
Possiamo definire ‘italiana’ un’esperienza gastronomica basata sulla diversità e sull’ibridazione culturale? Quale valore identitario riconoscere a ingredienti o ricette o modalità di preparazione che la nostra cucina ha mutuato da altre culture? O, viceversa, alle esperienze italiane assorbite da altre culture? Seguendo il filo di queste e altre domande, Montanari e Petrillo chiariscono il senso della candidatura UNESCO, che riguarda la cucina italiana come realtà profondamente incorporata nella cultura e nel sentire quotidiano, non solo nelle sue espressioni più alte ma anche e soprattutto nella ‘normalità’ delle pratiche comuni. Ecco perché gli italiani hanno grande confidenza con la cucina e, come spesso (e giustamente) si dice, parlano sempre di cibo, mettendo tutto in discussione. Non è un caso che la cucina italiana si possa definire soprattutto per ciò che non è: non monolitica, non codificata, ma fondata su principi di libertà e di inclusione. L’opposto dello sciovinismo, del sovranismo o del fondamentalismo gastronomico. Proprio per questo è da considerare un patrimonio universale.
Da 36 anni è lo strumento indispensabile per chi ama i sapori della buona tavola. Ad ogni livello: per l’appassionato di 'fine dining', per il purista della tradizione, per chi vuole sperimentare le cucine degli altri, per chi cerca un posto informale, per chi ama il vino in maniera profonda. Sono circa 2500 gli indirizzi scelti lungo tutta la penisola con massimo rigore e trasparenza. Dal giovane talento emergente allo chef pluripremiato, dalla trattoria sperduta che regala un’esperienza imperdibile immersa nella natura fino al locale dove fare una pausa in ogni momento della giornata: "Ristoranti d’Italia" del Gambero Rosso va alla ricerca del buono e dell’autentico in ogni settore. Schede chiare, argomentate, con tutte le indispensabili informazioni di servizio, corredate da un punteggio e un simbolo che sintetizzano il valore dell’esperienza (forchette, gamberi, bottiglie, tavole, mappamondi).
Le ricette del Convento, programma in onda su Food Network, con i 3 monaci di Monreale - don Anselmo, narratore e aiutante in cucina, don Salvatore, il cuoco e don Riccardo, l’ugola d’oro e assaggiatore ufficiale - continua a conquistare il pubblico con ottimi ascolti e grande affetto da parte degli spettatori. Dopo il primo libro pubblicato da Cairo nel 2023, ora si torna con un secondo volume di ricette della tradizione gastronomica monastica. La filosofia è sempre la stessa: una cucina, soprattutto siciliana, caratterizzata da piatti genuini, ricchi di sapore e facilmente replicabili a casa, che riflettono la semplicità e la devozione dei religiosi, sempre attenti a ciò che offre il creato. Ricette tramandate di generazione in generazione come gli anelletti al forno alla siciliana, le caserecce al pesto di fave, la minestra con i tenerumi, solo per citarne qualcuna, che mantengono viva una tradizione che ha saputo coniugare spiritualità e buona tavola, ma non solo... In questo nuovo libro si apriranno anche le porte della meravigliosa Abbazia Benedettina di San Martino delle Scale per raccontare i luoghi in cui vivono e cucinano i Monaci, con storie e aneddoti di quel posto magico e per conoscere ancora più da vicino la loro realtà e le loro occupazioni quotidiane.
