
Quando diciamo che l'essere umano è a immagine di Dio, a quale essere umano pensiamo? Una certa retorica antievangelica sul valore salvifico della sofferenza, quanto in realtà è violenta nei confronti delle persone con disabilità? In quest'opera a due voci, Simone Stifani, a partire dal proprio vissuto, offre chiavi di lettura che interrogano la comprensione della disabilità da parte di chi non la vive, mettendo in discussione un immaginario di Dio, della chiesa, dell'essere umano pensato e narrato sempre dai presunti "normali". Luciano Manicardi ricorda che ciò che chiamiamo "disabilità" è una possibilità dell'umano. Una possibilità indesiderata ma reale. La vulnerabilità è una dimensione antropologica costitutiva dell'umano, che anche i vangeli affrontano: lo sguardo di Gesù si pone in modo particolare su quelle persone malate nel corpo e nella psiche che noi oggi chiamiamo "disabili". Prefazione di Veronica Donatello.
La figura di Gesù è di grande attualità, Gesù è "di moda". La ricerca del Gesù storico è ormai ampiamente aperta e consente di focalizzarne alcuni aspetti. L'autore mette in evidenza due aspetti: la sua pratica di guarigione e la sua adesione al giudaismo. Quest'ultima è particolarmente importante in quanto mette in discussione le regole di purità: l'amore per l'altro, infatti, ha la precedenza su ogni altra considerazione legale. Pubblichiamo qui la traduzione dell'articolo "Écrire une Vie de Jésus aujourd'hui", apparso sulla rivista Études 4259 (2019).
Spesso siamo portati a considerare l'eros in contrapposizione all'agape, ma tra queste due espressioni dell'unico amore vi è distinzione e somiglianza. Sia nell'eros che nell'agape affermiamo noi stessi dimenticando noi stessi, ci troviamo perdendoci nell'altro. Il Cantico dei cantici ci permette di cogliere come eros e agape sono il frammento e il tutto dell'esperienza amante. Cogliendo la terrestrità e l'umanità dell'amore del Cantico dei cantici, la sua dimensione erotica, se ne coglie la portata simbolica. Quella portata che ci conduce a vedere nello scambio delle parole e nell'incontro dei corpi degli amanti del Cantico la parabola dell'amore di ogni coppia umana, ma anche il mistero della parola di Dio che prende dimora nel corpo umano.
Il Dio che si rivela è anche un Dio che si nasconde. Tuttavia, la sua presenza nascosta non è assenza, è appunto quella di un volto familiare che si nasconde, o di uno sguardo amorevole che si sottrae. La presenza elusiva di Dio è una metafora biblica della rivelazione. Il Dio di Israele è un Dio che si rivela e si nasconde, perché nel nascondimento mette alla prova la nostra speranza. La presenza di Dio è elusiva non perché egli sia abitualmente nascosto, ma perché la sua presenza intermittente è un segnale di libertà.
Cosa cambierebbe nella nostra vita se vivessimo con più fervore? Come sarebbe il mondo senza questa emozione primordiale che scalda la vita e che sostiene ogni agire individuale e collettivo? È necessario correre il rischio di vivere con fervore, piuttosto di adagiarci a vivere in assenza di passione, stupore, entusiasmo. Perché un mondo senza fervore sarebbe un mondo incapace di osare, di immaginare e di esplorare senza paura. Il fervore, infatti, è portatore di un sovrappiù di vita, di sovrabbondanza, un eccesso che è energia rivolta verso l'amore, la gioia, la creazione. È necessario recuperare questa emozione: per alimentare il lato più impulsivo della vita umana! L'autrice, pur con un approccio filosofico, affronta gli ambiti dell'esistenza (umano, relazionale, sociale, religioso) donando concretezza al suo discorso attraverso esempi di vita ordinaria e quotidiana (dal tifo al fervore religioso, non tralasciando il duende, emozione legata al canto del flamenco), senza tralasciare le numerose derive del fervore, come l'adorazione idolatrica, la violenza, l'idealizzazione: "È nell'ombra del cuore di ogni individuo che si svolge questa battaglia del fervore tra desiderio e malinconia, tra slancio vitale e rabbia distruttiva".
