Nel centenario dell'assassinio di Giacomo Matteotti (1885-1924), questo libro ne ripercorre la vicenda in modo non rituale. Di uno dei delitti più simbolici dell'intero Novecento non si vuole, infatti, né offrire un racconto dettagliato, né scandire i canoni consolidati dei suoi quando, come, perché, né farsi sedurre dalle trame delle mille eredità, storiche e soprattutto memoriali, che da un secolo a questa parte si sono accumulate. Enzo Fimiani reinterpreta Matteotti, proponendo al lettore alcune sfide intellettuali e civili. Almeno tre emergono come principali: decostruire il suo mito su tutti i diversi piani nei quali si sviluppa, ideale o politico, celebrativo o ideologico, per ricondurlo alla storia e alle sue molteplici variabili; «normalizzare» la sua uccisione togliendole la patina di evento eccezionale, non per fare opera di deminutio bensì per inserirla in contesti più ampi e complessi, ridando così un peso e un significato non di maniera alla sua esistenza; riflettere sullo strano destino politico di Matteotti, icona del Novecento, ma, per certi versi, cattiva coscienza delle contraddizioni e dei cortocircuiti di tutte le famiglie politiche del secolo, nella «sua» sinistra come nelle destre, perché a nessuna omologabile, da nessuna manipolabile e, per tutte, «una macchia, una colpa».
Cos'è il linguaggio, qual è la sua origine e il suo rapporto con il mito? E, ancora, che ruolo ha la lingua nell'opera di Tolkien, perché l'autore del Signore degli Anelli considera l'uomo una "luce riflessa" capace di sub-creare mondi immaginari tramite le parole? Come ci dice la Flieger in questo volume "le parole sono espressione del mito, incarnazioni di concetti mitici e di una visione mitica del mondo. La lingua ai suoi inizi non faceva alcuna distinzione tra il significato letterale di una parola e quello metaforico, come invece accade ora [...]. Qualsiasi tipo di espressione era letterale e dava direttamente voce alla percezione dei fenomeni ed alla partecipazione intuitiva e mitica ad essi da parte dell'umanità". È a partire da questa teoria della parola e del mito (originariamente proposta da un altro Inkling, Owen Barfield) che Verlyn Flieger in Schegge di Luce elabora un'affascinante interpretazione dell'opera tolkienana, che la critica considera, assieme a La Via alla Terra di Mezzo di Tom Shippey (Marietti 2005) un testo imprescindibile per chiunque voglia cogliere in tutta la sua ricchezza il senso profondo del "legendarium" di Tolkien.
«Il filosofo non insegna agli uomini un mestiere particolare, e neanche li prepara a una professione particolare, ma cerca di trasformare la loro sensibilità, il loro carattere, il loro modo di vedere il mondo o di rapportarsi con gli altri uomini. Si potrebbe dire che insegna loro il mestiere dell'uomo». Se il compito della filosofia è più quello di educare che di informare, allora la filosofia è proprio l'educazione degli adulti. È in questi termini che Pierre Hadot evoca una concezione della filosofia come stile di vita che tutta la sua opera ha brillantemente contribuito a far rivivere. Grande lettore di filosofi antichi, da Socrate e Platone a Epitteto, Marco Aurelio e Plotino, ma anche di filosofi moderni e contemporanei, da Montaigne e Cartesio a Nietzsche e Merleau-Ponty, in questa raccolta di testi - rari o inediti - Hadot rilegge la storia del pensiero per aiutarci a riorientare la nostra vita e a reimparare a vedere il mondo. Siamo dunque pronti a farci (tras)formare dalla filosofia?
