
Il sacro esperimento ricostruisce le vicende della colonia fondata in Massachusetts nel XVII secolo da un gruppo di puritani inglesi, con l'obiettivo di creare una società pienamente cristiana composta dai predestinati da Dio alla salvezza, i Santi. Il disciplinamento civile e religioso era attuato con una severa supervisione dei comportamenti sociali e morali in cui avevano un ruolo primario i magistrati e le famiglie, sotto la continua guida dei pastori. Su questa delicata costruzione giunse come un uragano una donna, Ann Hutchinson, che - prima di essere scomunicata e bandita dalla comunità - denunciò una dottrina che legava i singoli al buon operare privo di valenza spirituale, una delle trappole che il demonio tende agli esseri umani. La sua sconfitta portò al consolidamento di un sistema che dava voce al popolo e limitava il potere centrale in un modo assolutamente moderno ma legava i coloni a una rigida supervisione sociale e religiosa, secondo un comunitarismo che poco aveva a che fare con le spinte della modernità. Il sacro esperimento si rivela così un brodo di coltura nel quale matureranno molti elementi importanti per comprendere la storia, l'identità (e le contraddizioni) degli Stati Uniti.
«Le due città non sono riconoscibili in questo fluire dei tempi e sono fra di loro commischiate, fino a che non siano separate dall'ultimo giudizio». Con queste parole Agostino consegna alla cultura occidentale la prima proposta, da un punto di vista cristiano, di una visione organica della storia nella quale bene e male - la città di Dio e la città terrena - sono da sempre presenti e profondamente legati. È alla luce della rivelazione trinitaria che sarà possibile rileggere la storia in un'ottica pienamente positiva in cui dall'esperienza del male vinto emergerà l'Amore, lo stesso che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nel periodo delle invasioni barbariche che sconvolsero l'Impero Romano, le riflessioni dell'Ipponate gettano le basi per costruire una nuova epoca e forniscono una prospettiva epistemologica che diverrà il fondamento di gran parte del pensiero filosofico e teologico. Dal Medioevo al Rinascimento, fino alle incertezze tipiche della contemporaneità indecisa fra postmoderno e dopomoderno: l'eredità di Agostino attraversa i secoli - un'eredità qui esemplificata attraverso Scoto Eriugena, Guglielmo di Saint-Thierry, il Cinquecento spagnolo, Fichte, Rosmini, Scheler, Sciacca, Ricoeur, Chrétien, Marrou e Marion - e offre spunti sempre attuali per riflettere sul rapporto tra Dio e il mondo, tra eternità e tempo.
La pandemia da Covid-19 ha sollevato numerosi problemi etici: nell'ambito delle politiche pubbliche, tra affermazione della libertà individuale e riconoscimento della responsabilità sociale; nel contesto delle scelte in merito a se e chi curare, con quale priorità, data la scarsità delle risorse sanitarie disponibili; nella sperimentazione di nuove cure con implicazioni relative all'informazione ai soggetti partecipanti, soprattutto i più fragili; nella ricerca, produzione e distribuzione dei vaccini, tra obbligo e scelta. Il volume offre uno sguardo complessivo sui temi centrali della bioetica nella pandemia da Covid-19, nell'ambito della discussione interdisciplinare e pluralista che si è svolta nel nostro Paese, e in ogni Paese del mondo, evidenziando gli interrogativi e i tentativi di risposta dell'etica - o delle etiche - ai dilemmi emersi ed emergenti nella prassi. In tutta la sua tragicità, la pandemia ci costringe a pensare nuovi percorsi per evitare gli errori commessi e proteggere e promuovere la salute individuale e della comunità globale: la bioetica può offrire un contributo critico e propositivo in questa direzione.
