Con uno stile intenso e vivo, Mario Rigoni Stern narra la sua esperienza di ragazzo nella Seconda guerra mondiale, dall'arruolamento tra gli alpini, appena diciassettenne, alle campagne di Grecia, Albania e Russia. In ogni pagina la biografia si fonde con la storia collettiva, per poi disperdersi in rivoli di storie individuali, in episodi apparentemente marginali che custodiscono un altro senso della storia. Così per sussulti e frammenti, la storia di un uomo e di un'epoca ci viene incontro. Un libro "esile di pagine ma denso di vita", un distillato prezioso in cui Rigoni Stern concentra in un modo del tutto nuovo mezzo secolo della sua scrittura.
Dopo la caduta di Roma il fulcro della vita politica, culturale e commerciale si sposta dal Mediterraneo verso l'Oriente: l'Asia diventa la culla delle scienze, della filosofia e delle dottrine religiose. Unite tra loro da una ramificata rete di traffici e contatti, le numerose e diverse regioni del vasto mondo orientale, dall'Arabia alla Cina, vivono un'epoca di vivaci relazioni commerciali e diplomatiche e di fitti scambi culturali. Stewart Gordon cattura in questo volume tutto il fascino e la varietà di un universo cosmopolita dalle mille sfumature attraverso le vite e le avventure di uomini - pellegrini, monaci, mercanti, studiosi, diplomatici, militari - che vissero, lavorarono e viaggiarono nell'immenso territorio asiatico superando deserti sconfinati, valicando i passi delle catene montuose più alte del mondo e incontrando una straordinaria varietà di popoli. Le loro memorie permettono di ripercorrere le vie delle carovane, di scoprire grandi città, come Baghdad e Pechino, e di conoscere le consuetudini, i codici d'onore e le meraviglie dell'Asia medievale.
Quelli in cui viviamo sono "giorni cattivi" per coloro che credono nel dialogo tra credenti cristiani e non cristiani e tra cattolici e laici. Troppo spesso alcuni cattolici sembrano voler costituire gruppi di pressione in cui la proposta della fede non avviene nella mitezza e nel rispetto dell'altro. Dove prevale l'intransigenza e l'arrogante contrapposizione a una società giudicata malsana e priva di valori. Ma è solo riconoscendo la pluralità dei valori presenti anche nella società non cristiana che si può stare nella storia e tra gli uomini secondo lo statuto evangelico. Ed è solo ricordando che il futuro della fede non dipende mai da leggi dello stato che il cristianesimo può ancora conoscere una crescita spirituale e numerica. Perché i cristiani devono favorire, con le loro parole e le loro azioni, l'emergere di quell'immagine di Dio che ogni essere umano porta con sé. Anche il non cristiano.
Quando questi studi di iconologia uscirono nel 1939 negli Stati Uniti si imposero subito come un libro di estrema importanza, teorica e concreta, nel quadro della critica storica delle arti figurative. Si trattava, da un lato, di un testo capace di mettere a disposizione di un più largo pubblico i risultati di un lungo lavoro di ricerca e di studio degli aspetti programmatici, letterari ed eruditi dell'opera d'arte, in contrapposizione alle indagini di tipo formale degli storici dello stile; dall'altro quel libro significava una elaborazione organica dell'iconologia, come discussione sistematica di un modo di leggere il "pensiero" dell'arte e come studio dei significati propri al soggetto prescelto nella raffigurazione artistica, e quindi del contenuto storico, sociale, religioso, filosofico, culturale di cui le immagini sono diretta espressione. Una problematica che avrà grande fortuna, in particolare in Italia dove Panofsky "parve quale il liberatore della cultura storico-artistica italiana, da un lato dagli astratti distinti della storiografia di osservanza crociana, dall'altro dall'ermetismo decadente di tanta pseudo-stilistica" (Dall'introduzione di Giovanni Previtali)
