"Il fenomeno generale dello 'spazio pubblico', che si produce già in interazioni semplici, mi aveva sempre interessato per via della misteriosa facoltà per cui l'intersoggettività concilia elementi diversi senza equipararli l'uno all'altro. Gli spazi pubblici fanno intravedere strutture di integrazione sociale. Nelle società moderne, è specialmente lo spazio pubblico politico della comunità democratica ad acquistare importanza per l'integrazione della società. Infatti le società complesse possono tenersi insieme soltanto grazie alla solidarietà astratta e giuridicamente mediata fra cittadini dello Stato. Tra i cittadini che non possono più conoscersi personalmente, una fragile comunanza si può creare e riprodursi soltanto tramite il processo di pubblica formazione dell'opinione e della volontà. La condizione in cui si trova una democrazia si può accertare solo sentendo il polso del suo spazio pubblico politico." Habermas torna ad analizzare il rapporto tra sfera pubblica e privata, in tre saggi sulla intersoggettività dell'essere umano, l'unico in natura che possa essere definito 'animale politico': vale a dire vivente nello spazio pubblico.
Quanto riescono a incidere gli apparati investigativi e di polizia italiani, scoprendo e reprimendo i delitti di corruzione? Rispetto all'improvviso emergere di una enorme massa di reati connessi al malaffare politico-amministrativo, qual è stata la reazione degli organi giudiziari? Le pene infitte sono state più o meno severe? Che cosa rende difficoltosa l'emersione di questi delitti e come si auto-giustificano gli autori di pratiche corruttive o clientelari? E qual è, di fronte alla corruzione, la reazione del mondo politico? Piercamillo Davigo e Grazia Mannozzi cercano di dare riposta a quesiti cruciali, scegliendo di far parlare soprattutto le cifre e costruendo una rigorosa ricerca empirica sul fenomeno della corruzione in Italia e sulla reazione delle agenzie di controllo (dalla polizia alla magistratura). Gli autori hanno raccolto e analizzato i dati disponibili in materia di denunce, condanne e loro distribuzione geografica, riti processuali utilizzati, quantità e qualità delle sanzioni comminate, percentuali delle sentenze concretamente eseguite, e li hanno incrociati con l'esame delle riforme normative intervenute dal 1983 al 2002.
"Non paragonabile con la nozione di 'rivoluzione scientifica', quella di Rinascimento, o Rinascenza, o Rinascita, o 'Renovatio', fu, giova ripeterlo, un ideale e un programma che realizzò un rinnovamente profondo all'insegna di un ritorno al passato [...]. D'altra parte lungo i secoli in cui il mito operò, non si mantenne uguale a se stesso. Coglierne l'origine, le differenze, lo sviluppo; determinare l'intreccio fra un'idea-forza e la riflessione storica sul suo dinamico affermarsi [...]: tali alcuni degli scopi di questo libro." Un'opera viene presentata in una nuova edizione introdotta da un testo di Michele Ciliberto.
Malebranche è uno dei protagonisti del Seicento filosofico francese. Di questo pensatore era da tempo assente in libreria l'opera principale, "La ricerca della verità", un'opera nella quale lo spirito di geometria della filosofia cartesiana si incontra con i vertici speculativi della tradizione agostiniana. Questa edizione rappresenta l'unica disponibile in italiano e viene ora riproposta con una nuova introduzione di Emanuela Scribano, una delle massime esperte della filosofia del Seicento.
Il volume raccoglie una selezione degli articoli di cronaca politica che Scoppola ha pubblicato sulle pagine di "Repubblica" negli ultimi diciassette anni, dal 1989 a oggi. Nel loro dipanarsi, questi 'pezzi di Italia' seguono un filo conduttore cruciale: il tema irrisolto del rapporto fra Chiesa e Stato. Un rapporto che, a ben guardare, è anche dialogo e contrasto fra i poli conflittuali dell'esperienza religiosa e di quella politica e quindi, in definitiva, fra coscienza e potere. Al centro di questa tangenza contraddittoria, Scoppola individua il partito dei cattolici italiani - prima la Democrazia cristiana, poi quanto le sopravvive - e ne fotografa, con la passione del coinvolgimento personale e la lucidità dell'analisi politica, la storia e l'evoluzione difficile in questi ultimi anni di convulsa transizione, da Tangentopoli alla comparsa della Lega, dal bipolarismo che ha lasciato spiazzate le aspirazioni dei centristi ai referendum elettorali degli anni Novanta, dalla nascita del nuovo Partito popolare di Martinazzoli fino alla Seconda Repubblica, all'Ulivo, a Berlusconi e al ritorno del centrosinistra al governo. Chiude il volume una riflessione inedita sul lascito ideale di Aldo Moro al paese, lascito che passa attraverso la grande esperienza politica dello statista democristiano, ma coinvolge anche la sua tragica fine.
