
Qoelet: nero diamante nel cuore della Bibbia. Qoelet: colpo di dadi nel piano di Dio. Qoelet: rapina di ogni norma, razzia nei sacri paramenti, santo sconquasso. Qoelet: il caos nell'armonia celeste. Tra i grandi moralisti di ogni era - da Laozi a Seneca, da Epicuro a Confucio, da Solone a Lucrezio - Qoelet, "colui che prende la parola", è il più duro, quello che non ci offre scampo. Il mondo è vanità, godi di ciò che hai perché stessa sorte di dolore grava sul giusto come sul perverso; stesso nulla, dopo questa vita, è preparato per l'uomo come per la bestia; la Storia è un cumulo di insensatezze, il consiglio del sapiente è pari a quello dell'idiota. Qoelet confonde le menti - i padri esegeti hanno discusso a lungo sulla liceità della sua ispirazione - provoca, rovescia cattedre e parlamenti: crepita nel suo dire l'oro di un eroismo solitario. Spaventoso, è vero. Eppure, comprendere che tutto è vano ci permette di amare tutto, come fosse la prima e l'ultima volta, quella aurorale, a bonifica di baci, tra salvezza e schianto. Per la prima volta nel contesto editoriale italiano, Qoelet è presentato in tre traduzioni, di diversa ispirazione, per sperimentarne l'abisso e i suoi diversi significati.
Questo libro propone una rilettura appassionata dell'apostolo Paolo, meditata e assimilata attraverso il confronto con l'Antico Testamento, in un dialogo continuo con la Legge e i Profeti, con le figure del Battista, di Pietro e degli apostoli, di fronte ai quali si staglia in tutta la sua statura e novità quest'uomo "afferrato da Cristo" (Fil 3,12) sulla via di Damasco. è la relazione personale con Cristo, infatti, a rendere nuova la vita di Saulo e a trasformarlo in Paolo, da persecutore dei Giudei ad apostolo di Cristo, da uomo vecchio ad uomo nuovo, annunciatore del nome di Gesù e fondatore di comunità cristiane. I commenti alle lettere di Paolo aiutano a maturare una lettura personale di queste pagine del Nuovo Testamento così preziose per la vita della Chiesa di tutti i tempi.
«Mosè ricevette la Torah dal Sinai e la trasmise a Giosuè, e Giosuè agli anziani, e gli anziani ai profeti. E i profeti la trasmisero agli uomini della grande sinagoga. Questi dissero tre cose: siate cauti nel giudizio; educate molti scolari; fate una siepe intorno alla Torah». Queste parole del trattato di Abot contengono una promessa di fecondità e disseminazione: la pietà di Israele ha saputo congiungere la Voce divina del Sinai alle discussioni dei maestri e dei discepoli che hanno normato tutti gli aspetti della vita ebraica, fino a imprimersi - in una catena ininterrotta - sulle pagine del Talmud. La «siepe dei maestri» è un recinto pensato per custodire quel tesoro di sapienza inestimabile, destinato ad essere apprezzato da un uditorio più ampio. Disponendosi su questa soglia, Matteo Bergamaschi accoglie le scintille che promanano da quella tradizione secolare, irradiando il loro chiarore fino a noi. Sono trentasette luci dai trattati talmudici per illuminare il nostro comune essere umani.
Ermes Maria Ronchi passa in rassegna tutte le presenze di Maria nel Nuovo Testamento e le commenta in un'ottica esistenziale e spirituale. A chi apre i vangeli, Maria appare figura di frontiera: madre di cielo e di terra. Il suo cammino tocca le regioni del cielo: va dalla riflessione alla contemplazione alla dossologia. D'altro canto, il cammino della donna di Nazaret tocca anche le regioni della terra: diventa subito servizio all'uomo che rischia di smarrirsi, si fa generazione, accoglienza e cura della vita. In questa duplice dinamica, Maria diventa paradigma di apertura e porta di umanità: lei, la prima della lunga carovana dei credenti che attraversa la storia, si pone al servizio tanto della Gloria quanto della vita. Devozione a Maria non può dunque significare estetismo o sentimentalismo. Sarà invece rispetto, difesa, amore della vita. E sarà invito a denunciare tutto ciò che offusca l'immagine dii Dio, tutto ciò che attenta alla dignità di qualsiasi figlio o figlia, tutto ciò che conduce verso la diminuzione dell'umano.
