
Abstracts Saggi Evi Agostini, Stephanie Mian, Learning and Teaching as Withdrawal: a Phenomenological Perspective on Fundamental Pedagogical Concepts Davide Zoletto, Francesca Peresson, Orientamento formativo e superdiversità: spunti per docenti Clara Silva, L'intercultura attraverso le discipline scolastiche: il caso della storia Gabriella Aleandri, Fernando Battista, Fondamenti di pedagogia interculturale per una relazione embodied e per l'inclusione nella scuola Antonia Rubini, Una scuola democratica aperta al riconoscimento delle diversità Francesco Bossio, Sui fondamenti della pedagogia interculturale nella formazione dei docenti della scuola secondaria. Alcune intersezioni educative Andrea Traverso, Sissi Pisano, Le competenze interculturali degli insegnanti di scuola secondaria nella gestione dell'aula con presenza di minori accolti in comunità educative d'accoglienza in regime residenziale Chiara Bove, Valeria Cotza, Alessandra Mussi, Per una capacitazione degli insegnanti in contesti multiculturali. Una ricerca qualitativa nelle scuole secondarie del quartiere di San Siro Laura Cerrocchi, Delle competenze o del curricolo in prospettiva interculturale e, meglio, transculturale? Tra ricerca-azione e formazione-supervisione degli insegnanti Angelica Disalvo, Formare l'epistemologia docente in chiave interculturale. Riflessioni e questioni pedagogiche Giuseppa Compagno, Ilaria Scolaro, Insegnamento e formazione docente: metodologie inclusive e didattica interculturale Paolo Lucattini, Serena Sani, Livia Petti, Disabilità e migrazioni: verso una proposta formativa per i futuri docenti della scuola secondaria Gaetano Di Napoli, Cinzia Novara, L'integrazione scolastica dei minori adottati internazionalmente. Il ruolo della pedagogia interculturale Giada Prisco, Formare e formarsi per abitare un mondo interdipendente: il contributo dell'approccio pedagogico interculturale e dell'educazione alla sostenibilità.
Il percorso delineato da questi discorsi e messaggi mostra la complessità del pensiero e dell'azione di Alcide De Gasperi, fra tradizione e modernità, tra continuità e intuizioni destinate a pesare nella seconda metà del Novecento. Tra i discorsi selezionati, ancora alcuni inediti, come quello per la festa degli alberi, o quelli tenuti nei suoi importanti viaggi nel Mezzogiorno e ad uno dei congressi della Confederazione dei coltivatori diretti. Quando scoppia la crisi bellica nella lontana Corea, nel 1950, sotto le pressioni americane, l'Italia dovrebbe celermente riarmarsi; invece De Gasperi resiste e insiste nel dare forma pubblica e contenuto politico alle leggi della riforma agraria e della Cassa per il Mezzogiorno. La terra diventa così uno strumento di stabilizzazione sociale e il simbolo di un governo che procede, nel pieno della guerra fredda, a rispondere in modo costruttivo alle sfide del dopoguerra, in chiave anticomunista ma anche antifascista. Si può leggere così un pezzo di storia italiana ma anche dell'Europa in formazione, gustando i riferimenti a una politica per la montagna e l'amore di De Gasperi per la terra e la natura, la sua conoscenza delle colture e delle culture, il rispetto per il lavoro dei contadini cui viene riconosciuta un'importante funzione nazionale, l'impegno per una politica di investimenti pluriennali nel Mezzogiorno alla luce della solidarietà fra il Sud e il Nord, con una sensibilità moderna e appassionata, figlia del suo tempo ma interessante anche ai giorni nostri.
