La nuova scommessa di Muhammad Yunus - dopo aver ribaltato gli assunti di base del mondo dell’economia con la sua idea di microcredito - sta nel pensare un capitalismo diverso, basato su imprese che abbiano per scopo non solo il raggiungimento del profitto ma anche la ricchezza sociale: il business sociale. In Si può fare! Yunus entra nel merito degli esperimenti di business sociale avviati in questi ultimi anni, spiegando cosa ha funzionato e cosa invece è da cambiare, grazie alla sua capacità di sapere sminuzzare i problemi in modo non convenzionale, parlando di continuo con i protagonisti, per ripensare di continuo convinzioni e procedure. Oltre al racconto dei primi passi (e difficoltà) dell’esperienza Danone in Bangladesh, si susseguono il delizioso racconto della vicenda della Mirakle Couriers di Mumbai, un social business di consegna a domicilio gestito da sordomuti poveri organizzati da un giovanotto che studia a Oxford. Oppure l’incredibile vicenda dei medici dell’Ospedale dei bambini di Firenze, che dopo aver messo a punto l’unica cura contro la talassemia a livello mondiale, dal 2007 stanno cercando di esportarne le pratiche anche negli angoli più poveri dell’Asia. O ancora la collaborazione fra la multinazionale francese Veolia e il mondo Grameen per distribuire acqua potabile purificata nel bacino dell’Himalaya in cui l’acqua è sì abbondante, ma contaminata da tracce di arsenico di origine naturale.
II bene più prezioso per un genitore è il tempo. Tempo per stare con i propri figli, tempo per educarli, tempo per giocare. Sì, giocare, perché attraverso il gioco - dice Eduard Estivill - le buone abitudini alimentari, igieniche e comportamentali si imparano più facilmente e più velocemente. Il gioco è esperienza. Se diciamo a un bambino: "Lavati le mani prima di metterti a tavola", è probabile che "ascolti" il messaggio, ma che non lo "viva", sentendo così il bisogno di applicarlo. Con il gioco, invece, il bambino fa esperienza dell'insegnamento, ne è il protagonista, è attivo, e acquista autostima. Eduard Estivill - con la collaborazione della mamma Yolanda Sàenz De Tejada - propone tanti giochi da fare con i propri figli divisi in sezioni dedicate ai diversi aspetti dell'educazione - stare a tavola; l'igiene personale; le domande indiscrete; studiare da soli; l'importanza di leggere; il sonno. Chiaro, semplice, di facile applicazione. Andiamo a giocare è un utile strumento per aiutare i genitori nella difficile arte dell'educazione.
L’opera è composta da diciannove capitoli, diciannove quadri strettamente correlati. Tutto inizia con l’inquietante tensione de L’orazione funebre, che ci fa entrare nella vita di una bambina sveva che assiste al funerale del padre. Ne Il bagno svevo conosciamo tutta la famiglia: il bambino più piccolo, la madre, il padre, la nonna, il nonno, che approfittano dello stesso bagno caldo, dello stesso sapone, per lavarsi, uno dopo l’altro, per poi tutti insieme sedersi a vedere il film del sabato. Completa il quadro La mia famiglia, dove l’autrice approfondisce ognuno dei personaggi e traccia il loro albero genealogico. Queste tre prime scene sono il preambolo di Bassure, il capitolo più lungo, dominato dalla ricchezza lirica della prosa e l’iridescenza poetica dei pensieri. La natura si fa protagonista, con i fiori, le acacie, le mosche, i maiali, le rane, i gatti e un’infinità di elementi e personaggi che vanno a formare il quadro più colorito dell’opera, per manifestare la sofferenza, l’isolamento e l’abbandono in cui versano la sua famiglia e il villaggio svevo. Per essere ancora più chiara, la bambina racconta il lavoro del padre in Pere marce. La ritroviamo mentre balla in Tango soffocante e, convertita in adolescente, balla anche ne La finestra. Apparirà ne L’uomo con la scatola di fiammiferi. Racconta le vacanze dei genitori al mare, parla della sua solitudine, della successione dei dittatori, degli assassini della mafia, fino a descrivere in un Giorno feriale la sua vita in fabbrica.
