
Il Sacro Manto è un particolare omaggio reso a San Giuseppe per onorare la sua persona e per meritare il suo patrocinio.
Sono senza numero le grazie che si ottengono da Dio ricorrendo a San Giuseppe attraverso queste invocazioni, che si consiglia di recitare per trenta giorni consecutivi, in memoria dei trent'anni di vita vissuti da San Giuseppe in compagnia di Gesù Cristo, Figlio di Dio.
Giovanni Leonardi (1541-1609) abbandonò la professione di farmacista per diventare sacerdote. Fondò l'Ordine dei Chierici regolari, poi detto della Madre di Dio, per l'insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli, il rinnovamento della vita apostolica del clero e la diffusione della fede cristiana in tutto il mondo. La sua vita è stata un continuo "misurarsi" su Cristo: questo libro illustrato la racconta evidenziando la modernità di questa figura.
Di san Giuseppe, lo sposo di Maria di Nazaret, non si può tracciare una biografia come per gli altri santi, perché la sua figura e missione lo collocano talmente vicino a Cristo da doverlo considerare alla luce del mistero dell'incarnazione, fondamento della redenzione. Questo libretto illustrato considera questa figura centrale per la fede cristiana sotto due aspetti: quello teologico e quello del "fatto religioso" (feste liturgiche e pie pratiche, istituti e confraternite, diffusione del nome, edifici sacri, tradizioni popolari...). Inoltre, attraverso una serie di "domande e risposte", vengono trattate alcune questioni partitolari spesso ricorrenti parlando del santo.
Padre Massimiliano Kolbe è stato un vero uomo perché vero santo, perché autentico cristiano. Perché, come Cristo, anche lui ha saputo amare fino alla fine, fino al dono completo di sé. Cosa c'è mai stato al mondo di più buio di Auschwitz? Nulla! Eppure in questa oscurità tremenda, grazie a questo uomo-santo, una luce di amore e di fede ha brillato, guidando molti alla speranza e alla salvezza. Questo libretto illustrato rappresenta una introduzione essenziale ma completa alla conoscenza del santo frate polacco (1894-1941), moderno martire della fede.
Milioni di persone lo riconoscono come guida spirituale. Il suo nome campeggia su università e scuole popolari, centri per giovani in difficoltà e oratori di periferia, grandi chiese e umili cappelle... Il nome di Don Bosco è ovunque sinonimo di educazione. Il suo sistema educativo è ancora moderno ed efficace. Questo libro, scritto con stile avvincente, racconta la sua storia.
L’autrice, Françoise Bouchard, ha lavorato con molta cura, leggendo numerosi documenti, dei quali ci offre una sintesi raffinata e intelligente. Niente di nuovo sul piano storico, certo, però il messaggio affidato da Nostra Signora di Lourdes a Bernadette e da lei trasmesso al mondo ci guadagna a essere rivisitato e attualizzato. Specialmente, in occasione del centocinquantesimo (1858-2008) anniversario delle apparizioni. In che cosa consiste l’attualità di Bernadette? Nella sua condizione di esclusa. I suoi handicap sono molti: economici, culturali, sanitari. La famiglia Soubirous sembra senza futuro. È per questo che i giovani si identificano in lei, magari anche senza rendersi conto di quanto la loro situazione sia comunque diversa dalla sua.Bernadette dimostra,però,che niente è mai perduto. Dio si prende cura dei più piccoli. Ma bisogna anche dire che Bernadette mette in discussione i nostri tempi:questo è il ruolo dei profeti. «Questo libro è una storia semplice e di facile lettura. Françoise Bouchard ha studiato a fondo le fonti...e ha fatto di esse il suo miele. Non ci fa entrare nelle discussioni degli specialisti. Le conosce, ma ne ha tratto questo racconto vivace.Noi possiamo leggerlo e lasciare che esso ci metta in contatto con Bernadette,che ci faccia entrare in comunione con la sua avventura spirituale. Bernadette si è lasciata portare a Gesù da Maria». (FRANCIS DENIAU,vescovo di Nevers)
AUTORE
Françoise Bouchard, membro di numeroseaccademie storiche, letterarie e scientifiche, èuna insegnante in pensione, e si dedica allascrittura di agiografie. Il suo stile semplice evivace, la sua precisione storica creano vividiritratti dei grandi santi. Ha pubblicato per leÉditions Salvator Frère Gabriel Taborin(2004),Sainte Jeanne de Chantal (2004) e Le saint Curéd’Ars(2005).
