
Novantaquattro interviste e dieci conversazioni di De Gasperi sui principali temi della vita politica italiana e delle relazioni internazionali: dai governi di coalizione del CLN al «centrismo»; dal duro Trattato di pace al Patto atlantico e alla «nostra patria Europa». Le grandi scelte che hanno orientato la ricostruzione democratica del nostro Paese coerentemente con il trinomio degasperiano «libertà, giustizia sociale, pace».
Segreta o riservata? Un viaggio senza pregiudizi nell'Italia massonica, svelando alcuni dei luoghi nei quali sono state scritte pagine importanti della sua storia e di quella del paese. Le logge massoniche nacquero dalle corporazioni medievali, ma solo nel XVIII secolo si trasformarono in quelle associazioni che, radicandosi nelle élite aristocratiche e nei ceti militari, perseguivano fini più universali. In Italia la nascita ufficiale del Grande Oriente d'Italia è del 1805 a Milano, e da subito le logge si identificarono nelle classi dirigenti liberali con il comune obiettivo di modernizzare e laicizzare il paese. Il viaggio qui proposto parte proprio dalla Milano napoleonica per toccare i luoghi risorgimentali, proseguire per la Bologna dagli esponenti illustri e soffermarsi quindi su città ad alta densità massonica come Firenze e Perugia. E poi naturalmente la Roma di Palazzo Giustiniani e di Piazza del Gesù, ma anche luoghi inattesi, come le isole dei confinati e la Sanremo di Calvino e Scalfari, entrambi figli e nipoti di liberi muratori. E infine Arezzo, il luogo delle mille trame intessute da Licio Gelli e delle ombre sinistre della massoneria deviata.
L'inerzia si nasconde dietro l'accelerazione delle nostre vite. Un racconto che è denuncia e gesto di resistenza, una ricerca di senso tra le rovine del presente. Perché parlare d'inerzia nel nostro mondo in costante e precipitosa accelerazione? L'inerzia insidia il cuore del nostro tempo, è la parte in ombra del suo frenetico attivismo. Questa "breve storia" ne ricostruisce i diversi volti: dall'accidia dei monaci nei primi secoli dell'età cristiana alla malinconia rinascimentale, dallo "Spleen" della Parigi di metà Ottocento ai nati morti di Dostoevskij e all'Oblomov di Goncarov. Fin dentro il Novecento, con la fine della storia pronunciata da Kojève prima e da Fukuyama poi. Il racconto procede oltre, guardando alla stasi ad alta velocità che caratterizza i nostri anni, alla cancellazione del futuro, alla nuova malinconia e al collasso cognitivo, che sembrano emergere, in modi diversi, dall'uso diffuso delle tecnologie digitali. Dove stiamo andando? È la domanda che risuona nella seconda parte di questa storia che non vuole soltanto esplorare l'età oscura che ci troviamo a vivere, ma prova ad incrinare l'inerzia in cui sembriamo intrappolati.
La conoscenza dei principali disturbi psicopatologici nel ciclo di vita può aiutare l'educatore a orientare il suo lavoro verso una maggiore comprensione della realtà dell'utente e verso interventi più efficaci in grado di accompagnare l'evoluzione dell'individuo e sostenere il suo percorso di crescita. Questo volume, che contiene temi di psicologia clinica e psicopatologia, è rivolto in particolare a chi opera nel settore psico-educativo e formativo e fornisce conoscenze in psicologia della comunicazione relazionale che mirano ad aumentare la sensibilità del formatore che lavora per migliorare la qualità della vita dell'utenza coinvolta nei progetti educativi. Indice del volume: La psicologia clinica nella pratica educativa. Le teorie della psicologia clinica nel percorso educativo. La conoscenza della psicopatologia nel processo educativo. L'approccio educativo ai disturbi dello sviluppo. L'educatore e il disagio psichico dell'adolescente. L'approccio educativo ai disturbi dell'età adulta. L'approccio educativo ai disturbi dell'età senile. Promozione del benessere e prevenzione. Lavoro di équipe e importanza del gruppo. La professione di educatore.
