
Descrizione dell'opera
Nei rapporti con le persone che si rivolgevano a lui e con i suoi confratelli all'interno dell'Ordine, padre Pio ha fatto spesso riferimento a san Francesco d'Assisi, come fondatore e modello di vita. Vicende personali dei suoi interlocutori, avvenimenti all'interno dell'Ordine, anniversari di fondazione, itinerari formativi dei giovani religiosi, inducono spontaneamente in padre Pio il richiamo a Francesco come luce agli orientamenti e modello di vita.
Il volume indaga l'immagine di san Francesco che emerge dagli scritti del santo di Pietrelcina, dai primi anni di convento all'età matura. L'immagine che egli consegna è in un certo senso «classica», molto somigliante a quella trasmessa sin dalle origini dell'Ordine francescano. Tuttavia nei suoi testi essa è «impregnata» di insegnamenti ascetici esemplari.
Imitare il Fondatore e vivere la sua Regola consiste per padre Pio nell'abbracciare una via di santificazione, che ha in san Francesco stimmatizzato sulla Verna il rimando più eloquente a Gesù. La piena configurazione al Crocifisso per padre Pio non è solo un'esperienza personale che egli vive nella sua carne, ma è stretta vicinanza di ogni discepolo e di ogni devoto al Serafico fondatore.
Sommario
Premessa storica. I. «Il monaco con la barba». II. Il «vero» spirito di san Francesco. III. Il padre e i figli: l'intercessore provvido. IV. Modello e maestro. V. Maestro di preghiera: il san Francesco della Verna. VI. La «serafica povertà». VII. Modello di umiltà. Sintesi. L'immagine di san Francesco secondo padre Pio. Conclusione.
Note sull'autore
GIUSEPPE ANTONINO, nato a Grumo Appula (BA) nel 1972, è entrato tra i cappuccini di Puglia nel 1993. Dopo gli studi di teologia presso lo Studio Interreligioso Pugliese di Bari, viene ordinato sacerdote nel 2001 e dedica i primi anni al ministero parrocchiale. Riprende la specializzazione all'Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum di Roma, ove consegue il dottorato. Attualmente svolge il ministero di cappellano ospedaliero presso il policlinico di Bari ed è vicemaestro dello studentato teologico cappuccino dell'Italia sud-peninsulare. Presso le EDB ha pubblicato San Francesco negli scritti di Padre Pio (2011).
Questo libro, curato da don Santino Sparta, raccoglie tutte le poesie di Karol Wojtyla, e le accompagna con una diligente semplificazione e con note critiche.
Giovanni Paolo II si fece un’idea precisa della società italiana di fine Novecento e concepì un progetto per il rilancio della Chiesa che doveva favorire una ripresa di vigore per l’intero paese. Due le proposte che dovevano agevolare una forte ripresa interna e un’irradiazione sull’intero continente europeo: da una parte la riscoperta di una fede più autentica come salda radice capace di generare un nuovo umanesimo; dall’altra, la partecipazione attiva dei cattolici alla ricostruzione civile della nazione.
Ancora oggi la visione di papa Wojtyla può offrire un contributo significativo per superare la crisi e rilanciare il ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo.
L?Autore
Antonio Scornajenghi è ricercatore di storia contemporanea all’Università di Roma III. È autore di articoli e saggi sui partiti e i movimenti politici italiani in età liberale, sul rapporto tra mondo cattolico e istituzioni liberali e sul pontificato di Giovanni Paolo II. Tra le sue pubblicazioni: La Sinistra mancata. Dal gruppo zanardelliano al Partito Democratico Costituzionale Italiano (1904-1913), Roma 2004; L’alleanza difficile. Liberali e popolari tra massimalismo socialista e reazione fascista (1919- 1921), Roma 2006. Presso le Edizioni San Paolo ha pubblicato «Stampa laica e mondo politico in Italia di fronte a Giovanni Paolo II», in Shock Wojtyla, (2010).
Il volume presenta la traduzione latina del De anima di Aristotele condotta e commentata da san Tommaso d’Aquino, con testo a fronte in italiano. La cura e la traduzione di questo libro è stata condotta da un gruppo di studiosi provenienti dalle Facoltà di Filosofia italiane, statali ed ecclesiastiche, riuniti nel Progetto Tommaso e impegnati da anni nella lettura e nell’esame puntuale delle opere tommasiane, in lingua originale.
