
Una tradizione cristiana e monastica millenaria, custodita da una penisola del mar Egeo: questo è innanzitutto la santa montagna dell’Athos, ancor oggi sinonimo di vita spirituale e di ricerca di santità. Da quando vi si ritirarono i primi cercatori di Dio, nella solitudine, seguiti dal fondatore del primo cenobio, Atanasio della Grande Lavra, questo lembo di terra ha continuato ad attirare cristiani provenienti dalle regioni più lontane, divenendo luogo di incontro di tradizioni diverse e testimone dell’essenziale che tutti accomuna: la ricerca del volto di Dio. Cristiani provenienti dai paesi tradizionalmente ortodossi, come georgiani, serbi, bulgari, romeni e russi si sono uniti ai monaci greci e hanno trovato sulla santa montagna un luogo comune in cui innalzare a Dio un’unica, polifonica preghiera. E a questo coro hanno voluto unirsi anche i latini che, per almeno tre secoli, hanno contribuito a questa multiforme bellezza. Il XII Convegno ecumenico internazionale di Bose di cui presentiamo gli atti ha voluto, a circa mille anni dalla morte di Atanasio, rimeditare la ricca tradizione athonita, per riascoltarne il messaggio sempre attuale.
Il corpo che noi siamo,
e che non proviene da noi,
è la nostra “in-scrizione” originaria
nel senso della vita
Nel corpo “preparatomi da Dio”
e che mi accomuna a ogni uomo
e al tempo stesso mi personalizza,
è incisa la mia unicità, la mia irripetibilità,
ma anche la mia chiamata a esistere con gli altri,
grazie agli altri e per gli altri:
il corpo è appello e memoriale
della vocazione di ciascuno
alla libertà e alla responsabilità.
Il cristianesimo, con l’incarnazione, rivela che il corpo umano è il luogo più degno di dimora di Dio nel mondo e afferma la connivenza profonda tra il sensibile e lo spirituale, tra i sensi e lo spirito, tra il corpo dell’uomo e lo Spirito di Dio. Dio è narrato dall’umanità di Gesù di Nazaret.
Luciano Manicardi (Campagnola Emilia 1957), monaco di Bose e biblista, collabora alla rivista Parola, Spirito e Vita. Attento all’intrecciarsi dei dati biblici con le acquisizioni più recenti dell’antropologia, riesce a far emergere dalla Scrittura lo spessore esistenziale e la sapienza di vita di cui è portatrice. Presso le nostre edizioni, oltre a diversi testi di meditazione, ha pubblicato, assieme a Enzo Bianchi, Accanto al malato e La carità nella chiesa.
Un’analisi viva del significato ecclesiale dell’eucaristia,
condotta a partire dai riti
e fondata su un’esperienza vissuta del mistero
“È nell’eucaristia, in questo santo dei santi della chiesa, in questa ascesa verso la cena del Signore, verso il suo Regno che si trova la fonte della sperata rinascita della testimonianza cristiana nel mondo”. L’autore offre una sapiente rilettura dei fondamenti teologici della celebrazione eucaristica, riscoprendone così il senso originale e le ricadute esistenziali. L’eucaristia è al cuore della rivelazione cristiana e anticipa il Regno veniente, “è il mistero che mi ha interpellato fin dall’adolescenza – confessa l’autore – e che non ha mai cessato di colmarmi di gioia”.
Alexander Schmemann (1921-1983), presbitero ortodosso, docente di Storia della chiesa all’Institut Saint-Serge di Parigi e poi di Liturgia al seminario teologico Saint Vladimir di New York di cui divenne anche decano, ha contribuito come pochi al rinnovamento e alla diffusione del pensiero teologico ortodosso in Europa occidentale e negli Stati Uniti.
Affinché, nel tempo della battaglia,
quando i demoni combattono con noi
e lanciano su noi i loro dardi,
noi diamo loro una risposta a partire dalle Scritture
Per pregare “in spirito e verità”, per custodire un cuore libero, è necessario “replicare”, controbattere ai pensieri malvagi ripetendo testi della Scrittura, sull’esempio di Gesù tentato da Satana. Un metodo capace ancora oggi di ispirare questa lotta quotidiana che riguarda ogni uomo ci è fornito da un monaco del iv secolo: Evagrio Pontico. Quest’uomo di rara sapienza spirituale ci offre una serie di brani biblici per far fronte agli “otto pensieri” che turbano le nostre menti e le nostre vite. Il testo originale greco dell’Antirrhetikos (che significa “raccolta di repliche, confutazioni, risposte” al demonio) è andato perduto, ma ci è stato tramandato dall’antichissima versione siriaca di cui viene qui presentata la prima traduzione mondiale in lingua moderna.
L’altare è anzitutto “mistero di presenza”:
presenza di Dio in mezzo al suo popolo
presenza del popolo radunato di fronte al suo Dio
“Interrogarsi sul senso e il valore dell’altare significa anzitutto intelligere, leggere in profondità ciò che uno dei simboli maggiori della nostra fede esprime. Per questo l’altare è anzitutto “mistero di presenza”: della simultanea presenza di Dio in mezzo al suo popolo e della presenza del popolo radunato di fronte al suo Dio. Ma anche “opera dell’arte”; non opera d’arte, ovvero opera asservita all’espressione artistica, ma dell’arte, opera dove l’arte si pone a servizio e nella sua forma più alta si fa serva dell’opera” (Enzo Bianchi).
Primo atto di una serie di pubblicazioni che affronteranno gli elementi principali dello spazio liturgico all’interno del rapporto liturgia, architettura e arte, sono qui raccolte e offerte a un più vasto pubblico le riflessioni sul significato teologico, estetico, poetico e artistico dell’altare cristiano, oggetto del II Convegno liturgico internazionale di Bose, promosso dal Monastero di Bose in collaborazione con l’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Cei.
