
Pietro di Giovanni Olivi (1248-1298) è una figura complessa: da un lato rimanda alla formazione scolastica universitaria tipica della sua epoca, dall'altro accoglie l'interpretazione gioachimita della storia. La sua ricca personalità non può essere compresa al di fuori dalla sua scelta di vita francescana. Negli studi raccolti in questo saggio, Sylvain Piron inserice Olivi nel variegato mondo della dissidenza francescana tra XIII e XIV secolo, con le sue ramificazioni tra Provenza, Firenze e Italia meridionale. Di questo mondo ci fa conoscere l'ispirazione profonda e i principali rappresentanti (Angelo Clareno, Ubertino da Casale, Bartolomeo Sicard, Giovanni da Rupescissa...), aiutando a comprendere come il patrimonio degli Spirituali francescani abbia contributo a quello che è stato definito il «Rinascimento religioso dell'Italia mistica» o, meglio, la rinascita religiosa del Mediterraneo ascetico, profetico e apocalittico, ad opera dei dissidenti francescani e dei loro seguaci.
Il libro raccoglie una serie di studi che si propongono di far luce sul tema della costruzione di un’identità dissidente all’interno del mondo francescano tra Due e Trecento, partendo dalle figure di Iacopone da Todi, Pietro di Giovanni Olivi, Ubertino da Casale e Angelo Clareno.
La memoria di questa corrente che, nonostante le persecuzioni, ha favorito il cammino verso la modernità, è ricostruita dall’autore tramite l’analisi dei diversi livelli di cultura e di lingua (latina e volgare).
In questo quadro è nata una nuova sensibilità devozionale, che viene qui articolata con le comunità testuali del dissenso religioso francescano.
Secondo Michel de Certeau, nel riportare alla luce il passato, la scrittura storica lo seppellisce: gli costruisce una tomba, "nel duplice senso che, attraverso lo stesso testo, onora ed elimina. Il linguaggio ha qui la funzione di introdurre nel dire quello che non si fa più".
Questa raccolta di dodici studi, comparsi nell'arco di quasi quarant'anni, vorrebbe a suo modo onorare figure e e storie lontane: leader carismatici, intellettuali brillanti, polemisti abili e coraggiosi che si sforzarono di creare un'identità originale e una legittimazione teorica per gli Spirituali visti come eredi autentici (figli legittimi) di Francesco. Non solo le polemiche sulla povertà volontaria e sul suo lessico, ma anche concezioni apocalittiche e profetiche, costruzioni storiografiche e agiografiche, traduzioni e riprese di antichi patrimoni ascetici e spirituali greco-orientali, tutto fu pensato in vista della creazione di un modo nuovo e autonomo di conservare e vivere intatto il messaggio di frate Francesco.
Nuova traduzione degli scritti attribuiti a san Francesco, con testo latino a fronte. Ampia introduzione storica, filologica e teologica curata dai migliori specialisti italiani.
Fonti, per la maggior parte inedite, che presentano il Francesco d'Assisi mediato dalla liturgia. Si tratta di testi con cui i seguaci del Poverello fanno memoria di lui evocandolo nella preghiera.
«Comprendete e osservate la Regola senza alcuna interpretazione, puramente e in semplicità». Con queste parole Francesco d'Assisi, ormai malato e prossimo alla morte, intimava i suoi frati a non commentare la Regola evangelica che Dio gli aveva donato e che lui aveva voluto come norma fondamentale per il suo Ordine. Solo pochi anni dopo, tuttavia, i suoi seguaci, appoggiandosi sull'autorità papale, si lanciarono in un'intensa riflessione sulla Regola che commentarono, glossarono, chiarirono utilizzando in maniera originale l'armamentario esegetico che avevano conosciuto durante i loro studi. Perché i frati andarono contro la volontà di Francesco? Quale fu la vera posta in gioco nell'interpretare la Regola? Perché nel corso di tre secoli i Minori scrissero un numero di commenti che non ha confronto rispetto agli altri Ordini religiosi? Attraverso l'indagine dei testi e dei loro autori, delle vicende della loro diffusione, del pubblico a cui si rivolsero e delle finalità con cui furono scritti, il libro prova a rispondere a queste fondamentali domande.
