
Omelie pasquali inedite
O Pasqua divina!
Per te è stata annientata la tenebrosa morte
e su tutte le cose si è dispiegata la vita.
Per te sono state aperte le porte dei cieli,
Dio si è mostrato come uomo
e l’uomo è asceso quale Dio.
Per te sono state infrante le porte degli inferi
e i catenacci d’acciaio sono stati spezzati.
Le dodici brevi omelie qui raccolte sono antichi testi pasquali che la chiesa ha composto in un periodo compreso tra la fine del ii e il vi secolo. In essi risaltano la vastità di pensiero teologico, la radicalità di fede e la profondità di lettura biblica ai diversi livelli messi in opera dalla chiesa antica intorno al mistero pasquale. La lettura di queste omelie diventa oggi occasione per gettare nuova luce sulla comprensione che la chiesa antica aveva della Pasqua e sulla cura con la quale ne aveva studiato ogni aspetto, giungendo a un’amplissima intelligenza di un mistero che ingloba tempo, spazio, storia, vita e morte, per ricapitolare tutto in Cristo.
La carità è figlia dell’impassibilità;
l’impassibilità è il fiore della praktiké;
la praktiké, a sua volta,
poggia sull’osservanza dei comandamenti;
di questi è custode il timore di Dio,
che è un prodotto della retta fede.
La via della praktiké, la via delle virtù, è ciò che Evagrio vuole delineare in quest’opera indirizzata agli anacoreti, agli asceti che vivono soli nel deserto, ma nella quale ogni uomo riconoscerà descritte le proprie paure, le proprie ossessioni, le proprie sconfitte, ma anche le proprie aspirazioni più nobili. Attraverso un attento esame di ciò che ostacola il cammino di sequela, l’autore suggerisce un metodo per sostenere la lotta contro le potenze avversarie, le passioni, i vizi, attingendo dall’insegnamento dei padri e della Scrittura. Solo chi attraversa questa lotta quotidiana può giungere alla purificazione e raggiungere il fine a cui essa tende: la conoscenza di Dio. Di Evagrio – monaco nel deserto egiziano nel iv secolo – le nostre edizioni hanno già pubblicato Contro i pensieri malvagi. La presente opera, uno dei classici della spiritualità cristiana, è arricchita da un ampio commento di Gabriel Bunge, uno dei maggiori esperti di Evagrio, noto per i suoi saggi Akedia: il male oscuro, Vino dei draghi e pane degli angeli e Vasi di argilla.
“Questo Salterio ha uno scopo preciso: la preghiera del cristiano, la preghiera cristiana ... E’ stato concepito per essere pregato con il Nuovo Testamento e nella grande tradizione della chiesa. Soprattutto nella preghiera liturgica e nella lectio divina personale questo Salterio permette di rinvenire in modo diretto l’unità dei due Testamenti e aiuta la crescita della Parola di Dio nel cuore del credente”.
(dall’Introduzione di Enzo Bianchi)
Un lavoro di traduzione, scelta e interpretazione e una sperimentazione nel canto liturgico durati anni hanno condotto a una nuova traduzione dei Salmi e di ottanta Cantici biblici (40 dell’AT e 40 del NT) in uso presso il Monastero di Bose.
Il ricco antifonario prevede una scelta di versetti biblici da usare come antifone e come approfondimento del significato cristologico del testo: si tratta dei passi più signifi cativi delle varie versioni antiche del Salterio – quella greca dei LXX, la Syriaca, il Targum, la Vulgata – e delle citazioni, allusioni e riferimenti contenuti nel Nuovo Testamento.
Un apparato unico sia per il canto corale che per la lectio divina del Salterio.
In certi momenti sentiamo, nella fede, che esiste in noi un luogo segreto, nel quale la preghiera non si interrompe mai. Dio in esso ci interpella continuamente, e noi in quel luogo sperimentiamo di essere legati a lui. André Louf, abate per oltre trent'anni del Monastero trappista di Mont-des-Cats, è uno dei più autorevoli maestri spirituali del nostro tempo.
Come, nel rispetto dell'evangelo, restituire ai gesti la loro portata innovativa? In questa domanda vi è il proposito di questo testo, che si iscrive al cuore della riflessione teologica contemporanea. L'autore esplora l'ambito del corpo, del gesto senza però separarlo dalla Parola, dal messaggio che incarna. Attraverso lo studio di alcuni gesti simbolici dei profeti raccontati nell'Antico Testamento e, in continuità con questi, dei gesti di Cristo nel Nuovo Testamento, l'autore rivela il fondamento biblico e soprattutto profetico dei nostri atti ecclesiali e pastorali. Di fronte alla questione attualissima dell'intelligibilità e della credibilità dei nostri segni, questo libro è un contributo importante al tentativo di ripensare i modelli di comunicazione della fede cristiana oggi.
È ancora tempo di monaci?
Sì, è ancora tempo per offrire
alle donne e agli uomini di oggi
piste preziose per la ricerca di senso.
