“Dio è più grande del nostro cuore” e ciascuno di noi è più grande del peccato che ha commesso: dalla consapevolezza della ferita inferta alla comunione con Dio e con i fratelli, al pentimento, all’incontro personale con Dio nella confessione, fino alla ritrovata comunione in un corpo e un’anima sola, l’autore ripercorre con sapienza e dolcezza tutte le tappe dell’incessante ritorno a Dio. Il sacramento della confessione diviene allora il luogo in cui ciascuno può sperimentare il perdono e la pace che discendono dal vivere la vita stessa di Cristo in noi: un cuore così rappacificato sarà segno di riconciliazione con il mondo intero.
Il metropolita Anthony Bloom (Losanna 1914) è stato Esarca per l’Europa occidentale del Patriarcato ortodosso di Mosca. Figura tra le più autorevoli del nostro tempo, padre spirituale dotato di raro discernimento e autore di testi sulla preghiera e sulla vita cristiana apprezzati in oriente come in occidente da cristiani di tutte le confessioni, presso le nostre Edizioni ha pubblicato Vivere nella Chiesa, La preghiera giorno dopo giorno e Alla sera della vita.
Lo sguardo trasparente e appassionato dell’autore ripercorre l’itinerario spirituale di un uomo che nel progressivo abbassarsi nella piccolezza ha raggiunto una dimensione universale, come avviene quando lo spirito del vangelo penetra in un cuore docile. Obbedienza e spirito di iniziativa, solitudine e desiderio di comunione, ascolto della Parola e contemplazione del mistero di Gesù di Nazaret plasmano tappa dopo tappa quest’uomo destinato, come il chicco di grano della parabola evangelica, a dare frutto in abbondanza dopo essere caduto a terra per morire.
Antoine Chatelard, piccolo fratello di Gesù, vive a Tamanrasset – ultima dimora di Charles de Foucauld – dal 1954. Autore di numerosi scritti sulla spiritualità di frère Charles, è uno dei “custodi” privilegiati della radiosa testimonianza del piccolo fratello universale.
Il silenzio a volte incute timore, altre volte suscita attesa e desiderio. Tutti, ad ogni modo, siamo destinati a incontrarlo. Pagina dopo pagina, l’autore ci guida attraverso il mistero dell’incontro con l’evento del silenzio, conducendoci a comprendere come vi sia un silenzio che dischiude le porte ai nostri desideri più profondi, che ci insegna a pensare alle cose della vita, ad affrontare le scelte importanti in maniera ponderata e responsabile. Al di là di queste profondità che il silenzio rende possibili nelle nostre esistenze, trapela allora un significato ultimo del silenzio che, da sospensione della vita o richiamo della morte, diventa soglia verso l’emergere del bene, grembo in cui rinascere a una vita più degna di questo nome, perché dotata di senso.
Roberto Mancini (Macerata 1958), docente di ermeneutica filosofica all’Università di Macerata, è autore di numerosi saggi in cui riesce a coniugare il rigore del ricercatore con la passione e il coinvolgimento del credente.
I monaci comprendono il mondo e le cose “altrimenti”
e siccome le comprendono “altrimenti”
vivono “altrimenti”
I monaci e i religiosi sono dei battezzati come gli altri, chiamati alla santità e alla carità come tutti i cristiani, ma nel contempo impegnati a testimoniare la radicalità del Vangelo nel celibato e nella vita comune. Da queste pagine, frutto anche di un intenso ministero di predicazione in comunità monastiche maschili e femminili, emerge una visione rinnovata della vita religiosa, nutrita alle sorgenti della tradizione del primo millennio cristiano e abitata da una lettura pregata della Parola di Dio: una vita fraterna chiamata a divenire autentica parabola dell’amore di Dio, uno spazio di libertà e di amore a servizio della chiesa e del mondo. Il presente volume è uscito anche in francese con il titolo Si tu savais le don de Dieu, Lessius, Bruxelles 2001.
Enzo Bianchi (1943), fondatore e priore della Comunità monastica di Bose, è autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della chiesa. Direttore della rivista biblica “Parola, Spirito e Vita”, collabora a diversi quotidiani nazionali. Presso le nostre edizioni ha pubblicato, tra l’altro, Adamo, dove sei? e Aids: vivere e morire in comunione. Tra i suoi titoli più recenti ricordiamo Le parole della spiritualità (Rizzoli 1999), giunto già alla terza edizione, e I Salmi (Mondadori 2001). Per la collana “I Millenni” di Einaudi ha inoltre curato la raccolta Regole monastiche d’occidente.
Da circa otto secoli una moltitudine di uomini e donne di ogni categoria e classe sociale ha fatto proprio il cammino di vita cristiana evangelica tracciato da Francesco d’Assisi. Ma quali sono le linee fondamentali della “vita secondo lo Spirito” che emergono dagli scritti di questo santo senza frontiere? Sono intuizioni di rara, disarmante essenzialità e radicalità che nascono da un cuore semplice, capace di narrare l’evangelo senza lasciarsi imbrigliare da un’epoca particolare e dalla sua cultura. Per questo ancora oggi Francesco appare un maestro spirituale immediato e attuale.
Thaddée Matura, francescano, è un profondo conoscitore delle problematiche inerenti alla vita religiosa e uno dei migliori esperti di fonti francescane. Ha curato l’edizione francese integrale delle opere di san Francesco. Presso le nostre edizioni ha pubblicato anche Incontri con Francesco d’Assisi.
