In un'epoca sempre più votata alla robotizzazione della vita, elogiare l'inconscio è un atto di resistenza. Invenzione di Freud - secondo la radicale lettura di Massimo Recalcati -, l'inconscio è infatti il luogo in cui il desiderio del soggetto si manifesta nella sua irriducibile singolarità, ritagliando costantemente uno spazio creativo, eccentrico, anomalo che nessuna pianificazione educativa può addomesticare. L'inconscio non smette di destabilizzare il conformismo sociale, l'uniforme imposta da quel che Jacques Lacan chiamava il «discorso del capitalista». È l'unico vero antidoto alla concezione dell'uomo come macchina e al culto narcisistico dell'io-padrone. Riconoscere l'esistenza del soggetto dell'inconscio significa anche mettere in scacco l'ideale prestazionale di un'identità forte, deporre ogni forma di fanatismo o dogmatismo totalitario e «sviluppare, come si direbbe in politica, una democrazia interna più vitale e più interessante, dove i confini siano in grado di garantire transiti e incontri sorprendenti». Con questo elogio, oggi ripubblicato in versione aggiornata e con una nuova Introduzione, Recalcati ci ricorda che non esiste un modello uguale per tutti cui dovremmo conformare le nostre vite. «Non cedere sul proprio desiderio», come insegnava Lacan, è piuttosto un dovere etico che impegna ciascuno di noi, singolarmente, in una responsabilità radicale. A volte, persino quella di fare amicizia con il nostro peggio.
Nella letteratura d'Occidente, e in particolare in quella tedesca - da Goethe, Lessing, Novalis, Hoffmann fino a Meyrink, Rilke, Mann, Hesse, Kafka, Jünger -, si delinea uno straordinario itinerario poe¬tico, che intuisce nella scrittura lo strumento, affidato all'uomo nella moder¬nità, per realizzare un'esperienza intima e trasformare la letteratura in una possibilità di illuminazione, tanto in essa il pensiero vivente si intensifica. Nelle opere dei grandi maestri della letteratura tedesca moderna si scorgono sentieri spirituali da loro stessi costruiti, ideati, raffigurati, che conducono a nuovi stati della coscienza dell'essere, a una possibile trasmutazione: l'in¬treccio tra scrittura ed esoterismo si spinge sino all'identificazione, dove la letteratura è iniziazione.
Ognuno di noi custodisce un'infelicità che può rivelare risorse inaspettate. Gli analisti junghiani conoscono il suo potenziale: in seduta, il suo racconto può trasformarci in autori del nostro benessere. "Come stai? Uscite di sicurezza dall'infelicità" cerca di portare questa riflessione fuori dalla stanza d'analisi e, sulla scia degli insegnamenti di Carl Gustav Jung, esamina i vissuti di infelicità proponendo alcune modalità con cui la psicologia analitica può modificare queste esperienze, realizzando percorsi di vita più consapevoli e quindi più felici. A partire da «parole e problemi diversi per lo stesso disagio», raccolti con cura e attenzione nella sua carriera di analista junghiana, Marta Tibaldi analizza queste forme del malessere, per concentrarsi poi su come affrontarle con strumenti quali l'analisi dei sogni, la scrittura, l'immaginazione attiva e la camminata veloce. Prefazione di Filippo La Porta.
Il cattivo è ormai la figura centrale nelle narrazioni immaginative, è spesso il personaggio più sperimentale e complesso, tanto da diventare sistematicamente un modello nonostante incarni il disordine e la devianza da rifuggire. Questa pervasività della violenza del cattivo ha delle ricadute etiche sulle scelte reali? Sì, ma in maniera obliqua. Per comprendere l'odierna accelerazione della trasformazione del cattivo, si devono indagare unitamente l'arricchimento dei mezzi espressivi, che permettono di esperire l'immaginario senza le limitazioni ordinarie, e le ampliate possibilità di fruizione e scelta da parte del pubblico. Sostenuta da uno strutturato impianto teorico, l'analisi di Salvatore Patriarca esplora il male come scelta e la violenza come conseguenza in un percorso che si snoda attraverso filosofia, cinema e televisione, passando dai malvagi "classici", da Giuda a Vito Corleone, per arrivare ai moderni Joker, Dexter e Walter White di Breaking Bad.
Ancora oggi le "Osservazioni sulla morale cattolica" sono un libro rimosso, l'opera più segreta di Alessandro Manzoni. Scritte per anni, tra il 1819 e il 1855, a commento del pensiero del ginevrino Simonde de Sismondi, che imputava alla Chiesa cattolica la corruzione morale e politica italiana, tracciano con forza l'originalità di una morale potente, contraria ai luoghi comuni e al moralismo razionalistico del pensiero laico. L'ampio commento di Arnaldo Colasanti restituisce alle Osservazioni lo status di novità filosofica assoluta per il dibattito europeo dell'Ottocento. Le domande vere di Manzoni sono le stesse che emergono negli anni del Risorgimento: che Italia vogliamo? Quali sono i diritti e i doveri di una comunità che, per la prima volta, si ritrova unita in una nazione? Infine, può il cattolicesimo risultare un'energia trainante, oltre la consueta, stucchevole querelle che l'accusa d'essere una forza moderata, anzi anti-progressista?