La filosofia e in genere la cultura contemporanea hanno posto come uno tra gli oggetti privilegiati di analisi la questione del soggetto. Il soggetto ha dato luogo così a un decisivo dibattito, che si enuncia nella filosofia idealista, si mantiene in forme diverse nella sua crisi e oltre, sussiste oggi come problema aperto. L'intenzione di Salvatore Natoli, in questo libro, è quella di chiarire il significato e il valore della nozione di soggetto nei suoi tratti costitutivi e dominanti. E la conclusione cui si arriva è che il concetto di soggetto coincide con quello di fondamento: il soggetto fonda in quanto con esso si pone il principio dell'identità e della differenza. In questa ricerca si concentra sull'analisi di due "luoghi" della storiografia filosofica che si possono ritenere classici al fine d'enucleare l'idea di soggetto: Aristotele e Cartesio; tracciando, a partire da questi due modelli, in primo luogo un'"ideografia" del soggetto, seguendone in secondo luogo il movimento e delineando così una "dinastia". Con la riedizione di Soggetto e fondamento torna uno dei testi di filosofia più importanti degli ultimi trent'anni, uno studio da cui si sono sviluppate le riflessioni etiche delle opere successive di Natoli.
Un viaggio eccezionale nell'Italia degli anni ottanta, attraverso i luoghi e le esperienze degli operai della Fiat. Un reportage che va oltre l'universo metallico delle grandi fabbriche automobilistiche, qui descritte in "presa diretta", per raccontare la vita nei casermoni di periferia, le metamorfosi avvenute nei paesini meridionali degli emigranti, gli operai divisi tra robot e lavoro contadino, le patetiche gite aziendali in cui si ricerca la socialità un tempo vissuta nel sindacato. Non è solo la storia di una sconfitta collettiva, ma anche il racconto di mille vittorie individuali nell'inedita lotta per emanciparsi dalla condizione di operaio. Un racconto pieno di sorprese e di imprevisti, che si dipana fra il Piemonte e l'Irpinia, Milano e la Brianza, Termoli e Cassino. Gad Lerner incontra gente indimenticabile, di tale ricchezza umana da coinvolgere come i protagonisti della migliore narrativa: operai costretti a mantenere la famiglia con un milione di lire al mese e altri che hanno trovato gli espedienti per guadagnare di più, e poi anche i loro figli rocchettari, i capireparto, i comunisti smarriti, gli specialisti in attività ricreative, gli esiliati dei reparti-confino, gli operai dalle mani d'oro. Tra le catene di montaggio tradizionali e le nuove officine della robotica più avveniristica, si da voce e identità a cinque milioni di operai dimenticati, ma che pure continuano a evocare un'irrisolta questione di giustizia sociale.
La scalata al potere dei Talebani, il loro impatto sull'intera regione dell'Asia centrale, il loro ruolo nelle strategie delle grandi compagnie petrolifere, il mutamento della politica estera americana. Oltre a definire questi aspetti, l'autore disegna l'attuale volto del fondamentalismo islamico (con un importante riferimento a Osama Bin Laden) e spiega perché proprio l'Afghanistan sia diventato il punto cardine del terrorismo mondiale. Edizione ampliata.
Così come produciamo la storia collettiva, veniamo da essa modellati. La fondatrice della "psicologia geopolitica clinica" sviscera questo assunto nei conflitti che segnano il nostro tempo e dispiega il metodo per curare le patologie provocate dagli scontri tra etnie, culture e civiltà. Si tratta di disturbi che non sono riducibili alle abituali problematiche della prima infanzia ma legati alla dimensione politica. Per esempio, nella Prima guerra mondiale la percentuale di civili sul numero totale dei feriti e dei morti fu del 5 per cento. Mentre nella Seconda guerra mondiale questa percentuale era salita al 50 per cento. E nel 1996 il numero di civili feriti o uccisi nelle guerre e nei conflitti contemporanei aveva raggiunto il 96 per cento del totale. La psicologia geopolitica clinica, nata dall’etnopsichiatria, analizza e costruisce soluzioni concrete relative alle patologie che emergono nei luoghi di interfaccia o collisione fra i mondi. Pensare e trattare i disturbi psicologici, culturali, politici e sociali direttamente legati alle violenze collettive, alle nuove migrazioni planetarie, alle trasformazioni ideologiche e tecnologiche e alle recalcitranze che esse inevitabilmente generano, diventerà una delle principali sfide delle pratiche cliniche contemporanee.