La risurrezione del Figlio è l'evento inaudito, la perla di inestimabile valore che il Padre celeste aveva in serbo per i suoi figli sin dal principio. Il corpo di Gesù, martoriato nella passione e crocifisso, è esploso in una gloria divina e nella potenza di un amore che lo ha completamente consumato. «Non è qui, è risorto». E ora è il Signore, il Vivente, ovunque e per sempre, che ha trasformato la sostanza di ogni cosa, dando senso a tutto quanto esiste. Padre Francesco Rossi de Gasperis ci accompagna, in una lectio orante e sapiente, a ripercorrere nei vangeli il cammino dei primi testimoni abbagliati dalla luce folgorante di questo mistero che li faceva trasalire di gioia, illuminava la loro intelligenza delle Scritture e faceva ardere il loro cuore, trasfigurando la loro esistenza e il loro mondo.
La Sindone di Torino rappresenta da secoli un enigma storico, scientifico e spirituale. È un semplice lenzuolo funerario o una straordinaria reliquia che testimonia la passione di Cristo? In questo volume, Pierluigi Baima Bollone, medico legale e uno dei massimi esperti mondiali della Sindone, collega in maniera originale l'analisi accurata e rigorosa della figura storica di Gesù (alla luce delle più recenti scoperte scientifiche e archeologiche) e la sua corrispondenza con il Lenzuolo di Torino. Attraverso un esame meticoloso delle fonti documentali, delle pratiche funerarie giudaiche e delle trascorse indagini condotte sul Sacro Telo, l'autore propone una riflessione profonda su ciò che la Sindone può rivelarci oggi. La sua narrazione intreccia scienza, storia e fede, portando il lettore a interrogarsi sul mistero della risurrezione e sul valore del lenzuolo della sepoltura di Cristo nel contesto della cristianità e giungendo a proporre una ipotesi sconvolgente, ossia che «il miracolo della risurrezione potrebbe essere avvenuto all'interno della Sindone che ora è conservata a Torino».
In questo volume si presenta l'inedita traduzione italiana del Targum Jonathan del primo e secondo libro dei Re. Si è voluto fornire uno strumento agevole a coloro che sono interessati ad approfondire una ramificazione del pensiero e della prassi del Giudaismo e a trarre profitto per una migliore comprensione della Scrittura. I targumim rappresentano, infatti, un importante testimone di come le antiche comunità ebraiche interpretavano i testi biblici. Si è scelto di premettere alla traduzione un'introduzione che accompagni anche i meno esperti a comprendere i dati essenziali della letteratura targumica in generale, per poi avere chiare le principali caratteristiche di 1–2 Re secondo la traduzione aramaico-targumica. Nella traduzione a seguire, sono graficamente messe in risalto le differenze rispetto al testo ebraico, in modo che si possa individuare immediatamente l'originalità della versione targumica. Se in certi casi la fraseologia in italiano sembra troppo letterale, è proprio perché si è voluto offrire una resa che permetta di cogliere la forza delle espressioni originali. In nota, sono infine presenti anche rimandi tecnici che rendono possibili confronti con altre fonti e approfondimenti con distinti rappresentanti dell’omiletica e dell’interpretazione biblica.
Il Targum
Un targum, al plurale targumim, è una traduzione in aramaico, eseguita da ebrei, durante il periodo rabbinico, di libri della Bibbia ebraica. Se i più antichi manoscritti a disposizione, che riportano testi completi sono di epoca medievale (XII sec.), è consolidato che tutti i targumim contengono materiale predatato alla loro forma scritta finale, essendo frutto di un lungo periodo di composizione e redazione. Sorti e sviluppatisi tra il II secolo a.C. e il II secolo d.C., nel contesto sinagogale e accademico, trovarono il loro ambito di utilizzo sia durante il servizio cultuale che nelle istituzioni educative. È plausibile che i targumim nacquero in sinagoga, come traduzioni orali a fianco del testo sacro ebraico, ed è altrettanto ragionevole che, come opere letterarie, sorsero nelle case di studio, basandosi su ciò che sarà denominato Testo Masoretico.
