
In questo ormai classico studio Jacques Maritain affronta uno dei problemi di maggiore attualità: il rapporto tra persona e società. In esso l'autore, riferendosi alla concezione tomistica, critica le tre principali filosofie sociali e politiche - individualismo borghese, anti-individualismo comunista, anti-comunismo e anti-individualismo totalitario o dittatoriale - che, ognuna a suo modo, con la divinizzazione o con la "organizzazione" dell'individuo considerato come entità materiale, hanno condotto a una svalutazione della persona umana in quanto entità spirituale.
Questo volume, nato nel pieno del dibattito che investe la coscienza moderna, conclude una lunga meditazione morale che costituisce uno dei più suggestivi nuclei della produzione di Maritain. Viene ripreso il discorso già abbozzato nel Breve trattato dell'esistenza e dell'esistente, inteso a penetrare il mistero della presenza del male nel mondo e il rapporto tra la non-entità del male e l'Assoluto. L'analisi si svolge mediante la verifica di due assiomi, dai quali si deduce, da un lato, la totale innocenza di Dio nei confronti di tutte le miserie e le brutture di cui l'uomo porta il peso e l'angoscia e, da un altro lato, la conoscibilità del male da parte di Dio senza peraltro che ve ne sia in lui traccia intellegibile. Viene elaborata una teoria della causazione del male che tematizza il ruolo nientificante dell'uomo nei confronti della mozione divina, mentre viene superato l'impasse che coinvolgeva Dio nella causazione del male. Una delle più acute interpretazioni che la teoria tomistica del male abbia ricevuto.
Nei due scritti qui raccolti (Accettare se stessi - Conosce l'uomo solo chi ha conoscenza di Dio) Guardini parte dalla domanda costitutiva del soggetto: «chi sono io?». Una domanda inquietante, nel tempo della compiuta modernità, in quanto non si danno risposte immediate e certe. Consumate le identità fondate su una presupposta autosufficienza dell'immagine dell'uomo, per Guardini la domanda esistenziale ritrova una risposta nella Parola: questo è il senso del biblico essere fatti a immagine di Dio. In questo Nome l'uomo ritrova se stesso, ritrova il proprio nome. Ma sarà un ritrovarsi solo nel tempo del Giudizio. Nel frattempo - nel «nostro tempo glaciale [...] in un cosmo totalmente estraneo» - all'uomo che non cessa di cercarsi, Dio si dà nella polarità della lontananza e vicinanza: fedele alla chiamata - ostinato nella ricerca del proprio nome nuovo - sarà solo chi, rifiutando ogni sicurezza idolatrica, attenderà in una fede certo povera, ma pura.
Romano Guardini nel corso della sua vita ha sempre nutrito un vivo interesse per la liturgia, come testimoniano i due scritti qui per la prima volta tradotti in italiano e accomunati dal tema del tempo liturgico, fondamentale nel rito cristiano. Il primo scritto difende la domenica dagli attacchi della modernità, non tanto in nome del cristianesimo, quanto dell'uomo che necessita del riposo settimanale per integrare nella sua esistenza la dimensione religiosa che lo completa. Il secondo scritto rispecchia il progetto di far incontrare la liturgia con la preghiera personale e la cosiddetta pietà popolare. L'intenzione è mostrare come la figura di Gesù Cristo - la sua vita, la sua morte e la resurrezione - possa diventare il contenuto della preghiera. Nonostante il mezzo secolo di riforma liturgica intercorso, resta attuale l'invito a una preghiera personale schietta e fiduciosa, ispirata dalla Rivelazione contenuta nelle Scritture e custodita dalla liturgia.
Albino Luciani è stato un uomo del Novecento, ne ha attraversato i passaggi più drammatici: dal fascismo alla secondo conflitto mondiale, dalla guerra fredda al "disgelo", fino al manifestarsi delle esigenze di rinnovamento nella società e a nuove, anche violente, contrapposizioni ideologiche. Questa biografia ricostruisce la sua parabola umana e spirituale, dagli anni del seminario al sacerdozio: vescovo a Vittorio Veneto, padre conciliare, patriarca a Venezia, cardinale e pontefice, per poco più di un mese. Documenti, interviste e testimonianze ci restituiscono le sue intenzioni, le preoccupazioni, le linee programmatiche: la conservazione della disciplina nella Chiesa, l'attenzione alla catechesi, il contrasto alla secolarizzazione, la fermezza con i dissidenti, l'impegno pastorale a fianco della sua comunità, la fedeltà nei confronti dell'eredità del Concilio Vaticano II, che per lui rappresentò un'autentica «conversione». Ne emerge una figura complessa - che non coincide con quella stereotipata riportata dalla vulgata corrente né con le categorie storiografiche più usate (conservatore/progressista...) - e capace, con realismo e misericordia, di intuizioni modernissime: lo testimoniano le sue posizioni sulla contraccezione e sulle unioni di fatto e, soprattutto, l'attenzione alla comunicazione, come ha dimostrato nel breve pontificato con il suo linguaggio semplice e diretto. Una lezione di umanità che sarebbe stata ripresa dai suoi successori.
