
Attraverso l’analisi degli scritti di lode di Francesco e delle biografie che raccontano esperienze di lode da lui vissute, il rendere lode a Dio appare come un elemento fondamentale del suo cammino spirituale, che lo accompagna sempre. L’esortazione a rendere la giusta lode a Dio è parte integrante della missione dei frati minori chiamati a divenire araldi della lode nel mondo. L'autore ricorda che l’esercizio della lode a Dio ha il potere di trasformare l’intimo dell’uomo donandogli consolazione di fronte a situazioni di sofferenza e dolore, aiutandolo a superare in letizia anche l’empasse della morte.
Autore
Raffaele Ruffo (1966), frate cappuccino della Provincia di Genova, ha conseguito la licenza in teologia spirituale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e il dottorato in teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale con la tesi dal titolo: Laudato si’, mi’ Signore. La lode nell’esperienza spirituale di Francesco d’Assisi.
Un libro che aiuta a stare sulle tracce di un santo "contemporaneo", vivo nel cuore di molte persone e incontrato anche oggi nei crocicchi umani più significativi e problematici.
Una biografia in cui risuona la voce dello stesso Francesco, facendo emergere la figura e il pensiero del santo di Assisi così come lo descrivono le primitive fonti francescane.
Un testo che riflette sull'esperienza di povertà, vulnerabilità, miseria e fragilità vissuta da san Francesco. Nessuno più di lui ne ha afferrato il senso e l'ha vissuta come via di libertà, di realizzazione e di «perfetta letizia». Solo le nostre fragilità possono aiutarci a entrare nel nostro abisso e trovare in esso la via della vita. È questo, in sintesi, il grande messaggio che si coglie nei testi più conosciuti ed emblematici prodotti da Francesco di Assisi. Perciò l'autore ci propone una lettura di diversi passaggi delle "Ammonizioni", del racconto autobiografico della conversione fatto all'inizio del "Testamento", della "Lettera a un ministro" e della parabola della "Perfetta letizia".
Saggio sulla relazione tra l’alimentazione quaresimale del santo calabrese san Francesco da Paola e il suo rapporto armonioso con la natura. San Francesco da Paola, meno conosciuto di Francesco d’Assisi, ha manifestato una notevole sensibilità ecologica: eremita calabrese del XV secolo, taumaturgo, riformatore della Chiesa, paciere tra le nazioni europee del tempo, fondatore di un ordine religioso ancora esistente: l’Ordine dei Minimi. Questo libretto presenta e attualizza in modo semplice e divulgativo il rapporto con la natura di questo straordinario eremita: la sua vita nelle grotte e nei boschi, la sua conoscenza delle erbe, il suo rapporto con il mare, la relazione tra la sua alimentazione di strettissimo magro – oggi diremmo “vegana” – e la sua mitezza con gli animali. Anche san Francesco da Paola, come i più grandi mistici, è arrivato all’amore universale verso tutte le creature.
Daniele DE ROSA è nato nel 1980 ad Arzignano (Vicenza). È presbitero della diocesi di Vicenza dal 2008. Ha conseguito il baccellierato in teologia presentando l’estetica teologica di H.U. von Balthasar. Dal 2017 è parroco dell’unità pastorale di Roncà. Ha al suo attivo le pubblicazioni: Chesterton. La sostanza della fede (2017), San Francesco di Paola. Il profeta dell’essenziale (2015), San Francesco di Paola. Mistico e riformatore del suo tempo (2013).
Antonio di Padova fu un grande predicatore, ma cosa predicava concretamente? Di cosa parlava? Si potrebbe pensare, a giusta ragione, che egli parlasse soprattutto dei peccati e dei vizi da cui il cristiano deve tenersi lontano. Scorrendo le pagine dei suoi sermoni, si scopre che ciò che palpita nel cuore di Antonio di Padova è la consapevolezza della grande dignità dell’uomo, creato a immagine del Figlio di Dio e destinato con lui allo splendore della gloria. La certezza che lo anima è la convinzione che la vita cambia se considerata a partire da Cristo risorto, promessa di vita nuova, di vita in pienezza. Perciò, la vita dell’uomo è, per Antonio di Padova, un cammino da compiere nella luce della risurrezione!
Autore
Mary MELONE (La Spezia, 1964) è una religiosa e teologa italiana appartenente alle suore francescane angeline, istituto di cui è superiora generale dal 15 luglio 2019. È stata rettore della Pontificia Università Antoniana dal 2014 al 2019, prima donna a ricoprire la carica di rettore di un’Università pontificia. Già laureata in pedagogia, è una delle sei donne nominate da papa Francesco a membro della nuova Commissione di Studio sul diaconato delle donne.
Antonio, un santo universale, un uomo vissuto otto secoli fa, può dire ancora qualcosa a un giovane oggi? Luigi Maria Epicoco propone una lettura della biografia di Antonio a partire dalle sue scelte di vita "obbligate", non si sofferma sugli eventi eroici e straordinari, bensì ne coglie gli alti e bassi, luci e ombre, crisi e ripartenze.
Patrono, custode e padre: sono le tre parole con cui papa Francesco caratterizza lo sposo di Maria e padre terreno di Gesù, san Giuseppe, al quale ha dedicato un ciclo di catechesi svoltosi dal 17 novembre 2021 al 16 febbraio 2022, in occasione delle udienze generali. Queste riflessioni sono ora raccolte in questo volume. Risuona forte l'appello di Francesco: «Il cristiano è come San Giuseppe: deve custodire. Essere cristiano è non solo ricevere la fede, confessare la fede, ma custodire la vita, la vita propria, la vita degli altri, la vita della Chiesa».
