
L’economia e i carismi; il mondo disincantato della società di mercato fatto di profitto, ricerca del tornaconto e di denaro, e la dimensione ricca di spiritualità, di gratuità e ideali dei carismi. Sembrano a prima vista due realtà distanti. Ma non è così. È quanto dimostrano gli Autori del volume. La storia, quella economica compresa, è anche il risultato dell’azione dei carismi. In particolare di Benedetto da Norcia e di Francesco d’Assisi. Il monachesimo, ad esempio, ha creato il lessico economico della rivoluzione commerciale dell’Europa attorno all’anno Mille e le premesse teologiche e culturali per la nascita dell’economia mercantile; il francescanesimo ha dato vita alla prima vera scuola di pensiero economico (Ockam, Scoto, Olivi…), che ha fornito le categorie per interpretare la civiltà comunale. Un approccio originale e sorprendente.
Una novena, a distanza di cento anni dalla nascita, per venerare la figura di questo amatissimo santo, per promuovere la sua devozione e per ricordare il suo prezioso insegnamento. Ci fa percorrere le tappe principali della vita del santo per aprirci alla comprensione dei suoi testi, nella speranza che diventino preghiera e meditazione, guida del nostro quotidiano e ci avvicinino a Cristo. Da utilizzare in memoria degli eventi della vita del santo, e in qualsiasi momento per invocare la sua particolare intercessione, secondo le proprie necessità spirituali. Con una breve biografia finale.
Un adolescente chiede di lottare contro il riscaldamento globale ma questa lotta può essere vinta solo se i cuori escono dal raffreddamento dell'individualismo e dell'indifferenza. Un'altra adolescente, Bernadette Soubirous, ha trascorso la sua vita per la solidarietà e per il futuro dell'umanità. Il presente volume sul messaggio di Lourdes ci invita alla santità quotidiana: praticare in ogni momento i valori della Bibbia per cercare di realizzare il bene del prossimo.
Nessuno saprà mai con certezza quanti rosari completi (all'epoca di 15 poste, oggi 20 per volontà di san Giovanni Paolo II) recitasse al giorno padre Pio. Padre Pio attribuiva grande importanza alla recita del santo Rosario per il suo valore teologale; definiva, infatti, questa preghiera: «La sintesi della nostra fede, il sostegno della nostra speranza, l'esplosione della nostra carità». Il sussidio vuole aiutare, attraverso la recita del Rosario e le brevi riflessioni di san Pio da Pietrelcina, tratte dal suo Epistolario, a contemplare il volto di Gesù, nostro Salvatore, e alimentare nei cuori la fiducia e l'amore in Maria che per lui era: «La strada che a vita conduce», «la via per giungere al termine», «strada e via che lo conduce alla salvezza».
Cosa c'entra la santità penitente di Francesco e il suo ruvido amore per madonna povertà, la santità violentata dalla Chiesa che don Milani porta con sé nel suo amore incendiario per la parola con papa Francesco, il cristiano che viene dal sud del mondo per dire che la forma del santo Evangelo non diventerà mai la forma della santa chiesa romana, ma può abitarne il centro? È questa la domanda che nasce e viene da queste pagine che Valdemaro Baldi scrive, ponendosi dal punto di vista di un non credente. Perché queste figure così diverse catturano l'interesse di chi vede non tanto un fare, ma un lasciarsi fare dal Vangelo, che diventa eloquente. Il Vangelo non è trasmissione di nozioni religiose o sapienziali e tantomeno di "valori": è "cosa" che agisce e la cui efficacia lega indissolubilmente tre dimensioni: la sua propria forza, la credibilità di chi parla e la condizione di chi ascolta. Il percorso dei temi trattati dai tre Personaggi invita a riflettere, ieri come oggi.
La relazione educativa: don Bosco e l'«assistenza» affronta il tema dello stare con i giovani, secondo il vissuto che egli ha fondamentalmente descritto nei Regolamenti, pubblicati la prima volta nel 1877 insieme alla breve presentazione de Il Sistema Preventivo. La motivazione è fondata sul problema fondamentale: come stare con i giovani oggi secondo l'esperienza vissuta da don Bosco? Viene proposto un approfondimento dell'esperienza del Santo attraverso l'analisi di tutti i manoscritti dei Regolamenti ed un confronto di essi con Il Sistema Preventivo, nel quale emerge come questo scritto riprenda quanto egli aveva proposto nei regolamenti.
Un gruppo di Amici dell'Oratorio, appassionati non solo al carisma del S. Padre Filippo, ma alla storia che da esso ha avuto origine e si è sviluppata lungo i secoli, ha pensato a questo omaggio a Padre Edoardo Aldo Cerrato, Procuratore Generale della Confederazione per diciotto anni, fino alla sua ordinazione a Vescovo di Ivrea, avvenuta nella chiesa di S. Maria in Vallicella l'8 settembre 2012, alla presenza dei Padri partecipanti al Congresso Generale Oratoriano che si celebrava in quei giorni. Sono pagine di storiografia oratoriana quelle che compongono questo volume, voluto con affetto e riconoscenza.
