Maximilian Aue dirige una fabbrica di merletti nel Nord della Francia, la guerra è ormai lontana. È nato in Alsazia da madre francese: parla così bene la lingua materna che non ha avuto difficoltà a nascondere, durante il caos del dopoguerra, il suo passato da ufficiale delle SS. Racconta la sua storia senza alcun rimorso. Infanzia in Francia, studi di diritto e di economia politica in Germania: il giovane Maximilian è intelligente, colto, omosessuale (in lui l'omosessualità si lega all'incesto, all'amore morboso per la sorella). Sorpreso in un luogo compromettente, viene salvato da un giovane SS che lo prende sotto la sua protezione: Max entra nelle SS anche perché è affascinato dall'ideologia nazista. Dopo essere stato a Parigi, passa sul fronte orientale: in qualità di ufficiale redige rapporti per i vertici del Reich sull'avanzare della campagna di Russia. Ferito alla testa a Stalingrado, si salva per miracolo e diventa un eroe nazionale. In seguito lavora a stretto contatto con Himmler per riorganizzare i campi di concentramento, e viene spedito a cercare in Ungheria manodopera per le industrie belliche. A Berlino si dedica alla scherma e al nuoto; assiste ai concerti diretti da Karajan e Furtwängler; ha una sterile storia sentimentale con una donna. Dopo un tentativo di fuga in Pomerania, ritorna nella capitale e vive il crepuscolo del nazismo. Un affresco epico e tragico, che fa rivivere la tragedia della seconda guerra mondiale dal punto di vista ripugnante dei carnefici.
Il processo rivoluzionario avviato in Russia nel 1917 occupa uno spazio del tutto particolare all'interno degli eventi che hanno configurato la storia del Ventesimo secolo. Alla caduta degli zar del febbraio seguirono i primi governi provvisori che sfociarono con la presa del potere da parte dei bolscevichi nell'ottobre del 1917. La rivoluzione ebbe tra le conseguenze immediate l'uscita dalla guerra mondiale, la guerra civile interna e il terrore. Dopo la grande discussione storiografica sullo stalinismo e il comunismo sovietico, dopo il crollo dell'URSS e l'apertura degli archivi, Marcello Flores torna su questo evento-simbolo del Novecento con una riflessione storico-interpretativa che intende ragionare senza paraocchi ideologici sul senso di uno spartiacque della storia contemporanea.
Gigi Proietti ha scelto e montato per questo Dvd i successi del suo teatro com "Pietro Ammicca"; "Castone"; " Grammelot"; "L'inglese"; "La canzone country"; napoletano"; "II teatro Kabuki"; "Er Barcarole romano" e altri. Il libro permette ai lettori di scoprire che anche sulla pagina scritta Proietti mantiene una sua voce inconfondibile, capace di molti registri ma sempre caratterizzata da una sorridente, sorniona, implacabile capacità di avvincere. Un pianeta delle meraviglie dove Roma, il Don Giovanni, l'amatissimo Gioacchino Belli, passioni culturali e civili, cultura alta e cultura bassa si mescolano in modo inestricabile. Con la rivelazione ulteriore di alcuni testi poetici che sono folgorazioni zen in lingua romanesca. Dopo il lungo testo "Io, il teatro e tutto il resto" (raccolto da Rita Sala), Proietti offre, nella seconda parte del libro, la sua personale selezione dai testi comici scritti in alcuni decenni di carriera artistica, e resi celebri in spettacoli entrati ormai nella storia del teatro. Qui, chi crede di conoscere bene Proietti avrà una ulteriore sorpresa. Quella di scoprire un grande scrittore di cui ogni singola pagina è da godere, anche "soltanto" alla lettura. Basta nominare un testo di valore assoluto, come Toto, diventato una leggenda per decine di migliaia di spettatori che ogni volta "recitano" il testo insieme con l'attore, rinnovando quella "festosità" travolgente e illuminata che è forse l'anima più vera dell'artista Gigi Proietti.
"Queste memorie sono in qualche modo la ricostruzione di una vicenda personale e sociale nelle insanguinate vicende del mio tempo. Ma - anche per il memorialista - non è proprio certo che le cose siano andate così, e con tale "ordine" sotteso. L'accaduto forse diverrà più sicuro, quando saranno appurati nessi ed eventi che a tutt'oggi, almeno per chi scrive, risultano ambigui o ancora nel farsi, o ancora troppo personali e segreti. Quell'evento fu cosi, come sta aggrappato nella mia dolce, dolorosa memoria? O si è consumata la chiave, ammesso che ci sia in campo una chiave, sia pure per una raccolta di frammenti? Essendo incerta la lingua, come si dà e si legittima la memoria? E perché temiamo tanto che la memoria si perda? E la vanità di stare ancora e per sempre sulla scena o un tentativo di salvezza? O forse è la memoria di una soggezione ad altri, tale che non può reggere il silenzio."