Questo volume offre una biografia essenziale e documentata di santa Elisabetta d’Ungheria (1207-1231, principessa di Turingia, penitente francescana. In base alle fonti storiche, l’autore offre anche una sintesi concentrata delle sua spiritualità sotto gli aspetti più caratteristici e attuali. Nella seconda sezione, molto più ampia, sono collezionate le fonti storiche elisabettiane del Duecento, tradotte per la prima volta integralmente in italiano, che permettono di recuperare oggi il volto autentico della Santa, di conoscere i suoi pensieri e i valori originali della sua spiritualità. Fin dalla sua canonizzazione il Terzo Ordine Francescano considera Elisabetta come sua patrona, in quanto fu la prima terziaria a essere elevata agli onori degli altari.
Destinatari
Terziari francescani, ma anche appassionati e studiosi di storia medievale.
Autore
LINO TEMPERINI TOR, è docente alla Pontificia Università francescana “Antonianum” di Roma ed è stato direttore delle Editrici Francescane.
La collegialità episcopale fu un’estemporanea novità introdotta dal Concilio Vaticano II? La vita delle antiche Chiese africane rivela una collegialità certamente vissuta, anche se non fissata dottrinalmente. L’epistolario agostiniano racconta la vita sinodale africana tra il 390 e il 430: un racconto articolato cui non manca un’unitarietà, data proprio dal tema della collegialità. I vari aspetti di vita ecclesiale considerati in questo volume sono come rami frondosi di un albero, mentre la sinodalità-collegialità è il tronco che li tiene uniti.
Il volume raccoglie una serie di undici saggi, dal 2002 al 2011. Contributi sui rapporti tra Francesco e Innocenzo III, Sant'Antonio di Padova, Santa Chiara d'Assisi, le dinamiche interne dell'Ordine francescano nel suo sviluppo, la presenza dei frati Minori nel contesto urbano e culturale del tempo.
"Non suscita alcuno scandalo l'idea che Gesù possa amare un suo discepolo in termini preferenziali, laddove tale termine non indichi affatto l'esclusività di un determinato discepolo, bensì una sua peculiare singolarità recettiva in ordine all'essere amato, di per sè prerogativa comune ad ogni discepolo. Gesù ama questo discepolo in una maniera singolare, nota anche agli altri discepoli, proprio per il carattere estremamente donale della sua risposta psicologico-affettiva all'acquisizione dell'essere-amato. L'amore diviene in lui uno spirituale movimento che produce nella soggettività del Maestro un costante reinvestimento moroso in quel suo discepolo così prono alla reattività donale rispetto all'amore ricevuto. L'amalgama del simbolismo ermeneutico è incapace di raggiungere la profondità di questa singolarità relazionale, poiché esso ottiene quale frutto della propria indagine unicamente una prospettiva comune a tutti i discepoli che seguono Gesù, compresi coloro che sono succeduti che ancora succedono alla storicità dell'evento della venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, cioè anche noi".
Un sussidio per la predicazione e l’attività pastorale dagli scritti di uno straordinario protagonista dell’arte oratoria.
Vissuto in un’epoca sconvolta dalle guerre di religione, Francesco di Sales dedica molta parte dell’attività pastorale alla predicazione. Vasta erudizione, tatto squisito, vigore comunicativo, abitudine a parlare con precisione e chiarezza: sono le qualità che già i contemporanei gli riconoscono. Per Francesco di Sales l’assemblea che assiste al suo discorso non costituisce un’astrazione; la sua anima entra in comunicazione con ogni singola anima. La sua principale preoccupazione è rendere la predicazione comprensibile a tutti, in particolare ai semplici e agli umili. Le Esortazioni costituiscono uno straordinario documento della sua arte oratoria.
Un sussidio per la predicazione e l’attività pastorale dagli scritti di uno straordinario protagonista dell’arte oratoria.
Vissuto in un’epoca sconvolta dalle guerre di religione, Francesco di Sales dedica molta parte dell’attività pastorale alla predicazione. Vasta erudizione, tatto squisito, vigore comunicativo, abitudine a parlare con precisione e chiarezza: sono le qualità che già i contemporanei gli riconoscono. Per Francesco di Sales l’assemblea che assiste al suo discorso non costituisce un’astrazione; la sua anima entra in comunicazione con ogni singola anima. La sua principale preoccupazione è rendere la predicazione comprensibile a tutti, in particolare ai semplici e agli umili. Le Esortazioni costituiscono uno straordinario documento della sua arte oratoria.