Avanzi del giorno prima, cibi in scadenza, frutta e verdure troppo mature... Come evitare gli sprechi alimentari? La soluzione ai problemi del nostro frigorifero arriva da un libro di ricette assai originale, perché nato dall'esperienza del Refettorio Ambrosiano di Milano, realizzato da Caritas Ambrosiana durante Expo 2015.Un luogo "bello e buono", dove ogni giorno si cucinano per i poveri le eccedenze di cibo della grande distribuzione, di mense e aziende alimentari, seguendo le ricette insegnate dai grandi chef che si sono alternati ai fornelli del Refettorio nei sei mesi di Expo.Il libro unisce dunque tre finalità: insegna ricette buone e semplici per non buttare via niente; sostiene l'impegno di solidarietà della Caritas; alimenta una cultura contro lo spreco e contro l'esclusione sociale.La nuova edizione, rivisitata e ampliata, ospita anche una sezione dedicata alle ricette di Enrico Reina, da tutti conosciuto come "maestro Enrico", a memoria di un talento investito nella cucina del Refettorio Ambrosiano, a servizio degli ultimi.Gli chef che hanno collaborato: MASSIMO BOTTURA chef e proprietario dell'Osteria Francescana a Modena; ANDREA APREA chef del ristorante Andrea Aprea a Milano; EMILIO BARBIERI chef del ristorante Strada facendo di Modena; MATTEO BARONETTO chef del panorama torinese; GIOVANNI CUOCCI chef e proprietario dell'osteria La Lanterna di Diogenea Solara di Bomporto (Modena); GIORGIO DAMINI chef della Macelleria Damini&affini di Arzignano (Vicenza); RINO DUCA chef dell'osteria Il grano di pepe di Ravarino (Modena); ROBERTO PETZA chef del panorama sardo; NICOLA PORTINARI chef del ristorante La Peca di Lonigo (Vicenza); LUCIANO TONA direttore d'Elsa Accademia Bocuse d'Or Italia.
Una raccolta di spunti per attività e lavori vari da svolgere coinvolgendo i bambini fatta da Valeria Bedeschi, una mamma di tre bambini. Divertenti iniziative sia di cucina, che di giardinaggio, che di bricolage. Utile per genitori, nonni babysitter e chiunque voglia coinvolgersi con i bambini in attività creative per non lasciarli soli in balia di cellulari e computer. Esempi: polpette, salame di cioccolato, spiedini di frutta; fiore imbottito, carta marmorizzata, lanterna magica, cuscino di lavanda, spray antizanzare. Il libro è ricco di immagini esplicative per realizzare facilmente i progetti. Un regalo utile per genitori, nonni e bambini che vogliono sperimentare passatempi divertenti e produttivi.
Hildegard von Bingen, una delle figure femminili più straordinarie del Medioevo, non era solo badessa, compositrice e autrice di un'opera teologica tra le più significative del suo tempo, ma si occupò anche di medicina naturale, tema oggi di grande attualità, descrivendo le proprietà curative degli alimenti. In Hildegard von Bingen, Ricette per il Corpo e per l'Anima vengono descritte oltre 60 ricette inedite che si basano sull'opera di Hildegard e ne mantengono intatto lo spirito raccogliendo il numero più alto possibile degli ingredienti che la religiosa usava consigliare ai sani. L'autrice ci offre anche un'affascinante panoramica sulle consuetudini culinarie dei conventi medioevali, sia nel periodo di digiuno sia in quello di festa. Lo scopo di questo libro è quello di presentare solo quei cibi che Hildegard considerava sani: "Quelli che la giusta carne / E il giusto sangue / E uno spirito allegro / E la gioia nell'animo vi mettono" Questo non è solo un manuale di cucina ma anche una lettura piacevole con ricette, illustrazioni medioevali e numerose citazioni tratte dalle opere di Hildegard che riguardano i pasti, le bevande e la vita sana. Nel volume Eve Landis dimostra che seguendo le regole di Hildegard si può mangiare in modo sano ma con gusto, perché: "Sono i cinque sensi che danno all'uomo la sua completezza."
Confezione libro + gadget
La confezione unisce al libro un utilissimo grembiule per sostenere la realizzazione pratica delle ricette.
Senza celebrare alcun banale conformismo, ci addentreremo in un mondo privatissimo, rivisitando gusti, preferenze cucinarie che hanno delineato alcune vite di grandi Santi e a parlare di un bisogno primario dell'uomo: il Cibo e di alcune preparazioni adattate all'oggi. Uomini, che come tali difendevano anche i loro istanti, i moti, le pulsioni, quei fremiti caratterizzanti il loro rapporto con alcune "delizie". Celebreremo anche preparazioni da consumarsi durante la Quaresima, Carnevale e e altre occasioni, nelle quali la gente socializzava, senza mancare di rispetto ad alcuno: onorando i Santi, festeggiando i Fanti. Un atto comunque deferente, quello di reinventare, immaginando Uomini che raccogliendosi invocavano l'Altissimo per sostenere le incognite dello straordinario cammino intrapreso.