«Se dovessimo individuare quale sia il motore dell'educazione, esso resta sempre l'inquietudine. Le pagine di questo volume ce lo ricordano. Bergoglio ha sempre esortato gli educatori a non trattare i giovani come recipienti da riempire, ma come individui dotati di sogni, inquietudini e desideri. Un ragazzo "inquieto" - scrive Bergoglio nel 2008 - "è un ragazzo sensibile agli stimoli del mondo e della società, uno che si apre alle crisi a cui va sottoponendolo la vita, uno che si ribella contro i limiti ma, d'altra parte, li reclama e li accetta (non senza dolore), se sono giusti. Un ragazzo non conformista verso i cliché culturali che gli propone la società mondana; un ragazzo che vuole imparare a discutere...". Dunque, occorre "leggere" questa inquietudine e valorizzarla perché tutti i sistemi che cercano di "acquietare" l'uomo sono perniciosi: conducono, in un modo o nell'altro, al "quietismo esistenziale". L'educazione autentica stimola i cittadini a scoprire le proprie aspirazioni, rendendoli parte attiva nella costruzione della società. La libertà non può esistere senza la giusta inquietudine, che spinge a esplorare, a desiderare e a spingersi verso nuovi orizzonti». Da questo estratto della Prefazione di Antonio Spadaro si riconosce una possibile, concreta, finalità di questo libro: permettere all'inquieta curiosità pedagogica di ciascuno di interrogare la realtà e il significato di educazione. In questa collettanea si ritrova il frutto di un cammino di ricerca che ha coinvolto i diversi autori in un tempo di ascolto e dialogo con il pensiero e gli scritti di papa Francesco. È il traboccamento di un'itineranza fatta di studio e riflessione, per offrire una geografia per orientarsi, osservare, ascoltare, approfondire, discernere la visione di un pastore in cammino con i popoli e le chiese nel e con il mondo.
Qual è la natura della potestà ecclesiastica? L'origine della potestà di governo è sacramentale o piuttosto extra-sacramentale? Quale posto compete ai laici nel governo della Chiesa? Queste sono alcune delle questioni controverse sottese al can. 129 CIC. Un'impostazione ermeneutica che, appellandosi alla legittimità delle varie teorie canonistiche, assuma tale dibattito come principale se non unico criterio interpretativo del can. 129, rischia di far precipitare l'oggetto dell'analisi giuridica in un baratro nichilista. Il presente studio, invece, cerca di dare delle risposte, tentando di fare un passo in avanti verso l'obiectum giuridico proprio del can. 129, sulla base di un'attenta analisi della sua lunga storia redazionale; di una rigorosa interpretazione letterale; di una indispensabile interpretazione sistematica (in relazione soprattutto con i cann. 274 §l e 1421 §2); dell'importante legislazione successiva al Codice del 1983; nonché del criterio della tradizione canonica e della più ampia tradizione ecclesiale in senso teologico, tenendo nella debita considerazione anche la storia del primo millennio, notevole contributo per una ponderata valutazione interpretativa del can. 129 e della sua ratio.
La scelta della forma processuale con cui trattare la causa di nullità matrimoniale compete, nella fase introduttoria, al vicario giudiziale, che, valutando i presupposti processuali e considerando i diritti delle parti, deve scegliere tra la forma ordinaria, documentale o più breve. Il presente lavoro pone una panoramica sui presupposti delle tre forme processuali (parte statica) e sulle modalità di verifica degli stessi da parte del vicario giudiziale (parte dinamica) e intende offrire una precisa ermeneutica con lo scopo di chiarire il punto di partenza necessario e indispensabile per l'avvio di una determinata forma processuale. Si indaga, inoltre, sul decreto di determinazione della forma processuale e sulle forme di impugnazione dello stesso. La conseguente elaborazione del concetto di uso illegittimo della forma processuale risulta, quindi, utile allo sviluppo delle dinamiche di passaggio da una forma processuale all'altra, allorquando sussista, durante il processo, la cessazione o il rinvenimento dei presupposti. In conclusione, si analizza la relazione tra i presupposti processuali e il raggiungimento della certezza morale, per dimostrare come la scelta della forma processuale nella fase introduttoria della causa sia determinante per il pronunciamento di un giusto giudizio di nullità matrimoniale.
