
«Sono nato a Calosso, in provincia di Asti, nel 1937. Terminate le elementari sono andato a studiare nel collegio dei Domenicani a Carmagnola: volevo diventare sacerdote. A quindici anni ho ricevuto l'abito di frate... Ma l'anno 1955... Ero abituato che a metà settembre i miei genitori venivano a trovarmi... una piccola festa. Ma quell'anno, anziché la loro visita, arrivò verso fine settembre una lettera di mio padre, con due parole sibilline terribili: è destino che la mamma non possa venire. Più tardi venne lui, da solo, a portarmi la realtà, tremenda: la mamma ha un cancro allo stomaco. Aveva quarantacinque anni. Di mia madre mi rimanevano le lettere, poche: quelle di quell'anno, e le successive. Il contenuto delle pagine che seguono è costituito principalmente da queste lettere e dalla vicenda che esse scandiscono. Vicenda che a sua volta racconta come è possibile e cosa significa soffrire con amore». (dalla presentazione di Pier Paolo Ruffinengo) «Parole sussurrate. Parole di pianto urlate, oppure taciute; pronunciate o scritte, contro le quali nessun transito estremo nulla potrà. Forse ancora segrete; o smarrite. Esse custodiscono: sempre. Ritrovarle. Donarle a mani aperte. Conobbero. Hanno il sapore della terra. La nudità della terra che le nutriva le rivestì della sua forza. Questa terra dai colori dell'uva moscato, bella, che sembra un mezzogiorno d'agosto». (dall'Invito di Fernardo Bibollet)
Scritti negli anni della disputa tra Bonifacio VIII e Filippo il Bello, il Tractatus de potestate regia et papali di Giovanni Quidort di Parigi e il De ecclesiastica potestate di Egido Romano sono tra i maggiori contributi medievali alla storia del pensiero politico. Nello scontro, ma anche nel dialogo, tra concezioni diverse del potere, in un fitto reticolo di rimandi comuni e di autorità intellettuali richiamate o contestate, prendono forma domande differenti sui limiti del potere, antropologie in conflitto, nuove metodologie e si mettono alla prova strumenti concepiti nei variegati contesti concettuali del sapere accademico medievale. Ne scaturisce un lavoro interpretativo ed esegetico che mette ordine nei vasti materiali giuridici, teologici, filosofici, armonizzandoli in teorie politiche nuove, articolate e coerenti.
In questo breve e denso scritto, nato occasionalmente come conferenza, si trovano riassunte le principali tematiche di un pensiero provocatorio e controcorrente che evidenzia la priorità del "volto dell'altro" e sottolinea la centralità dell'etica. Nell'ampio e articolaro dibattito, che accompagna il testo della conferenza, sono tratteggiati i principali nuclei attorno ai quali ruota la ricerca levinasiana: il confronto tra "sapienza ebraica" e "saggezza greca", il significato dell'elezione e l'importanza del dialogo interconfessionale tra ebraismo e cristianesimo. La filosofia della singolarità ebraica, che Lévinas propone sinteticamente in questo scritto, non solo permette di "dire altrimenti" la trascendenza, ma la rende anche intelligibile a tutti, esplicitandone il suo "significato" etico e religioso. Si tratta di un significato che non si impone nelle forme forti di un sapere intellettualistico, ma si propone come "traccia" in grado di regolare concretamente le relazioni intersoggettive tra uomini.
Un libro di spudorata bellezza, fatto di poesie "timide e scalze", che non seguono la critica alla moda e non sono pagate dai dollari del Nobel. Twardowski è riconosciuto nome di punta se pur meno noto (poichè la notorietà non era nei suoi interessi) della migliore poesia polacca, e quindi tra le migliori del mondo se consideriamo la fila che di là viene di poeti altissimi, da Herbert a Milosz, dalla Hartwig alla Szymborska. Le sue poesie hanno una forza prodigiosa e chiara. Sia che presentino un colloquio con le creature della natura, sia che sottointendano i tanti drammi normali di tutti noi a riguardo dell'amore, della morte, e delle domande che agitano i cuori umani, queste poesie vivono di una grazia violentissima e gentile. Esatte nelle loro illuminazioni straordinarie, a cui l'ironia da a tratti i bagliori di uno splendore feriale, le poesie di Twardowski si sono affermate come punto di riferimento per tanti lettori e gente comune. La sua fede bambina e potente, semplice e sensibilissima alle sfumature della vita, non è innanzitutto un tema, ma l'aria in cui vibra una voce carica di umanità e simpatia per la condizione di tutti noi. Così che questo libretto diviene quel che la poesia rivela d'essere quando è veramente grande: un dono inaspettato e preziono
L’indagine sull’ecumenismo di don Primo Mazzolari permette di affrontare uno dei percorsi che hanno reso il prete cremonese figura di particolare rilievo nella Chiesa del Novecento, singolarmente capace di farsi interprete di istanze che si sarebbero imposte nel dibattito ecclesiale negli anni del concilio Vaticano II. Fin dagli anni Venti, in una stagione di accesa polemica contro il protestantesimo, il parroco di Bozzolo, periferico borgo padano situato tra Mantova e Cremona, si segnalò per essere una delle poche voci controcorrente rispetto all’atteggiamento predominante nella Chiesa cattolica dell’epoca. Il volume L’ecumenismo di don Primo Mazzolari raccoglie alcuni documentati studi che ricostruiscono, insieme al quadro dei rapporti tra cattolici e protestanti, le scelte compiute da don Primo tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta: nella trama dei suoi rapporti (in particolare con il pastore protestante Giovanni Ferreri e sorella Maria dell’eremo di Campello) come nella sua predicazione e nei suoi libri (soprattutto ne La più bella avventura) percorse le strade impervie dell’ecumenismo, proponendo a tutti i credenti di mettersi alla ricerca delle radici comuni per superare gli ostacoli che per secoli avevano lacerato il cristianesimo.