I fondamenti della psicologia dinamica e clinica sono sempre più necessari nelle professioni educative. Un manuale rivolto a educatori e insegnanti che mostri come le dinamiche affettive e relazionali con gli alunni e i contesti istituzionali influenzino la capacità di apprendimento e di adattamento lungo lo sviluppo è fondamentale. Il testo esplora il ruolo delle emozioni, degli affetti e delle relazioni nel processo di apprendimento-insegnamento, fornendo strumenti di lettura teorici e pratici che possono guidare educatori e insegnanti nella loro prassi professionale. L'atto di apprendere comporta cambiamenti nella relazione con se stessi, con i pari e con il mondo degli adulti. Il libro analizza le dinamiche sottese a questo processo, considerando l'insegnamento e l'educazione come opportunità di condividere esperienze e promuovere la disponibilità ad apprendere all'interno di un contesto facilitante. Il testo si suddivide in tre parti: la prima esplora i processi emotivi nell'apprendimento, la seconda analizza le dinamiche relazionali nei contesti istituzionali, mentre l'ultima parte si concentra sulle traiettorie evolutive adattive e disadattive.
"Far ridere non è mai stato facile quanto oggi; tuttavia, i rischi sono così considerevoli che non possiamo più ridere alla maniera disinvolta di un tempo. È lecito pensare che la nostra epoca aggiunga una nuova dimensione al celebre motto molieriano: È un’impresa tutt’altro che banale quella di far ridere la gente per bene." La spontaneità del riso, la relazione tra chi ride e l’oggetto del suo ridere, la paura, quando si ride, di diventare ridicoli, il contagio della risata: la riflessione di Girard rivela la natura del riso per quel che è, un enigma e un miracolo. Per decifrare l’enigma, questo testo, che si apre descrivendo come il solletico sorprende il soggetto nei punti vulnerabili della sua anatomia, rompe con lo spirito "serioso" della filosofia. La gaia scienza di Girard, tematizzando l’innocenza del ridere, si fa beffe di una filosofia troppo sicura di sé. Così il sorriso autentico esclude che il riso sia un fattore di scissione; tende, al contrario, a creare legami, esprime forse un invito a ridere insieme.
L’intelligenza artificiale non è nata nella Silicon Valley. Esiste da millenni, da quando l’umanità ha iniziato a creare sistemi artificiali per mediare il rapporto fra la natura e il pensiero. Il linguaggio, la scrittura e la matematica sono esse stesse forme primordiali di intelligenze artificiali, strutture che abbiamo inventato per dare forma ai nostri bisogni interiori. André Ourednik ci guida tra le rovine archeologiche dell’IA: dal primo abaco mesopotamico ai neuroni artificiali, dalle formule magiche incise su carapaci di tartaruga agli algoritmi che oggi compongono musica e dipingono quadri. Scopriamo così che quella che chiamiamo «rivoluzione digitale» è in realtà l’ultimo capitolo di una storia iniziata quando i nostri antenati decisero di affidare la memoria alle tavolette d’argilla piuttosto che agli impulsi nervosi. Robopoiesi è molto più di una storia alternativa dell’intelligenza artificiale. È una rivoluzione concettuale che smonta il mito contemporaneo della macchina come alter ego del tecnoimprenditore solitario, mostrando come ogni intelligenza artificiale sia sempre stata il prodotto di intelligenze collettive, ecosistemi di sapere che trascendono l’individualità. E se l’IA del futuro, invece di replicare i nostri pregiudizi e le nostre ossessioni di controllo, ci aiutasse a ritrovare quella connessione con il mondo vivente che abbiamo perduto? Un libro essenziale per comprendere non solo da dove veniamo, ma soprattutto dove potrebbero condurci le macchine che stiamo creando.
Conoscere i contesti di guerra nel mondo, studiarne le cause prendendo contatto con esperti, fino a incontrare qualcuno che nel mezzo del conflitto ci vive o ci è vissuto: questo è stato il lavoro di studenti e insegnanti. E proprio gli incontri che ne sono scaturiti rappresentano il cuore di questo percorso: volti e parole tratti da questi dialoghi, nei quali gli studenti per primi hanno posto le loro domande, con la schiettezza che si ha a sedici anni e che può contagiare anche gli adulti: come costruire la pace? è possibile perdonare? Come non perdere la speranza? La strada aperta da queste domande si è riempita di volti ed esperienze che testimoniano percorsi di pace inimmaginabili, mentre accendono il desiderio di essere anche noi, lਠdove siamo, "profeti" di pace. Con la collaborazione di docenti e studenti di Gioventù Studentesca. Interviste a Pierbattista Pizzaballa e Paolo Pezzi.
