
Immaginate di partire assieme a Giulio Cesare e alle sue legioni. È il 58 a.C., la Gallia è una terra lontana, abitata da popolazioni bellicose, mai dome, che hanno già inflitto dolorose sconfitte ai Romani. Ma è anche una terra ricca e prospera. Giulio Cesare vuole conquistarla, per sé e per Roma, e per farlo è disposto ad affrontare ogni avversità: estenuanti marce nella neve e battaglie sanguinose, intrighi di palazzo e tradimenti, ponti da costruire e flotte da creare da zero, foreste che si dicono stregate e santuari con scheletri decapitati. Sarà un viaggio avventuroso e pieno di scoperte, che Cesare guiderà con il coraggio e la curiosità di Ulisse. Ma sarà anche un viaggio interiore, a fianco di un uomo implacabile e geniale, carismatico e instancabile, eppure non privo di dubbi e paure recondite. Un condottiero con i suoi lati oscuri e violenti, ma anche un fine pensatore e un grande scrittore, che ama con passione, tradisce ed è tradito, che è fidanzato, marito, padre, amante, vedovo, eterosessuale, bisessuale… E sullo sfondo del racconto, a completare il vasto affresco di quell’epoca cruciale per il destino di Roma e dell’Europa, ecco comparire Cicerone e Catullo, Cleopatra e Marco Antonio, Crasso e Pompeo, Calpurnia, la dolce moglie di Cesare, e Giulia, la sua amata figlia. Alberto Angela torna in libreria con un’opera unica e grandiosa, che prende spunto dal De bello Gallico per trascinarci in un’avventura senza pari. Le pagine si susseguono con il ritmo e le atmosfere dei film e delle serie tv più avvincenti, e al tempo stesso arricchiscono il lettore di scoperte, curiosità e riflessioni sul mondo romano. Le ricostruzioni dei volti, delle scene di battaglia e di vita quotidiana, realizzate grazie al supporto dell’intelligenza artificiale, consentono inoltre di rivedere, come fossero attuali, fotogrammi di vita andati perduti. Tutto concorre a farci immergere nella Storia come raramente un libro era riuscito prima, permettendoci di sentirla così vicina e così viva.
"In questo libro spiego, capitolo dopo capitolo, come avvicinarsi all’anima: è il solo modo di superare le nostre nevrosi. Molte persone vengono in psicoterapia per risolvere il problema del disagio che invade la loro interiorità. Pensano che l’ansia, la depressione o le ossessioni derivino da una vita sbagliata o da ferite inguaribili; ma ciò che realmente manca loro è il contatto con qualcosa di nascosto, di invisibile, che pure fa parte di noi. Nella nostra interiorità abita un sapere antico, qualcosa che agisce incessantemente e si prende cura di noi, anche quando non ce ne accorgiamo. Questa è l’anima. In tutti questi anni il mio lavoro mi ha insegnato che nessuno guarisce ragionando sui disturbi. La cura non consiste nel parlare, ma nel percepire il disagio in modo differente, senza alcun pensiero. Non è raccontarsi, ma far sì che l’anima agisca e ci curi. I primi segni di miglioramento si manifestano quando smettiamo di parlare di noi stessi, quando cerchiamo nella nostra interiorità qualcosa che non ha niente a che vedere con quello che chiamiamo ‘il trauma’ o ‘la causa’ del disagio. Questo libro è dedicato a chi si sente perduto e si ostina a lottare contro i disagi, o si rassegna a considerarli inguaribili. Invece quei disagi sono la via per incontrare i saperi dell’anima. Via via che abbiamo sempre meno in mente noi stessi, quando non sappiamo più chi siamo veramente, accadono meravigliose guarigioni."