"Con questo volume ci viene restituito un Guardini sorprendente. Anzitutto egli qui ci appare filosofo a tutto tondo, immerso nelle problematiche più rilevanti che il pensiero del Novecento ha portato in luce. Diversamente da quanto accade in altri suoi lavori il confronto filosofico è insieme esplicito e stringente, mai comunque evasivo. Questo testo è infatti il suo manifesto personalistico. Nelle correnti del personalismo contemporaneo egli disegna un quadro teorico che ha i suoi tratti distintivi e il suo radicamento nella fenomenologia dell'evento persona come evento dialogico. Come se il pensiero di Guardini trovasse nel personalismo dialogico la sua forma più compiuta." (Silvano Zucal)
Guardando alla storia, la pace sembra essere solo un intervallo tra un conflitto e l'altro. Perché sorprendersi, allora, quando scoppia una guerra? Non siamo più abituati a formulare un pensiero della guerra, che da un lato deve essere ragionata per mettere in campo delle strategie che le consentano di raggiungere il suo scopo, la vittoria. Dall'altro, come ogni atto umano, la guerra comunica un senso che chiede di essere compreso, un senso ogni volta particolare, ma anche generale, che si collega al destino dell'umanità che vi è coinvolta. Questo libro, nato dalle lezioni tenute da Guitton alla Scuola di guerra del Ministero della Difesa francese a partire dal 1952, aiuta a capire la logica intrinseca dello scontro armato, indagato a partire dalle sue origini. Se Guitton ha pensato la guerra, lo ha fatto non soltanto perché la conosceva bene per esperienza personale, ma perché riteneva che l'intelligenza di un cristiano dovesse applicarsi anche a essa.
Che cosa induce gli uomini a obbedire alle leggi? Quali sono i fondamenti ultimi dell'ordine politico? Secondo Voegelin la religione è il fattore che tiene insieme le società, la chiave di volta dell'esistenza umana, che si muove in una tensione perenne tra la precarietà della vita terrena e l'eternità dell'essere assoluto. La tradizione cristiana parla di creaturalità, ovvero lo stare in relazione con l'originario divino, ma al contempo segnati dalla finitezza e dalla morte. Se per Voegelin la crisi profonda che ha investito l'Occidente negli ultimi secoli nasce dal ripiegamento su se stessi, un percorso di ascesa è possibile grazie all'esperienza, descritta da Platone, dell'essere attratti fuori da sé, che corrisponde alla forza della grazia e all'attrazione del Cristo di cui parla il Vangelo. Religione e filosofia non sono in contraddizione, ma rivelano il nucleo dell'individuo come essere umano: la tensione verso Dio, l'invalicabile limite della persona.
Eric Voegelin (1901-1985) filosofo statunitense di origine tedesca si è occupato di filosofia politica e di storia della filosofia moderna. Tra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo "Ordine e storia" (2 volumi, Vita e Pensiero, 2009-2015)
1945: fine della Seconda guerra mondiale, disfatta della dittatura nazista, nuovo inizio per la Germania. Romano Guardini tenne in questo anno spartiacque - un importante punto di svolta anche nella sua vita e nella sua opera - le sei conferenze qui raccolte. Se durante la catastrofe molti rimasero ammutoliti e anche la voce di Guardini si fece sentire solo in modo tentennante, la prima volta in assoluto in cui parlò dopo la guerra fu l'8 luglio a Memmingen, di fronte alla gioventù cattolica. Come guida spirituale, le sue prime parole su ciò che era appena accaduto sono per i giovani monito ma anche incoraggiamento. Guardini individua la menzogna quale tratto principale dell'epoca nazista. Di contro, è dalla verità - anche dalla verità delle parole che la propaganda ha svuotato del loro senso - che è necessario ripartire affinché l'esistenza umana possa di nuovo essere giusta. E guardare al futuro.
La diffusione del cristianesimo è stato un fenomeno caratteristico della generazione apostolica (30-70 d.C.). Quella prima evangelizzazione, tuttavia, non avrebbe avuto un effetto duraturo se nelle prime comunità non si fossero radicate le credenze e la forma di vita cristiana. A tale compito si dedicò pazientemente la generazione successiva (70-110 d.C.), una generazione anonima che continuò il lavoro iniziato dai primi missionari e che fu decisiva per il futuro del cristianesimo. Guijarro fa luce su questo consolidamento partendo dall'analisi di due casi concreti, le comunità cristiane del Ponto e della Bitinia alla fine della seconda generazione, servendosi di due testimonianze di origine assai diversa eppure complementari: la Prima lettera di Pietro e la Lettera di Plinio il Giovane a Traiano. Se il primo testo permette di esaminare dall'interno il fenomeno del radicamento nei suoi inizi, il secondo dà l'opportunità di osservare dall'esterno i risultati di tale processo. Lo studio condotto su questi testi offre un aiuto inestimabile per comprendere l'affermazione del culto cristiano, offrendo una prospettiva esegetica di sorprendente profondità, in grado di rischiarare anche gli aspetti storico-sociali.