Francesco Bonini, Pellegrini di speranza nell'anno del Giubileo La persona tra autoformazione e impegno sociale Max Scheler e Paul-Ludwig Landsberg oggi A cura di Calogero Caltagirone Calogero Caltagirone, Introduzione Donatella Pagliacci, La presenza di Agostino nel pensiero di Max Scheler e Paul-Ludwig Landsberg Sylvain Josset, Landsberg, discepolo dello Scheler pascaliano? Angelo Tumminelli, Il personalismo comunitario di matrice fenomenologica. A partire da Max Scheler e Dietrich von Hildebrand Letteratura Raffaele Manica, Tracce sparse per Flaiano e Chiaromonte Chiara Cassiani, Il "petrarchismo emblematico" nei Prigioni di Umberto Saba: Il melanconico e Il silenzioso Alessandro Cutrona, L'indifferenza borghese: il salotto del Novecento nel primo romanzo di Alberto Moravia Storia Francesco Marcelli, Vittorio Bachelet e la ricostruzione: tre prospettive di impegno Filosofia Alessandro Borghesi, Teologia politica e secolarizzazione nella Russia contemporanea. La riscoperta di Carl Schmitt nel neoconservatorismo russo Anniversari Alberto Aghemo, Giacomo Matteotti e noi. Cento anni dopo Approfondimenti Pietro Luca Azzaro, Prime fonti sull'idea ratzingeriana dell'università cattolica del futuro Rassegna bibliografica - filosofia Roberta Gambardella, Rassegna bibliografica di filosofia della mente (2022-2024) Interventi critici Simone Regazzoni, L'etica del desiderio come forza vitale. Recalcati, psicoanalisi e Vangeli Aldo Marroni, Il male tra banalità e abisso La nostra biblioteca Anna Augusta Aglitti; Angelo Tumminelli; Rocco Pezzimenti
Il libro, frutto di diversi anni di insegnamento alla Facoltà di Diritto Canonico dell'Università Gregoriana, risponde a un quesito assai importante della vita pastorale: è necessaria la fede per celebrare validamente un matrimonio? L'autore affronta l'argomento in maniera multidisciplinare, mettendo in dialogo la teoria generale sui sacramenti, la dogmatica giuridica del matrimonio, il Magistero, i principali documenti ecclesiali e la giurisprudenza del Tribunale Apostolico della Rota Romana. Si tratta di un approccio diverso rispetto ad altri studi, il cui frutto principale, per il lettore, sarà la comprensione della ratio che soggiace alle molteplici questioni. Il testo si rivolge non solo agli studenti di teologia e di diritto canonico, ma anche ai professionisti del foro e agli studiosi. È strutturato in quattro capitoli, è concepito come unità organica e conduce il lettore passo dopo passo addentro alle singole questioni con l'intento di favorirne una comprensione olistica e critica.
In politica i cattolici italiani oggi contano poco o nulla. Ma anche sul piano dei comportamenti diffusi, degli stili di vita e delle opinioni i loro valori - sui quali peraltro tra gli stessi credenti le differenze non sono poche - sempre più appaiono decisamente i valori di una minoranza. Le pagine di questo libro ripercorrono il cammino che ha portato a un tale risultato, nel quale si rispecchia, come si capisce, l'orientamento che ha caratterizzato negli ultimi decenni l'intera società italiana. Un cammino che appare inestricabilmente intrecciato con quello seguito negli ultimi decenni dalle scelte dottrinali e pastorali compiute dalla Chiesa dopo il Concilio Vaticano II.
Il ricorso gerarchico è un'impugnazione mite, modesta; non gli appartengono tutte le formalità e le opposizioni di un processo giudiziale; è fondato sulla fiducia che il Superiore, di fronte alle ragioni addotte, può riconsiderare la decisione già presa. Solo dopo aver esperito il ricorso gerarchico si apre la via al processo giudiziale, al contenzioso amministrativo presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Lo scopo del testo è innanzitutto pratico: illustrare come nella Chiesa il ricorso gerarchico si propone, come si evolve nel procedimento e come si conclude con la decisione del Superiore. La trentennale esperienza dell'Autore presso la Segnatura Apostolica ha mostrato quanta distanza si crei in molti canonisti tra il richiamo ai principi supremi del diritto canonico e la mancata conoscenza delle più elementari procedure per agire nell'ordinamento della Chiesa. Il testo conserva il carattere di appunti per le lezioni che l'Autore tiene da anni alla Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Gregoriana.
L'eredità che Hannah Arendt ha consegnato al nostro tempo è immensa e viene qui offerta l'opportunità di raccoglierla con la consapevolezza che in questi decenni non si è esaurito il gravoso e delicato compito trasmesso alle generazioni future. In The Human Condition, in modo particolare, Arendt ha gettato le basi di un programma di lettura e interpretazione del moderno, privo di indulgenza nei confronti degli stereotipi ricorrenti e del progressivo appiattimento delle condizioni della vita umana entro cui è legittimo sperare di costruire spazi di riconoscimento comune, nonché di stabilire legami di reciprocità. I contributi qui raccolti riflettono una pluralità di voci e prospettive, ciascuna contrassegnata da specifici accenti e sensibilità. Ogni saggio pone criticamente in risalto aspetti centrali della riflessione arendtiana, ma anche quei non pochi punti controversi o eccessivamente densi, per non dire opachi, di un pensiero che non si lascia agevolmente afferrare, e non è collocabile senza un certo disagio all'interno di alcuna delle correnti culturali o ideologiche del Novecento, benché sia innegabilmente un pensiero della modernità quello che con Arendt ha inteso volgersi contro e "oltre" il moderno.