"L'insegnamento del disprezzo" (1962) è un'opera nella quale Jules Isaac torna sul tema delle radici cristiane dell'antisemitismo. Nel 1960 il suo "grido di angoscia" aveva raggiunto i vertici della Chiesa di Roma e dal suo incontro con Giovanni XXIII era nata l'idea di un documento che si sarebbe poi trasformato in "Nostra Aetate" (1965), la Dichiarazione del Concilio Vaticano II che ha dato inizio al dialogo ebraico-cristiano e interreligioso. Con quest'opera, che segue "Gesù e Israele" (1948) e "Genesi dell'antisemitismo" (1956), lo storico francese continua quella che per oltre vent'anni ha considerato la missione della sua vita, ovvero correggere l'insegnamento del disprezzo per trasformarlo nell'insegnamento della stima. Prefazione di Marco Cassuto Morselli.
Per duemila anni cristiani ed ebrei hanno dimenticato che Gesù non era soltanto di discendenza ebraica, ma a tutti gli effetti un buon ebreo in senso religioso. Un oblio che ha creato da entrambe le parti una polarizzazione tra "noi" e il "Cattivo-Altro", ma soprattutto ha avuto per conseguenza secoli di antiebraismo e la terribile frattura di Auschwitz. In un mondo sempre più globale, per Ágnes Heller è necessario «detotalizzare» il concetto di Verità: la "resurrezione" del Gesù ebreo, infatti, rende possibile l'ecumenismo, che «non solo tollera l'altra religione, ma cerca anche ciò che unisce una religione all'altra». "Gesù l'ebreo" è un testo «denso di speranza» che parla al nostro tempo polverizzato in posizioni inconciliabili, ed è capace di mettere in discussione ogni forma assoluta di pensiero e fondamentalismo. Prefazione di Vittoria Franco.
Albert Camus non risponde ad alcun canone nel panorama del Novecento francese: appartiene allo strato più povero dei francesi d'Algeria, conosce la guerra e il colonialismo, ed è animato da un'urgenza che non può essere propria della cultura parigina, pur "impegnata". Convinto federalista, strenuo oppositore della Guerra d'Algeria, Camus entra in conflitto con gli intellettuali francesi e gli algerini indipendentisti a difesa delle sue idee, scegliendo solo alla fine il silenzio, una solitudine che neppure l'assegnazione del Nobel nel 1957 sa attenuare. Questo saggio, vero esercizio d'ammirazione, è una biografia intellettuale e politica che ripercorre un'«esistenza propriamente tragica». Dalla cronaca a Il mito di Sisifo, L'uomo in rivolta, gli articoli giornalistici, i Carnets e le lettere agli amici che hanno camminato e riflettuto con lui; punto d'approdo è il romanzo Il primo uomo, pubblicato postumo e incompiuto.
Sebbene la diagnosi psichiatrica e il "Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders" (DSM), ormai alla sua quinta edizione, rappresentino il sapere dominante nel campo della psicopatologia e in quello dei servizi pubblici di igiene mentale, Luca Casadio ne discute la natura, l'utilizzo e le disfunzionalità. La proposta è quella di dar vita a un'altra forma di sapere, di tipo narrativo, che metta al centro le storie dei pazienti. Con l'aiuto di suggestivi riferimenti a romanzi e opere d'arte, i maggiori quadri diagnostici vengono quindi descritti come dei copioni narrativi, allo scopo di valutarne la vicinanza, o distanza, rispetto alle articolate e uniche storie di vita del soggetto. Con un contributo di Maria Laura Vittori.
Questa nuova traduzione con commento integrale permette di ricostruire nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli i legami di Yeshua ben Yosef (Gesù) con l'ambiente ebraico d'origine, di risalire al contesto culturale e spirituale dell'ebraismo in cui viveva e in cui si è formata la prima Comunità. Nelle Lettere di Shaul/Paolo viene proposta un'interpretazione del pensiero e dell'opera dell'Apostolo in accordo con la più recente linea di studi paolini, secondo la quale Shaul non è un convertito ma un convertitore, la cui missione è inserire i pagani nella storia della salvezza. Esaminate nel quadro del loro contesto storico, profondamente segnato dall'oppressione romana e poi dalla distruzione di Gerusalemme e del Tempio, le Lettere apostoliche costituiscono un prezioso documento sulla vita delle prime Comunità messianiche, quando ancora non esisteva frattura tra ebraismo e cristianesimo. L'Apocalisse, affascinante per la ricchezza del suo simbolismo, ma concretamente ancorata alla drammatica situazione storica, non invita a una fuga dalla realtà o a un compromesso con il potere, ma, al contrario, esorta a restare in attesa della Venuta. Nuovo Testamento. Una lettura ebraica è un'opera scrupolosa che studia con serietà i testi cristiani per comprendere come l'antigiudaismo si sia inserito in scritti originariamente giudaici, è un contributo al futuro del dialogo ebraico-cristiano e al raggiungimento della pace per tutta l'umanità.