I due saggi raccolti in questo volume, "Il senso della Chiesa" e "La Chiesa del Signore", costituiscono un anello che racchiude la meditazione religiosa e l'impegno concreto di predicazione e d'apostolato di Romano Guardini. Il primo scritto (1922) ha rappresentato un evento storico, poiché vi si avvertiva il sorgere di un senso della comunità religiosa che rompeva le angustie dell'individualismo spirituale. Guardini vede la Chiesa non come potenza dominatrice, ma come realtà che vive nel credente, aperta sul mondo, anche sui non credenti, in fiducia verso lo Spirito. Tali lineamenti sono approfonditi nel secondo saggio (1965), che presuppone la discussione del Concilio Vaticano II e accoglie con gioia gli aspetti emersi nei documenti conciliari, esprimendo però solo un desiderio: «che il cammino dell'epoca presente non sia per portare ad un appiattimento o superficialità, o ad un indebolimento della Chiesa, ma che resti sempre chiaro alla coscienza che la Chiesa è "mistero", ed è "roccia"... Essa vive per la propria missione e la deve adempiere, fosse pure a prezzo dello scandalo».
Utilizzando le tre Etiche di Aristotele, l'autrice offre un'ulteriore prova dell'attualità di un pensiero nel quale, costitutivamente, ogni realtà «si dice in molti modi». Gli schemi che l'intelligenza umana elabora devono essere molteplici e vanno tenuti, per quanto possibile, "aperti". Questo determina la presenza di "figure" concettuali intrinsecamente polimorfe; figure che il Filosofo attraversa lasciando che i loro profili, pur nella loro diversità e, talvolta, persino nella loro incompatibilità, convivano. La verifica di questa metodologia passa attraverso l'approfondimento di alcune nozioni-chiave, dando vita a un percorso innovativo che si snoda lungo tre linee fondamentali: vizio e virtù, passione e, infine, vita buona.
Il dialogo è sempre una vera forma di comunicazione? In molti casi non succede, piuttosto, che sia un monologo a due voci nel quale si aspetta che l'altro finisca di parlare, per imporre il proprio punto di vista? In questo testo, per la prima volta tradotto in italiano, Kaplan tocca diversi temi della filosofia del dialogo - il rapporto tra mutualità e reciprocità, tra collettività e comunità, il ruolo dell'individualità - in costante confronto con pensatori come Buber e Chomsky, ed elabora la categoria di duologo per descrivere quelle situazioni in cui non si parla davvero con qualcuno, ma a qualcuno. Così l'io resta rinchiuso in se stesso, invece di essere proteso verso l'altro: la chiave per recuperare una comunicazione autentica, infatti, sta nel riconoscere la propria incompiutezza, che viene completata nell'incontro con l'altro, e nell'apertura all'ascolto, che permette di essere pienamente umani.
Con il termine Riduzioni ci si riferisce a quelle missioni che, tra l'inizio del XVII secolo e la seconda metà del successivo, i gesuiti avviarono in America latina, in un territorio impervio, incerto e lontano, oggi diviso tra Paraguay, Argentina e Brasile: un esperimento sostenuto dall'Impero spagnolo, il «cristianesimo felice» descritto dallo storico Ludovico A. Muratori, che si protrasse fino all'espulsione della Compagnia di Gesù nel 1767. Lo "Stato gesuita dei Guaraní", nato presso la popolazione indigena del Paraguay, ebbe valenza culturale, religiosa e politica: oltre alla civilizzazione e all'evangelizzazione del "buon selvaggio", le Riduzioni sorsero nella zona di maggior frizione tra Impero spagnolo e portoghese, con l'obiettivo di arginare l'espansione del secondo e ispanizzare un territorio tanto esteso. Seppur le più studiate siano quelle paraguaiane, altre sorsero in Bolivia e Perù, determinando la creazione dei confini degli Stati moderni e la diffusione delle lingue come la conosciamo oggi. In questo