Ripercorrere oggi la storia di Mario Gozzini significa andare al cuore della storia italiana del XX secolo: ricostruire quel «dialogo alla prova» tra mondo cattolico e comunista di cui si fece promotore, vuol dire affrontare una delle vicende più complesse e meno studiate della storia dell'Italia repubblicana. La storia di un paese «mancato», di una nazione che avrebbe potuto esserci ma che non c'è stata. Vuol dire anche recuperare un «filo rosso» che va dall'antifascismo alla Costituzione fino alla fine della guerra fredda per costruire prospettive che hanno unito uomini e donne schierati ideologicamente in campi diversi, cattolici e comunisti, ma con la condivisione di valori fondanti. Mario Gozzini ha partecipato, da protagonista indiscusso, a quella storia: fu uno dei principali sostenitori della candidatura della «pattuglia cattolica» nelle liste elettorali del Pci; fu un pioniere, sul fronte dei credenti, di alcune tra le più importanti battaglie sui diritti in Italia, dal divorzio alla regolamentazione dell'interruzione di gravidanza, alla obiezione di coscienza al servizio militare fino alla riforma carceraria in funzione umanitaria e garantista; fu un severo critico del comunismo ateista, ma anche un riformatore nel mondo religioso. Ricordare la sua vita è recuperare un pezzo fondamentale del Novecento italiano.
Il protagonista del romanzo è Ernesto Ferrari, il più famoso neuroscienziato italiano. Lui ha un superpotere innato e uno appreso: è un ipermnesico. Ricorda tutto. Ma proprio tutto quello che ha vissuto e visto. Il superpotere acquisito è la capacità di guardare il cervello delle persone e vedere quale parte è attiva in quel preciso momento. Questi superpoteri sono la sua maledizione personale ma anche la ragione del suo successo professionale. Tuttavia, per poter convivere con suoi superpoteri Ernesto deve abdicare ai sentimenti.
Nonostante l'indubbio risveglio biblico verificatosi dopo la costituzione Dei Verbum, il lavoro prezioso di centri di spiritualità, l'impegno serio di diversi autori e alcune pregevoli iniziative di divulgazione nate negli ultimi decenni, di fatto si può notare, alle nostre latitudini, una certa stanchezza. Dopo aver ritrovato e posto nuovamente al centro della sua vita il libro delle Scritture, la Chiesa si trova di fronte a un compito arduo e affascinante: riaccendere il fuoco nascosto in queste sacre pagine.
A volte capita di attraversare momenti talmente bui che ci sentiamo come sotterrati, ma in realtà siamo un seme appena piantato
Quando 22 dicembre 1977 il il segretario di Stato del papa Jean-Marie Villot scrisse all'arcivescovo di Parigi François Marty a nome di Paolo VI, citò Jules Isaac definendo il suo lavoro una fonte di ispirazione per tutti gli uomini di buona volontà che cercano di promuovere il rispetto reciproco, la stima e l'amicizia tra ebrei e cristiani. Questa autorevole considerazione nasce anche dall'influenza che il pensiero di J. Isaac ebbe nella stesura del paragrafo sugli ebrei della dichiarazione conciliare Nostra Aetate. Le pagine di questo libro ripercorrono il modo in cui la chiesa cattolica sia arrivata a chiarire e ad abbracciare il ruolo di Israele nella storia della salvezza, a superare il concetto della colpa collettiva degli ebrei per la morte di Gesù e a offrire una nuova visione teologica e un novo atteggiamento pastorale nei confronti degli ebrei e dell'ebraismo. Nel farlo Norman C. Tobias ricostruisce la biografia di Jules Isaac, un pioniere del dialogo ebraico-cristiano, una delle persone a cui si deve il rinnovamento della riflessione cattolica sugli ebrei e sul giudaismo dopo secoli di incomprensioni.
I popoli che attorniano la torre di Babele, la rivisitazione della figura di Catullo, le figure e i lavori che attorniano il fiume Don, la ricostruzione di alcuni momenti segreti di Gogol': una scrittura veloce ed ironica che attraversa le varie umanità che ci rappresentano e illustrate con colori che esprimono la forza sanguigna della vita.
In risposta all'ultimo libro di Adolfo Scotto di Luzio "L'equivoco don Milani", Cesari redige un accurato pamphlet per reagire non tanto alle critiche verso la figura e le opere di don Milani, quanto alle affermazioni gratuite, alle insolenze e alle proposizioni contrarie alla verità storica. Soprattutto risponde a quanti vedono in Milani una esperienza chiusa e da storicizzare, che sarebbe incapace di dire qualcosa al mondo della scuola di oggi e rintracciando in lui l'origine dei suoi mali. Il priore di Barbiana viene riproposto al contrario come simbolo di una scuola inclusiva e circolare, che deve essere sostenuta anche da una seria riforma della società nei suoi valori e nelle sue relazioni.