Ispirata al Vangelo secondo Marco, questa contemplazione della Passione di Gesù, che dalla Via Crucis della condanna a morte diventa la Via Lucis della sua risurrezione, contiene anche poesie di cristiani e di non cristiani, tutti in attesa di un volto trasfigurato, tutti con una domanda nel cuore:«Cosa posso sperare?». Solo Gesù Cristo è capace di rispondere a questa domanda.
La preghiera, proprio perché accompagna il cristiano per tutta la vita, dall'infanzia alla morte, cambia forma, anzi implica dei mutamenti a seconda delle età. Ma ciò che è determinante è che non venga mai meno, che non ci si stanchi di pregare, che si preghi sempre e in ogni situazione. Può darsi che il Signore ci faccia la grazia di diventare vecchi e di arrivare a un'intensità spirituale in cui sembra di non pregare più ma che le nostre persone stesse siano diventate preghiera, come avvenne a san Francesco d'Assisi. In ogni caso, che si sia piccoli o anziani, dotti o semplici, per pregare basta semplicemente dire a Dio: «Abba! Papà caro!». E al Figlio: «Gesù Signore, vieni!». Basta questo per dire che lo Spirito prega in noi e che in noi per grazia c'è l'arte della preghiera.
Dove va la Chiesa? È questa la domanda a cui Enzo Bianchi dà risposta in questo libro. Di certo non una domanda facile o che permetta vie d'uscita semplici o repliche di comodo. Bianchi intraprende un percorso attraverso tematiche e parole chiave che durante le pagine ritornano più volte, si intrecciano e vengono contemplate da diverse prospettive, come in un volo dall'alto che permette di ricostruire una mappa reale e completa del territorio sorvolato. Le parole di Bianchi sono il frutto della meditazione di una vita e affrontano temi come la conversione al Vangelo, le urgenze per la Chiesa di oggi, il primato della Parola e l'ascolto, la fraternità, la lotta alla mondanità, il discernimento, la sinodalità e il futuro della Chiesa, la crisi delle vocazioni e la crisi della fede e - tra le domande fondamentali - quale speranza la Chiesa può offrire agli uomini e alle donne di oggi. Un testo denso, chiaro e profetico allo stesso tempo, scritto nella consapevolezza che - per usare le parole di papa Francesco - essere Chiesa significa "vivere insieme, mescolarci, incontrarci, prenderci in braccio, appoggiarci, partecipare a questa marea un po' caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio".
Nella nostra esistenza la morte resta l'evento ineluttabile per eccellenza, anche se oggi si vive come se si fosse immortali. La morte viene rubata all'uomo, come se fosse qualcosa di osceno, e la nostra vita rischia di non avere più un confronto con il momento della propria finitudine. Il libro è una forte - e insieme consolante - reazione alle ideologie dell'edonismo che confina l'esperienza della morte nello spazio degli emarginati o della incoscienza.
Un appassionato commento spirituale ove esegesi, tradizione rabbinica e cristiana si intrecciano continuamente. Enzo Bianchi ricorda con la sua straordinaria vivacità che la Bibbia è Parola di Dio da leggere nello Spirito Santo, per se stessa, e che l'unica cosa da prendere in serio conto è l'amore di Dio e la vicinanza a Lui.
"Ormai vecchio, guardando al mio passato, mi accorgo che il cammino dell'imparare a morire è stato il cammino dell'imparare a vivere, nella convinzione che ciò che si è vissuto nell'amore resterà per sempre. Solo l'amore innesta l'eternità nella nostra vita mortale. Che senso può avere nel nostro tempo la domanda sull'aldilà? Nell'epoca della morte rimossa o spettacolarizzata in un flusso di immagini che la esibiscono e la dissacrano, quale significato possiamo attribuirle? Su questa terra che tanto amo, ho sempre cercato l'eternità." Con queste parole Enzo Bianchi, instancabile cercatore di senso, apre una meditazione poetica e non dogmatica sulla più ineludibile delle domande - su quel limite capace di dare senso alla vita di ciascuno - per approdare a una risposta centrata sull'amore, sulla sua forza come trama del mondo e delle relazioni con gli altri, e quindi come ragione di speranza anche dopo la vita terrena. Un libro appassionato, carico di fiducia, in cui la morte si apre alla vita.
Grandi saggisti, teologi e pensatori del nostro tempo si ritrovano insieme per riflettere sulla capacità che hanno l’uomo e la donna di sbagliare, ponendosi la domanda se sanno anche accettare i loro sbagli.
L’umano è fatto anche di errori, erranza… In quanto pensante, ogni persona è fondamentalmente “errante”, costantemente alla ricerca di senso da attribuire a ciò che lo circonda e in balia dell’errore. Sollevare l’errore e l’errare dal loro senso negativo significa offrire a ciascuno un sollievo e un conforto, soprattutto nel tempo complesso e incerto nel quale viviamo.
La coscienza è il frutto di una vita intera, testimone della grandezza della nostra libertà, ma anche dei tranelli in cui lo spirito umano può cadere. Un volume della serie Setteminuti per lo spirito, agili libretti pensati per coniugare il nostro bisogno di spiritualità con i tempi della vita moderna.
Tutti credono in qualcosa, a qualcuno, perché è impossibile vivere altrimenti. Eppure oggi sembra difficile proporre il «credere» oltre un superficiale ottimismo che non richiede autentiche adesioni o cambiamenti e un velato cinismo che riveste tutto di una nota di grigio. La fede del credente come la fede del non credente affrontano insieme questa nebbia, cercando una via che permetta la fiducia come assenso al mondo. Questi due modi di credere possono essere diversi sotto molti aspetti, ma accolgono e combattono la medesima sfida. Il monaco Enzo Bianchi e la filosofa Laura Boella non si sottraggono al confronto e cercano di mostrare come, al di là delle differenze, tutti possono e devono chiedersi quale fede, quale credito vogliono dare alla vita e all'amore. Introduzione di Andrea Decarli.