Opera della maturità dell’Aquinate (scritta tra il 1268 e il 1270), la Sentencia de anima mostra un Tommaso che sviluppa le teorie metafisiche e antropologiche dell’aristotelismo in modo personale ed originale. La traduzione critica qui pubblicata è dotata di ricchi apparati di introduzioni, lessico e indici, ed è destinata a segnare una tappa importante nella bibliografia tomistica.
L'Autore
Tommaso D’Aquino, profondo indagatore della psiche umana, autore di una originale sintesi di fede e ragione, a confronto con Aristotele, e unanimemente considerato uno dei più grandi pensatori dell’antichità.
Paolo VI (Giovanni Battista Montini), è stato il Papa del Concilio. Ricordato anche come il papa della modernità per la sua capacità di percepire e rispondere ai problemi della società, di lui si ricordano anche l'infaticabile lavoro a favore della pace, la fermezza nella difesa dei valori cristiani e l'attenzione con la quale seppe leggere gli anni della contestazione giovanile. Questo volume raccoglie ventiquattro testi scritti dal Papa tra il 1963 e il 1978, gli anni del suo pontificato. Ventiquattro omelie pronunciate durante le Sante messe, celebrate nelle più diverse occasioni dell'anno liturgico che compongono un compendio di commenti al Vangelo sintetico.
Il libro è una raccolta antologica degli scritti di Paolo VI, una proposta particolarmente importante in quest’anno dedicato da papa Benedetto XVI all’Anno della Fede.
Lo stesso papa Paolo VI, poco più di quarant’anni fa aveva indetto un Anno della Fede. Ecco perché il percorso umano e spirituale di Papa Montini, riletto attraverso i suoi scritti, è particolarmente indicato a guidarci nell’approfondimento delle radici cristiane.
Con Papa Paolo VI alla ricerca di una fede “piena, libera, certa, forte, gioiosa, operosa, umile”.
L'Autore
Giselda Adornato, già allieva del prof. Giorgio Rumi, da decenni studia in modo esclusivo la figura e il magistero di Giovanni Battista Montini-Paolo VI. Oltre ad essere autrice di numerosi volumi, è collaboratrice dell’Istituto Paolo VI di Brescia e consultore storico della Congregazione per le cause dei santi per la stesura della Positio super vita et virtutibus del Servo di Dio Giovanni Battista Montini-Paolo VI.
"E Giuseppe? Giuseppe, non lo dipingerei. Non mostrerei che un'ombra in fondo al pagliaio e due occhi brillanti. Poiché non so cosa dire di Giuseppe e Giuseppe non sa che dire di se stesso" (Jean-Paul Sartre). Eppure la storia dell'arte è ricca di raffigurazioni di san Giuseppe, personaggio fisso dei dipinti che propongono gli episodi dei Vangeli dell'Infanzia, canonici e apocrifi. Il Santo però è posto quasi sempre di lato: Giuseppe è figura "marginale", in una posa che è quasi una trascrizione per immagini dei suoi famosi silenzi (le fonti evangeliche non riportano nessuna sua parola). Proprio il tema del "silenzio", che non è muta assenza di parole, ma stupore di fronte al manifestarsi inaspettato di un Dio che si fa uomo, è il filo conduttore di questo libro, quasi una "vita di san Giuseppe" scandita in sette parti, che commentano alcune opere celeberrime (come i due dipinti di Georges de La Tour o le scene "cinematografiche" di Giotto nella Cappella degli Scrovegni), ma anche meno note o addirittura sorprendenti, come il Compianto su Cristo morto di Lorenzo Lotto, in cui Giuseppe è presente sul Calvario, contrariamente alla tradizione devozionale e iconografica che racconta il suo trapasso confortato da Maria e da un giovanissimo Gesù.