Leggere le quaranta passiones che Michael Lapidge ha scelto per i tre volumi dei Martiri di Roma (in questo secondo volume sono quindici) comporta un'esperienza molteplice e affascinante: seguire passo passo la costruzione di leggende agiografiche dai tratti romanzeschi; entrare, grazie alle introduzioni a ogni singola passio e al commento, nella storia effettuale dei primi secoli cristiani a Roma, capitale di un impero che si estende su buona parte dell'Europa e del Mediterraneo; risalire, in molti casi, alle fonti che tali vicende hanno determinato, e quindi fare esperienza di letteratura e filologia insieme; e, infine, girare con occhi pieni di stupore per la città di Roma, le sue straordinarie basiliche, i mosaici risplendenti, le catacombe buie e misteriose, il silenzio nel quale sono immerse. Perché quelle leggende, a Roma, sono divenute edifici reali, in alcuni casi complessi di costruzioni a più strati o uno accanto all'altro. Santa Agnese, in origine la più grande basilica di Roma, alla quale fa ancora capo una serie di cunicoli catacombali, è affiancata dal rotondo mausoleo di Santa Costanza. Santa Pudenziana possiede un mosaico absidale stupefacente, e Santa Prassede, a lei accoppiata nella passio contenuta in questo volume, un'abside e un arco di trionfo dalla decorazione musiva altrettanto stupenda: per di più, attraverso la navata destra, si accede al sacello di San Zenone, dove i mosaici bizantini trasportano il visitatore a Ravenna, in una sorta di mausoleo di Galla Placidia. Cosa, poi, non sono capaci di inventare gli agiografi, e più tardi i costruttori e pittori di chiese, nelle storie che narrano. I tratti salienti della passio di santa Susanna riecheggiano di proposito l'episodio di Susanna e i vecchioni nel Libro di Daniele: e infatti nella chiesa cinquecentesca con facciata del Maderno - edificata sui resti di una casa romana del III secolo e poi su una basilica di epoca carolingia - le decorazioni pittoriche narrano da un lato la storia della Susanna antica, dall'altro quella della Susanna martire delle persecuzioni di Diocleziano. Torture, stupri, miracoli, fulgori angelici e tenebre demoniache, vergini e ufficiali romani, papi regnanti giudicati eretici. Tutto un universo letterario nuovo.
L'intelligenza artificiale non è soltanto una nuova tecnologia: è la forza che sta ridefinendo il nostro presente. Capace di apprendere, adattarsi e decidere in autonomia, l'IA sta già trasformando in profondità la nostra vita quotidiana, l'economia, le imprese, il lavoro, l'istruzione, la politica, la cultura e persino il tessuto delle relazioni sociali. Mai come oggi è urgente comprenderne la vera natura per distinguere il possibile dall'illusione e affrontare con lucidità le sfide che ci attendono. L'IA è davvero un'intelligenza paragonabile alla nostra? Oppure è la nostra mente che funziona, in parte, come una macchina computazionale? E come cambierà il mondo dopo il suo avvento? Luciano Floridi, tra i massimi filosofi contemporanei e riferimento internazionale per l'etica del digitale, offre una prospettiva nuova e sorprendente: l'IA non va intesa come una forma di intelligenza, bensì come una nuova forma di "agency". Non pensa né comprende come un essere biologico, come un essere umano, ma è un insieme potentissimo di capacità computazionali in grado di agire nel mondo con efficacia e successo, senza però possedere alcuna intelligenza. Questa svolta concettuale ha conseguenze decisive. Solo distinguendo l'intelligenza dalla agency artificiale possiamo evitare errori di valutazione, orientare il progresso in modo responsabile e trovare risposte concrete ai problemi concettuali, etici, giuridici e politici che l'IA sta già creando. Comprendere davvero che cosa sia - e che cosa non sia - l'intelligenza artificiale significa imparare a conoscerla e usarla meglio, invece di subirla. È questa la condizione necessaria per affrontare con coraggio e lucidità le sfide del futuro.