Il 24 febbraio 2022 la Russia invadeva il territorio ucraino: era l'inizio di una "guerra insensata" (Leone XIV) tuttora in corso. Questo libro ci porta dentro la drammaticità di storie di persone molto diverse tra loro, ma accomunate dalla decisione consapevole di voler resistere e di dover agire. Ascoltando le loro voci, si vede con orrore l'abisso del male, ma anche la possibilità di opporsi al male, di continuare a vivere, costruire, educare e amare, di assumersi la responsabilità del presente per assicurare un futuro ai propri figli e al proprio popolo. Fatti talora apparentemente piccoli, ma in essi si vede quanto sia profondo l'abisso di bene che è nel cuore dell'uomo. La disponibilità di tanti a dare la vita per l'Ucraina provoca ciascuno a chiedersi: "Io per cosa darei la vita? Esiste qualcosa che valga così tanto?" (Luca Trippetti) e a riscoprire che cos'è l'uomo, il valore di tutto ciò di cui noi, cittadini del mondo "libero", abbiamo la possibilità di godere. "Dopo i bombardamenti, accogliere il mattino, essere vivi, è già un dono. Le persone vivono la vita come un regalo e la prendono sul serio. Non ci si sente stanchi della vita, non si è sazi del bene: si capisce che il bene è qualcosa che va conquistato con decisione" (Tetiana Oharkova). Così si costruisce la pace.
Conflitti, tensioni nazionali e internazionali, aumento dei costi delle materie prime, povertà, migrazioni, crisi politiche, economiche e sociali. Il nostro mondo è vessato ogni giorno da problemi che ci riguardano tutti, e che paiono sempre sul punto di deflagrare in qualcosa di ancora più grande e, forse, irreversibile. Eppure, sembra che noi esseri umani, piuttosto che invertire i processi quando siamo ancora in tempo, ci ostiniamo ad aspettare un punto di non ritorno prima di mobilitarci e agire davvero per il bene comune. E la crisi ambientale non fa eccezione: il disastro ecologico è già iniziato, i suoi effetti sono tutt'intorno a noi, anche se fingiamo di non vedere. Invece, ci dice Gaël Giraud, è ora di aprire gli occhi e trovare risposte concrete a una serie di domande fondamentali: come possiamo affrontare le straordinarie sfide poste dalle crisi causate dalla distruzione del nostro habitat? Cosa c'entra il concetto di proprietà privata con l'emergenza climatica? È tempo di mettere in discussione la sovranità degli Stati nazionali? Come possiamo lavorare insieme per costruire le istituzioni internazionali che ci permetteranno di prenderci cura dei nostri beni comuni? In questo suo libro-manifesto, Giraud procede a un'analisi esaustiva e illuminante della delicata situazione globale, delle cause che ci hanno portato fin qui e delle possibili soluzioni. Coniugando le sue due anime di economista e teologo, l'autore esplora la realtà anche alla luce degli insegnamenti evangelici e della tradizione cristiana: proprio nella Bibbia, suggerisce, è celata la risposta alla «policrisi» che minaccia il nostro pianeta.
Dopo il successo di preghiera del non credente, Andreoli torna con una profonda riflessione sul tema del mistero come elemento ineludibile di ogni esperienza umana. Il mistero - inteso non come domanda a cui cercare una risposta definitiva, ma come una presenza intrinseca del quotidiano - illumina e lega insieme tutte le esperienze umane, dalla nascita alla morte. Il ruolo della fede e del sacro sono quindi l'espressione di un bisogno che si esprime attraverso preghiere, rituali e pratiche religiose: strumenti attraverso i quali l'uomo cerca conforto e significato di fronte all'inspiegabile.
Tra il XIX e la prima metà del XX secolo si compí anche in Italia la rivoluzione silenziosa della conquista dell'alfabeto e della diffusione della conoscenza presso fasce sempre più ampie della popolazione. Questo complesso fenomeno fu possibile grazie a un nutrito numero di protagonisti spesso in competizione ideale tra loro, ma uniti nella lotta contro l'ignoranza: uomini di governo, burocrati illuminati, filantropi, massoni, socialisti. In questo contesto operarono la Chiesa e la militanza cattolica impegnate sui due fronti della difesa della libertà scolastica e della diffusione dell'istruzione, in particolare quella popolare. La scuola, secondo questa visione, non poteva essere puramente "laica", rinunciando al cordone ombelicale che la legava non solo a secolari prassi comunitarie, ma anche al confronto con la verità espressa nella fede. Il volume presenta alcuni momenti di questa affascinante storia e documenta l'impegno di alcune personalità politiche e scolastiche protagoniste dei dibattiti educativi e scolastici del secondo Novecento.