volume, l'autore prima ricostruisce la storia delle Riduzioni dalla loro fondazione fino alla disfatta, poi raccoglie e presenta al lettore le testimonianze di coloro che vissero tale esperienza, a partire dal tormentato viaggio per mare, dal continente europeo all'America, fino all'incontro/scontro con civiltà tanto lontane, geograficamente e culturalmente: protagonisti di questa storia i figli di Ignazio di Loyola, l'élite intellettuale del tempo, senza i quali le Riduzioni non sarebbero mai nate, e quegli indios "semi-primitivi", senza i quali non sarebbero mai divenute ciò che sono state
Periferia «è una frontiera da osare, rischiando fallimenti, delusioni: è quella frontiera che abbiamo cercato quando non ci siamo più accontentati di ridurre il nostro annuncio alla scuola, ma l'abbiamo misurato sulla realtà del quartiere, perché sempre più parte di noi e della nostra città» scrivevano nel 1973 i fondatori di quella che avrebbe preso, da allora, il nome di Comunità di Sant'Egidio. La nuova edizione di questo Vangelo in periferia, rivisitando alcuni testi espressivi di un modo di comunicare il Vangelo a persone considerate "lontane", è un contributo non occasionale su un tema-chiave come il rapporto tra Chiesa e mondo operaio prima, e poi Chiesa e nuove periferie della società. È la parabola di una Chiesa "in missione", al centro del pontificato di Francesco, su cui fa luce l'ampio saggio introduttivo di Mario Marazziti attraverso una riflessione storico-ecclesiologica. Catechesi molto dirette, fedeli ai testi biblici, riguardanti la vita quotidiana di donne, ragazzi, uomini che sopportano lavoro precario e fatica, bisognosi di punti di riferimento: la Chiesa e la Bibbia possono essere centro della vita e antidoto allo spaesamento. È questa l'intuizione che sta alla base della Comunità di Sant'Egidio: la rivoluzione biblica, il Vangelo e la Bibbia per tutti, nessuno escluso. Una proposta di cristianesimo popolare e comunitario, che ha lo stile di un'autentica "antropologia dialogica" capace di creare ponti tra le periferie urbane e umane, le "periferie esistenziali" del nostro tempo.
I gatti sono imprescindibili per comprendere la visione teologica di Paolo De Benedetti - avverte la sorella Maria in apertura a questa galleria di poesie e disegni, dove ogni gatto svela un tratto unico della sua storia e, insieme, comune all'intera umanità. I gatti descritti da Paolo De Benedetti - ironici, buffi, stralunati - e illustrati da Maria Lojacono, per questa nuova edizione ampliata con testi inediti, riflettono un poco di grazia celeste e lo spirito stesso della creazione, l'Eden perduto e il Paradiso che ci attende, rivolgendosi ai bambini, a chi crede, a chi non crede ma non può non sperare. I gatti raffigurati, con l'espressione dei loro occhi, delle code, dei baffi, ci consolano e insieme ricordano che la loro anima, come quella di ogni creatura sulla terra, non va perduta. Prefazione di Giusi Quarenghi. Nota introduttiva di Maria De Benedetti. Introduzione di Ilario Bertoletti.
Jakob J. Petuchowski, rabbino e professore di liturgia e teologia ebraica, introduce e raccoglie una scelta di detti, fatti e "storie di miracoli" appunto di materia haggadica tratta dal Talmud e dal midrashim, i cui protagonisti sono per lo più i grandi maestri dei primi secoli dell'era cristiana, ai quali si deve se il giudaismo esiste ancora, ed esiste nella sua vitale, antiapocalittica, misericordiosa, saggia, libera fino al paradosso e allo humour, ubbidiente e ardita davanti a Dio, terrena e utopica ispirazione di matrice farisaica. Non si poteva scegliere barca migliore per navigare nel mare della haggadah: i racconti danno gioia, le domande fanno pensare. O, in modo più ebraico, le domande danno gioia, i racconti fanno pensare. (Paolo De Benedetti)