Il volume è un'opera essenziale nella produzione di Norberto Bobbio, espressione autorevole di una significativa evoluzione della sua riflessione teorica, a partire dall'urto con gli eventi storici vissuti dall'Italia nel secondo dopoguerra. Sono gli anni in cui, finalmente al riparo del nuovo ordinamento giuridico, da una costituzione democratica e da una legislazione moderna, il nostro paese rinasce e approda felicemente nell'epoca del miracolo economico. La rottura di questo equilibrio è simboleggiata dal '68, dall'instabilità dei governi, dalle stragi, dagli inizi degli anni di piombo. Non a caso il volume è una raccolta di saggi scritti dal 1969 al 1975. Il mondo sta cambiando e l'Italia anche. Nella Premessa all'edizione Bobbio scrive: "una teoria del diritto che continui a considerare l'ordinamento giuridico dal punto di vista della sua funzione tradizionale, puramente protettiva e repressiva, appare totalmente inadeguata". I meccanismi, che anziché impedire atti socialmente indesiderabili - come pene, multe, ammende, risarcimenti - mirano a 'promuovere' il compimento di atti socialmente desiderabili, non sono una funzione nuova. Ma è nuova l'estensione che ha avuto e continua ad avere nello stato contemporaneo. Bobbio allude così allo spostamento della sua attenzione dallo studio della struttura a quello della funzione del diritto, elemento essenziale "per adeguare la teoria generale del diritto alle trasformazioni della società contemporanea.
"Studiare i presupposti e i sottintesi, essere in grado di riconoscerli, stanarli, formularli esplicitamente è aumentare la nostra capacità di comprendere tesi. È inoltre aumentare la nostra capacità di usarli per apprendere le informazioni che ci danno ma anche per metterli in discussione. Infine è aumentare il nostro controllo sulla nostra stessa comprensione, ricondurla a delle regole, perché il riconoscimento di impliciti può e deve essere motivato."
Di cosa si occupa la fisica? Il quesito è di quelli da far tremare le vene ai polsi, ma Carlo Bernardini non ha esitazioni nell'affermare che "la domanda è sempre una forma embrionale di ricerca e ne costituisce una buona premessa, e dunque i bravi docenti sono ben contenti di ricevere buone domande e temono, semmai, che di domande non ce ne siano abbastanza". Per capire la fisica, infatti, prerequisito essenziale è la disponibilità ad allontanarsi dal senso comune e a navigare in qualche oceano dell'astrazione, farsi venire delle curiosità, provare a formulare domande pertinenti e 'osare' chiedere spiegazioni. La fisica è una scienza sperimentale. Questo significa che al fisico è richiesta una forma tutta particolare di intuizione e l'intuizione ha un che di miracoloso: c'è una semplice domanda, "perché?", che ronza nella testa, impossibile da scacciare. Finché appare come un lampo la risposta e l'interrogativo, si placa. In sostanza, 'capire la fisica' vuol dire capire che è possibile usare forme razionali di pensiero per risolvere problemi sempre più generali della conoscenza del mondo. Si tratta di un vero e proprio allenamento della mente all'elasticità, il cui scopo unico è misurare il presunto contenitore che si chiama "universo".
Galileo segna una tappa epocale nella storia della scienza e del progresso, non solo per le sue scoperte nei campi della meccanica e dell'astronomia ma anche, e forse specialmente, per la rivolta di cui si fece portatore, spesso con ironia sferzante, contro le resistenze intellettuali e istituzionali che si opponevano al rinnovamento culturale. In realtà la dottrina astronomica copernicana sostenuta da Galileo, destinata a scardinare la fede dogmatica nel geocentrismo, non venne mai dichiarata - né poteva essere altrimenti apertamente eretica. Lo stesso Urbano VIII, il papa che farà condannare lo scienziato, la considerava soltanto 'temeraria'. Una distinzione sottile ma fondamentale perché, nel linguaggio dell'Inquisizione, significava che il sistema eliocentrico non era totalmente in contrasto con la Scrittura, limitandosi a contrastare solo con alcune nozioni di astronomia in essa presenti.
Il libro raccoglie i testi delle nove lezioni tenute all'Auditorium di Roma, tra ottobre 2006 e marzo 2007, da alcuni dei più noti storici italiani. Salutato da un grande successo di pubblico, il primo ciclo delle 'Lezioni di Storia - I giorni di Roma' ha tenuto lungamente banco sui quotidiani. Dalla fondazione all'incendio di Nerone, dall'incoronazione di Carlo Magno al rogo di Giordano Bruno, dalla breccia di Porta Pia alle Fosse Ardeatine, in queste pagine scorre il racconto di eventi che hanno segnato indelebilmente la storia e che sono legati insieme dal filo rosso della loro geografia: dall'antichità alla più recente contemporaneità, i giorni di Roma acquistano un significato che travalica le mura cittadine e coinvolge l'intera umanità.