
La vita è piena di cose belle, ma molte volte non sappiamo goderne. Uno dei vizi più frequenti che non ci permettono di essere felici è quello di renderci schiavi di alcune cose, di abbarbicarci ad esse; altre volte le fantasie che ci creiamo non ci lasciano prendere contatto con la realtà, che ha sempre qualcosa di buono da offrirci. In questo volume troveremo un cammino spirituale per liberarci dalle dipendenze e dalle ossessioni.
Alcune persone sanno godersi la vita, altre persone sono rivolte al futuro: vivono cioè in continuo anticipo, cercando di accelerare ogni cosa. Tutto deve essere "già". Così facendo si negano alla vita, rigettano la realtà e si trasformano in nemici del presente. Con questo libro intraprenderemo un percorso di rasserenamento dinanzi alla realtà e agli altri, un percorso per guarire dall'ansia e dall'impazienza.
Una cosa è vivere alcuni momenti di noia e un'altra è vivere annoiati. A volte un periodo di noia indica che Dio ci sta purificando e insegnando a non ossessionarci con problemi inutili. Liberandoci però da questi falsi ideali a volte restiamo senza stimoli ed entusiasmo. Questo piccolo libro ci aiuta a intraprendere un cammino per guadagnare una serie di positività che potranno conferire maggior gusto alla vita quotidiana.
Chi è san Francesco, il "Poverello" con il saio logoro, il viso magro e gli occhi limpidi da eterno fanciullo? Come mai il Signore lo chiama a diventare suo cavaliere? Perché lui, un giovane allegro e pieno di amici, a un certo punto sceglie di vivere povero tra i poveri? Questa è la semplice storia di un grandissimo uomo, ripercorsa attraverso i ricordi degli scritti biografici e delle fonti francescane.
Questo volumetto - il primo di una serie dedicata alla misericordia raccoglie riflessioni, storie e preghiere legate alle prime due "Opere di misericordia corporale". Attraverso la lettura di due brani della Bibbia e la narrazione di un tratto della vita di san Vincenzo de' Paoli, questo volume cerca di penetrare il ricco e profondo significato del richiamo evangelico delle due "Opere di misericordia", richiamo che pone il credente di fronte a un vero e proprio aut aut della carità: o si nutre e si disseta il fratello/volto di Cristo o si viene maledetti e cacciati lontano da Cristo stesso.
Visitare gli infermi e consolare gli afflitti. Questo volumetto unisce una delle Opere di Misericordia corporali con una di Misericordia spirituale; l’afflizione del cuore e l’infermità del corpo sono infatti due condizioni spesso prossime l’una all’altra; ma sono anche due situazioni quasi intercambiabili: vi sono, infatti, infermità del corpo e dello spirito, dell’animo, della mente.
Quando si pensa alla visita agli infermi, ci si sofferma soprattutto sulle condizioni di malattia del corpo, e meno su quelle delle malattie interiori, che il tema dell’afflizione invece esprime compiutamente. Oggi, soprattutto, la malattia “spirituale”, interiore, la depressione, le forme di bipolarismo, di infermità mentale, sono estremamente presenti, particolarmente significative, anche perché colpiscono sia i singoli che i loro nuclei familiari. E, se ci è difficile già far visita agli infermi nel corpo, ci sembra ancora più complesso stare accanto a chi ha ferite interiori, meno quantificabili, più sfuggenti. Riflettere sulle due Opere di Misericordia cui è dedicato questo volumetto, unendole in una sola meditazione e preghiera, diventa, dunque davvero importante.
