Questo libro è un interessante saggio, unico nel suo genere, che delinea un sentiero mai percorso in precedenza da chi ha voluto studiare san Francesco e il Crocifisso di san Damiano. Un testo che mira a far conoscere più a fondo il santo di Assisi, la figura a cui guardare per comprendere l'essenziale della fede. Lo scritto è frutto non solo dello studio e dell'intuizione dell'autore, ma in modo particolare dell'esperienza di fede che sa legare teologia, arte e letteratura per farle diventare strumento di evangelizzazione attraverso la via della bellezza. Nelle pagine di Valenziano, che evidenziano la poliedrica ricchezza del pensiero cristiano posto dinanzi al mistero della croce, si incontrano diversi autori (da Agostino a Jacopone da Todi, da Efrem il Siro a Bonaventura...), tutti in grado di unirsi verso l'unico obiettivo: il senso dell'amore gratuito, totale e unilaterale rivelato da Dio.
In una piccola piazza di Trastevere, a Roma, vi è una chiesa dedicata a sant'Egidio. Oggi è un luogo significativo per la Comunità che vi prende il nome e che ha sede lì e in vari paesi del mondo. Chi era sant'Egidio? Qual è il messaggio che da lui deriva e in che modo si è diffuso? In tutta Europa vi sono luoghi di culto a lui dedicati, il più importante è a Saint-Gilles-du-Gard, dove è conservata la tomba. Qui sorgeva un'abbazia che si riferiva propriamente alla figura del santo, tappa fondamentale nel cammino del pellegrinaggio a Santiago de Compostela, perché risalente alla nascita di una comunità monastica che aveva Egidio come fondatore. Il volume ripercorre per la prima volta la vita, i miracoli, il culto del santo che ha dato il nome alla Comunità, rivelando una storia e una tradizione antiche ma ancora vive.
Questo ponderoso volume presenta il profilo storico-spirituale di 120 santi e martiri del Calendario Liturgico. Sono donne e uomini diversi, vissuti in secoli differenti, nei più vari contesti professionali e culturali, ma tutti accomunati dall’amore a Cristo, “bruciati” dal desiderio di imitarne gli esempi. Un volume utile nell’animazione liturgica, nella catechesi, nella scuola, nei ritiri spirituali. E un ottimo sussidio per la propria cultura religiosa e per la meditazione personale.
Cos'è una regola se non una bussola che orienta e accompagna il cammino? La Prefazione di Papa Francesco ci introduce a un testo alla portata di tutti in cui ogni lettore potrà trovare nelle provocazioni dell'autore spunti di riflessione e approfondimento. La Regola di san Francesco a confronto con la cosiddetta post-modernità può essere ancora oggi fonte di ispirazione.
Nel 370 Ambrogio (333-397), appartenente all'aristocrazia senatoriale romana, è nominato governatore e si trasferisce a Milano, dove per la sua condotta esemplare ed equanime, mentre è ancora un catecumeno, viene proclamato a furor di popolo vescovo della città. Uomo di fede e di preghiera, la sua attività pastorale fino alla morte è eccezionale: si rivela un tenero e premuroso padre e maestro per i suoi fedeli, con un'attenzione particolare per i più poveri e i più deboli, ma anche un tenace e intelligente oppositore tanto del paganesimo e delle eresie, quanto dell'ingerenza dei potenti.
"Buongiorno", mormora Riccarda che è appena entrata, tutta intera, nel mondo di santa Ildegarda. Lo sguardo blu trasparente della religiosa si volge verso la bambina.
"Buongiorno, sorellina, come stai?" risponde con una voce melodiosa.
"Va bene, grazie..." risponde timidamente la fanciulla che non ha il coraggio di parlare dei suoi problemi di salute. "Di che cosa parla il libro che stai scrivendo?"
"Della natura. Sto cercando di descrivere le specie animali e vegetali che conosco. Per questo osservo: per capire meglio.
E inclino l'orecchio del mio cuore!"
Un libro di spiritualità adatto ai bambini per raccontare loro, alla maniera di Ildegarda di Bingen, le meraviglie del giardino di Dio.
Le comunità umane, nel cammino verso un'identità istituzionale, si presentano solitamente anche come comunità testuali, dotate di un corpus di scritti che rende ragione della loro esistenza. Ma è raro che la figura del fondatore vi occupi un posto simile a quello che Francesco occupa nell'insieme dei testi francescani; non solo la sua figura, ma anche il Suo corpo, che prende nelle sue Vite il posto che il il corpo di Cristo occupa nei suoi scritti.
Il paradosso consiste nel fatto che questa selva di testi si sviluppa intorno ad un uomo che era considerato un illetterato e che definiva se stesso "ignorans et idiota".
In questo libro Jacques Dalarun evidenzia la disparata varietà dei testi francescani, senza preoccuparsi di uniformarla, convinto che ogni possibile soluzione alla questione francescana debba partire dal corpo stesso dei testi, cioè dai manoscritti che li trasmettono.
Proprio alla riproduzione dei manoscritti è dedicata infatti la parte più importante e originale del volume, con splendide immagini e brevi didascalie che permettono al lettore di apprezzare il progressivo sviluppo dell'istituzione che a a Francesco d'Assisi si richiama.