Un pastore protestante e un vescovo cattolico condividono in questo vibrante dialogo epistolare un'urgente preoccupazione comune: che il vangelo non sia tenuto prigioniero dalle istituzioni che lo annunciano. Due uomini di fede che si scoprono "fratelli di spirito" tratteggiano, in un'appassionata condivisione ecumenica, un'autentica comunione che li porta a osare una parola audace, insieme critica e costruttiva, per una chiesa al servizio del mondo, che si lascia sconcertare dagli incontri e dalle sfide attuali. "Se desideri una chiesa rinnovata, capace di camminare con passione e umiltà insieme alle donne e gli uomini di oggi; se sogni chiese e religioni in dialogo per rinnovare il loro modo di essere 'comunità generative' per la società; se sogni chiese 'in uscita', appassionate dell'umano; se credi alla serietà del dialogo... questo è proprio un libro che fa al caso tuo" (dalla "Prefazione" di Derio Olivero).
L'amicizia di due giovani donne, madri. La grazia di una nascita e la condanna di una diagnosi senza speranza. Una lettera, commovente, poetica, piena di passione, destinata a Jeanne, bambina ancora senza una storia, la cui madre morirà pochi mesi dopo la sua nascita per un cancro. Marion Muller-Colard, l'amica, mettendosi alla scuola della nuova vita che inizia e di un'altra che si confronta con la finitudine, racconta senza compromessi il calvario della malattia, e condivide una profonda riflessione sullo spessore del tempo e della realtà, sulla potenza dell'attimo, vissuto "come funamboli", domando le vertigini di fronte agli abissi. E scrive, scrive a Jeanne per trasmetterle ciò che questa traversata sul filo di sua madre le ha insegnato. Prefazione di Isabella Guanzini.
Nelle nostre giornate possiamo sentirci intrappolati in schemi di azione e reazione negativi, illusori e dannosi. Diagnosticarli è fondamentale per accedere a un più profondo livello di consapevolezza. La mappa di queste distorsioni dell'umano consegnataci dagli antichi autori monastici ci offre una nuova chiarezza di visione. I loro testi costituiscono un tesoro di insegnamento pratico che l'autore ci riconsegna in pagine che sono un distillato di sapienza, affinato in anni di riflessione personale ed esperienza pastorale. Le otto tradizionali "passioni dell'anima" vengono collegate alle otto beatitudini evangeliche, presentando un itinerario da cui possiamo imparare cosa sia la vera libertà alla scuola della tradizione cristiana.
A partire dal silenzio, sostrato indispensabile per ogni parola autentica ed efficace, l'autore traccia un ispirante percorso in cui la parola di Dio si intreccia con la saggezza espressa da uomini e donne di diverse generazioni e differenti contesti. Da esso potremo trarre spunti utili per avere il coraggio di prendere parola, pronti a darla a chi la chiede e a trasmetterla alle nuove generazioni, sempre attenti e alla ricerca costante della "parola di giustizia".
In queste lettere, scritte dal cuore della città di Londra, l'autore condivide intuizioni, tracce di meditazione e di approfondimento che interpellano il discernimento e la responsabilità personali più che fornire risposte preconfezionate valide in ogni situazione. Esse raccontano infatti le sfide, le fatiche, le gioie di una realtà quotidiana fatta di incontri, dialoghi, viaggi a Gerusalemme e in Galilea, storie d'amore e di malattia, l'impatto del Covid-19, la guerra che devasta terre non lontane dalla nostra Europa. Nate dal silenzio e dalla preghiera, queste lettere forniscono parole di incoraggiamento, parole nuove su ciò che è e può diventare "casa". Un luogo in cui si è sicuri e pienamente accettati, in cui poter gioire persino nella prova, uno spazio al cuore di una comunità basata sull'amorevole riconoscimento che i bisogni degli altri, e in particolare dei più deboli, sono la mia preoccupazione.