo ingranaggio quantitativo ed è, appunto, il denaro. L'unico modo per sgusciare via dalle tenaglie del denaro è il "rimanere nella povertà". Non ci è forse stato detto: "beati i poveri"? Certo "in spirito"; ma non vuol mica dire: nelle intenzioni, nell'intimo, nei desideri o negli impegni morali. Il povero è quello che sa che quel che ha - dalla vita agli amici, dai soldi al lavoro - gli è "dato" e lo usa, quindi, liberamente. E ne gode, come Francesco che sposa Madonna Povertà. "La libertà è la virtù del povero". Essa infatti è "la condizione irrevocabile della grazia", cioè della suprema gratuità da cui noi, poveri, riceviamo la vita e tutto quel che l'accompagna.
Il libro intende andare oltre la visione riduzionista dell’Homo oeconomicus, introducendo il concetto di Homo integralis nella sua triplice dimensione di corpo, psiche e spirito. Questo è il primo passo per promuovere una Economia per lo Sviluppo Umano Integrale, ossia per uno sviluppo di tutta la persona e di ogni persona in armonia con la natura. L’Homo integralis diviene così la "pietra d’angolo" di una originale analisi dei processi di sviluppo che integra l’economia politica classica, lo sviluppo umano, il capability approach di Amartya Sen, l’ecologia integrale e le politiche di sviluppo sostenibile.
L'Italia ha attraversato, nel corso dei secoli, fasi alterne di splendore e decadenza come pochi altri paesi al mondo. Dopo i successi economici e sociali del secondo dopoguerra, oggi sembra intrappolata in una stagnazione che dura da decenni. Com'è stato possibile un simile declino? Le risposte vanno cercate nel sistema politico e istituzionale, nel ruolo delle élite e nelle decisioni - o nelle omissioni - che hanno influenzato in profondità le traiettorie dello sviluppo. In questo libro, in una nuova edizione aggiornata e ampliata, Emanuele Felice offre una lettura critica delle dinamiche che hanno segnato la storia italiana, con un intero capitolo dedicato agli anni berlusconiani, snodo centrale per capire l'evoluzione recente. Una lettura per chiunque voglia comprendere le radici dei successi e dei fallimenti italiani e voglia interrogarsi sulle prospettive future.
Storico e critico sociale nato nel Midwest americano, Christopher Lasch (1932-1994) è legato perlopiù a singole opere, segnatamente "La cultura del narcisismo" (1979) e "Il paradiso in terra" (1991). Scopo di questa monografia è invece quello di ricostruire nel suo complesso sia l'itinerario biografico sia il pellegrinaggio intellettuale di un autore spesso citato, ma poco conosciuto. Lo sviluppo intellettuale di Lasch appare strettamente intrecciato con le proprie vicende biografiche. La prima parte del libro intende pertanto dar conto di tali vicende, anche in considerazione del fatto che Lasch stesso affermava che il proprio pensiero, profondamente radicato nel contesto americano, mutò negli anni proprio a causa dei cambiamenti storico-culturali occorsi. La seconda parte si focalizza sui principali interessi di studio che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita: la famiglia, il narcisismo, il paternalismo, il liberalismo, il progresso, il capitalismo, la democrazia e il populismo. Si dà altresì conto della sensibilità religiosa che lo studioso americano via via manifestò e dell'influenza da lui esercitata su - ma anche ricevuta da - singole personalità e riviste.
Quanto pesa l’eredità sulle nostre possibilità di successo? Quanto guadagna un manager rispetto a un’operaia? Quanto si mette in tasca l’1% più ricco del nostro paese? E quanto la metà più povera? In queste pagine si attinge agli studi più recenti e di frontiera per raccontare le disuguaglianze economiche in Italia: dall’esplosione dei divari tra lavoratrici e lavoratori all’immobilità sociale estrema, dalle diverse conseguenze dei cambiamenti climatici su ricchi e poveri al ritorno della ricchezza e dell’eredità ai livelli di fine Ottocento. Non dismettendo gli strumenti del dibattito accademico, si mostrano le ingiustizie che queste disuguaglianze rappresentano: non solo delineando quante sono, ma anche comparandole con quelle di altri paesi e periodi storici.