In breve
"E tutto è di nuovo come prima. Allora si alza, mi tende la mano e dice: 'Torniamo a casa, Gretel'. E io lo seguo. Seguo Ulisse Bernardini, mio padre, sangue mio". Mancano pochi giorni alla fine della pena per rapina a mano armata e omicidio, quando Ulisse Bernardini riceve una lettera; è di sua figlia Gretel, una ragazza di vent’anni che non ha mai conosciuto e che ora gli chiede di poterlo andare a trovare in carcere...
Il libro
Mancano pochi giorni alla fine della pena per rapina a mano armata e omicidio, quando Ulisse Bernardini riceve una lettera; è di sua figlia Gretel, una ragazza di vent’anni che non ha mai conosciuto e che ora gli chiede di poterlo andare a trovare in carcere.
Ulisse è stato un bandito, un rapinatore di banche, affascinante, intelligente, amante della bella vita, ma adesso non vede alcun futuro davanti a sé.
Padre e figlia si incontrano. C’è dell’imbarazzo. C’è dell’emozione. Lei rompe il ghiaccio e invita il padre a un viaggio verso Sud. A bordo di una Panda, lungo le strade che tagliano l’Italia in verticale, i due imparano faticosamente a conoscersi finché Gretel mette Ulisse davanti a un dilemma atroce.
Romanzo on the road, romanzo di sentimenti, romanzo di valori che si ritrovano, Sangue mio è una storia che vuole colpire al cuore. E ci riesce.
Ritornando sui temi affrontati nel 1961, nelle lezioni tenute tra la fine del 1973 e l’inizio del 1974, Michel Foucault analizza il costituirsi di un sapere medico sulla follia e la nascita del manicomio come luogo di “trattamento” dei folli, mostrando gli esiti che lì si realizzano e il lento, ma decisivo, montaggio del dispositivo psichiatrico. Foucault ricostruisce così l’emergere di fenomeni come l’ipnotismo e l’isteria, descrive come l’infanzia diventi oggetto d’intervento psichiatrico, esamina l’elaborazione della dottrina della degenerazione e i rapporti della follia con l’esperienza della droga e del sogno, delinea la costruzione medica del “corpo sessuale” e la nascita della psicoanalisi. Ma questo corso consente anche a Foucault di mostrare come, attraverso pratiche che vanno dall’interrogatorio alla presentazione dei malati, si sia costituito un discorso di verità che ha fatto della psichiatria un potente “agente di intensificazione” del reale, preposto all’allestimento e al controllo di forme d’identità e di individualità che sono ancora le nostre.
Le ironiche vicende di Samuel Riba: l’ultimo editore di letteratura alle prese con la tragica fine dell’era di Gutenberg. Enrique Vila-Matas ritorna con un romanzo che fa la parodia dell’apocalittico e allo stesso tempo riflette sulla fine di un’epoca della letteratura.
Il libro
Samuel Riba si considera l’ultimo editore letterario e da quando è andato in pensione si sente alquanto abbattuto. In una Barcellona flagellata da temporali violentissimi, condannato a un presente di abulia, consuma le sue giornate tra labirintiche e divaganti ricerche in internet, a rileggere i libri amati e in surreali conversazioni con i due anziani genitori. Un giorno, fa un sogno premonitore e apocalittico che gli indica chiaramente che la rivelazione passa per Dublino. Convince allora alcuni amici ad andare con lui al Bloomsday e a percorrere insieme il cuore stesso dell’Ulysses di James Joyce.
Riba nasconde ai suoi compagni due questioni che lo ossessionano: sapere se esiste lo scrittore geniale che non ha saputo scoprire in vita e celebrare uno stravagante funerale dell’era della stampa, già agonizzante per l’imminenza di un mondo sedotto dalla follia dell’era digitale. Dublino sembra avere la chiave per la risoluzione di tutte le sue inquietudini.
Nebbia e mistero. Fantasmi e uno humour sorprendente. Enrique Vila-Matas ritorna con un romanzo che fa la parodia dell’apocalittico e allo stesso tempo riflette sulla fine di un’epoca della letteratura. Un romanzo abbagliante, aperto alle più diverse letture. Semplicemente geniale.
“Vila-Matas è un illusionista sulle tracce di Nabokov, un brillante impostore, come tutti i grandi artisti.”
Nelly Kaprièlian, Les Inrockuptibles
“Un vero banchetto letterario. Un eccellente romanzo, il migliore e più ambizioso di Enrique Vila-Matas.”
Santos Sanz Villanueva, El Cultural