Il volume nasce all’interno di un corso di formazione per insegnanti di religione dove si è tentato di delineare i grandi momenti della storia di Francesco e del suo movimento religioso. Quattro tappe sono state individuate nella ricostruzione di momenti nodali della sua esperienza: il momento della conversione fino alla nascita della fraternità (1184-1209), i caratteri iniziali del gruppo formatosi intorno a Francesco nei primi dieci anni (12091220), il processo travagliato della creazione di un corpo legislativo (1221-1223) e la conclusione della vicenda terrena con gli ultimi travagli e tensioni per la difesa di una identità minoritica. Il volume, libero da ogni apparato bibliografico e concentrato sui testi del Santo, si presenta accattivante nella lettura ed efficace
nell’offrire un’introduzione seria e documentata alla vicenda di Francesco.
Pietro Maranesi è professore di Storia e Teologia francescana e medievale nella Licenza in Teologia e Studi francescani dell’Istituto Teologico di Assisi e presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma. Al suo attivo ha diverse pubblicazioni, tra le quali L’eredità di Frate Francesco. Lettura storico-critica del Testamento, Porziuncola 2009, e Il Sogno di Francesco. Lettura storico-tematica della Regola dei frati minori alla ricerca della sua attualità, Cittadella, 2011.
Francesca Ponziani vissuta a cavallo tra il XV e il XVI secolo, un periodo in cui la donna “adornava” i salotti e le corti con lo sfarzo dei suoi abiti, scavò un solco profondo nella mentalità del tempo ed entra nella cultura e nella memoria dei secoli successivi.Ma senza clamore. Sposa forzata a dodici anni, accolse la situazione con la sottomissione femminile del tempo, ma soprattutto con una fede profonda in Dio. Ricca, avvenente e di famiglia nobile, divenne «la poverella di Trastevere» per amore dei poveri.Amò di grande tenerezza il marito e i suoi figli. Rimasta vedova, si ritirò nel convento di Tor De’ Specchi, a Roma, che aveva fondato pochi anni prima. Una storia incredibile:quella di una donna che si divide egregiamente tra l’amore del marito e dei figli, l’impegno di soccorso ai poveri di Trastevere che visita di casa in casa portando soccorsi,e la cura di un monastero femminile. Dotata di carismi particolari di guarigione,e quello di comporre contese, molto frequenti all’epoca, non c’era necessità dove non fosse chiamata in aiuto in tutta la città. Il Senato di Roma,il 29 maggio del 1608,giorno della sua canonizzazione, con decisione unanime dichiarò Francesca patrona di Roma e, al posto del cognome Ponziani,volle imporle quello di “Romana”.
A distanza di secoli,la figura di santa Rita continua ad affascinare persone di tutto il mondo,specialmente per la variegata esperienza di vita che ne fa una donna quanto mai coraggiosa per la sua capacità nel superare le difficoltà della vita, che per lei non furono poche. Sperimentò il dolore umano in tutta la sua crudezza. Forse per questo è una santa così popolare, vicina a tutti quelli che soffrono come ha sofferto lei. Infatti, è considerata da sempre “la santa degli impossibili”. Era nata a Roccaporena, un borgo di Cascia, alla fine del Trecento. Sposa contro la sua volontà,fu madre di due figli.Ancora giovane perse il marito, vittima delle violenti faide locali.Rita non solo perdonò agli assassini ma,in nome di Dio,cercò di promuovere la pace tra le parti in lotta.Le morirono anche i due figli.Straziata dal dolore ma salda nella fede,accolse la chiamata interiore di consacrarsi totalmente a Dio; chiamata che aveva avvertito ancor prima delle nozze. Dopo la sua morte, avvenuta a metà del Quattrocento, furono attribuiti numerosi miracoli alla sua intercessione, cosa che alimenta ancora oggi la fede di tanti.
AUTORE Cristina Tessaro.Laurea in lettere moderne. Giornalista in alcune reti televisive locali,collaborazione al quotidiano La Prealpinae a diversi periodici.Buona conoscenza di inglese,francese, tedesco. Collabora a diverse attività culturali e religiose. Da gennaio 2008 si occupa, come libera professionista,di un ufficio stampa e copywriter per conto di enti pubblici, agenzie di comunicazione,associazioni,aziende.
José Gabriel del Rosario Brochero è nato nel 1840, quarto di dieci figli; fu ordinato sacerdote all'età di ventisei anni e subito si trovò a fronteggiare l'epidemia di colera che colpì la città di Cordoba, dove morirono più di tremila persone. Nel 1869 gli fu affidata la parrocchia di San Alberto: diecimila anime sparse su 4.300 chilometri quadrati, uno spazio enorme, popolato da gauchos, contadini e briganti. "Odorava di pecora" perché trascorreva il suo tempo tra i contadini delle colline attorno a Cordoba, correndo da una casa all'altra per portare la comunione agli anziani o per confessare. Girava a dorso di una mula, vestito come un gaucho, con un poncho che copriva la talare. Per questa ragione in Argentina è noto come "il prete gaucho". È morto il 26 gennaio 1914. Nel 2009 si è aperto il processo di beatificazione, per la guarigione di un ragazzo argentino in stato vegetativo dopo un incidente stradale. È stato beatificato il 14 settembre 2014 a Cura Brochero, dove è vissuto; sarà canonizzato a Roma il 16 ottobre 2016.