Vi sono parole che, anche se pronunciate in una situazione particolare e per un preciso destinatario, restano, per quell’ispirazione che le ha generate e per quella sapienza che vi ha preso dimora, come pietre durature di un edificio cosmico di cui ogni essere umano, e non solo il credente, si sente abitatore. I Detti dei padri del deserto fanno parte di queste “parole”. Per quella particolare situazione in cui hanno visto la luce, essi non sono definizioni, né formule, né ricette... Sono parole dette a partire dalla vita di qualcuno che, essendo ancora in ricerca ha inteso esprimere un qualcosa, che semplicemente permettesse a questa ricerca, propria e di altri, di andare avanti, di scendere più in profondità. Parole in dialogo tra loro, e sovente in tensione, che quasi su ogni argomento, ancora oggi, sono lì a dialogare, a interrogarsi reciprocamente. Limite di ogni parola è un’altra parola: a ogni frammento di comprensione ne corrisponde un altro che gli sta di fronte e lo interroga. Solo l’umiltà e l’amore non sono soggetti a questa limitazione, e la loro “parola” resta come un limpido riflesso di Dio e di ciò cui tende la sua creatura.
Luogo d’origine della maggior parte dei Detti è l’Egitto, terra che, a partire da Antonio e da altri solitari suoi contemporanei, vide la prima fioritura del monachesimo cristiano. È lì che queste parole furono pronunciate e custodite dalle prime generazioni. Ma quando le incursioni barbariche degli inizi del v secolo, e forse anche una certa decadenza, spinsero molti monaci ad abbandonare quelle regioni, il timore che l’eredità andasse perduta convinse i solitari rifugiatisi in Palestina a mettere per iscritto quella preziosa eredità. Ne nacquero le prime collezioni in greco, e successivamente queste furono tradotte in copto, siriaco e arabo, etiopico, armeno e latino, arricchendosi di nuovi testi, propri di quelle tradizioni e delle rispettive esperienze monastiche. La scelta che segue attinge a tutte queste collezioni.
Solo servendo l’evangelo nell’umile fatica quotidiana dell’amore si può andare incontro al fratello e diventare annunciatori della “parola della riconciliazione”. Per crucem ad lucem, dicevano i padri: nell’itinerario dall’ascolto della Parola alla conversione del cuore e a un amore più forte della morte risiede tutta la proposta di senso e di speranza che i cristiani possono offrire a questo mondo, un mondo che ha un urgente bisogno di uomini e di donne capaci di sperare.
Michel Van Parys (1942), priore e poi abate del monastero benedettino di Chevetogne (Belgio) dal 1971 al 1997, collaboratore della Congregazione per le Chiese Orientali, membro della commissione “Fede e Costituzione” del Consiglio ecumenico delle Chiese e di numerose commissioni di dialogo ecumenico, ha saputo incarnare la sapienza monastica e la passione per l’unità delle Chiese, trasmettendole ben al di là del suo monastero.
I padri della chiesa "prima pregavano e poi credevano, pregavano per poter credere, pregavano per sapere come e che cosa dovevano credere". Una serie di catechesi sui diversi momenti della celebrazione eucaristica, concepiti non come succedersi di parti slegate tra loro ma come unità capace di portarci al cuore del mistero cristiano. Un tentativo di analizzare l'eucaristia non a tavolino ma "in chiesa", cioè a partire dal luogo e dal momento della celebrazione stessa: così la riscoperta dell'eucaristia sarà riscoperta anche della chiesa, del corpo ecclesiale formato dai partecipanti.
È l’invito che Gesù rivolge a Simone, invitandolo a gettare le reti per la pesca. È anche l’ invito rivolto a ciascuno di noi: “Tu sei una persona. Ti ho creato a mia immagine, mistero a te stesso. Abbi l’audacia di addentrarti nelle profondità del tuo essere: sarai stupito di scoprirti così complesso, così inafferrabile, eppure così attraversato dal desiderio di comprenderti sempre più, a tal punto che sarai colto talora da vertigine. Ma non temere: so di cosa sei fatto, giacché io sono la profondità stessa della tua interiorità”. Un invito a comprendere che Dio è amore e che nell’ascolto di un simile Dio può crescere l’amicizia con se stessi e con gli altri.
Xavier Thévenot (1938), salesiano, è professore onorario dell’Institut catholique di Parigi, dove ha insegnato a lungo teologia morale. Da vent’anni affetto dal morbo di Parkinson, consegna qui alcune delle sue pagine più dense e sofferte.
– Sentirti debitore verso gli altri non ti amareggia? – Al contrario. Penso che si tratti di una ricchezza. Al cuore della mia debolezza posso apprezzare il dono della presenza dell’ altro e offrirgli la mia umile presenza.
Alexandre Jollien (1975), cerebroleso dalla nascita, dopo diciassette anni di permanenza in un centro specializzato per handicappati, è riuscito a frequentare un istituto commerciale e, successivamente, a intraprendere lo studio della filosofia all’Università di Friburgo. Dopo questo suo primo libro, tiene sovente conferenze sul tema della differenza e della comunicazione. Di Alexandre Jollien le nostre edizioni hanno pubblicato anche il volume Il mestiere di uomo.