Le "cronache" sono racconti, racconti fantastici, meditazioni, cronache appunto, di avvenimenti quotidiani. Sono il "vivaio" dell'opera a venire: non per caso Saramago andrà spesso ripetendo: "Là dentro c'è già tutto". E infatti si trovano la statua con gli occhi scavati; il bambino che dipinge la neve; i nonni analfabeti e pastori di porci; la Rivoluzione dei Garofani; l'impacciata foto dei genitori; lui stesso bambino scalzo; la nebbia del mattino; i contadini; il "mare portoghese"; l'arrotino; le persone che poi diventeranno i suoi stessi personaggi... e, naturalmente, Lisbona e il Portogallo.
Una scelta dell'ampio reportage che De Amicis scrisse raccontando il suo viaggio a Costantinopoli: una preziosa descrizione di come fosse Istanbul sul finire dell'Ottocento. Nel 1875 Edmondo De Amicis, allora corrispondente letterario dell'"Illustrazione italiana", fece rivivere con queste pagine di grande eleganza la capitale dell'Impero ottomano al tramonto. Sultani, eunuchi, e concubine, il Topkapi e Hagia Sofia, il Gran Bazar e il Corno d'Oro, il ponte di Calata e la moschea di Solimano, fez e turbanti: i perduti incanti della "Città Incomparabile", in cui erano contenuti tutti gli Orienti reali e immaginari.
Secondo Lee Smolin, la teoria delle stringhe, che ha regnato incontrastata negli ultimi venti anni, è prossima alla fine. Più che una vera e propria teoria è una congettura, un'elaborazione matematica raffinata e imponente, ma che manca di ogni possibilità di sperimentazione, di verificabilità. Lee Smolin è convinto che i fisici stiano facendo l'errore di inseguire una teoria "bella" ed "elegante", invece di trovarne una che sia supportata dagli esperimenti. Il celebre scienziato americano, che agli inizi della carriera aveva aderito alle tesi unificanti della teoria delle stringhe, oggi critica la direzione che la fisica sembra aver intrapreso con troppa sicurezza, e sprona i colleghi a cercare strade alternative, sottolineando e descrivendo il lavoro particolarmente promettente di alcuni di loro.
Ancora oggi alcuni credono che il dominio dell'Occidente sia il risultato di una particolare "cultura" che sarebbe superiore a quella degli altri continenti; ma come spiegare allora che alla fine del Settecento l'India e la Cina fabbricavano più manufatti ed editavano più giornali che Italia, Francia, Inghilterra e Germania? Al termine di un'investigazione storica che attraversa i cinque continenti, incrociando dati economici, politici, artistici e religiosi, Bayly dimostra che la dominazione occidentale sul mondo non ha veri effetti che a partire dal XIX secolo. Alla fine del Settecento un'aspirazione alla libertà e all'uguaglianza si diffonde nell'intero pianeta e mette in discussione i diversi regimi. L'egemonia delle nazioni occidentali si manifesta qualche decennio più tardi, grazie a eserciti più agguerriti, alla padronanza delle regole del commercio e allo sviluppo interno di una società civile più indipendente dal potere politico.
Da quattro mesi i marciapiedi di Parigi riservano una sorpresa apparentemente innocua: grandi cerchi blu tracciati con il gesso, e al centro una serie di oggetti stravaganti: un trombone, una pinzetta, un vasetto di yogurt, una candela... I giornalisti indagano per sfamare l'interesse dei lettori e gli psicologi si dividono tra chi grida al maniaco, e chi ipotizza la burla. Adamsberg, però, non trova nulla di divertente nell'escalation dei cerchi: la sua fine psicologia di conoscitore del male gli lascia intuire che dietro l'apparente stramberia si nasconde qualcosa di morboso. E ben presto i fatti gli danno ragione: un'altra alba e un altro cerchio su un marciapiede, ma stavolta, al centro esatto, un corpo di donna. Parte così una corsa contro il tempo per fermare un assassino del quale si ignora letteralmente tutto.
Nato nel 1845 in una famiglia di convinti abolizionisti nello stato di New York, Liberty Fish si ritrova a sedici anni con la giubba blu dell'esercito dell'Unione. Sua madre Roxana lo ha educato ai nuovi ideali liberali dopo che lei stessa, ragazza del profondo Sud, era scappata da una famiglia ostinatamente chiusa nella difesa dei propri valori. Liberty attraversa l'immenso Paese a piedi, in un viaggio epico tra fiumi canali campi e pianure, lungo le terre devastate del Sud fino all'antica piantagione di famiglia, dove il nonno di Liberty, schiavista convinto, compie empi esperimenti di eugenetica per cancellare i negri dalla faccia della terra. E il ragazzo sarà costretto a confrontarsi con la stessa maniacale grettezza che qualche decennio prima aveva messo in fuga sua madre.