
La vita di san Leopoldo Mandic apostolo del perdono di Dio, raccontata in maniera semplice e avvincente. Non è un caso che, in occasione dell'invio nel mondo dei mille "missionari della misericordia", Papa Francesco abbia voluto l'ostensione delle spoglie di san Leopoldo Mandic accanto a quelle di Padre Pio. Frate cappuccino, Mandic incarnò nella sua vita la parabola del Padre misericordioso che attende il "figlio prodigo". Il volume ne ripercorre la vita attraverso sette spunti biografici e per conoscerlo meglio propone sette momenti di meditazione, devozione e preghiera.
Santo, mistico e maestro di vita spirituale, Francesco di Sales (1567-1622) - vescovo di Ginevra in anni di profondi contrasti tra cattolici e calvinisti - insiste sul ritorno al primato dell'amore, sulla dogmatica della testimonianza viva e sulla forza di un pensiero teologico basato sulla preghiera e in grado di condurre alla preghiera. Elaborando una teologia dell'amore egli tocca il centro del rapporto tra Dio e l'anima umana, il mistero che, in mancanza di un'espressione più adeguata, chiamiamo grazia, presenza di Dio al centro dell'esistenza. Nel 1661 viene dichiarato beato da papa Alessandro VII e nel 1685 santo. Nel 1887 Pio IX lo proclama dottore della Chiesa e nel 1922 Pio XI lo dichiara patrono dei giornalisti.
Quale radice spirituale ha alimentato la vita, la fede, il servigio alla Chiesa del beato Paolo VII? "Il ritratto spirituale" cerca di rispondere a questo interrogativo ripercorrendo i testi montiniani di carattere più personale, oltre a quelli più noti del suo magistero. Vengono così in luce i temi fondamentali della sua spiritualità: la scoperta della vocazione, il legame con l'apostolo Paolo, i maestri spirituali che l'hanno ispirato, la direttone spirituale, l'educazione della coscienza, la fede, la preghiera liturgica, il ministero pastorale, la Chiesa e la povertà, la cultura, la forma cristiana e la meditazione sulla sua vita consegnata nel Pensiero alla morte. In quest'ultimo testo è lo stesso Paolo VI ad offrire una prospettiva spirituale sintetica sulla propria vita di uomo, di credente e di pastore, di cui i capitoli del volume intendono esplorare le dimensioni e la profondità. Introduzione del card. Gianfranco Ravasi.
Chesterton scrive questo testo nel 1923, quando non è passato nemmeno un anno dal suo passaggio al cattolicesimo. Ma, come dice egli stesso, la figura di Francesco gli era familiare fin dall'infanzia. Non è una biografia di stile classico, la sua; quest'opera è piuttosto un'introduzione biografica a Francesco e al suo mondo, una sorta di "invito alla lettura per gli scettici, a partire da ciò che essi possono comprendere". È una sorta di "lezione su san Francesco": ricca, arguta, argomentata. Il lettore, dunque, non vi troverà tutto ciò che si deve sapere sul Santo, ma rintraccerà molte cose che potranno permettergli di riscoprirlo in una luce nuova. Francesco, per Chesterton, è stato quasi la sintesi di una trasformazione, l'uomo che ha cambiato con la propria vita il concetto stesso di spiritualità cristiana nel Medioevo. Francesco d'Assisi, Chesterton lo comprende e lo rivela con assoluta grazia e intelligenza, incarna una provocazione assolutamente attuale, per nulla superata; e restituisce anche a noi qualcosa della genuinità e spontaneità di un mondo di cui abbiamo profondamente bisogno: quello di una fede semplice, libera da troppi orpelli, restituita alla sua essenzialità.