Le conquiste ottenute dal sindacato non vanno mai considerate un risultato definitivo raggiunto e insuperabile, ma un obiettivo in continua evoluzione. Da questa convinzione e da questa logica muove il libro di Nino Sorgi, con la prefazione è di Angelo Raffaele Marmo, responsabile della redazione romana del "Quotidiano Nazionale" come vicedirettore, da sempre apprezzato cronista e commentatore di queste materie.Il racconto di Sorgi, per decenni uno dei massimi dirigenti della Cisl, non è un trattato sindacale e neppure una semplice autobiografia. È il viaggio in un mondo fatto di relazioni personali autentiche, di dinamiche politiche controverse ma legittime, ma anche di contraddizioni da mettere in luce. Tra queste ultime, alcune riforme importanti ma non abbastanza valorizzate, come quella delle Poste; e altre che si sono fermate, come quella della Pubblica amministrazione. E allora il siciliano Sorgi non può non citare Tomasi di Lampedusa e il suo Gattopardo: "Siamo davvero convinti che il 'sale della terra' siamo ancora e sempre noi"?
I gruppi sociali più svantaggiati si trovano oggi a ricoprire un ruolo essenziale non solo nell'assistenza agli anziani fragili, ai minori, alle persone con disabilità che necessitano di un supporto costante, ma sono anche chiamati a farsi carico dei rifiuti e degli scarti del sistema estrattivo, produttivo e di consumo. La riproduzione della parte più ricca della popolazione mondiale è, dunque, garantita anche mediante la "violenza lenta" dei processi di inquinamento, della distruzione delle condizioni ambientali, biosferiche e atmosferiche che sostengono la vita. Questo avviene grazie a un'infrastruttura sociale globale che, mentre abilita tale modello di riproduzione, disabilita tacitamente la riproduzione delle altre popolazioni e nasconde i processi strutturali che sostengono questa ingiusta distribuzione delle condizioni di vita. In altre parole, ciò si verifica in quanto l'Antropocene è anche un Agnotocene, un sistema che si avvale della produzione di zone di ignoranza e di strategie volte a invisibilizzare i danni prodotti dal sistema produttivo e a deresponsabilizzare coloro che occupano una posizione di privilegio.
In Italia le bollette sono tra le più care d'Europa. È la dipendenza dall'estero a condannarci, come se dalla crisi energetica non avessimo imparato nulla. Eppure, sappiamo che il fossile è responsabile dello sconvolgimento climatico. E che liberarsi di gas, petrolio e carbone è l'unico modo per risanare il pianeta e il nostro portafogli. Ma su quali fonti conviene investire? Se c'è un tema che lascia interdetti è proprio quello dell'energia. Le questioni sono tante e chi ha interessi in gioco non fa che confondere le acque. Così i dubbi abbondano: fotovoltaico ed eolico bastano davvero a produrre l'elettricità che ci serve? E come si fa quando non c'è sole o vento? Non dovremmo piuttosto tornare al nucleare? Oppure passare tutti alle auto elettriche? E perché non puntare su biocombustibili o idrogeno? Sono solo alcune delle domande che trovano risposta in questo libro, un vero e proprio compendio di tutto ciò che c'è da sapere sull'energia, dal riscaldamento domestico ai trasporti, fino ai danni e agli sprechi di un sistema dominato dal fossile. Guardando ai dati e confrontando le diverse opzioni, Gianluca Ruggieri ci aiuta a farci un'opinione informata, evitando i tranelli tesi da chi vuole mantenere lo status quo. Perché il segreto di cui nessuno parla è che l'era delle rinnovabili è già iniziata. Ed è una trasformazione che ci chiama tutti in causa, fin nelle scelte di ogni giorno.

