
Cosa accende nell'uomo il desiderio di conoscere? Come giocano nel cammino della conoscenza i fatti, avvenimenti, circostanze? Come incide la conoscenza sulla vita e sul lavoro di ciascuno, dal filosofo allo scienziato, dal medico al poeta, dall'ingegnere al grande giornalista?
Il volume raccoglie una serie di conversazioni tenute durante l'Anno Accademico 2009-2010 nei Collegi della Fondazione C.E.U.R., network Camplus, con alcuni studenti universitari, all'interno del ciclo di incontri culturali dal titolo: "La conoscenza è sempre un avvenimento".
Partendo da situazioni concrete e personali i relatori approfondiscono diversi aspetti legati alla dinamica del conoscere, riconducendo il tema a un'esperienza spesso dimenticata: la conoscenza del reale parte dall'incontro con qualcosa che accade, che sorprende, che abbraccia e supera la capacità di previsione della ragione. La conoscenza come avvenimento è la descrizione di un cammino avventuroso che, facendosi assaporare il gusto di cose nuove, cambia il nostro sguardo sul mondo, la nostra stessa vita.
Interventi di: Arturo Alberti, Vittorino Andreoli, Giancarlo Anselmino, Tommaso Bellini, Giuseppe Di Fazio, Carmine di Martino, Ettore Fiorini, Walter Gatti, Gianni Riotta, Carlo Romeo, Davide Rondoni, Vittorio Ruggeri e Giorgio Vittadini.
A cura di Nicola Sabatini
Owen Barfield (1898-1997), filosofo, poeta, critico letterario, fu un pensatore eclettico, profondo e controverso. Definito “il primo e l’ultimo degli Inklings”, si può considerare il “maestro non ufficiale” di C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien, dei quali ha influenzato in modo determinante la concezione filosofica e linguistica.
Questa traduzione italiana di “Saving the Appearances”, apparso per la prima volta nel 1957 in Inghilterra e qualche anno più tardi – con grande successo – negli Stati Uniti, lo rende finalmente accessibile al pubblico italiano.
In Salvare le apparenze Barfield percorre l’avvincente storia della coscienza occidentale spiegando come dall’unità originaria di realtà, linguaggio e significato si sia giunti all’attuale visione che rende le nostre rappresentazioni “idoli” privi di significato e “nomi” incapaci di comunicare la realtà. Tuttavia, sarà proprio questo cammino di svuotamento a garantire la possibilità di una nuova «partecipazione», che assume caratteri teologici fuori del comune.
Quando nel 1378, dopo settant’anni di papato ad Avignone, i cardinali francesi elessero il semplice arcivescovo Bartolomeo Prignano al soglio pontificio, ritennero di avere compiuto un piccolo capolavoro. Prignano era italiano, come chiedevano i romani, ma anche un uomo di curia, quindi facilmente manovrabile. Si ingannarono.
Infatti, appena eletto, Urbano VI iniziò un’opera di demolizione del loro strapotere che ben presto li indusse a cercarsi un altro papa, provocando lo Scisma d’Occidente. Inoltre quest’uomo, noto per essere dottissimo e di costumi irreprensibili, si rivelò col tempo un sovrano dispotico, vendicativo e perfino sanguinario. Tra battaglie, assedi, fughe precipitose, intrighi e misteriosi omicidi di cardinali, la sua è la vicenda di un papa eletto per errore, forse non del tutto sano di mente; in lui, tuttavia, uno spirito impetuoso e puro come quello di Caterina da Siena non smise mai di riconoscere il vicario di Cristo sulla terra. Perché dunque ridurre tutto a criteri terreni? Forse non è il modo migliore per giudicare la storia. Lo dimostrano gli anni avventurosi e terribili del pontificato di Urbano VI: il papa che non avrebbe dovuto essere eletto.
«Tra le pagine che ora rileggo mi sorprendono e mi restano cari alcuni tratteggi; “Possiamo tutti, nella misura in cui ci è consentito, essere fonte di luce e liberazione per gli altri!... E ancora: ”Sono i gesti poveri, feriali, le parole sommesse, bisbigliate, le attenzioni sottili che danno la vita”.O altrove:”Da brandelli di verità si può essere condotti alla Verità.. Da una briciola di significato al Significato”. O ancora:”Negli eventi gravi la parola e il gesto che ci salvano sono quelli più poveri. Le ore intense impongono sobrietà e semplicità. Si è raggiunti solo dall’essenziale”… Si tratta di segnavia del vivere che reputo molto preziosi e profondi per chi, come me, è un cristiano “semplice”, ma anche per il laico che gioca lealmente la sua ricerca, l’uno e l’altro attanagliati da una propria indomabile insoddisfazione per l’angusto contingente.
Credo che la mission dei minuscoli componimenti qui felicemente raccolti sia soprattutto quella di offrire una direzione di senso, un crinale che orienta fra i mille dispersivi impegni che assiepano una qualunque nostra giornata, un criterio per abbeverarsi alle svariate e spesso contraddittorie sorgenti d’informazione. Il filo esile che aiuta a non perdersi nel dedalo dei tanti quotidiani labirinti.»