"Avrò più seguito da morto che da vivo", ha profetizzato un giorno Padre Pio, anzi san Pio da Pietrelcina, come è giusto chiamarlo dopo che Giovanni Paolo II lo ha elevato all'onore degli altari il 16 giugno 2002. E così è stato: da quando è stato dichiarato santo, la sua venerazione, già fortemente radicata in Italia, si è diffusa in tutto il mondo. La sua vicenda è nota. Giovanissimo, ricevette le stigmate, che gli permisero di vivere sulla propria carne la Passione di Cristo. Dopo di allora risiedette sempre nel convento cappuccino di San Giovanni Rotondo, dove confessò decine di migliaia di persone, accorse a vederlo perché attratte dalla sua fama di santità e dai tanti eventi inspiegabili che accompagnavano la sua esistenza. Oltre a ripercorrere la vita di Padre Pio, questo libro contiene una nutrita antologia di testimonianze inedite di persone (di ogni età e provenienza) che hanno incontrato in vari modi e circostanze il santo di Pietrelcina e che descrivono miracoli e conversioni ottenuti grazie alla sua intercessione. I loro racconti aggiungono un nuovo tassello al ritratto di un uomo che con il suo carisma ha sfidato, e non di rado conquistato, le menti più brillanti della sua epoca.
"La laborem erecens" (1981) è l'enciclica che Giovanni Paolo II dedica al tema del lavoro. Scritto insuperato e oggi ancora attualissimo, si pone sulla scia delle grandi riflessioni in particolare di Smith, Hegel, Marx e Weber. L'autore sintetizza la teologia del lavoro di papa Wojtyla, così importante per la formazione e l'ascesa del movimento di Solidarnosc che guida la rivoluzione polacca e dà origine al crollo del blocco sovietico. Il lavoro, categoria fondamentale dell'umano, non è luogo di alienazione ma il modo con il quale l'uomo serve Dio proseguendo la Sua opera creatrice e contribuendo alla costruzione di un mondo migliore e più bello. Con un'intervista a Lech Walesa sulla vicenda polacca e l'esperienza di Solidarnosc.
Per la prima volta viene presentato in Italia uno studio sulla spiritualità di san Michele Garicoïts (1797- 1863), fondatore della Congregazione del S. Cuore di Gesù di Bétharram (Bétharramiti). Questo «atleta di Dio» (così si intitolava una biografia del santo di alcuni fa) viene qui proposto come «Maestro di spiritualità», cioè come un uomo che indica un nuovo modo per vivere la propria fede in Cristo Gesù, Verbo incarnato. Affinché questa proposta di vita venisse continuata nella Chiesa e nel mondo, Michele aveva riunito intorno a sé un gruppo di cristiani, fondando un Istituto religioso che diventasse una sorta di palestra per vivere la vita cristiana, in cui anche i fedeli potessero diventare «atleti di Dio». Il programma dei «figli di san Michele» è quello del Cuore Divino di Gesù che, nel momento dell’Incarnazione, dice al Padre: «Eccomi per fare la tua volontà, per amore verso di Te e verso i fratelli». I Bétharramiti, sacerdoti, religiosi e laici, sono i soldati scelti di cui disporre per qualsiasi eventualità.
Quando si vuol conoscere il cuore di una cosa, soprattutto il cuore di una persona, bisogna appunto seguire le vie del cuore, che sono le vie intime, le vie nascoste ai profani, le vie che iniziano ad una conoscenza psicologica e tanto commovente. Perché "il punto di incontro naturale con Dio è nel cuore dell'uomo" (Paolo VI). È quanto si propone di fare la raccolta di questi discorsi, annotazioni e meditazioni, che permette di conoscere alcuni lati sconosciuti della spiritualità di Paolo VI. Entrare nel suo cuore, condividere i suoi sentimenti, percepire qualche vibrazione dell'animo di uno che il Cardinale Carlo Maria Martini definiva "uomo spirituale". Come pochi, Paolo VI è riuscito a risvegliare nell'uomo d'oggi il brivido del mistero e il senso della trascendenza. Rileggere queste pagine, nell'anno del Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco, permette di assaporare qualcosa dell'esperienza spirituale di Papa Montini e del suo mondo interiore.
