Cosa fare della propria vita per non buttarla, per viverla in pienezza, per trovare senso, il senso dei sensi, e fare della propria vita un capolavoro, un'opera d'arte? Cogliere che la propria vita è unica, che non ce ne sarà un'altra e che quella vita va vissuta in una forma che abbia senso per chi "viene al mondo". Il mestiere di vivere è faticoso, duro, ma può essere buono, bello e beato se la vocazione diventa mestiere di vivere.
Ci sono storie, nei Vangeli, che a distanza di duemila anni sanno ancora sorprenderci e provocarci, perché sono capaci di farci osservare la realtà da una prospettiva inattesa. Le parabole sono racconti di uomini e donne come noi - padri, figli, lavoratori - e hanno in Gesù il loro narratore d'eccezione. L'eredità che lasciano a chi le ascolta o a chi, come noi oggi, le legge, è rivoluzionaria e scardina i pregiudizi e la concezione tradizionale di giustizia, mantenendo intatto lo sguardo umanissimo di Gesù sul quotidiano: famiglie in crisi, poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi, lavoratori stanchi e modi diversi di amare e vivere la preghiera. Tra le parabole evangeliche, Enzo Bianchi ne ha scelte quattro tra le più note e, muovendosi con agilità tra passato e presente, ci consegna un'appassionata rilettura di quelle che restano ancora oggi pagine aperte dei Vangeli. In esse la parola si fa rivelazione del volto di Dio, guidandoci in profondità, fino al centro del suo cuore colmo di misericordia, che significa amare in grande. Per ricordarci che è attraverso la parola di Cristo che l'amore di Dio si trasferisce all'umanità, trasformandone per sempre l'esistenza.
Descrizione dell'opera
Il 18 novembre 1965, durante l’ultima sessione del concilio Vaticano II, veniva promulgata la Dei Verbum, la Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione. Il testo, nato da un confronto coraggioso e aperto, aveva saputo tenere insieme il rispetto per la tradizione della Chiesa e l’esigenza di un profondo rinnovamento pastorale. A mezzo secolo di distanza, qual è stato il cammino di quel documento? Che cosa ne resta? E su quale strada e in quale direzione la Chiesa ritiene oggi di dover camminare?
Un monaco e due professori di studi biblici cercano risposte a questi interrogativi, riflettendo sulla necessità che la parola di Dio divenga sempre più il centro della vita e dell’esperienza di comunità cristiane aperte anche all’ecumenismo e ai non credenti.
Sommario
Parola di Dio, parola a Dio (E. Bianchi). Il rapporto tra Antico e Nuovo Testamento (M. Grilli). Percorsi biblici nella Dei verbum (L. Mazzinghi). Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum.
Note sugli autori
Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, è consultore del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Collabora con La Stampa, La Repubblica, Avvenire e Jesus. Per EDB ha pubblicato Michele Pellegrino. Padre della Chiesa padre della città (con Luigi Ciotti ed Ernesto Olivero, 2012) e Via crucis. Meditazioni e preghiere (2013).
Massimo Grilli è docente di Nuovo Testamento alla Pontificia Università Gregoriana. Per EDB ha pubblicato di recente Scritture, Alleanza e Popolo di Dio (2014) e ha curato, con Joseph Maleparampil, Il diverso e lo straniero nella Bibbia ebraico-cristiana (2013).
Luca Mazzinghi è docente di Antico Testamento alla Facoltà teologica dell’Italia centrale e al Pontificio Istituto Biblico. Per EDB ha pubblicato di recente Al cuore della sapienza. Aspetti del vivere nell’Antico Testamento (2014) e L’indagine e l’ascolto. Metodo e sguardo dei saggi di Israele (2014).
Non la necessità ma la libertà domina la vita cristiana. Non il caso, ma l'amore vi ha il primo posto. Se si vuole camminare alla sequela di Cristo, due condizioni sono imprescindibili: libertà e amore sono al cuore del mistero cristiano. Una riflessione sulla vita cristiana e sul senso profondo della vocazione.
È compito di ogni generazione cristiana, e di ogni cristiano in ogni generazione, riprendere il cammino della preghiera, ridefinire la preghiera non tanto astrattamente quanto vivendola. Come recita un famoso adagio "Se sei teologo, pregherai veramente; se preghi veramente, sei teologo" (Evagrio, La preghiera), sei cioè una persona che tende a quella conoscenza intima e penetrante di Dio capace di plasmare la propria vita quotidiana.
