
Torna l’ormai classico volumetto che quotidianamente aiuta ad approfondire le letture della messa attraverso una breve meditazione offerta da francescani, clarisse e amici di san Francesco. In un unico volume, ad un prezzo contenuto, vengono offerti i testi necessari per tutto l’anno.
Uno strumento semplice e accessibile a tutti che aiuta a compiere il difficile passaggio dal vangelo alla vita e dalla vita al vangelo. Un amico fedele e senza pretese che favorisce una sana familiarità con la parola di Dio. Un’idea simpatica per un regalo utile per tutto l’anno.
Nel 2026 ricorderemo l’ottavo centenario della morte di san Francesco.
Nel 2026 ricorderemo l’ottavo centenario della morte di san Francesco e ogni mese sr. Chiara Amata ci aiuterà a ricordare una tappa della sua vita.
Nel 2026 ricorderemo gli ottocento anni trascorsi dalla morte di san Francesco, dal suo beato transito, come i biografi hanno definito il suo passaggio da questo mondo al Padre. Di quella morte conosciamo molti particolari, dai quali emerge il desiderio di Francesco di viverla quasi come una celebrazione liturgica (recita im salmo, fa leggere il vangelo...), all'interno di una comunità formata da coloro che più gli sono stati vicini (i frati, certo, ma anche donna Jacopa e altri amici)."Io ho fatto la mia parte": detta in quel momento solenne, questa frase rivela una scoperta importante di Francesco: la sua vita aveva un senso, uno scopo, e quello scopo lui l'aveva compreso e realizzato. Nella mente di Dio ogni vita ha un suo senso e un suo senso, anche la mia e la tua!
...
Ringraziamo il Signore per la nostra sorella Chiara Amata, che con le sue tavole non si stanca di aiutarci ad accogliere la vita con gratitudine, e sa sempre regalarci un sorriso, anche in tempi poco propensi all'ottimisto...
Frate Paolo francescano
Nel 2026 ricorderemo l’ottavo centenario della morte di san Francesco e ogni mese sr. Chiara Amata ci aiuterà a ricordare una tappa della sua vita.
Nel 2026 ricorderemo gli ottocento anni trascorsi dalla morte di san Francesco, dal suo beato transito, come i biografi hanno definito il suo passaggio da questo mondo al Padre. Di quella morte conosciamo molti particolari, dai quali emerge il desiderio di Francesco di viverla quasi come una celebrazione liturgica (recita im salmo, fa leggere il vangelo...), all'interno di una comunità formata da coloro che più gli sono stati vicini (i frati, certo, ma anche donna Jacopa e altri amici)."Io ho fatto la mia parte": detta in quel momento solenne, questa frase rivela una scoperta importante di Francesco: la sua vita aveva un senso, uno scopo, e quello scopo lui l'aveva compreso e realizzato. Nella mente di Dio ogni vita ha un suo senso e un suo senso, anche la mia e la tua!
...
Ringraziamo il Signore per la nostra sorella Chiara Amata, che con le sue tavole non si stanca di aiutarci ad accogliere la vita con gratitudine, e sa sempre regalarci un sorriso, anche in tempi poco propensi all'ottimisto...
Frate Paolo francescano
Nel 2026 ricorderemo l’ottavo centenario della morte di san Francesco e ogni mese sr. Chiara Amata ci aiuterà a ricordare una tappa della sua vita.
Nel 2026 ricorderemo gli ottocento anni trascorsi dalla morte di san Francesco, dal suo beato transito, come i biografi hanno definito il suo passaggio da questo mondo al Padre. Di quella morte conosciamo molti particolari, dai quali emerge il desiderio di Francesco di viverla quasi come una celebrazione liturgica (recita im salmo, fa leggere il vangelo...), all'interno di una comunità formata da coloro che più gli sono stati vicini (i frati, certo, ma anche donna Jacopa e altri amici)."Io ho fatto la mia parte": detta in quel momento solenne, questa frase rivela una scoperta importante di Francesco: la sua vita aveva un senso, uno scopo, e quello scopo lui l'aveva compreso e realizzato. Nella mente di Dio ogni vita ha un suo senso e un suo senso, anche la mia e la tua!
...
Ringraziamo il Signore per la nostra sorella Chiara Amata, che con le sue tavole non si stanca di aiutarci ad accogliere la vita con gratitudine, e sa sempre regalarci un sorriso, anche in tempi poco propensi all'ottimisto...
