
Questo libro è il frutto della profonda stima e dell'attenzione che l'autore ha sempre avuto per le comunità delle Chiese ortodosse. L'aver svolto il suo mandato sacerdotale nella terra di confine della diocesi di Trieste ha sicuramente favorito sia la conoscenza che il rapporto con le varie Chiese ortodosse che da cinquant'anni l'autore frequenta. Questa occasione di incontro ha favorito l'amicizia di Malnati con vescovi, presbiteri e monaci della Chiesa greca orientale serbo ortodossa, russa e romena. Il punto di partenza di questo intenso dialogo tra l'autore e il mondo ortodosso è l'unità dell'annuncio di Gerusalemme (la Chiesa guidata dai dodici apostoli) con le Chiese paoline (le chiese guidate localmente da capi che facevano riferimento alla Chiesa d'origine) e con il patrimonio sinodale della pentarchia (le cinque sedi episcopali piÃ^1 importanti del mondo romano: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme). Nel saggio l'autore cerca di dare corpo alla speranza di papa Giovanni XXIII, Paolo VI, Atenagora e Bartolomeo di dare inizio a un cammino ecumenico di spiritualità e di fraternità tanto auspicato anche da papa Francesco.
Il senso del religioso, cui si collega la ricerca di un principio divino, origine di tutto ciÃ^2 che esiste, al quale è ascrivibile l'esistenza e il fine di tutte le cose, appare precocemente nella vicenda della storia dell'umanità . Si tratta di un senso preriflessivo, una sintesi ontologico-religiosa originaria tipica della natura umana, che ha espresso nel corso della storia tutta la ricchezza delle religioni e del pensiero filosofico sull'esistenza di Dio e su quale debba essere la sua identità . Il libro propone un viaggio attraverso la ragione e la rivelazione, privilegiando la tradizione riflessiva filosofico-teologica occidentale. Lo fa vagliando le tappe storiche e speculative considerate piÃ^1 significative e con il continuo confronto con la contemporaneità . Il fine è quello di dare a pensare la verità di Dio e Dio come verità per la persona umana, aprendo orizzonti in vista di un infinito spazio riflessivo, un orizzonte senza confini qual è quello di Dio, in cui immergersi, coscienti che è un cammino misterioso quanto affascinante destinato a non concludersi mai.
Dopo un devastante conflitto mondiale e le tensioni che hanno caratterizzato l'immediato dopoguerra, la Costituzione della Repubblica italiana entra in vigore il 1° gennaio 1948. Essa si ispira principalmente alla cultura cristiana profondamente radicata in una società animata anche da altre istanze. Tuttavia, i principi fondamentali del Cristianesimo sono stati di fatto condivisi da tutte le forze politiche che hanno concorso alla stesura della nostra Carta fondamentale. Quanto ai diritti e ai doveri fondamentali, siamo di fronte a un pilastro normativo fondato sul diritto naturale, come risulta dal confronto, a distanza, con la legge mosaica. Questa è la tesi, e insieme la sfida, lanciata da Livio Podrecca che, in queste pagine dallo stile semplice, diretto e colloquiale, intende dimostrare come la nostra Costituzione, definita da molti un capolavoro normativo, sia in larga parte frutto del Cristianesimo.
Imprevisto e inatteso da politici, politologi ed ecclesiastici, 50 anni fa nasceva il Movimento Popolare, la rete di cristiani impegnati in una presenza civile e pubblica che nell'Italia degli anni di piombo e del compromesso storico riproponeva il protagonismo politico e sociale dei cattolici sul modello del Movimento Cattolico di fine Ottocento. Nato dalle fila di Comunione e Liberazione, MP coinvolgerà intellettuali cattolici e politici democristiani, sindacalisti e persone di ogni estrazione, darà vita a centinaia di opere sociali su tutto il territorio nazionale, polemizzerà coi cattolici pro-PCI, subirà decine di attacchi per mano di extraparlamentari di sinistra e di destra, sposterà voti e vincerà elezioni a livello locale, nazionale ed europeo, sarà alle origini del Meeting di Rimini e si interfaccerà con Solidarno?? e i sindacati latinoamericani.Per la prima volta i protagonisti di quegli anni raccontano le idee e le storie che hanno segnato un ventennio di vita pubblica italiana, e discutono dell'attualità di riproporre quel modello di partecipazione attiva dei cattolici nella vita pubblica italiana.Prendono la parola Francesco Botturi, Rocco Buttiglione, Giancarlo Cesana, Augusto Del Noce, Roberto Formigoni, Gianfranco Morra, Robi Ronza, Giorgio Vittadini e molti altri.Concludono il volume estratti di due interviste a don Luigi Giussani. Attraverso documenti, interviste originali e racconti, queste pagine ci restituiscono uno spaccato della storia recente, raccontato dai protagonisti di quel periodo di forti tensioni sociali e grandi ideali.