Attraverso un testo distante da noi più di cinque secoli, il lettore viene condotto a rivivere la straordinaria esperienza di un gruppo di donne coraggiose, di nobili origini, desiderose di vivere radicalmente la loro vocazione di Sorelle Povere di santa Chiara. La figura che spicca all'interno di questo gruppo è quella di santa Caterina da Bologna, cresciuta ed educata nella raffinata corte estense a Ferrara, dove studia musica, pittura, danza, impara a poetare e diventa esperta nell'arte della miniatura. Entrata nel monastero di Ferrara, verrà poi inviata a Bologna per dare vita al nuovo monastero del Corpus Domini, dove ancora oggi è custodito il suo corpo. La sua discepola Illuminata Bembo, di nobile famiglia veneziana, pochi anni dopo la morte, racconterà la vita della Santa che qui viene pubblicata in una nuova versione.
Restano famose le pagine che Auerbach dedicò a Gregorio di Tours in Mimesis, facendone il prosatore esemplare di un'epoca che aveva nel realismo immediato, cioè senza forti mediazioni intellettuali, la sua caratteristica stilistica. Poche idee astratte, nessuna strutturazione sintattica del mondo, ma in compenso immagini vive e tangibili, di grande forza espressiva. Tutto questo Auerbach lo diceva a proposito della Storia dei Franchi. Ma Gregorio di Tours, oltre che storico, fu un fecondissimo agiografo. I suoi otto libri di "Miracoli" rappresentano una delle testimonianze più importanti per lo studio di quello che viene considerato l'aspetto distintivo della religiosità del periodo post-romano: il culto dei santi e delle loro reliquie. Dei quattro libri dedicati a san Martino, patrono della città di Tours di cui Gregorio fu vescovo metropolitano, viene qui proposta la prima traduzione italiana accompagnata da un ampio commento. Il racconto dei miracoli di Martino si snoda in una narrazione realistico-simbolica che possiede molteplici motivi di interesse: in primis quello propriamente religioso, per il significato quasi liturgico delle ripetute sequenze miracolistiche, e per il carattere a un tempo fisico e spirituale proprio del santo presente ancora in questo mondo attraverso le sue reliquie; poi quello culturale, per il rapporto con la medicina popolare e con la tradizione medica greco-romana, ma anche per il significato attribuito alla malattia del corpo interpretata come segno dell'unica vera malattia: quella dell'anima; infine quello pastorale e politico, sia per quanto riguarda le modalità e i contenuti della predicazione svolta da Gregorio, sia per la connessione di quest'ultima con una visione interamente confessionale della società umana che il vescovo di Tours condivise con Gontrano, il sovrano della dinastia merovingia a cui fu maggiormente legato. Si tratta di motivi tra loro interconnessi, difficilmente scindibili l'uno dall'altro, rintracciabili nei resoconti di ogni singolo miracolo: resoconti strutturati all'interno di un protocollo che ha strettamente a che fare con l'organizzazione dei pellegrinaggi e la conservazione delle reliquie, e rimanda a un impasto complesso di spiritualità e agire politico. Quest'opera di Gregorio di Tours ci immerge in un mondo non sempre facile da comprendere, e in una religiosità affascinante anche perché così diversa da quella delle epoche precedenti e successive.
Testimonianze dei protagonisti di esperienze prodigiose di Padre Pio.
Presentare tutto il magistero di Giovanni Paolo II non è impresa facile. Nell'arco di quasi ventisette anni di pontificato questo grande Papa santo, infatti, ha lasciato ben quattordici Encicliche e tantissimi altri documenti, costituiti da Esortazioni apostoliche, Lettere, Motu proprio, catechesi e omelie... Questo volume, per la prima volta, propone una sintesi, chiara e completa, dell'insegnamento di Giovanni Paolo II. Lo fa essenzialmente a partire dalle Encicliche che l'autore, all'epoca uno dei collaboratori più vicini a Karol Wojty?a, rilegge da un'originale e interessante prospettiva. Come ben espresso in un verso, «dentro di me il tuo nome», di una delle sue ultime opere poetiche, Trittico romano, Giovanni Paolo II era convinto che nell'intimo di ognuno, credente o meno, ci sia una presenza familiare che suscita curiosità, desiderio, nostalgia... il nome di Dio. Per questo egli ha indicato sempre «Gesù quale via principale della Chiesa e di ciascun uomo», perché Cristo è l'uomo nuovo a cui guardare. Un volume che si pone come un prezioso contributo per ripercorrere le tappe salienti del lungo pontificato di Karol Wojty?a, in cui questo Papa santo ha saputo cogliere le grandi sfide, culturali e sociali, del mondo contemporaneo.
«Le edizioni continuano... dal 1608. Cosa c'è dunque in questo libro che affascina i nostri cuori e i nostri spiriti, pur in una società così diversa da quella del XVII secolo?». Tentiamo di rispondere - scrive il curatore -, ma solo per invitare chi non lo conoscesse a scoprire un tesoro che nessuna epoca ha trovato estraneo alla propria problematica spirituale. Quest'opera, infatti, è diretta esclusivamente al cuore dell'uomo che non ha riposo se non in Dio. Scritta da Francesco di Sales, prima nella forma di appunti con consigli e suggerimenti poi rielaborata e ripresentata, è la prima opera che ha dato al laicato cattolico lineamenti per una spiritualità e un apostolato propri. «Io intendo offrire i miei insegnamenti», scrive san Francesco, «a quelli che vivono nelle città, in famiglia, (...) in mezzo agli altri».