Durante il suo lungo pontificato Giovanni Paolo II è stato seguito e descritto dai media con intensità senza precedenti. La sua personalità carismatica e lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione hanno dato vita a un connubio del tutto nuovo,una sorta di alleanza tra il papa e gli strumenti del comunicare il cui esito, però, soprattutto nel corso della malattia, si è pervertito a volte nel più impietoso accanimento informativo. Che cosa può dunque dire di nuovo sul papa polacco un giornalista,e per di più un giornalista televisivo,abituato a usare il mezzo che più di ogni altro si è segnalato per invadenza e voglia di trasformare Wojtyla in un personaggio della ribalta mediatica? Il grande amore di Valli per questo papa – che ha seguito in più di 30 viaggi internazionali – lo porta a raccontare Giovanni Paolo II togliendolo da ogni metaforico piedistallo per calarlo nella sua vita di uomo e di professionista dell’informazione, dove diventa compagno di viaggio, in certi casi non facile da accettare. In 44 brevi capitoli il volto più autentico di Giovanni Paolo II si manifesta al lettore. Dal multiforme magistero di Wojtyla l’autore recupera e valorizza soprattutto la testimonianza riguardante il perdono, il dialogo,la sofferenza e il coraggio.Non si tratta di una biografia,né di un saggio.È la storia di come Giovanni Paolo II è diventato «il mio Karol». Il volto di Wojtyla, i suoi appelli, le sue scorribande in giro per il mondo, i suoi documenti hanno accompagnato la mia giovinezza e la mia maturità. E assieme alla mia quella di mia moglie…
AUTORE
Aldo Maria Valli,vaticanista del Tg1,è giornalista professionista dal 1986. Sposato con Serena,ha sei figli:Giulia,Giovanni,Silvia,Anna, Paola e Laura. Nei suoi libri si è spesso occupato,oltre che di religione,di educazione,famiglia e televisione.Per Paoline Editoriale Libri ha pubblicato:Gli occhi dell’altro.Il dovere del dialogo ricordando Giovanni Paolo II (2006) e La porta accanto. Diario di viaggio nella Turchia di Bartolomeo I e del piccolo gregge cristiano(2006).
Il Sant'Uffizio disse: sono vere stimmate.
A 40 anni dalla morte di Padre Pio, un verbale inedito conferma la sua santita'.
di Riccardo Caniato, da Oggi del 10-9-2008, pp. 32-34.
Il libro Padre Pio sotto inchiesta contiene interamente la relazione dell’inchiesta di Mons. Rossi su Padre Pio consegnata al Sant’Uffizio nell’ottobre del 1921. La divulgazione è stata resa possibile con l’apertura al pubblico degli archivi vaticani relativi al pontificato di Pio XI. Vittorio Messori, nella Prefazione, sottolinea «l’eccezionalità del documento sia per la peculiarità dei contenuti, sia per la bellezza del linguaggio». Ma il libro, introdotto e curato dallo storico Francesco Castelli, è impreziosito ulteriormente da un secondo contributo originale: la cosiddetta Cronistoria di Padre Pio; alcune cartelle sulla vita e il carisma del santo stilate da Padre Benedetto da San Marco in Lamis, che ne fu direttore spirituale e superiore negli anni giovanili: un testo ritenuto da tutti i biografi riferimento essenziale, ma mai pubblicato prima d’ora in volume.
«Davanti a me Visitatore Apostolico, nel Convento dei Minori Cappuccini, si è presentato, chiamato, il Reverendo Padre Pio da Pietrelcina, il quale, al tocco dei Santi Evangeli prestato il giuramento di dire la verità, depose e rispose come segue: “Mi chiamo Padre Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione, di Orazio, di anni 34 compiti. Mi trovo in questo Convento dal Settembre 1916…”». È il 15 giugno 1921, sono le ore 17, il santo del Gargano è messo sotto torchio. Davanti a lui siede un sacerdote di 44 anni, austero nel portamento, asciutto nel parlare, rigoroso nel porre le domande: è Mons. Raffaello Carlo Rossi, vescovo di Volterra, inviato dal Sant’Uffizio per inquisire il frate delle stimmate.
«Un film lungo una settimana».
L’ecclesiastico si presenta al portone di Santa Maria delle Grazie il 14 giugno; con ogni probabilità senza croce pettorale e zucchetto, a salvaguardia della segretezza della missione. Vi si intrattiene per otto giorni, mettendo a verbale le dichiarazioni non solo di Padre Pio, ma anche dei suoi confratelli, compresi il Padre Provinciale, Pietro da Ischitella, e il superiore del convento, Padre Lorenzo da San Marco in Lamis. Quindi, nella parrocchia di San Giovanni Rotondo, fa deporre più volte il parroco e il viceparroco. Al tempo stesso compie un’accurata indagine sulle stimmate. A tutti impone, mediante giuramento, di dire la verità e di mantenere anche in futuro il più completo riserbo. E il segreto è durato fino a oggi, allorché l’indagine riemerge dagli archivi segreti vaticani, pubblicata per intero nel volume Padre Pio sotto inchiesta, Edizioni Ares, a cura di Francesco Castelli, con prefazione di Vittorio Messori (pp. 328, euro 14).