Los Angeles, 9 marzo 1963. Campbell e Hettinger, due agenti di pattuglia che lavorano da poco in coppia fermano un'auto sospetta. A bordo due delinquenti di piccolo cabotaggio con una lunga storia di reati e carcere alle spalle. I due criminali disarmano i poliziotti, li rapiscono e, dopo un lungo tragitto in auto sulle freeways intorno a Los Angeles, li portano in un campo di cipolle. Ed è nella polvere di una sterrata di campagna, nell'odore pungente delle cipolle, che si consuma la tragedia, tanto più atroce quanto più assurda: Campbell viene ucciso a colpi di pistola. Hettinger riesce a scappare. Nel giro di poche ore, i colpevoli vengono catturati, ma il finale della loro storia è ancora lontano e tutt'altro che consolatorio. Inizialmente condannati a morte, i due assassini affronteranno una serie di processi che, a vent'anni dall'omicidio, li porterà alla scarcerazione. Quanto a Hettinger, lascerà la polizia e trascorrerà tutta la vita in una spirale di dolore, rimorso e autodistruzione. Wambaugh racconta una vicenda vera e terribile da ex poliziotto, scrittore e profondo conoscitore della psicologia umana. Il risultato è una riflessione dolente sulle imperfezioni e i fallimenti della giustizia, e sul retaggio di sofferenze e crudeltà che accompagna ogni fatto di sangue, segnando l'esistenza dei colpevoli come delle vittime in modo irreparabile.
Jackson Brodie, ex poliziotto ed ex investigatore privato, è in vacanza a Edimburgo. Si sta svolgendo l'annuale Festival teatrale, c'è molta gente, molti attori e Julia, fidanzata di Brodie, recita in una pièce d'avanguardia. All'improvviso, dopo un banale tamponamento fra una massiccia Honda Civic blu e una piccola Peugeot a noleggio, scoppia una lite tra i due conducenti. Un uomo, grande e grosso, chili e chili di muscoli da sollevatore di pesi, scende dalla macchina brandendo una mazza da baseball e aizzando il suo massiccio Rottweiler contro il tipo della Peugeot, un uomo che nasconde una misteriosa identità dietro il grigiore di un nome preso a prestito. Lo scontro è violento e l'uomo della Peugeot, ferito, viene portato in ospedale. Questa coincidenza iniziale, un episodio apparentemente banale e privo di senso, segnerà in modo indelebile la vita di tutti i presenti e accomunerà i loro destini. Il destino di un killer misterioso e spietato e quello di un giallista di successo che nasconde un doloroso segreto, di una ricca casalinga delusa e di una bella spia russa, di un potente impresario edile colpito da malore e di un attore comico in declino, di una poliziotta madre di un adolescente cleptomane e di Jackson Brodie. Come in un gioco di colorate matrioske, tutte le storie si intrecciano ed entrano l'una nell'altra con quell'esatta precisione, e insieme ricca casualità, che spesso sono ingredienti fondamentali di una buona indagine come della vita stessa.
Napoleone oggi non viene ricordato solo come uno dei più grandi uomini della storia, il legislatore che ha distrutto per sempre il sistema feudale, l'araldo della liberazione di popoli, ma anche e soprattutto come uno dei più capaci organizzatori e manager. Attraverso una grande mentalità di imprenditore, una acuta conoscenza della psiche umana, un sapiente uso delle tecniche di comunicazione, una lungimirante capacità di premiare il merito, ha saputo stravolgere le regole che governavano Stati, truppe e uomini costruendo un impero di tale potenza che potè essere abbattuto solo dagli sforzi disperati e prolungati di tutta l'Europa. In questo libro sono raccolti i pensieri, i consigli, gli ordini, i giudizi, che Napoleone ha dedicato alla difficile arte di comandare, di condurre forze militari, di governare una nazione, delineando, con un stile cinico degno di Machiavelli, le caratteristiche principali che ogni capo dovrebbe possedere per poter davvero guidare un Paese, un esercito, un'azienda. Pagina dopo pagina, il genio napoleonico dimostra ancora oggi la grandezza e la lungimiranza dei suoi insegnamenti che, nati in un'epoca di forti sconvolgimenti politici e sociali, mantengono tutta la loro "tragica" attualità.