I teologi parlanjo del corpo di Cristo, ma pensano alla chiesa o all'eucarestia, e hanno dimenticato la carne di Cristo. I biblisti insistono sulla parola di Dio, ma limitano l'attualità di Gesù al piano del discorso. I cristiani, invece, confessano la Parola che si è incarnata in Gesù di Nazaret, e incarnata per sempre.
La carne di Cristo è una introduzione ai modi della presenza sensibile del Ristoro nell'immaginazione della chiesa. Attraverso testi poco noti e figure insolite, queste pagine intendono riaprire una via smarrita dai moderni.
Recuperare un tesoro nascosto fra i ruderi può contribuire a dare un senso rinnovato all'identità cristiana in un tempo di crisi.
"Ci sono dei poliziotti falliti, degli uomini politici falliti, dei generali falliti, arredatori, ingegneri, conducenti di autobus, editors, agenti letterari, uomini d'affari, impagliatori falliti. Ci sono anche degli insegnanti di creative writing falliti e disillusi, come ci sono scrittori falliti e disillusi. John Gardner non era né l'uno né l'altro, e le ragioni di ciò vanno trovate in questo splendido libro."
Premessa di Davide Rondoni
Introduzione di Raymond Carver
GLI AUTORI
John Champlin Gardner Jr. (Batavia, 1933 – Susquehanna, 1982) è stato uno scrittore e insegnante statunitense. È stata una figura popolare e controversa fino alla morte prematura in un incidente motociclistico all'età di 49 anni
Perché Gesù Cristo mi appare sempre più come un nodo decisivo della mia esistenza, la pietra dello scandalo che diventa pietra angolare, la rottura della linearità del tempo con l’improvvisa irruzione dell’impensato? Ripercorrendo gli strati della mia vita, in questo Incontro con Gesù ho vissuto un’esperienza che non può trovare risposte né sul terreno della filosofia speculativa, né su quello della teologia e della mistica, poiché la domanda su chi sia Gesù non è mai pienamente colmabile.
La storia umana non può essere "salvata" - nel senso della compresione del significato di ciò che accade - senza che il divino innervi intimamente le vicende terrene degli uomini e delle donne in carne ed ossa. Ecco perchè sono stata affettivamente colpito dal Vangelo di Gesù Cristo. La nascita di Cristo è, infatti, una rottura epocale rispetto al tradizionale modo di vedere il rapporto tra divino e umano: il Verbo incarnato, figlio dell'uomo e figlio di Dio, nato da donna, con una maternità affettiva, rappresenta una novità assoluta nel grande dramma della storia umana.
Prefazione di Francesco Ventorino
GLI AUTORI
PIETRO BARCELLONA (Catania, 1936) è docente di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catania. È stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura e in seguito deputato e membro della Commissione giustizia della Camera. È autore di molte pubblicazioni.
Pasqua bassa del 1989 tra Arcevia e Urbino. Il protagonista, alle prese con la propria passione imperfetta – una sorta di gelosia non del tutto vissuta – sperimenta la propria educazione sentimentale come affetto per i luoghi, per una comunità e una famiglia in cui è incapace di radicarsi senza riserve, pur subendone il fascino. In Racconto di primavera, libro “indocile, sospeso e allarmato” (Walter Pedullà), i luoghi della memoria si fanno attualità di una crisi ormai manifesta: comunismo e identità religiosa, infatti, sembrano essere sul punto di dissolversi per sempre, e le pagine si popolano di figure vivide, colme di una tenerezza infantile e caparbia: Guerrino, Mira, Titti, Ghiga, Gaia… In questo mondo imperfetto e irraggiungibile ogni tradizione pare svanire nell’ultima data concessa, quella dell’89, dove è la storia stessa a gettarsi in una dimensione di euforica impossibilità. Nelle pagine si apre a tratti un varco, un’eco, una redenzione o solo una nostalgia, poi quando prendono corpo le voci delle bambine e degli alberi, la primavera si incarna finalmente nel mito come una ferita e una possibilità di salvezza.
GLI AUTORI
Leonardo Bonetti è nato a Roma nel 1963. Autore e compositore, Racconto d’inverno, oltre ad essere il suo primo romanzo, è anche una lunga suite musicale (ARPIA, Racconto d’inverno, Musea Records, 2009).
"Va constatato il fatto che il vero santo con la grandezza della sua anima si spinge ben oltre lo spazio della propria Chiesa, precisamente come Johann Sebastian Bach con la sua musica varca i confini del luteranesimo ed è capace di afferrare nelle sue spire sonore anche coloro che non appartengono alla confessione protestante.
Il vero santo è comprensibile a tutta la cristianità".
Walter Nigg
Superando le definizioni tradizionali di Controriforma e Riforma cattolica, Bireley guarda il cattolicesimo degli anni 1450-1700 da un'angolatura originale o almeno non convenzionale. Si tratta di un cattolicesimo modellato dai profondi cambiamenti della prima età moderna e desideroso di rispondere creativamente alle sfide della modernità: il Rinascimento, lo sviluppo economico e i disordini sociali, la Riforma cattolica, la formazione degli Stati, il colonialismo europeo. Con approcci diversi - politico, sociale, religioso e culturale - l'autore dedica particolare attenzione ai metodi di evangelizzazione nel vecchio e nel nuovo mondo, all'educazione, all'attività degli ordini religiosi e allo sforzo di creare una nuova spiritualità per i cristiani sparsi nel mondo.