«Il senso ultimo della vita e la scelta di una via per la propria vocazione hanno bisogno di tempo, di preparazione e di riflessione. Dobbiamo, quindi, essere capaci di sostare, di attendere, di purificare il nostro pensare e agire.» Eppure, oggi tutto sembra condurci nella direzione opposta. Travolti dal flusso frenetico degli eventi e dal frastuono del mondo, raramente troviamo il tempo per fermarci a contemplare la grandezza dell'universo - capace di smitizzare ogni tentazione di superbia - o per ascoltare la voce della nostra coscienza, che, come insegna l'autentica sapienza, laica o religiosa, si rivela soltanto nel silenzio, nella sosta e nel distacco dalla superficie delle cose. Senza questo ascolto, infatti, «si corre il rischio di non vivere umanamente, ma solo di sopravvivere fisicamente.» È con questo spirito che il cardinale Ravasi propone una riflessione per ciascuno dei 366 giorni dell'anno solare, a partire da citazioni di autori antichi o contemporanei (scrittori, poeti, filosofi, ma anche umoristi, cantanti, fumettisti), illustrandone e ampliandone il significato. Sono testi caratterizzati dalla brevità e dalla semplicità, ma ricchi di intuizioni e di spunti sui temi più disparati: dall'amore all'amicizia, dalla solitudine alla famiglia, dall'infanzia alla malattia, dalla bontà all'odio. Proprio come le pagine di un «breviario», a cui si ispirano, richiedono di essere assaporati e meditati riga per riga, parola per parola, in una quotidiana pausa di isolamento e tranquillità perché possano davvero stimolare il pensiero e sollecitare l'agire. Sul finire di un anno giubilare improntato alla speranza, Custodire la luce è un sincero invito ad ascoltare e preservare la voce che risuona nel profondo della nostra interiorità, la sola che può indicarci come diventare pienamente e autenticamente «persone umane».
Questo libro racconta il passaggio da un «finimondo» all’altro. Dall’orrenda conclusione della seconda guerra mondiale, con la morte violenta e quasi simultanea di Hitler e Mussolini, all’inatteso sconvolgimento dell’ordine mondiale per opera di Donald Trump. Mai dal 1945 l’Europa si è sentita così intrappolata dalla fine dell’atlantismo, decisa per decreto dal presidente americano, e dalla crescente aggressività russa in Ucraina e nell’Europa dell’Est, nella sostanziale indifferenza degli Stati Uniti. Esercitando con brutalità la supremazia economica, diplomatica e militare, Trump è riuscito a imporre una tregua a Gaza dopo due anni di massacri compiuti da Israele in risposta all’orribile strage del 7 ottobre 2023 per mano dei terroristi di Hamas. Tutto ciò ha avuto inevitabili ricadute sulla politica italiana. Giorgia Meloni ha festeggiato il terzo anno di governo (il terzo più longevo della nostra Repubblica) mantenendosi ancorata alla tradizione europeista, pur facendo da interlocutrice privilegiata nei rapporti con Trump. I suoi crescenti consensi garantiscono all’esecutivo una stabilità curiosamente unica in Europa, visto che i suoi due partner principali, Antonio Tajani e Matteo Salvini, che qui raccontano le loro diverse strategie, nonostante le forti differenze di vedute in campo internazionale non sfiorano mai il punto di rottura. Meloni confida a Bruno Vespa retroscena familiari legati alla lunga permanenza a palazzo Chigi, i frequentissimi incontri con Trump, i contrasti con Elly Schlein, la battaglia per il referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati, vero punto di partenza della campagna elettorale per le elezioni del 2027. E Guido Crosetto gli spiega perché la sconfitta dell’Ucraina porterebbe l’Europa virtualmente in guerra con la Russia. Con Schlein, molto critica sull’attuale governo, Vespa riflette sulla progressiva radicalizzazione del Pd, contestata dalla minoranza riformista interna, e con Giuseppe Conte su un Campo che sarà «largo» soltanto dopo un’intesa all’immediata vigilia delle elezioni politiche. Nell’ampia parte storica del libro, si racconta la drammatica inversione dei rapporti tra Hitler e Mussolini a partire dal 1938, quando con il «patto d’acciaio» il Duce si mise totalmente nelle mani del Führer, seguendolo nella rovinosa campagna di Russia. Fino ai suoi ultimi giorni di vita, tradito dai tedeschi che lo consegnarono ai partigiani di Dongo. Pagine intense sono dedicate ai rapporti dei due dittatori con le loro amanti, Eva Braun e Claretta Petacci, fatti di insospettabili tenerezze e acute gelosie, in un tragico crescendo culminato nella decisione comune di morire accanto ai loro uomini.
