
La Passione iniziò con una festa: Gesù e i suoi discepoli si ritrovarono a cenare, a condividere un momento speciale di amicizia. A volte dimentichiamo che le nostre eucaristie, memoria viva dell'Ultima Cena, sono un'occasione di incontro, per celebrare insieme la vita, per festeggiare il fatto che non siamo soli. Le celebrazioni sono soste nel cammino e le viviamo in diversi modi. Festeggiare è godere il presente, ma ci permette anche di fissare le circostanze speciali. L'essenziale è trasformare questi tempi di verità in spazi di impegno reciproco. Il libro si struttura in tre parti: la contemplazione immaginativa di un brano biblico, una riflessione spirituale che attualizza il messaggio, una preghiera. Estratto dal libro "La Passione".
Nel brano evangelico della lavanda dei piedi c'è Gesù, chino per lavare i piedi ai suoi discepoli. E c'è Pietro, incapace di comprendere. La logica del servizio è difficile, in entrambe le direzioni: servire e lasciarsi servire. Però l'aspetto più radicale e sorprendente della scena è la maniera in cui Gesù vincola servizio e potere. È la concretizzazione di un'idea: il potere si esercita attraverso l'amore che serve. Ci sono molte fonti di potere nella società; come sarebbe bello un mondo in cui si utilizzasse il potere per il bene dell'altro! Il libro si struttura in tre parti: la contemplazione immaginativa del brano, una riflessione spirituale che attualizza il messaggio, una preghiera. Estratto dal libro "La Passione".
La risurrezione è ardua da descrivere. Perché la presenza di Gesù si manifesta in un modo difficile da capire per gli stessi discepoli: c'è, ma non sempre lo riconoscono. Però cominciano a sentire dentro sé stessi una presenza che li porta a parlare dello spirito di Gesù nelle loro vite. Sanno di essere stati inviati a proseguire il cammino del Maestro. Ora sta a noi continuare a cercare. Siamo, perciò, gente in cammino, cercatori di Dio, degli altri e di noi stessi. In tutti gli aspetti del nostro cercare vi è l'alito dello Spirito. E impariamo a testimoniare Dio. Il libro si struttura in tre parti: la contemplazione immaginativa di un brano biblico, una riflessione spirituale che attualizza il messaggio, una preghiera. Estratto dal libro "La Passione".
Cosa succede quando due persone malate di SLA, l'uno credente e l'altro ateo s'incontrano? Come ci si può ritrovare in uno dei momenti più difficili della vita? E di cosa si possono riempire le conversazioni? Dialoghi con Giulio ci fa entrare in sette decisivi momenti, incontri, conversazioni, consegne di vita. Il credente non può non dire dove sta la Sorgente della sua forza, lo scoprirsi sempre e comunque amato. Dolore e forza, domande e ricerca, nonsenso e conflitto, accoglienza e rifiuto, vita e morte, sono trame che attraversano questi incontri e danno forza a una convinzione che attraversa il libro e si offre al lettore con la forza della testimonianza: accettare la "propria croce" è possibile, anzi può essere il dono da vivere. Un dono che porta alla consapevolezza di essere sempre e comunque piccoli strumenti nelle mani di Dio, anche e soprattutto nella sofferenza, quando la bilancia del dare/ avere pende vistosamente dalla parte del ricevere.
La comunicazione è basilare nella vita umana perché plasma le relazioni e la visione del mondo. E la parola è il primo strumento per intervenire sulla realtà. Ma quali parole Dio pronuncia quando crea l'umano? Genesi ci dà alcune indicazioni importanti sul modo con cui Dio comunica. La sua comunicazione è aperta, liberante, si inserisce in una relazione diversificata e pone quello spazio che permette all'altro e all'altra di esistere. E il nostro linguaggio? Le nostre parole a volte creano sbilanciamenti nei rapporti, quando non sappiamo riconoscere che chi ci sta di fronte viene da Dio ed è dono, affidato a noi per la nostra fecondità, ma a patto di lasciarlo libero e dialogante. Sussidio da valorizzare anche per la Domenica della Parola di Dio e per il Giubileo del mondo della comunicazione (24-26 gennaio 2025).