“Monaco è colui che si ritiene uno con tutti, abituato com’è a vedere se stesso in ognuno” (Evagrio). L’uomo contemporaneo vede indebolite le proprie capacità di divenire se stesso in una libertà autentica e di accogliere l'altro in una comunione sincera: un monachesimo cristiano cosciente della forza della Parola e della sapienza secolare della propria tradizione può aiutare gli uomini e le donne in mezzo ai quali vive a percorrere vie di senso e di dialogo. La lunga esperienza del monachesimo ha elaborato una vera e propria “arte della comunione”: vivere insieme come fratelli o sorelle che non si sono scelti per affinità elettive, ma che imparano ad amarsi come Cristo li ama, è annuncio dell’evangelo tra i più eloquenti.
(dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi, priore di Bose)
Michel Van Parys, per trent’anni abate del monastero di Chevetogne in Belgio e profondo conoscitore del monachesimo sia d’oriente sia d’occidente, è dotato di un grande discernimento nel leggere la presenza del monachesimo nella chiesa e nella storia e possiede un’esperienza della vita monastica tra le più ricche ed esemplari. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Incontrare il fratello.
In verità, non so in quali termini parlare specificamente della carità, poiché so che tutti i comandamenti del Signore germogliano da essa. Se molti, infatti, sono i rami delle opere buone, una sola è la radice della carità,
nel cui calore i malvagi non possono perseverare a lungo.
Giovanni Gualberto, già monaco nel monastero di San Miniato a Firenze, non è mosso dal desiderio di una nuova forma di vita monastica quando dà inizio alla piccola comunità nei pressi di Vallombrosa, ma si sottrae al governo dell’abate simoniaco per vivere una vita più autenticamente cristiana, con una grande fedeltà alla tradizione monastica, nella forma cenobitica, secondo la Regola di Benedetto. La volontà dei suoi discepoli di raccoglierne l’eredità spirituale nelle diverse fondazioni che erano nel frattempo sorte e l’avvio della prassi del capitolo generale portarono alla configurazione della congregazione vallombrosana tra la fine dell’xi e l’inizio del xii secolo. Il presente lavoro raccoglie testimonianze sull’esperienza personale di Giovanni e sui momenti fondamentali dello sviluppo della congregazione. Carità, obbedienza e distacco dal mondo appaiono l’eredità lasciata da Giovanni e raccolta dai suoi discepoli, che hanno fatto proprie le preoccupazioni che più lo avevano animato nella vita: l’amore fraterno, la comunione e la concordia nella comunità.
Al cuore della nostra fede
c’è il dono di un corpo:
“Questo à il mio corpo, offerto per voi”.
“Io penso che il modo migliore per intravedere qualcosa della profondità e della bellezza della sessualità sia meditare sull’ultima cena. Essa ci insegna che cosa significa donare il proprio corpo ad altri. Nel cristianesimo si parla molto di amore, ma a volte sembra che questo amore sia un po’ astratto, avulso dalla realtà. Eppure è necessario amare con quello che siamo, con la nostra sessualità, i desideri, le forti emozioni”.
Noi dobbiamo amare le persone
in modo che esse siano libere
di amare gli altri più di noi.
Timothy Radcliffe (Londra 1945) è entrato fra i domenicani a vent’anni ed è stato maestro generale dell’Ordine dal 1992 al 2001. Ha insegnato a lungo Nuovo Testamento a Oxford, dove ora risiede. Presso le nostre edizioni ha pubblicato anche Testimoni del vangelo.
Dove c’è amicizia
e amicizia vera,
lì c’è Dio.
E lì c’è l’uomo.
“Così è per l’amicizia: è come camminare insieme, suppone distanza, contemplazione di paesaggi e scoperte ... Ciò che unisce gli amici va al di là delle loro persone. L’armonia dell’amicizia presuppone o meglio esige l’apertura a una realtà più grande. È inseparabile da una ricerca, da un appello, da una comune aspirazione”. A partire da un elogio dell’amicizia, incontrando il pensiero di autori antichi e moderni, immergendoci in una tradizione che viene da lontano, le pagine di questo libro ci svelano le molteplici dimensioni che l’avventura dell’amicizia può avere, e la valenza che essa può assumere nella ricerca di una pienezza di vita umana e cristiana.
“La chiesa è luogo di libertà
solo se è il luogo della comunione”
Le esigenze della ricerca teologica sono qui unite a una grande capacità di parlare al cuore di quanti cercano di decifrare l’enigma dell’esistenza umana. Queste pagine fanno emergere “il legame tra la verità della chiesa, pienamente realizzata e manifestata in ciascuna assemblea eucaristica, e il problema esistenziale dell’uomo, il problema dell’essere o della liberazione della vita da ogni limite spaziale e temporale, e dalla corruzione della morte”.
(dalla “Prefazione” di Christos Yannaras)
Ioannis Zizioulas (1931), metropolita ortodosso di Pergamo e rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli in varie assise ecumeniche, è stato professore di teologia all’Università di Tessalonica e al King’s College di Londra. Definito da Yves Congar come “uno dei teologi più originali e profondi della nostra epoca”, ha già pubblicato presso le nostre edizioni Il creato come eucaristia e Eucaristia e regno di Dio.