Essere genitori competenti, capaci di «allenare» i nostri figli alla vita, non è facile. Soprattutto in questo inizio di terzo millennio, dominato dall'attrazione magnetica che il mondo online esercita su bambini e ragazzi. Da una parte, infatti, ci siamo noi adulti, con il nostro progetto educativo, desiderosi di fornire ai più giovani tutti gli strumenti di cui hanno bisogno per diventare grandi. Dall'altra c'è il marketing, che quando si rivolge ai nostri figli non ha alcuna attenzione per i loro bisogni di crescita. Anzi, strategicamente, identifica le loro fragilità e vulnerabilità per trasformarle in un'opportunità senza precedenti di profitto e manipolazione. Il risultato è che il cuore e la mente dei ragazzi vengono sempre più risucchiati dalle piattaforme online, un nuovo Paese dei Balocchi che possono frequentare senza limiti, nello spazio circoscritto delle loro stanze. Alberto Pellai e Barbara Tamborini, da anni impegnati sul fronte educativo, sollecitano i genitori, gli insegnanti e gli adulti in generale a riflettere e ad abbandonare la rotta percorsa finora, per imboccarne una completamente nuova. Tenendo come bussola il principio che sostenere la crescita delle giovani generazioni significa arginare la pervasività con cui il digitale e lo smartphone hanno aggredito la loro vita. Alla luce di questa convinzione analizzano due esperienze fondamentali dell'età evolutiva: il gioco e la socializzazione. Partendo da una critica tanto accurata quanto tagliente del modo in cui il mondo online le ha stravolte, Pellai e Tamborini offrono una serie di consigli concreti e validissimi per vincere la sfida oggi cruciale, ossia far uscire un figlio dalla propria stanza. Perché solo varcando la soglia di quello spazio angusto in cui - quasi senza accorgersene - si è recluso, potrà ritrovare la fatica, la bellezza e la libertà di diventare se stesso.
Si può sopravvivere alla morte? Miliardi di persone credono di sì. Ma lo spirito del tempo ci impedisce di parlarne: una cospirazione del silenzio sul morire e sul dopo. Facciamo di tutto per rivolgere lo sguardo altrove perché la perdita della vita ci fa paura, ci priva del bene più prezioso, e dunque è il peggiore dei mali. Ma forse è ora di strappare quel velo. C'è un modo per non farsi cogliere di sorpresa. Religioni, filosofia e neuroscienze ce ne danno gli strumenti. La resurrezione, l'aldilà, la reincarnazione, il culto dei morti, la loro «presenza» tra i vivi: la storia dell'umanità offre molti modi per dare un senso alla fine, per non considerarla un sipario, ma un passaggio, una trasformazione, una possibile rinascita. Poi ci sono i racconti di coloro che hanno avuto della morte un'esperienza parziale, hanno varcato la soglia e sono tornati. Parlano di tunnel di luce, di distacco dal corpo, di pace, di incontri con persone care defunte. La fisica quantistica e le nuove frontiere dell'intelligenza artificiale aprono alla speranza che la coscienza non muoia insieme con il cervello, ma che ci sia un luogo, un cloud, dove possa continuare a vivere in un'altra dimensione. In ogni caso qualcosa di noi resterà: quantomeno nel ricordo, nella memoria, nell'affetto di chi ci ha conosciuto, consegnandoci all'immortalità. Antonio Polito affronta il tema della morte con lo scrupolo del giornalista e la sensibilità dell'uomo. Alla ricerca di un senso, conduce un'inchiesta che intreccia riflessioni, testimonianze ed esperienze con uno sguardo intimo e autobiografico. Un viaggio, il suo, nel mistero. Che diventa occasione per interrogarci non solo su cosa ci attende, ma anche su come vivere meglio da ora ad allora, finché siamo in tempo.