Si dipana qui, come in un film, una settimana della vita del frate, in ogni suo aspetto anche domestico, come la passione per la birra prodotta da un amico, l’unica che riusciva a digerire. Ne traiamo un Padre Pio simpatico, di forte temperamento, allegro. Non certo un mistico appartato, piuttosto un religioso particolarmente attento ai doveri comunitari, come i servizi, ma anche lo stare in compagnia.
Per la sua discrezione il Convento di San Giovanni Rotondo finisce per vivere con naturalezza le cose fuori dal comune che riguardano Padre Pio e che pure prendono corpo nelle testimonianze del Provinciale, del Superiore, di Padre Ignazio…, come le febbri a 48°, il profumo, le bilocazioni, i rumori notturni causati dal demonio, le fuoriuscite di sangue dalle stimmate, le grazie. È su questi aspetti, naturalmente, che si concentra l’attenzione dell’inquisitore che incalza prima i confratelli, poi, in sei successive deposizioni lo stesso Padre Pio.
Il santo che, per umiltà, eviterebbe volentieri di parlare di sé, dinanzi all’autorità del Papa, che Rossi incarna, non può sottrarsi: il documento contiene 142 risposte dettagliate, una nuova, imprescindibile fonte autobiografica. Non mancano rivelazioni sorprendenti.
«Ti associo alla mia Passione».
Fino a oggi risultava che Padre Pio, pudicamente, ritenendosi indegno dei suoi straordinari carismi e soprattutto delle stimmate, aveva dichiarato a voce e per iscritto che le piaghe gli furono inferte da «un personaggio misterioso». Ma chiamato a rispondere sul Vangelo, egli rivela per la prima volta l’identità di colui che lo ha stimmatizzato. È il 15 giugno 1921, poco dopo le 17, ecco il racconto raccolto dal Visitatore: «Il 20 Settembre 1918 dopo la celebrazione della Messa trattenendomi a fare il dovuto ringraziamento nel Coro tutt’ad un tratto fui preso da un forte tremore, poi subentrò la calma e vidi Nostro Signore in atteggiamento di chi sta in croce, ma non mi ha colpito se avesse la Croce, lamentandosi della mala corrispondenza degli uomini, specie di coloro consacrati a Lui e più da lui favoriti. Di qui si manifestava che lui soffriva e che desiderava di associare delle anime alla sua Passione. M’invitava a compenetrarmi dei suoi dolori e a meditarli: nello stesso tempo occuparmi per la salute dei fratelli. In seguito a questo mi sentii pieno di compassione per i dolori del Signore e chiedevo a lui che cosa potevo fare. Udii questa voce: “Ti associo alla mia Passione”. E in seguito a questo, scomparsa la visione, sono entrato in me, mi son dato ragione e ho visto questi segni qui, dai quali gocciolava il sangue. Prima nulla avevo».
Dopo queste dichiarazioni Mons. Rossi effettuerà personalmente una ricognizione sulle stimmate di Padre Pio, di cui non si aveva notizia e che risulta apportatrice di grandi novità, specialmente per quanto concerne la forma della ferita sul costato e la presunta sesta piaga della spalla. Il cappuccino nega di portare questo segno che sarebbe causato dal peso della croce; a precisa domanda, se abbia «per la persona, nel petto, nel dorso, altri segni simili [alle stimmate]» risponde: «No, mai avuti».
Il profumo, le stimmate, la febbre a 48°.
Ben sapendo che i detrattori di Padre Pio ipotizzano che generi artificialmente le ferite e il profumo che emana dal suo corpo, Mons. Rossi, la sera del 15 giugno perquisisce a sorpresa la sua cella per cercare medicine, strumenti e lozioni che possano spiegare umanamente questi fatti. Invano. Non pago, interroga a bruciapelo il santo sul profumo. «Non so che rispondere», risponde ingenuamente: «L’ho sentito anch’io da persone che son venute a baciarmi la mano. Per parte mia non so: in cella non ho che il sapone». Il vescovo sa che ha detto la verità.
