
Attraverso due brevi interventi, in occasione del V Centenario della nascita di santa Teresa d'Avila, papa Francesco offre una magistrale lettura dell'esperienza della santa riformatrice del Carmelo. "Santa camminatrice" alla cui scuola impariamo a essere pellegrini, il Papa vede in Teresa una "patrona" speciale cui affidare la Chiesa in quel processo di rinnovamento al quale il concilio Vaticano II l'ha fortemente invitata e che è la sola via per rimanere fedeli al mandato di Gesù per l'annuncio efficace e duraturo del vangelo. È la missione ideale che il Papa affida alla Santa di Avila, che insegna e intercede affinché tutta la Chiesa si metta in cammino, in un momento storico-culturale che vorrebbe la vita umana interamente votata al pragmatismo materialista e senza nessun orizzonte spirituale, facendo della terra il nostro unico e assoluto destino, senza Dio e l'uomo al posto di Dio: "Come fece allora, anche oggi la Santa ci apre nuovi orizzonti, ci convoca per una grande impresa, per guardare il mondo con gli occhi di Cristo, per cercare ciò che Lui cerca e amare ciò che Lui ama".
Una pubblicazione che mette insieme l'analisi storica e le immagini fornite in esclusiva dall'Archivio Riccardi di Roma. Il volume, dopo aver chiarito il perché dell'espressione "Papa buono" con cui è stata definita la figura di Giovanni XXIII, inquadra storicamente e spiritualmente la sua personalità, dalle vicende biografiche alla carriera ecclesiastica, dalla "rivoluzione" del Concilio Vaticano II all'enciclica "Pacem in Terris". Un libro denso di storia e suggestioni che custodisce un importante pezzo di storia della Chiesa cattolica.
San Charbel Makhluf è un santo libanese, vissuto nel XIX secolo, che ha lasciato attoniti gli studiosi, perché, dopo la sua morte, il suo corpo incorrotto prese a trasudare sangue, fatto inspiegabile da qualsiasi punto di vista scientifico. Se il corpo umano contiene circa cinque litri di sangue, come fu possibile che il corpo di Charbel abbia cominciato a perdere un litro di sangue all'anno per i successivi sessantasette anni? Da dove veniva questo liquido misterioso grazie al quale si producevano miracoli meravigliosi? Inoltre, nonostante fosse morto, il nostro santo continuava a sembrare vivo: capelli e unghie non caddero e il suo corpo continuò a mantenere la sua flessibilità naturale.
San Charbel apparteneva all'Ordine dei Maroniti; trascorse sedici anni della sua vita nel convento di Annaya e gli ultimo ventitré come eremita nell'Eremo dei Santi Pietro e Paolo.
Una proposta originale, pensata in continuità con il cammino di Iniziazione Cristiana, per l'accompagnamento nella fede dei ragazzi che entrano nella stagione della preadolescenza. Si tratta del tempo che va dagli undici ai quattordici anni, tempo di passaggio e quindi particolarmente delicato ma indubbiamente ricco di grandi potenzialità. Percorso agiografico. Un percorso in otto tappe, alla scoperta di un ragazzo che conosciamo a partire dai racconti della biografia scritta da san Giovanni Bosco: Domenico Savio. È la storia appassionante della vita di un giovanissimo santo, scritta da un altro santo, che lo educa come un padre. Una vita così "spiritualmente intensa" da sembrare quasi irreale. Una vita a cui ispirarsi e da cui lasciarsi ispirare. Ma oggi è davvero possibile, viene da chiedersi, essere santi? Certo che sì! Regalando se stessi in modo lineare, semplice, trasparente. Senza timori. In modo esuberante e quasi inopportuno, secondo le logiche del mondo. Destinazione Dio è l'invito a percorrere un tratto di strada in compagnia di questo ragazzo normale, che nella sua vita ordinaria, fatta di amicizia, studio e preghiera, ha saputo in pochi anni compiere la sua persona, diventando santo.
Il testo cerca di delineare il vissuto cristiano di Francesco e di Chiara, ossia di chiarire il rapporto maschile-femminile a partire dalle fonti biografiche e dagli scritti dei due santi. Chiara infatti fu molto importante per Francesco e viceversa. Certo, per entrambi, il loro rapporto personale entra dentro una relazione più ampia, che si allarga ai fratelli e alle sorelle; e lì va colto tutto il valore teologale di questa relazione fraterna allargata. Si tratta di una caratteristica fondamentale dell'esperienza spirituale francescana, contraddistinta fin dall'origine dalla presenza del fratello o della sorella. Essi colgono la singolare presenza di Dio in questa umana relazione. Sembra essere questo ciò che i due percepiscono con chiarezza: il loro reciproco rapporto rimanda a un terzo punto di riferimento, che è Dio stesso, scoperto da entrambi, anche se in maniera diversa, all'interno della relazione. In entrambi i casi si tratta di una lettura di fede dell'esperienza, che interpretata con "occhi spirituali" mostra la presenza e l'agire di Dio in una umana relazione tra un uomo e una donna, tra fratelli e sorelle.
Padre Pio viveva di Eucarestia, nell’Eucarestia, per l’Eucarestia, l’Eucarestia era il suo tutto. Questo innamorato dell’Eucarestia è stato ben più che un contemplativo, è stato un mistico, anzi un estatico dell’Eucarestia. Mistico autentico ai livelli più alti, aveva raggiunto l’alta contemplazione infusa, intelletto, volontà e memoria erano in contatto con la divinità. L’altare era il nuovo Calvario, il luogo dove P. Pio si immolava. La prima pellegrina, in assoluto, che partiva dal cielo per assistere alla Messa di Padre Pio era proprio Maria.
Padre Pio, che, annientandosi, ha saputo attivare a sé per la salvezza dei fratelli l’Onnipotente e farlo operare nel suo ministero, è oggi modello, messaggio della forza dell’Eucarestia: con tutto se stesso chiama, invita ad andare, a vivere, a usufruire sempre dell’Eucarestia, che è rimedio assoluto, fondamentale, divino, per curare i mali gravissimi da cui siamo affetti.
Il nuovo libro di Padre Maurizio De Sanctis è quanto mai opportuno in questo anno dedicato a san Giuseppe. Il testo infatti permette di uscire dagli stereotipi sul padre putativo di Gesù a cui una certa iconografia ci hanno condotti. San Giuseppe esce dagli schemi, è unico. Padre Maurizio (Padre NIKE) ci accompagna alla scoperta di un San Giuseppe nuovo e diverso dai soliti schemi rappresentativi.
"Ultimamente mi sono chiesto più volte: cosa posso lasciare di meglio a tutti quelli che mi hanno conosciuto e amato? Qual è l’aspetto dell’eredità agostiniana che mi sta più a cuore? I suoi trent’anni di ricerca sullo Spirito Santo; il suo cantico nuovo sull’Amore, che abita nel nostro cuore. È lo Spirito Santo in persona la vera Grazia di Dio che ci abilita a vivere da veri Figli di Dio, capaci di costruire il mondo nuovo, più umano e fraterno, che Gesù è venuto a proclamare con la sua vita e il suo Vangelo. Questo Spirito che è tutto l’Amore di Dio, Gesù ce lo ha messo nel cuore il giorno del nostro Battesimo. Ma molti, troppi, non lo sanno o vivono come se non lo sapessero. Per S. Agostino, che ha vissuto costantemente alla ricerca della Verità dell’Amore, è stata la scoperta più sconvolgente. Mi sembrava inutile morire senza dirlo a tutti: un testamento come l’ultimo urlo e il regalo più bello!".