Il romanzo epico della costruzione di Stonehenge, ancora oggi uno dei più grandi misteri del mondo. Un cavatore di selce con un dono. Una sacerdotessa che crede nell'impossibile. Un monumento che definirà una civiltà. Seft, un giovane e abile cavatore di selce, attraversa la Grande Pianura sotto il sole cocente per assistere insieme al padre e ai due fratelli ai rituali che segnano l'inizio di un nuovo anno. Il ragazzo trasporta con fatica le pietre che verranno barattate alla Cerimonia di Mezza Estate, un appuntamento importante celebrato con canti e danze dalle sacerdotesse del luogo, cui partecipano tutte le tribù dei dintorni. Seft spera di incontrare Neen, la ragazza di cui è innamorato, e sogna di cambiare vita. La famiglia di lei vive in prosperità all'interno di una comunità di pastori, e gli offre una via di fuga dal padre violento e dai suoi spietati fratelli. Joia, la sorella di Neen, è una ragazza con grandi doti carismatiche. Da bambina, osservando affascinata la Cerimonia di Mezza Estate, sogna la realizzazione di un nuovo monumento miracoloso, un grande cerchio eretto con le pietre più grandi del mondo. Quando diventerà sacerdotessa avrà come principale alleato Seft che si dedicherà anima e corpo a questo progetto visionario e all'apparenza impossibile. Ma tra le colline e le foreste della Grande Pianura si preannunciano tempi difficili per tutti. Mentre la siccità devasta la terra, i pastori, i contadini e gli abitanti dei boschi sono sempre più sfiduciati, e un atto di violenza selvaggia porta a una guerra aperta... "Stonehenge è uno dei monumenti più iconici e riconoscibili al mondo, ma in realtà se ne sa molto poco. Come è stato costruito? Perché è stato costruito? Chi lo ha costruito? Ho raccontato in precedenza grandi conquiste umane e sono sempre stato attratto dalle storie di persone comuni che fanno cose apparentemente impossibili, e cosa c'è di più straordinario che la costruzione di questo monumento enorme? È un'impresa incredibile ed è uno dei più grandi misteri di tutti i tempi: un binomio fantastico per una storia." (Ken Follett)
Il Cantico di frate Sole è una perla della letteratura mistica universalmente conosciuta. Eppure, ha ancora molto da svelarci. In questo saggio, il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, ne propone una lettura sorprendente e innovativa: partendo dalla fine. Sono le ultime strofe, infatti, a racchiudere il cuore nascosto di questo meraviglioso inno. Come in un «canone inverso», Sorrentino rovescia la lettura tradizionale e si sofferma subito sulle strofe finali, dedicate al perdono, al dolore e a «sora nostra Morte corporale». Qui, la melodia del Cantico arriva a toccare la condizione umana in tutta la sua fragilità. È un invito a guardarsi dentro, nel profondo dell'animo. Non a caso, ci svela l'autore, queste strofe «della soglia» furono composte nel vescovado di Assisi - a differenza delle prime, composte a San Damiano - e in un periodo particolarmente doloroso: lì, tra le spesse mura episcopali, san Francesco ha dovuto confrontarsi con la sofferenza fisica e la «grande notte dello spirito». Ma non se n'è lasciato travolgere, anzi, ha trovato la forza di aggiungere dei versi inaspettati, rendendo il messaggio del Cantico ancora più profondo e variegato. Una lode al creato che non si limita agli elementi cosmici, ma abbraccia il dramma dell'esistenza. Accanto a questa profonda meditazione, l'autore ci racconta il retroscena di alcuni eventi cruciali che hanno orientato la composizione del testo: dalla storica riconciliazione tra il vescovo Guido II e il podestà di Assisi, mediata da Francesco attraverso l'aggiunta della strofa del perdono, alla profonda meditazione sulla morte, accolta non come nemico ma come «sorella».