Nato nel piccolo borgo di Dardilly nel 1786 da una famiglia contadina, Giovanni Maria Vianney riuscì ad entrare nel seminario di Lione nel 1813. Alla scarsa attitudine allo studio faceva da contrappeso la sua profonda devozione, e fu così ordinato sacerdote nel 1815; tre anni dopo fu nominato curato del piccolo villaggio di Ars-en-Dombes, non lontano da Lione. Iniziò così una intensa attività di predicazione, in cui attaccava violentemente tutte le manifestazioni di immoralità. Egli era poi particolarmente noto per la sua abilità nel leggere nel cuore di coloro che si confessavano con lui, e gli furono attribuiti poteri di divinazione e miracoli, tanto che presto la sua chiesa divenne meta di numerosissimi devoti. Attraverso la puntuale ricostruzione effettuata da Trochu è possibile ripercorrere le tappe di un cammino esistenziale apparentemente comune, e che tuttavia già verso la sua conclusione veniva colto come modello di perfezione cristiana ed espressione di santità. Nel corso della sua vita, che si concluse ad Ars nel 1859, don Vianney rifiutò sistematicamente ogni riconoscimento; la sua canonizzazione fu decretata nel 1925 da Pio XI, che nel 1929 lo dichiarò poi santo patrono di tutti i parroci.
Dal 22 al 26 settembre del 2008, mons. Francesco Ventorino, uno dei più anziani preti di Comunione e Liberazione, ha tenuto gli Esercizi Spirituali al monastero benedettino della “Cascinazza” di Milano sul tema “La fede come metodo di conoscenza”. Questo volume riporta le sue lezioni, che ripropongono la dinamica della fede secondo il metodo caro a don Luigi Giussani, e l’assemblea finale tenuta con i monaci. Il volume è impreziosito da un’ampia introduzione, dove si rievocano genesi e sviluppo dell’esperienza della “Cascinazza”, monastero nato da un tentativo di riforma della vita benedettina approvato dall’Arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Maria Martini, e denominato “Priorato dei santi Pietro e Paolo”.
Con un saggio dei Monaci della Cascinazza
GLI AUTORI
FRANCESCO VENTORINO (Catania 1932) già ordinario di Storia e Filosofia nei Licei, è docente emerito di Ontologia e di Etica presso lo Studio Teologico “S. Paolo” di Catania. Per Marietti ha pubblicato Amicizia coniugale (Milano, 2007).
Sono qui raccolti gli interventi più significativi di don Alberto Zanini, testimonianze di un'umanità che ha come origine e metodo l'appartenenza totale a Cristo. L'eccezionalità del libro sta nella passione di vita che ci comunica: in ogni parola si percepisce la vibrazione di un uomo che ha incontrato Gesù Cristo e in questo incontro si è realizzato. Leggendo queste pagine si incontra un uomo, non il suo ricordo, ma il suo cuore, la sua tensione alla felicità, e la presenza viva del mistero che risponde, segno che l'avventura umana ha, ieri e oggi, una speranza di compimento.
Il libro raccoglie tre testi di poesia di Davide Rondoni nati, per urgenza e per commissione, intorno a tre figure emblematiche di genio, dubbio e grazia. Michelangelo, che parla tra delirio e visione, con l'opera a cui lavorò fino a quattro giorni prima di morire, la Pietà Rondanini, ora custodita in Milano. Tommaso apostolo, che dubitò della resurrezione di Cristo finchè non mise il dito nella ferita del costato, e il cui corpo arrivò a Ortona, in Abruzzo, dopo il viaggio di evangelizzatore nelle lontane Indie. E Paolo di Tarso, l'ebreo persecutore dei cristiani convertito, le cui parole tra tremore e fuoco toccano i misteri di Dio e dell'uomo. Tre testi di poesia contemporanea che toccano le antiche e sempre nuove questioni della vita umana. La poesia ancora una volta entra nel vivo del dibattito e della esperienza attuali, muovendosi con libertà e ardimento intorno alle figure storiche ed eterne del nostro essere geniali e affranti, uomini di fede e uomini di domanda.
L’agnosticismo è impraticabile: l’uomo non può vivere neanche in istante senza prender posizione su un problema che inesorabilmente lo sfida. Un sacerdote catanese, Francesco Ventorino, che ha speso la sua vita nell’educazione alla fede di tante generazioni secondo il metodo imparato da don Luigi Giussani, affronta l’ineludibile questione di Dio insieme a Pietro Barcellona, studioso di diritto e militante comunista con quarantacinque anni di insegnamento laico e di impegno politico sulle spalle. Questo libro, in due atti e un epilogo, affianca al saggio del teologo rigoroso il saggio dell’intellettuale inquieto e si conclude con un dialogo appassionato e appassionante tra loro. Non è una contrapposizione di teoremi, ma un paragone fra uomini; e riesce tanto più significativo in quanto sorge e si sviluppa sul terreno di un’amicizia.
“La questione dell’esistenza di Dio non è un itinerario pacifico che aspira al paradiso dopo l‘inferno della valle di lacrime del dolore e della sofferenza. È l’esperienza di un corpo a corpo feroce fra l’idea che io sia tenuto alla “carità” di una legge eterna e fuori dalla storia e l’esperienza di un doloroso tentativo di prendere sulle proprie spalle l’esperienza dello stare al mondo insieme ad altri uomini"