"Giovanni Paolo II rimane una figura da tutti amata e presente nella memoria collettiva. E prima di tutto in ragione di quanto egli è stato, manifestando nella sua persona quell'unità di mente e cuore, di umano e divino, che rende l'uomo semplice e vero. Egli è stato in tutta la sua vita un testimone, cioè una persona la cui vita non parla di sé, ma da sé. La Famiglia spirituale dell'Opera Madonnina del Grappa sente un particolare legame con l'insegnamento di questo grande uomo di Dio. Da qui l'esigenza della sosta che si fa riflessione, quasi a voler prendere coscienza dei fili comuni e sottili che legano l'uno all'altra. Molti tratti sembrano unire la figura di Karol Wojty?a - poi Giovanni Paolo II - a quella di Padre Enrico Mauri, fondatore dell'Opera Madonnina del Grappa. Entrambi sono stati resi partecipi della grande intuizione del mistero nuziale di Cristo e della Chiesa, quasi come di una luce che irradiasse in dono nuovo e fecondo l'articolazione della fede, rendendola partecipe di una forza e di uno slancio vivente, tale da coinvolgere tutto l'uomo e ogni uomo e donna. È singolare validità di questo testo indicare come il mistero nuziale sia significativo non solo per i temi del matrimonio e della famiglia, con le questioni etiche e morali che implicano nella situazione presente, ma anche perché tocca l'anima di una sensibilità che integra il tema dell'affettività nella riflessione e nella vita cristiana, aspetto tutt'altro che secondario alla sensibilità dei tempi che lo Spirito sollecita." (Dalla Presentazione di Francesco Pilloni)
In questo trentunesimo volume della collana «Pubblicazioni dell'Istituto Paolo VI» sono raccolti gli Atti dell'XI Colloquio Internazionale di Studio, svoltosi a Concesio (Brescia) nei giorni 24-25-26 settembre 2010 sul tema «Verso la civiltà dell'amore. Paolo VI e la costruzione della civiltà umana». Il tema della civiltà dell'amore fu sempre caro a Giovanni Battista Montini, che, durante il pontificato, si dedicò con particolare impegno e con fede incrollabile al suo sviluppo teologico, magisteriale e pastorale, in una lucida e realistica visione di un mondo sempre più indifferente ai veri valori, sempre più incapace di superare il ristretto ambito personale per ispirarsi alla legge dell'amore, per la realizzazione della quale Cristo si fece uomo e morì sulla croce. Paolo VI cercò di dialogare con questo mondo, senza sovrastarlo, e di esserne un interlocutore paterno e illuminato. L'articolazione del Colloquio si svolge secondo due linee principali, quella storica e quella teologica, e ci guida lungo un cammino che inizia nella prima metà del Novecento dalla «civiltà cattolica», fin verso le varie modulazioni della «civiltà cristiana» (De Giorgi), per approdare, dopo Pio XI, alla ricerca della «civiltà dell'amore» (Veneruso). Questa, necessariamente, deve essere costruita su una «civiltà umana» nella sua accezione più profonda e completa (Durand), formata da uomini in quanto persone e in quanto esseri sociali (Sesboüé). In tale prospettiva una particolare importanza assunsero nel magistero di Paolo VI l'enciclica Populorum progressio e i Messaggi per la Giornata della Pace che egli stesso istituì (Joblin), dove si evince che il superamento armonico del contrasto tra religione e secolarizzazione, nell'interpretazione cristiana della transizione occidentale (Sequeri, conduce alla realizzazione di un nuovo legame sociale, la «civiltà dell'amore» appunto.
L’archeologia e il culto di San Giorgio, la leggenda del drago, il martirio e i luoghi delle reliquie.
Il volume affronta una doppia domanda storica: la clausura di Chiara è stata un valore da lei scelto fin da subito o una necessità accettata per integrare la sua proposta di vita nella società del tempo? L'autore tenta di dare una risposta a partire dalle fonti storiche.
Il libretto ripropone la "professione di fede" pronunciata da Papa Paolo VI in piazza San Pietro il 30 giugno 1968, alla chiusura dell'Anno della Fede e nel diciannovesimo centenario del martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Per Benedetto XVI questo documento attesta "quanto i contenuti essenziali che da secoli costituiscono il patrimonio di tutti i credenti hanno bisogno di essere confermati, compresi e approfonditi in maniera sempre nuova al fine di dare testimonianza coerente in condizioni storiche diverse dal passato". Un testo ancora fresco e attuale per i cristiani d'oggi.