Pesach, la Pasqua ebraica, è la rievocazione dell'esodo dall'Egitto grazie al quale i figli d'Israele, ridotti a una dura schiavitú fatta di angherie e lavoro sfiancante, conquistano la libertà, ma anche la consapevolezza di essere diventati un popolo. Pesach in ebraico significa «passaggio» e segna la metamorfosi dallo stato di schiavitú a quello della libertà. In questo senso, l'Esodo è divenuto il prototipo di ogni spinta rivoluzionaria. Ma Pesach racconta anche il «passaggio» di Dio sull'Egitto, una notte di luna piena, millenni fa.
Da allora, gli ebrei commemorano con il rito quell'evento, o per meglio dire vi si immedesimano perché «in ogni generazione si è tenuti a considerare se stessi come se personalmente fossimo usciti dall'Egitto».
L'Haggadah, l'antico testo che si legge a tavola nel corso della celebrazione pasquale, è il racconto di questa storia. La porta per entrare in quel passato, il luogo di incontro fra imperscrutabili lontananze nel tempo e nello spazio.
Testo a fronte.
«Perché questa sera è diversa da tutte le altre sere?
Perché tutte le altre sere non intingiamo
la verdura nemmeno una volta
E questa sera due volte?
Perché tutte le altre sere mangiamo lievitato
e azzimo
E questa sera solo azzimo?
Perché tutte le altre sere mangiamo ogni verdura
E questa sera erbe amare?
Perché tutte le altre sere mangiamo seduti
o reclinati
E questa sera solo reclinati?»
Gli scritti del filosofo antifascista Eugenio Colorni rappresentano il punto di arrivo di un percorso intellettuale assai variegato e complesso. Solo parzialmente pubblicati subito dopo la Seconda guerra mondiale, essi contribuirono a destare l'interesse della cultura filosofica italiana, ancora condizionata dall'influenza di Croce e Gentile, per le questioni di metodologia e di filosofia della scienza. Nato a Milano nel 1909 da famiglia ebraica, allievo di Giuseppe Antonio Borgese e di Piero Martinetti, Colorni si accosta alla filosofia tramite una precoce lettura dell'estetica crociana e, fin da principio, ricerca nel pensiero di Leibniz lo stimolo per svincolarsi dall'eredità del neoidealismo. La svolta metodologica giunge però nella seconda metà degli anni Trenta, quando Colorni conosce a Trieste Umberto Saba, il "poeta libraio" che "parla il gergo della psicanalisi" e a cui egli attribuisce la guarigione dalla "malattia" della metafisica. Colorni accompagnò sempre l'attività filosofica, che pure considerava il suo primario interesse, con l'impegno politico antifascista. Arrestato come ebreo antifascista nel 1938, venne confinato sull'isola di Ventotene. Qui strinse amicizia con Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, coi quali collaborò alla stesura del "Manifesto di Ventatene". Fu assassinato a Roma, nel 1944, da una squadraccia della Banda Koch, pochi giorni prima della liberazione della città. Nel 1946 gli venne conferita la medaglia d'oro al valor militare.
Tutti i racconti dell'incubo, del mistero e del terrore nella straordinaria versione di Giorgio Manganelli. Inventore del racconto poliziesco e del thriller psicologico, nella sua sterminata produzione Edgar Allan Poe ha affrontato atmosfere torbide e terrificanti, trame allucinanti e bizzarre, intrecci misteriosi decifrabili solo con l'utilizzo di una lucida logica, mondi inquietanti e anche grotteschi, riuscendo sempre a penetrare a fondo nell'anima delle situazioni fino alle più estreme conseguenze. Questo volume che raccoglie i suoi racconti restituisce tutta la sua suprema intelligenza, la sua visionaria lucidità, la sua acuta percezione della realtà. Il lungo saggio introduttivo di Julio Cortázar aiuta a leggere la vita e l'opera di Poe sotto una luce spogliata di quei riflessi che a partire dalla sua morte hanno così spesso fuorviato i lettori di uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi. (Introduzione di Julio Cortázar)