L'autore riaccende un dibattito assopito da tempo e che sembrava ormai incagliato sugli scogli di un'irriducibile polarizzazione: lo sforzo (indiscusso) di Karl Rahner per ripensare la "fede di sempre" in chiave moderna ha prodotto un risultato genuino e affidabile, oppure frutti corrotti e nocivi? Il pensiero Rahneriano è conforme alla fede e, prima ancora, si fonda su presupposti filosofici e teologici adeguati, oppure diluisce la fede nelle categorie mondane e muove da principi errati e presupposti non verificati? In sintesi: Rahner sì, oppure Rahner no? La risposta dell'autore è chiara e innovativa: Rahner oltre Rahner. Il pensiero del teologo di Innsbruck muove da istanze legittime e segue intuizioni profonde. Le categorie da lui elaborate, specie quella di simbolo reale, posseggono un potenziale indiscutibile, ma domandano un'opera di rifondazione: dalla filosofia analitico-trascendentale, che risolve tutta la realtà nella percezione del soggetto, alla metafisica realista di stampo tomista, che riconduce ostinatamente il soggetto alla realtà : del mondo e di dio.
Uno studio molto accurato e documentato di carattere filosofico-antropologico in cui si analizzano i fondamenti e gli elementi che accomunano le diverse correnti di pensiero contemporaneo ateo e materialista, che hanno come principale obbiettivo quello di affermare una deriva relativista che disumanizza l'esistenza. Lo scopo è perseguito da tutte queste correnti di pensiero attraverso la negazione della verità trascendente, la detronizzazione di dio è un obbiettivo strategico. L'autrice cerca, attraverso la molteplicità di approcci e di prospettive e la ricerca dei punti deboli delle teorie atee e materialiste, di ripristinare un'ontologia personalista orientata a ridare dignità e umanità all'essere dell'ente.
Può un'Intelligenza Artificiale aiutarci a riscoprire Dio? Tra fede e ragione, trascendenza e modernità, questo libro ci offre un confronto originale e appassionante tra l'essere umano e un'intelligenza artificiale. Da un lato l'uomo, con il suo bagaglio di domande sul divino, sul mistero del male, la bellezza dell'universo, il senso della storia e il futuro ultimo dell'umanità; dall'altro un'entità algoritmica capace di analizzare, pensare e rispondere anche in modo sorprendentemente umano. Un libro per chi cerca risposte, per chi ama porre domande e per chi desidera intravedere nel progresso tecnologico non una minaccia, ma una possibilità di rinascita spirituale, ricordandoci che, anche nell'era digitale, l'essenza della nostra umanità resta quella di riflettere l'immagine di Dio. Prefazione di Marcello Veneziani.
Possiamo promuovere seriamente una Chiesa sinodale senza un rinnovamento vocazionale che dia energia alla partecipazione, alla comunione e alla missione delle comunità cristiane? Questo rinnovamento deve tuttavia prendere la misura della sfida antropologica odierna, che richiede una risposta adeguata in dialogo con le attuali condizioni della cultura. Gli Atti del Simposio Romano del marzo 2024 offrono un approccio multidisciplinare al tema antropologico, che colloca i fondamenti perenni della visione cristiana in relazione alle diverse opzioni che circolano in merito alle questioni di identità e appartenenza, migrazione e integrazione, in una prospettiva di apertura alla fratellanza universale. Questa riflessione teologica vocazionale è una risorsa preziosa per la formazione a tutti i livelli, in continuità con il lavoro del Simposio sul Sacerdozio del 2022.Con una Omelia di Robert Francis Prevost/Leone XIV
La filosofia non ha mai smesso né può rinunciare del tutto a chiedersi quale sia il limite che separa l'umano dal non umano e l'umano dal disumano. La riproposizione di un discorso sull'"umano" alla luce del pensiero di uno dei massimi filosofi del nostro tempo risulta qualcosa di assolutamente prezioso. È ancora possibile dire qualcosa d'interessante sull'uomo e sull'essere? La tesi che questo saggio argomenta è che tale domanda esprime il compito incessante che l'umanità è chiamata ad affrontare in modo nuovo a ogni crisi storica, come quella dell'odierno Occidente, immerso in un pluralismo etico senza più certezze, o come quella della coscienza africana nel suo incontro con la cultura occidentale. L'autore individua in Robert Spaemann - che Leonardo Allodi, nella prefazione, definisce "anima virgiliana", essendo Virgilio il poeta dell'umano e della res, l'essere - l'esempio privilegiato di una riflessione filosofica sollecitata dall'esigenza dell'uomo di comprendere se stesso sulla base dell'essere, che per i viventi coincide con il vivere, così da dare un senso alla vita. L'uomo si rivela il "paradigma" dell'essere, poiché la persona è l'essere vivente dalla dignità incommensurabile, la cui implicazione etica consiste nel bene e nella benevolenza che uniscono gli uomini tra loro e la cui giustificazione e affermazione costituiscono la sfida e la posta in gioco sul piano pratico con cui deve confrontarsi ogni generazione.
"In questo libro il carisma salesiano (Maffei) insieme a quello ignaziano (Servais) aprono un accesso ad una delle figure più grandi del pensiero filosofico cattolico del XX secolo. La posta in gioco è altissima. Si tratta del discernimento di ciò che salva l'uomo e il suo pensiero: l'amore (dono e perdono) come criterio ultimo dell'essere umano e finito. Chi vorrà addentrarsi nella lettura del presente saggio potrà scoprire la fecondità di un pensiero, così come emerge nell'interpretazione ontologica della parabola forse più conosciuta e coinvolgente, quella che racconta di un padre che aveva due figli..." (Roberto Graziotto). Con un saggio di Jacques Servais.