Ogni volta che sentiamo nominare san Francesco d'Assisi, la nostra mente si affolla di immagini: lupi ammansiti, dialoghi con gli uccelli, mani segnate dalle stigmate, aureole dorate che doppiano l'umile cerchio di capelli della chierica. Il suo volto, nei nostri ricordi, ha l'eleganza pacata degli affreschi di Giotto o la spigolosità timida del ritratto di Cimabue. In ogni caso, ci appare sempre come se fosse nato con il saio addosso. Ma com'era Francesco prima della conversione? Quali impegni e svaghi occupavano le sue giornate di figlio primogenito di un mercante ricchissimo, in odor di nobiltà? Le biografie antiche non dedicano molto spazio ai suoi anni giovanili, quando militava nelle truppe di cavalleria del comune di Assisi e spendeva i suoi giorni dividendosi fra la lucrosa attività paterna e i divertimenti tipici dei signori di fine XII secolo. Eppure, qualche testimonianza arrivata fino ai nostri giorni ci permette di recuperare un'immagine vivida e dettagliata della sua giovinezza, che la Legenda maior, la biografia ufficiale scritta da san Bonaventura, preferisce tacere. Scopriamo così che il giovane Francesco carismatico, arguto e un po' sopra le righe - non era proprio un modello di virtù cristiane: soldi, donne, cacce audaci e battaglie sanguinarie segnarono la giovinezza del santo più amalo d'Italia. Lasciando larghissimo spazio alle fonti storiche, Barbara Frale porta il lettore dentro uno spaccato vivace di Medioevo, con i suoi complessi riti militari, le sue gerarchie sociali..
In "On Augustine", Rowan Williams offers the fruits of his study of St Augustine over twenty five years of scholarly reflection. Though the literature on Augustine can seem endless, here Williams shows his own exceptional insight and the product is a book that will be valued by all as a major contribution to modern thought on this great philosopher and theologian.
Tre religiosi a confronto sul tema della vita in solitudine. Una rivisitazione della relazione tra Francesco e Antonio rivela come i due santi siano concordi nel proclamare che l'andare tra la gente e lo stare nel silenzio dell'eremo appartengono allo stesso desiderio, alla stessa identità, allo stesso progetto minoritico. Francesco ed Antonio parlano lo stesso linguaggio, sebbene con accenti spirituali un po' diversi, entrambi espressione di un eremitismo profondamente evangelico e sempre aperto al mondo. I due grandi santi francescani ricordano a noi che l'identità del frate minore e di ogni cristiano non può che essere "contemplattiva".
Il volume delinea un itinerario spirituale e pedagogico il cui punto focale è don Bosco. Quanto a questi, si intende il don Bosco "storico", il don Bosco che fu nella sua storia e il don Bosco che per scelta vocazionale volemmo parte determinante della nostra; non del fare di don Bosco, ma del suo essere, quello che fu nella sua vicenda biografica: prete dei giovani e fondatore di Istituti di consacrati e consacrate, apostoli dei giovani. In effetti, don Bosco per i Salesiani e per quanti nella Chiesa a lui si ispirano, non è solo punto di riferimento, ma modello di vita, il che sospinge a conoscerlo e a comprenderlo nel suo essere e operare, comprensivo dei suoi detti e dei suoi scritti, oggettivati in una straordinaria ricchezza di fonti chiare e inoppugnabili.
Nell'ultima meditazione, Pietro Braido si domanda: Chi è il salesiano di don Bosco? Come nasce e vive il salesiano di don Bosco? Egli ha disposto ritornando alle "Fonti" di e su don Bosco, da lui magistralmente esemplificate con riferimenti storici e narrativi, e proponendo continue e chiare suggestioni perché ognuno possa scoprire con don Bosco il proprio essere e operare. In definitiva, se l'intento era di esplicare l'essere e l'oprare di don Bosco, la conclusione non poteva non richiamare la fedeltà a don Bosco secondo l'essere e l'operare dei Salesiani, di quanti nel Chiesa a lui si ispirano e di tutti i benevoli lettori amici di don Bosco.