Questo libro ha lo scopo di fornire consigli pratici e chiari per aiutare ragazzi e ragazze a fare proprie le regole di base della cortesia nella loro vita quotidiana. Vivere le buone maniere darà ai giovani una maggiore sicurezza e li renderà orgogliosi di se stessi. Potranno percepire che c'è in loro un uomo o una donna capaci di dominarsi e di aspirare a grandi cose. Il libro è diviso in capitoli, che corrispondono a luoghi o contesti concreti: la relazione con gli altri, l'igiene personale, la tavola o la spiaggia. La buona educazione è una sfida che dura tutta la vita e comincia adesso.
Questo libro vuole essere un semplice stimolo per iniziare ad alimentarsi in modo sano e con fantasia, dedicando un po' di tempo alla famiglia o agli amici, e divertendosi a cercare ingredienti naturali nei campi dietro casa o nella campagna più vicina. Alcune erbe spontanee facilmente recuperabili in primavera vi accompagneranno in questo percorso alla ricerca di un pasto facile, sano ed economico ispirato alle erbe dell’orto del convento di santa Ildegarda.
"Questo è quello che facciamo con le guide criminali: trovare i posti dove si mangia bene a Roma, mapparli, e condividerli tra gente che sa magnà".
Da quando i tentacoli del feroce mercato hanno cominciato a manipolare i produttori e i consumatori in eguale misura, nessuno ci capisce più niente di quello che mangiamo (e di come viene prodotto e perché, e per chi) e non cI Si può più fidare di nessuno. E soprattutto, non si trova più da mangiare bene (sano e autentico) a costi ragionevoli (cioè il giusto, cioè poco visto che tutti dobbiamo mangiare). Bisognava tornare per strada e assaggiare tutto di nuovo e Franchino lo ha fatto per tutti noi costruendo una nuova mappa del cibo popolare nella città di Roma.
In questa guida troverete 10 categorie, in questo ordine: pizza al taglio, tramezzini, fritti, forni, kebab, rosticcerie, gelati, panini, pizza tonda, trattorie, e cinque posti, i migliori a Roma, secondo Franchino, per ogni categoria.
«Il ragù vegano è il mio "punto zero". Essendo uno dei miei piatti preferiti - o, meglio, la lasagna alla bolognese è uno dei miei piatti preferiti -, è la prima ricetta che ho provato a veganizzare quando sono diventata vegana. Non volevo rinunciare a quel comfort food che mi accompagnava sin da bambina. Per me la lasagna voleva dire mia madre che il giorno prima di ogni festa preparava il ragù lasciandolo cuocere lentamente, voleva dire aiutarla e, un po' annoiata, stare a mescolare la besciamella sul fuoco per interminabili minuti, voleva dire l'intera tavola tappezzata di panni da cucina dove poggiare le sfoglie pronte sbollentate nell'acqua. E poi ancora voleva dire sedermi a tavola per pranzo, felice, sapendo che finalmente avrei riassaggiato quei sapori che amo così tanto, e che avrei potuto fare il bis la sera stessa, perché mia madre, sapendo quanto mi piacesse quel piatto, ne preparava due teglie. Così, nel lontano 2016, decisa a veganizzare il mondo, mi misi a cercare su internet un modo per cucinare il ragù vegetale e, con estrema felicità, scoprii non solo che era possibile, ma anche molto semplice.» Il cibo, attraverso le ricette, ci può portare in Paesi lontani, mai visitati, oppure ricondurci nei nostri luoghi del cuore, restituendoci profumi, sapori e colori che credevamo persi. Questo libro parla proprio di questo, di quei piatti che segnano la nostra vita, lasciando un marchio incancellabile nella memoria. Qui ogni ricetta, ogni "grande classico" italiano o internazionale, è anche un manifesto, il portavoce di una cucina vegetale cruelty free che ci dice che possiamo ritornare ai piatti delle nostre terre, dei nostri viaggi, della nostra memoria in un modo più etico, senza perdere sapori e profumi indimenticabili. Una rivisitazione che ad alcuni sembrerà un atto sovversivo. E invece è solo cucina vegetale che spacca.
  