Gesù è la Parola fatta carne. Per questo noi cristiani non possiamo non dare valore alla parola, anche con la p minuscola. La parola è fondamentale. Elementi significativi della "parola" del Figlio di Dio sono le parabole e il dialogo. È Giovanni l'evangelista che mostra meglio lo stile dialogico della comunicazione di Gesù. Nelle sue parole con la Samaritana e con il cieco nato si possono scoprire le attenzioni che il maestro di Nazareth adotta. Egli parte dal bisogno dell'altro, abita il fraintendimento e valorizza l'ironia, dà autorevolezza alle idee di chi ha di fronte, si lascia stupire, smaschera violenza e presunzione, e ricerca la luce insieme all'interlocutore. Partendo da qui, possiamo rivedere il nostro modo di parlare. Sussidio da valorizzare anche per la Domenica della Parola di Dio e per il Giubileo del mondo della comunicazione (24-26 gennaio 2025).
Il Documento finale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi raccoglie i frutti di un cammino scandito dall'ascolto del Popolo di Dio e dal discernimento dei Pastori. Approvato dall'Assemblea in tutte le sue parti e dal Papa, il Documento finale partecipa del Magistero ordinario e, come tale, deve essere accolto nelle Chiese locali e nei loro raggruppamenti. È lì che il percorso sinodale ora prosegue. Le Chiese locali infatti sono chiamate a dare attuazione, nei diversi contesti, alle autorevoli indicazioni contenute, attraverso processi di discernimento e di decisione, tenendo conto di quello che già si è fatto e di quello che resta da fare per apprendere e sviluppare sempre meglio lo stile proprio della Chiesa sinodale missionaria.
Nel mondo non esistono donne e uomini completi e tondi (perfetti) come un uovo, e non ci sono neppure nella Scrittura, dove perfino Dio non vuole bastare a sé stesso. A tutti e a tutte, manca sempre qualcosa: la vista, la parola, il coraggio, un popolo...I personaggi biblici più imperfetti hanno il fascino dell'ordinarietà; i loro difetti risultano subito familiari a chi li incrocia, le loro storie parlano di noi: chiunque vi può riconoscere le proprie carenze. Una teologa rinarra alcune di queste figure bibliche proprio a partire dalle loro incompiutezze. Le mancanze, risolte o meno che siano, hanno infatti il merito di "far accadere sempre dell'altro": una strategia, un aiuto, una compensazione, un risvolto.
Per natura noi esseri umani siamo orientati verso gli altri: non viviamo mai solo per noi stessi, ma sempre in relazione. È a partire da questa considerazione che Anselm Grün dà voce e cerca risposte per la domanda di fondo che attraversa questo libro: «Come possiamo vivere il nostro desiderio di connessione in modo che sia salutare, e come possiamo vivere le relazioni in modo che la nostra coesistenza sia felice e ci renda felici?». Ogni persona desidera una connessione completa e profonda, eppure spesso sperimenta qualcos'altro: si sente sola, isolata, tagliata fuori dal legame con gli altri. E sebbene molti siano connessi, vivono tale connessione come un peso. Cosa fare? Per vivere i rapporti in modo sano sono necessarie una nuova comprensione dell'unità e una più profonda qualità della convivenza nei legami familiari e lavorativi, nella società e nella Chiesa, con la natura e con Dio. Servono valori comuni, ma anche comunità che vivano la fede e la speranza, e le rendano tangibili.
Quando si diventa papà, la vita cambia. E le parole nuove diventano un riflesso di questo cambiamento: "post partum", "ciuccio", canzoncine, nuovi rituali serali... Gli amici di sempre si ritrovano ora a discutere non più di serate ma di quali siano i passeggini migliori e più pratici per superare i tornelli della metropolitana. Attraverso la loro penna e i loro disegni, Alexandre e Yannick ci raccontano questa nuova vita. Con umorismo, tenerezza e, a volte, impegno, passano in rassegna 100 parole che come un ABC accompagnano i neopapà a scoprire come affrontare e vivere i primi 100 giorni di una vita decisamente cambiata per sempre. Un libro progettato per essere adatto a una nuova vita: una pagina è una parola (a volte anche due), una sorta di spuntino letterario da sgranocchiare durante la giornata, tra una poppata e l'altra.