Questo volume è dedicato a due Opere di Misericordia corporali: Vestire gli ignudi e Alloggiare i forestieri. La tradizione cristiana è ricca di episodi in cui un ospite misterioso, accolto per pura carità, si rivela essere un angelo in cammino sulle strade del mondo. E se pane e acqua, argomenti centrali delle prime due opere di misericordia corporale, toccano immediatamente il tema della sopravvivenza dell'uomo e dell'umano, il vestire e l'ospitare riguardano un passaggio ulteriore, che è quello, potremmo dire, della stabilità della relazione con chi è nel bisogno. Dar da mangiare e da bere si può fare anche senza "farsi carico" del corpo altrui: vestire e ospitare, invece, presuppone un'accoglienza più intima e, quindi, più impegnativa. Nel nutrire il povero si può anche mantenere una distanza da lui; si può dar da bere senza "toccare" la carne. Vestire e ospitare presuppongono un venire a contatto che ci impegna ulteriormente e ci rivela qualcosa in più di noi stessi, della nostra società, della nostra cultura. E anche delle nostre paure, di fronte alle esigenze della carità e della misericordia.
Il tema della "carcerazione" è, per il cristiano, legato a quello del "peccato". E le opere di misericordia che danno il titolo a questo volumetto aiutano a comprendere una dialettica che resta centrale nel messaggio di Gesù e della Chiesa: se la giustizia umana impone infatti una punizione per la colpa personale, il giudizio evangelico - pur non negandola - la affronta manifestando un orientamento misericordioso per il quale ci chiede di venire in soccorso del colpevole non "punendolo", ma "educandolo" e "visitandolo". Così, per il cristiano, l'ammonizione del peccatore non è separabile dallo stare presso di lui; il rimprovero - indicatore della colpevolezza - non è distinguibile dalla "visita" e dall'accompagnamento - che segnala, piuttosto, la vicinanza: noi non possiamo occuparci del male senza stare accanto a colui che lo compie, o che lo ha compiuto. Il motivo? Semplice: anche noi, ciascuno di noi, "non siamo senza peccato"; perciò non ci è dato di "scagliare la prima pietra". La novità della presenza di Gesù nel mondo è esattamente questa: il Figlio di Dio è venuto "per i peccatori", non per i giusti; è venuto alla ricerca della pecora perduta, non per starsene tranquillo con le 99 al riparo nell'ovile.
Piacere, Ricchezza e Immagine: ecco la trinità di questo nuovo millennio venerata dall'uomo occidentale che, chiuso in un ego ipertrofico e disperato, incapace di trasmettere nulla se non la cultura dell'eccesso, è caduto in uno stato di profonda catatonia. Claudio Risé, psicoterapeuta e psicoanalista tra i più noti in Italia, presenta una lettura critica e puntuale della crisi di valori in cui si trova l'intero Occidente, un vicolo cieco da cui sarà difficile uscire se non si interverrà in tempo. Troppi soldi, troppo cibo, troppi zuccheri, troppi grassi, troppe droghe. Un bisogno di essere riempiti di materie adulterate e avvelenanti, di evitare la fatica fisica consegnandosi così alla sedentarietà. Poggiati su macchine: in automobile, in aereo, sul tapis roulant in palestra, ma mai camminando, coi piedi sulla terra. Guardando alla vita come divertimento, gratificazione, rassicurazione permanente, l'uomo occidentale muore di una morte lenta. Per salvarsi l'unica possibilità è riscoprire il valore del limite, l'oscenità dell'eccesso, la profondità educativa delle necessità, del riconoscere la realtà, nella sua verità e meraviglia, a partire dalle piccole cose di ogni giorno.
Teresa di Gesù, della quale si è celebrato nel 2015 il V centenario della nascita, fu una pioniera della Chiesa; una donna straordinaria che ruppe gli schemi del suo tempo per diventare un archetipo di mistica e scrittrice. Pioniera in tante cose, lo fu anche nell'essere la prima donna dichiarata Dottore della Chiesa. Donna gioiosa, che chiedeva a Dio di liberarla dai santi "incappottati", piena di tenerezza, discrezione, madre e santa in un corpo tormentato da infermità per tutta la vita, prima di morire esclamò con gioia: "Finalmente, Signore, muoio figlia della Chiesa". Questa biografia, rivolta al grande pubblico, ne ricostruisce la vita e si sofferma in particolare sulla riforma carmelitana avviata da Teresa e promossa da personaggi del calibro di Giovanni della Croce e di Jerónimo Gracián, quest'ultimo il carmelitano che le fu più vicino in vita.