Una fiaba amara di Adriano Sofri con le illustrazioni di Sergio e Isabella Staino. Una narrazione di parole e immagini che ci fa guardare il mondo da un punto di vista diverso, perchè ci porta direttamente nel vero "altro mondo", quello dove in tanti passano la vita senza poter fare quasi nulla di ciò che siamo soliti considerare "umano" e "normale". "Dato che preferiscono dormire all'aria aperta, certe volte gli angeli custodi non si accorgono che il loro detenuto custodito viene acchiappato a tradimento prima dell'alba e imbarcato verso qualche altro carcere."
Ulisse è un giovane scrittore in crisi creativa (un tempo ha scritto un libro ma si è fermato lì), lavora in una casa editrice sull'orlo del collasso ed è innamorato di Pilar-Penelope, una bellissima immigrata senza permesso di soggiorno (ma non rinuncia alla sua inveterata poligamia). Un giorno riceve la lettera di uno sconosciuto che lo invita a un misterioso appuntamento. Ulisse, incuriosito, risponde e conosce Achille, un ragazzo gravemente malato che gli apre un mondo inatteso di assurdità, vitalità e dolore.
Sepúlveda racconta il lato più avventuroso e intimo della sua vita: gli amici, gli incontri con i grandi scrittori come Francisco Coloane e Osvaldo Soriano, i momenti condivisi con i compagni, Hernan Rivera Letelier, Mario Delgado Aparain, Mempo Giardinelli e Mario Benedetti. Rivive i festival letterari, le occasioni di incontro pubbliche e private, sullo sfondo dei luoghi dove il suo "gruppo" è solito ritrovarsi: da Parigi a Santiago del Cile, da Gijon a Guadalajara, da Roma alle tante province italiane. E lo fa conversando con Bruno Arpaia, egli stesso scrittore e conoscitore della letteratura sudamericana.
Nella Londra del dopoguerra, capita spesso a Louise, una giovane donna che si è appena separata dal marito, di essere abbordata nei pub. Louise però si è sempre sottratta agli incontri occasionali, fino a quel maledetto o, forse, benedetto giorno in cui ha incontrato Gordon, lo psichiatra dallo sguardo irresistibile e dal comportamento carismatico, che nel giro di un'ora le ha talmente fatto perdere la testa che Louise gli si è concessa subito, su una panchina del parco. Perché Gordon le infligge piccole, strane umiliazioni fisiche? E, soprattutto, perché lei averte uno strano piacere nel sentirsi sottomessa? Perché sogna di essere completamente schiava dei suoi desideri?
Abbas Karam Younis, giovane idealista, scrive il suo primo dramma dando spazio ai segreti più intimi e sordidi della sua famiglia e degli amici che gravitano intorno: gioco d'azzardo, prostituzione, alcol, droghe, omicidi. La coincidenza con la realtà è così forte da aprire un oscuro corridoio fra la rappresentazione e la vita. Sullo sfondo del Cairo e dei suoi teatri, quattro personaggi raccontano gli amori e le gelosie, la passione e la morte, trasformando il copione che si preparano a interpretare nel canovaccio dell'esistenza.
Il volume conclude la trilogia "La grande famiglia" iniziata con "L'assente" e "Arrivi e partenze". Nel 1999 la famiglia si è molto ingrandita ed è allietata da matrimoni e nascite, ma colpita anche da dure circostanze di sofferenza fisica e morale. Appaiono sulla scena persone sgradite e pericolose. Ma la grande famiglia ha in sé la forza per superare le avversità e gli ostacoli.
1666: la peste da Londra arriva a Eyam attraverso un pezzo di stoffa. E la trasporta fino alla casa di Anna Frith, una servetta vedova con due bambini, che in cambio di qualche soldo ospita un giovane sarto innamorato di lei. Manipolando la stoffa, il sarto diventa la prima vittima della terribile malattia. Attraverso la voce e lo sguardo di Anna, assistiamo al drammatico e incalzante susseguirsi degli eventi. Dalle preghiere, gli abitanti di Eyam passano alle pratiche magiche e poi alla crudele caccia alle streghe, in un innarrestabile crescendo di ottusità e superstizione.
Un mondo intermedio fra l'organico e l'inorganico, dove la droga, ogni sorta di droga, costituisce il collante universale, e la paranoia, con la sua inclinazione a trovare in tutto, e in primo luogo nella mente dei singoli come della società, qualche perverso agente di controllo, costituisce la "lingua franca", l'unica in cui personaggi larvali sono in grado di intendersi.
Omeros, aedo del tempo presente, racconta la storia di due pescatori, Ettore e Achille, innamorati della stessa donna, Elena, sensuale cameriera di un hotel di Santa Lucia, piccola isola sovrastata da due coni vulcanici, al centro del Mar dei Caraibi. E ogni personaggio, anche quelli di contorno, è come incastonato in un'aura luminosa, che scaturisce sia dalla felice irruenza del magma metaforico di Walcott, sia dal carisma di nomi, gesti e pensieri che riecheggiano, non senza venature ironiche, quelli dei corrispettivi eroi omerici. Ma il poema racconta anche la storia di un tradimento: l'isola, a lungo contesa dagli imperi rivali di Francia e Gran Bretagna, è stata infine consegnata ai turisti.
Nella primavera del 1999, a sessant'anni suonati, Bernard Ollivier parte per Istanbul, zaino in spalla, con la ferma intenzione di raggiungere, a piedi, Xi'an in Cina: 12.000 chilometri lungo la leggendaria Via della Seta. Nel corso delle sue tappe, l'autore si riposa scrivendo. Il primo volume del suo avvincente ed eccentrico resoconto, dedicato alla difficile traversata dell'altipiano dell'Anatolia, è comparso in Francia nel 2000. In questo nuovo libro Bernard Ollivier riprende il racconto. Dalla primavera all'autunno 2000, al dileguarsi dell'inverno che avrebbe impedito il valico dei colli, supera gli ultimi passi montani del Kurdistan e attraversa gran parte dell'Iran prima di ritrovarsi, a luglio, faccia a faccia col terribile Karakoum.
Alle 15:45 dell'11 aprile 1945 Nedo Fiano, prigioniero A 5405 nel Campo di sterminio di Auschwitz, è liberato dalle truppe americane nel Lager di Buchenwald, dove era stato trasferito dai nazisti in fuga. Comincia per l'autore e per molti altri prigionieri un lungo viaggio di ritorno alla libertà e alla vita. Oggi, dopo sessant'anni, questo viaggio non è ancora concluso. Laureato all'Università Bocconi di Milano, alla sua attività professionale di manager Nedo Fiano affianca un'intensa attività di conferenze e testimonianze sulla Shoah. Ora, dopo anni di trasmissione orale della memoria della Shoah, ha scelto di raccontare per la prima volta in questo libro la sua esperienza.