Bisogna riconoscere che sull'immane disastro del diluvio galleggia il perdono di Dio, il quale non ha cessato di offrire riconciliazione con la vita a chi ha l'acqua alla gola. Persiste ancora questa volontà salvifica indomita di Dio, la sua volontà di perdonare, e persisterà per tutto il tempo dell'arca, che noi chiamiamo più propriamente il tempo della Chiesa. Si tratta di un'arca sicura perché costruita con legno scelto, inchiodata con chiodi saldissimi, bitumata con sangue prezioso, arca che approda per tutti su un monte altissimo, dal quale si libera la colomba che dà una pace che non è più soggetta a pentimento, non torna indietro! Per chi esce da quest'arca inizia una nuova creazione, una nuova genealogia, una nuova umanità che rientra nel giardino di Dio, nella familiarità con lui. È questa familiarità con Dio il giardino dell'Eden.
Questo studio si propone di offrire una lettura approfondita della figura di Ester, protagonista dell'omonimo libro biblico, non solo come personaggio storico e letterario, ma come una figura simbolica, capace di incarnare diversi valori come il coraggio e la determinazione, la fede, l'intelligenza e la saggezza, in particolare l'audacia di una donna che è stata capace di cambiare il destino di un intero popolo. Il testo, dunque, esplora il modo in cui Ester, attraverso le sue azioni e le sue scelte, diventa un'eroina che porta alla liberazione del popolo ebraico e, allo stesso tempo, un esempio di virtù per il lettore di ogni epoca.
Dobbiamo sperare appassionatamente. Péguy soleva dire che la speranza è una fiamma. Si spera solo se attraversati da una forte passione. È necessario quindi appassionarsi. A cosa? Ci aiuta Kierkegaard, là dove afferma che la speranza è una passione del possibile; del possibile che non c'è ancora ma che però può esserci. Non c'è la pace, ma la speranza ci dice che è possibile; non c'è giustizia, ma la speranza ci dice che è possibile. Passione del possibile.
Per chi crede nell'annuncio del Vangelo, tutto il mondo di Qumran diventa un autentico locus theologicus, nel suo più pregnante significato di fonte da cui trarre la luce che dona la conoscenza, come si legge nella Regola di Qumran:
Per il saggio affinché ammaestri tutti i figli della Luce. In una sorgente di Luce sono le origini della verità e da una fonte di Tenebra le origini dell'ingiustizia.
Un dittico si delinea immediatamente: il contesto storico del Secondo Tempio e il contesto storico dei Vangeli. Lo snodarsi dei diversi capitoli, muovendo i primi passi dalla realtà storica, presenta scansioni temporali e talmudiche ben precise.
Dalla presentazione di Cristiana Dobner
Si stagliano in questo romanzo i giorni più intensi e drammatici della vita del Maestro attraverso gli occhi di coloro che gli furono più vicini: amici e nemici, credenti e traditori. Giuda, lacerato dai dubbi, è delatore per denaro in seguito a un ideale infranto. Pietro, uomo semplice e fedele, lotta contro la paura, pur volendo compiere la missione ricevuta. Pilato, il governatore romano, si trova a decidere il destino di un uomo che non comprende, mentre il Sommo Sacerdote Caifa vede in Gesù una minaccia per la stabilità della nazione. E poi Maria, con tante altre donne, icone memorabili di forza e compassione. Ognuno affronta il proprio conflitto interiore in una narrazione che mescola eventi evangelici e approfondimenti psicologici, gettando nuova luce sul mistero insondabile della Passione di Cristo. Con uno stile coinvolgente e poetico, Stefano Segreto rende attuali riflessioni eterne su giustizia, fede e sacrificio. La capacità di alternare descrizioni vivide a dialoghi intensi dona al testo una straordinaria forza visiva e drammatica. L'autore sa scavare nell'animo dei personaggi con delicatezza e precisione, facendo emergere le fragilità, i tentennamenti e le contraddizioni di un'umanità fatta di carne e spirito. Non solo una narrazione potente, ma un viaggio emotivo e spirituale attraverso il mistero del dolore e della redenzione. Prefazione di Romano Penna. Post-fazione di Nicola Ciola.