Un giovane di Assisi era figlio di un ricco mercante e banchiere (nonché, forse, usuraio). Il padre, che lo conduceva con sé nei suoi viaggi d'affari in Francia, volle rinominarlo 'Francesco' in omaggio alla dolce terra della poesia cortese, che il ragazzo amava. Francesco non era né nobile né particolarmente bello e il suo fisico era fragile, cagionevole. Ma era ricco, brillante, affascinante, spiritoso, sapeva cantare, suonare e danzare: era il 'principe della gioventù' della sua città. Sognava la gloria, le imprese cavalleresche in paesi lontani, l'amore. Poi venne la lotta civile nella sua città, alla quale prese parte, e infine la guerra contro Perugia: combatté, forse uccise, restò alcuni mesi prigioniero. Quando tornò a casa, gli amici avrebbero voluto vederlo riprendere la vita spensierata di prima. Ma non era più lui. Il contatto con la guerra e con il dolore lo aveva cambiato. Una volta incontrò un lebbroso: la lebbra gli aveva sempre fatto paura e orrore. Ma quel giorno scese da cavallo e abbracciò quel miserabile. Da allora, sarebbe diventato cavaliere del Cristo.
Sono uscito di casa e mi sono messo in strada, sulla "Via di di Francesco". Ho chiuso la porta alle spalle con uno zaino di pochi chili, dicendo a me stesso: «Quello che mi serve per i prossimi giorni sta tutto qui dentro».
E nove giorni di cammino sono diventati nove parole, nove modi per cercare e custodire nella vita quotidiana qualcosa che passo dopo passo mi è rimasto tra le mani, come un'eredità preziosa.
Nove parole o forse nove passi, quelli che danno sostanza alla vita
MARCO BOVE è sacerdote della Diocesi di Milano dal 1987. Ha lavorato nella formazione dei giovani preti sino al 2007 quindi è stato parroco Milano. Attualmente è presidente della Fondazione Sacra Famiglia Onlus, che da oltre 120 anni si prende cura di persone fragili; è assistente di Fede e Luce, associazione che riunisce oltre 1600 comunità in più di 80 paesi, formate da persone con disabilità mentale e da familiari e amici.
Joaquin Navarro-Valls è stato per oltre vent'anni il direttore della sala stampa vaticana al tempo di Giovanni Paolo II. Per quasi un quarto di secolo, come suo portavoce, ha avuto accesso diretto al pontefice. Lo ha accompagnato negli innumerevoli viaggi apostolici così come nelle vacanze estive in montagna, e ha potuto vivere da vicino eventi che hanno segnato la nostra storia recente, dalla prima delegazione vaticana nella Mosca sovietica all'incontro con Gorbac?ev in Santa Sede, ai preparativi per la visita del papa nella Cuba di Fidel Castro. Nel quarantacinquesimo anniversario dell'elezione di Giovanni Paolo II, questo libro raccoglie gli appunti personali che Navarro-Valls prese durante quegli anni. Pagine che, scritte sotto forma di diario e pubblicate per volere dell'autore dopo la sua scomparsa, offrono non solo un interessante spaccato del dietro le quinte del lavoro della Santa Sede, ma svelano alcuni dei grandi problemi dell'umanità che tanto preoccupavano il Santo Padre e, soprattutto, forniscono dettagli preziosi della sua vita quotidiana. I ricordi di Navarro-Valls mostrano il lato più umano e illuminano ancora una volta la straordinaria capacità comunicativa grazie alla quale Giovanni Paolo II esercitava il proprio ministero. E al tempo stesso restituiscono il rapporto professionale e fraterno che li ha uniti, una speciale relazione, fatta di fiducia, ironia e affetto sincero. Attraverso lo sguardo di Navarro-Valls e un ricco inserto fotografico, con immagini rese pubbliche per la prima volta, ripercorriamo i momenti salienti del papato di Giovanni Paolo II. Un viaggio al fianco di un protagonista indimenticabile della scena vaticana, che consegna un ritratto inedito di Wojtyla e aggiunge sfumature e complessità al suo pontificato.
Il libro tratta un argomento profondamente attuale: una corrente di pensiero francescano che, attraverso un vigoroso bisogno di semplicità e di ritorno all'essenziale, continua a ispirare il mondo delle arti contemporanee, letteratura, cinema, teatro, arti plastiche e fotografia - delineando un immaginario della povertà. Come spiegare l'interesse, a volte la passione totale di personalità tanto diverse, italiane e francesi, per san Francesco, figura di un Medio Evo lontano, nomi come Palazzeschi, Pasolini, Fo, Merini, Pistoletto oppure Delteil, Cheng, Bobin o Simone Weil. Frutto di un lavoro di ricerca decennale, il libro esplora l'attualità del Poverello di Assisi: la figura di un santo gioioso, il primo poeta della lingua italiana, l'inventore di un sentimento medievale della natura, colui che fu all'origine di una rivoluzione mentale oggi resa cruciale dalla crisi esistenziale e ambientale della nostra società.
I "Fioretti" sono una raccolta di cinquantatré episodi della vita di san Francesco e dei suoi compagni, redatti da un autore toscano rimasto anonimo, nella lingua volgare del tempo, tra il 1370 e il 1390. Egli ha usato come fonte una serie di miracoli ed esempi del Santo, composta una cinquantina di anni prima in lingua latina dal frate marchigiano Ugolino di Monte Santa Maria. Al corpo dei "Fioretti" sono solitamente accomunate le cinque "Considerazioni" sulle stimmate del Poverello, scritte dallo stesso autore toscano dei "Fioretti", che ha utilizzato come fonti le biografie del Celano e di san Bonaventura da Bagnoregio. I "Fioretti" e le "Considerazioni" ci presentano lo spirito, candido e poetico, del francescanesimo.