Molto toccante un passo in cui Padre Pio dà conto sul dolore fisico causato dalle stimmate e dalle ipertemie a cui è soggetto. Il frate dichiara che le piaghe «arrossate», che «gocciolavano un poco di sangue» si manifestarono nel «1911-1912, i primi anni del sacerdozio» e che già da prima «sentivo dei dolori in quelle medesime parti». Questi allora vuol vederci più chiaro sulla sofferenza cui è sottoposto: «Quale effetto risente da queste stimmate?», gli chiede. «Dolore, sempre, specialmente in alcuni giorni quando emettono sangue. Il dolore è più o meno acuto: in alcuni momenti non posso reggere». «E che cosa dice della temperatura arrivata talora a 48º?», lo incalza Mons. Rossi. «È vero, e questo avviene quando mi sento male… Credo sia più male morale che fisico». «Quali effetti sperimenta, che cosa sente?». Padre Pio riflette qualche istante, poi spiega: «Affetti interni, la considerazione, qualche rappresentazione del Signore. Come in una fornace, mantenendo sempre la conoscenza». A volte, esausto per la febbre, il santo implorava: «Le fiamme mi divorano, datemi dell’acqua gelata». Fra emozioni estatiche e ostilità demoniache il suo fisico viveva dimensioni fuori dal normale.
In due luoghi contemporaneamente.
Per non dire di quando era chiamato a «sdoppiarsi» nelle bilocazioni. Interrogato su questo fenomeno Padre Pio risponde: «Io non so come sia, né di che natura la cosa, né molto meno ci do peso, ma mi è occorso di aver presente questa o quell’altra persona, questo luogo o quell’altro luogo; non so se la mente si sia trasportata lì, o qualche rappresentazione del luogo o della persona si sia presentata a me, non so se col corpo o senza il corpo io sia stato presente». Il vescovo vuol sapere se sia consapevole dell’inizio di questo stato e del rientrare nello stato normale. Il santo sottolinea che «ordinariamente» questi fenomeni avvengono durante la preghiera: «La mia attenzione era rivolta all’orazione prima e poi a questa rappresentanza: poi mi ritrovavo senz’altro come prima».
Incuriosito, Mons. Rossi domanda di fatti particolari: Padre Pio, dichiarando che è la prima volta a parlarne apertamente, racconta: «Una volta mi son trovato vicino al letto di un’ammalata: Signora Maria di San Giovanni Rotondo, di notte; ero in Convento; credo che stavo pregando. Sarà più di un anno. Le rivolsi parole di conforto: Lei pregava che avessi pregato per la sua guarigione. Questo la sostanza. Di particolare non conoscevo questa persona; mi era stata raccomandata». La donna guarì. Un altro caso: «Un uomo mi si è presentato o io mi son presentato a lui, a Torre Maggiore – io ero in Convento – e l’ho ripreso e rimproverato i suoi vizi, esortandolo a convertirsi, e poi in seguito quest’uomo è venuto anche qui».
Il giudizio.
Il Visitatore Apostolico rileva a questo punto la discrezione del cappuccino riguardo alle persone coinvolte e annota: «Padre Pio non dice il nome per riguardo». Partito per sua stessa ammissione prevenuto, incontro dopo incontro rimase colpito dal giovane frate del Gargano e, riferendo alla Santa Sede, chiuderà la relazione indicando questo profilo: «Padre Pio è un buon religioso, esemplare, esercitato nella pratica delle virtù, dato alla pietà ed elevato forse nei gradi di orazione più di quello che non sembri all’esterno; risplendente in particolar modo per una sentita umiltà e per una singolare semplicità che non son venute meno neppure nei momenti più gravi, nei quali queste virtù furono messe per lui a prova veramente grave e pericolosa». Nel 1921, il Sant’Uffizio Padre Pio lo aveva già fatto santo.
Riccardo Caniato
Caterina Cittadini (1801-1857) e la sorella Giuditta (1803-1840), bergamasche, fondarono la Congregazione delle Suore Orsoline di Somasca, dedicando la vita alla crescita e all'educazione delle bambine e delle giovani. Con indomito coraggio e perseverante forza allinearono sotto gli occhi dei contemporanei una serie di opere da sgomentare anche i più forti: scuola comunale, scuola privata, orfanotrofio, collegio-convitto, oratorio festivo, catechismo... Caterina è stata dichiarata Beata da Giovanni Paolo II nel 2001.
Nato e morto a Secondigliano (Napoli, 1791-1860), Gaetano Errico fondò la Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Promosse con impegno i ritiri spirituali e la contemplazione dell'Eucaristia come strumenti per avvicinare le anime a Cristo. È proclamato Santo il 12 ottobre 2008. Questo libro illustrato ne racconta la vita e ne tratteggia la profonda spiritualità.