Frate Paolo francescano
Il sapere secondo Heidegger ha il compito di indagare il fondamento stesso dell'essere dell'ente alla ricerca di quella differenza originaria, di quella apertura all'interno della quale l'ente stesso si da. Per Heidegger quando Dio viene fatto oggetto del pensiero lo fa non per una qualche necessità religiosa ma per risolvere, già a partire da Aristotele, una questione prettamente filosofica. Il Dio di cui si occupa la metafisica è il Dio come principio primo. che è causa di sé e dell' intero ente, anche quando di esso ne parlano autori come Bonaventura, che pure a a differenza di Aristotele sono consapevoli del carattere non solamente filosofico di Dio. Il Dio della metafisica è, quindi, secondo Heidegger un Dio ontoteo-logico, in quanto si presenta come il fondamento ultimo della conoscenza, dimenticando l'apertura originaria nella differenza ontologica che rende possibile questa stessa entità. Per tornare oggi, dopo Nietzsche e Heidegger, a parlare di Dio bisogna superare questa impasse ontoteologica e aprire lo spazio alla differenza originaria dell'essere, a quell'abisso an -archico che da essere, proprio perché non è l'essere, riscoprendo quella povertà assoluta d'essere di cui da sempre Bonaventura e la tradizione francescana sono i maestri indiscussi.
Il settantesimo Convegno del Centro Studi Bonaventuriani (2024) celebra due importanti ricorrenze: il settecentocinquantesimo anniversario della morte di Bonaventura da Bagnoregio (avvenuta nel 1274 a Lione, durante il Concilio ecumenico convocato dal papa Gregorio X) e i cento anni della prima edizione (Parigi, 1924) de La philosophie de saint Bonaventure di Étienne Gilson, un testo che, com’è noto, ha profondamente segnato gli studi bonaventuriani del Novecento. La prima ricorrenza è messa a fuoco attraverso alcuni suoi importanti segmenti: il contesto del Concilio di Lione, gli ultimi due anni di vita di Bonaventura, il tema della morte nel pensiero di quest’ultimo.
Le stimmate di san Francesco costituiscono il punto di arrivo di un lungo cammino compiuto dal santo. Accettando la propria povertà e umiltà, Francesco ha potuto aprire gli occhi del cuore e della mente tanto sulla miseria degli altri, quanto sul cuore di Dio.
Nasce così un modo nuovo di pensare se stesso, gli altri e Dio, un modo che rende la fede matura, con gli occhi aperti sul mondo e sulla storia.
L'esperienza della Verna costituì quindi il culmine di un itinerario amoroso, il sigillo ultimo apposto dall'Amato all'amante.
Un amore che, tuttavia, non può essere per Dio solo, ma dev'essere autenticato dall'amore per coloro per i quali Egli è è morto ed è risorto. Quelle ferite luminose devono aiutarci a vedere le altre ferite, quelle che deturpano il volto di tanti, oppressi e schiacciati da logiche di profitto e di potenza, dettate da pochi a danno di moltissimi. Dalla Prefazione di mons. Felice Accrocca
Ripensare un autore come Bonaventura vissuto 800 anni fa non significa soltanto ricostruire dal punto di vista storico-critico le fonti del suo pensiero o le modalità storiche del suo articolarsi in rapporto ai suoi contemporanei medievali, ma renderlo vivente anche per i pensatori contemporanei, perché il pensiero di Bonaventura diventa attuale se lo si mette in relazione con le questioni più urgenti della filosofia contemporanea. In questo volume Emmanuel Falque interroga il Breviloquium di Bonaventura con gli strumenti della fenomenologia husserliana, nella consapevolezza che nel modo francescano di dire Dio egli offra l'opportunità di parlare di Dio senza ridurlo a un oggetto di pensiero, alla causa sui aristotelica che fonda l'intera realtà. La relazionalità originaria di Dio è è considerata dal Falque come il presupposto di un oltrepassamento della metafisica, in cui Dio non sia più soltanto un "oggetto" del pensiero ma diventi la fontalità originaria dell'essere. Chiaro appare dunque il legame del pensiero del Falque con l'interpretazione heideggeriana della metafisica occidentale come onto-teo-logia, ben evidenziato dal curatore dell'opera, Pierfrancesco Stagi, nella sua introduzione.
Questo saggio nasce dalla pubblicazione della traduzione francese del libro di Karl Hase, opera che può essere definita la prima biografia storica del santo di Assisi, libera da intenzioni polemiche o agiografiche. Pur senza condividere totalmente le posizioni dello storico tedesco, Renan apprezza la sua visione che, per la prima volta, fa uscire Francesco dal ghetto cattolico nel quale era stato rinchiuso nel corso dei secoli. L'approccio di Renan tuttavia si differenzia nettamente dalla visione razionalista di Hase dimostrandosi meno propenso a respingere a priori ogni forma di manifestazione soprannaturale presente nelle "Vite" del santo di Assisi, come i miracoli, le apparizioni e persino le stimmate. In breve Renan non è un autore "irreligioso"; la sua posizione si potrebbe definire una forma di spiritualismo che valorizza il sentimento religioso fino al punto da considerarlo un fattore fondamentale per la vita della collettività.