Padre Michele Pellegrino, già docente universitario di letteratura cristiana antica, fu chiamato da Paolo VI a guidare l'arcidiocesi di Torino a cavallo degli anni '60 e '70 del secolo scorso, uno dei periodi più travagliati della storia recente, segnato dall'immediato post-concilio e dalle lotte studentesche e operaie. A offrire il profilo di questo pastore straordinario a 25 anni dalla morte e a 40 dalla lettera pastorale Camminare insieme - sono tre testimoni che hanno vissuto quell'epoca ruggente da giovani, diventati, col passare degli anni e in ambiti diversi, punti di riferimento a livello nazionale, chi nel campo della spiritualità e della vita monastica (Enzo Bianchi), chi nella lotta contro le nuove povertà e la mafia (don Luigi Ciotti), chi nel richiamare i giovani all'impegno per la pace e la solidarietà (Ernesto Olivero). Si tratta di figure carismatiche assai diverse per sensibilità, cultura e ambiti di competenza, accomunate tuttavia dall'aver incontrato un Padre che li ha riconosciuti e confermati nei propri ideali giovanili. A distanza di anni, a fronte di ciò che oggi rappresentano per la Chiesa e la società, essi fanno memoria di quel vescovo che ha accompagnato e sorretto il loro "stato nascente". Prefazione di Franco Garelli.
"Ora che avverto quotidianamente l'incedere della vecchiaia, la memoria mi riporta sovente ai luoghi in cui ho vissuto..." dice Enzo Bianchi che parte con cuore, testa e memoria, alla ricerca di tutti i luoghi che hanno suscitato in lui affetti e sentimenti, dove ha trascorso l'infanzia o che ha raggiunto viaggiando. E noi partiamo con lui. Quelli che visitiamo sono angoli di mondo ma anche luoghi della vita e dell'anima. Sono il Monferrato con le sue colline, i "bric", il paese con la sua comunità, le usanze, i proverbi, l'esistenza grama, la fatica e i momenti di forte e gratuita solidarietà. Sono la cella del monaco, un luogo da dove osservare il mondo, dove diventare consapevoli delle gioie e delle sofferenze e dove prendono forma le parole con cui narrare qualcosa della vita. Un luogo in cui si ripropone sovente la domanda: che ne è di noi? Perché questo viaggio, naturalmente, è anche un viaggio nel tempo, un viaggio nella vita che scorre, nei giorni di un uomo e in quelli delle stagioni. Sono i giorni del focolare, passati a tavola conversando insieme ai famigliari e all'ospite, gustando il cibo preparato con cura e bevendo il vino che celebra e festeggia. Ma sono anche le vacanze di Natale, quando i bambini aspettavano la festa preparando il presepe e la sera della vigilia il grande ceppo, elsùc 'd Nadàl, ardeva nel camino. Sono tutti giorni che attraversano il tempo e fanno parte del nostro vivere: alcuni ci fanno soffrire, altri ci rallegrano e ancora ci stupiscono.
Syn-odos, “cammino fatto insieme”, è molto vicina al termine concilium, da cum-calere, “chiamare insieme” …
La fraternità ecclesiale fonda e richiede la sinodalità, perché i fratelli sono tali se vivono, operano, sentono e camminano insieme e se tra loro tengono viva la relazione attraverso la reciprocità; ciascuno con la grazia e il ministero suo proprio, ma tutti impegnati a riconoscere e a vivere la logica della koinonía nell’unico corpo di Cristo.
Pubblichiamo qui la conferenza tenuta nella cattedrale di Trani il 17 maggio 2013 in occasione del sinodo diocesano.
Il tema del dono è uno tra i più presenti nel grande cantiere della ricerca e della riflessione contemporanea, ma in una società dominata dal mercato e sempre più individualista c'è ancora posto per l'arte del donare come atto autentico di umanizzazione? Oggi, poi, persino il perdono, atto che attira una curiosità mediatica morbosa e poco rispettosa, rischia di essere banalizzato. Chi è arrivato a perdonare sa però che questo è un cammino lungo e faticoso, compiuto a caro prezzo poiché deve fare i conti con il problema del male. Di fronte a esso le differenti vie religiose percorse dall'umanità hanno percepito che l'unica cosa seria che si può fare è "soffrire insieme", praticare la compassione. Essa, anche secondo la rivelazione ebraico-cristiana, è l'unica risposta sensata che l'uomo può dare davanti alla sofferenza. Questo sentimento, questa passione, da assumere in primo luogo nelle relazioni interpersonali, non si può limitare a tale dimensione, ma deve aprire una strada a livello sociale e anche politico ed economico.
“Dopo Ai presbiteri e Presbiteri: Parola e liturgia, mi sono qui concentrato su temi della vita del presbitero che sento come più decisivi da un punto di vista spirituale e sui quali credo di poter dare, come monaco, un contributo”. (Enzo Bianchi) Nella “nuova primavera” inaugurata dall’elezione di papa Francesco, una lettera rivolta ai presbiteri, frutto di una sapiente riflessione su aspetti cruciali della vita presbiterale: la preghiera, il celibato, la santificazione e l’omelia. Conclude il libretto una traccia per meditare sul salmo 16.
Enzo Bianchi (Castel Boglione 1943), priore della Comunità monastica di Bose, è autore di numerosi testi sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della chiesa. Per le nostre edizioni ha pubblicato anche Ascoltare la Parola, preziosa introduzione alla “lectio divina”.