La violenza è un luogo quotidiano e cruciale
nel quale è in gioco la costruzione di un’umanità
secondo la volontà del Creatore.
E da questo luogo Dio non può restare fuori!
La Scrittura come via per l’umanizzazione dell’uomo e, nel contempo, come uno specchio dell’umano dove il lettore può contemplare la propria realtà e cogliere i meccanismi da sempre all’opera nell’edificazione o, al contrario, nella distruzione dell’essere umano. Anche a partire dalla violenza, “che aderisce all’umanità come una seconda pelle”, è possibile giungere a forgiare la speranza di un futuro senza violenza, di una vita nella mitezza. Antico e Nuovo Testamento concordi ci mostrano come il superamento della violenza coincida con l’accettazione dell’alterità: solo così è possibile il rapporto tra uomo e donna, la famiglia, la convivenza civile nella “città”, luogo dei valori comuni e del riconoscimento delle differenze.
(dalla “Prefazione” di Luciano Manicardi)
André Wénin è docente di Antico Testamento alla Facoltà di teologia dell’Università Cattolica di Lovanio (Belgio) e professore invitato di Teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. Nella sua riflessione, la passione del credente per le Scritture e la competenza dell’esegeta si arricchiscono a vicenda, facendo emergere l’interesse profondo per tutto ciò che è umano.
Se il volto della persona amata
è in grado di renderci radiosi e pieni di gioia
che cosa non farà il volto del Signore
quando verrà a visitarci?
Composta verso la metà del vii secolo da un eremita di nome Giovanni, divenuto poi igumeno di un grande cenobio, La scala (Klímax, da cui l’appellativo di Climaco per indicare l’autore) è nota nell’occidente latino come Scala Paradisi. Opera di sintesi, è a un tempo frutto della tradizione e composizione originale: se da un lato raccoglie l’eredità spirituale dei padri precedenti (in particolare quelli del deserto egiziano e della Palestina), rivela dall’altro una sensibilità, una finezza e una profondità d’analisi assolutamente uniche. Non a caso l’opera ha goduto nell’oriente come nell’occidente cristiano di una popolarità ininterrotta fino ai nostri giorni. La Scala è l’invito a un pellegrinaggio: attraverso i suoi gradini ascendenti che culminano nella carità, “scandisce un cammino che porta alla somiglianza-partecipazione con Dio mediante l’imitazione del Cristo morto e risorto” (Olivier Clément).
Nelle riflessioni di Qohelet,
parola di Dio nella crisi dell’uomo,
è già all’opera
il germe segreto e nascosto della redenzione
Qohelet,
piccolo gioiello della letteratura biblica,
è un medico che si fa vicino ai suoi lettori
per dare un nome alle malattie che,
più o meno impreviste,
minacciano il senso
dell’esistenza umana sotto il sole,
giorno dopo giorno.
L’aureo libretto di Qohelet si rivela opera di un sapiente, nel senso vero della parola: egli ci invita cioè ad affrontare i temi fondamentali e le dimensioni più profonde dell’esistenza dell’uomo. Ma la sua riflessione si segnala per un ulteriore, decisivo pregio: egli dà un nome preciso alle malattie che costellano le nostre giornate, non ha timore di guardarle in faccia. Ponendosi con impietosa lucidità di fronte a queste sindromi, Qohelet compie analisi realistiche, talvolta minimaliste, certamente tutte necessarie per smitizzare le nostre letture banali e stereotipate della realtà, sotto le quali mascheriamo la volontà di ignorare il negativo che la attraversa.
Gianfranco Ravasi (1942), presbitero della diocesi di Milano, è Prefetto della Biblioteca ambrosiana e docente di Esegesi biblica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. All’indiscussa competenza dello studioso, unisce una rara capacità di divulgazione del messaggio biblico per gli uomini e le donne del nostro tempo. Presso le nostre edizioni ha pubblicato anche Il linguaggio dell’amore.
Il futuro della chiesa
ha bisogno della parrocchia
La parrocchia è chiamata
a fare tesoro della sua storia,
così da riproporsi come luogo centrale
per l’esperienza cristiana.
In un mondo che sacralizza il presente
è urgente testimoniare la speranza,
predicando il futuro
con l’edificazione di comunità
che vivono la fedeltà alla terra
ma nell’attesa del mondo in cui Dio regna.
Enzo Bianchi (1943), fondatore e priore della Comunità monastica di Bose, è autore di numerosi testi sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della chiesa.
Monsignor Renato Corti (1936), nominato nel 1981 ausiliare del cardinal Martini a Milano, dal 1990 è vescovo di Novara. È vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana.
“Il sole che sorge
ti veda sempre con un libro in mano”
(Evagrio Pontico)
Volti e parole dei padri della chiesa d’oriente e d’occidente sull’esperienza della lettura e sull’universo dei libri, raccolti e proposti affinché ciascuno possa dare spessore, consistenza, importanza diversa a quei nomi ordinati, li colleghi a un volto e a sentimenti precisi, li metta in relazione tra loro, spaziando dall’uno all’altro con la dimestichezza e la familiarità di chi si sente tra amici. Si è cercato di dar voce all’amore per i libri, la lettura e la scrittura che animava i cristiani dei primi secoli e che, come ogni autentico amore, non restava confinato nell’angusto spazio di una pagina ma si dilatava verso ogni creatura, divenendo amore cosmico. A ogni lettore l’invito a muoversi con libertà all’interno di questa compagnia umana e l’augurio che il suo cuore si apra su quel libro della vita che l’umanità nel suo insieme non cessa mai di scrivere.