
En 1888 don Michel Rua (1837-1910), à la demande de ses confrères, est confirmé par le Saint-Siège dans la charge de Recteur Majeur. L’héritage est lourd. Le gouvernement des institutions salésiennes fondées par don Bosco – la Société salésienne, l’Institut des Filles de Marie Auxiliatrice et la Pieuse Union des Coopérateurs salésiens – n’est pas facile. Malgré l’enthousiasme suscité par la figure charismatique du Fondateur, la situation apparaît fragile sous beaucoup d’aspects. S’impose une œuvre systématique de consolidation des parcours de formation, de renforcement de l’identité propre, d’organisation du gouvernement et de coordination des activités. Il faut gérer les rapports délicats avec les gouvernements et la société civile, dans une époque de tensions sociales et d’oppositions idéologiques. Il s’agit en outre de répondre aux attentes croissantes que suscite la mission éducative salésienne. A sa mort en 1910, don Rua laissera à son successeur un organisme aux dimensions mondiales, solide et stabilisé, en pleine expansion, qui s’impose comme une des institutions religieuses les plus significatives de la modernité.
Francis Desramaut nous présente la personnalité bien charpentée de don Rua et sa vie intensément laborieuse avec la précision de l’historien bien informé et l’efficacité d’une écriture vive et agréable. Le souci de la divulgation ne diminue en rien la valeur de l’ouvrage, qui diffère notablement des précédentes biographies édifiantes. Ici tout coule de manière bien calibrée, sur le fond d’événements historiques évoqués avec une sobre efficacité. A la fin de la lecture on a la sensation de la grandeur humaine et de la profondeur spirituelle de cet humble disciple de don Bosco, qui ne voulut jamais apparaître sur les grandes scènes, mettant toujours en premier plan la figure du maître très aimé.
Come "fare" oggi i cristiani? A questa domanda i vescovi italiani rispondono proponendo l’itinerario iniziatico secondo il modello catecumenale.
La scelta di tale modello mette in risalto la dimensione educativa della pastorale che articola, in un dialogo fecondo, teologia e pedagogia della fede in vista del processo richiesto per l’apprendistato delle nuove generazioni al divenire cristiani oggi. In questo senso l’Iniziazione Cristiana è vista come un "cantiere aperto", un ambito della pastorale che si va sempre più estendendo e arricchendo di studi e ricerche con significative ricadute della teoria nella pratica.
Frutto di uno studio condotto con precisione e senso critico, questo testo offre a pastoralisti, catecheti e studenti uno status quaestionis,ricco e articolato, che permette di fare ordine attorno all’ingente materiale di pensiero e di azione prodotto in Italia.
La consultazione del materiale è facilitata dall’ordine delle parti: a cominciare dai pronunciamenti del Magistero si può ricavare, come in un dossier, il filo rosso della storia (I parte), le linee di tendenza non solo teologiche ma soprattutto pedagogiche (II parte), con attenzione a registrare le esperienze più significative realizzate in Italia (III parte).
Ci si augura che lo studio continui sulla scia dell’esistente e diventi, a sua volta, ispiratore di concreti laboratori di Iniziazione Cristiana, con itinerari pertinenti nel "qui e ora" delle Chiese locali.
Lo scopo di questo libro è quello di definire l’ambito del lavoro, i compiti e i problemi della pedagogia familiare. Nel fatto educativo è possibile cogliere tre elementi centrali: la conoscenza dell’uomo educando (in quanto essere umano e in quanto singolo), i fini della sua educazione, i procedimenti per educarlo. Sul piano teorico e speculativo questi tre elementi sono studiati dalla filosofia e teologia dell’educazione, dalla storia, dalla psicologia e psichiatria, dalla didattica, dalla biologia, dalla sociologia e dalle scienze sperimentali. Ai fini pratici, direttamente operativi, essi devono, però, essere sviluppati secondo una linea progressiva, che prenda le mosse dal piano teorico e proceda fino a giungere al piano dell’azione educativa concreta, oggetto di studio della metodologia dell’educazione e di verifica da parte dell’operatore e studioso di pastorale e pedagogia familiare.
L’ambito di lavoro e di ricerca, quindi, in cui si muove la metodologia dell’educazione familiare non è quello teorico puro e nemmeno quello della pura e semplice azione educativa: si può considerare un ambito teorico-pratico; costituisce, infatti, un campo intermedio, che ricava la sua specificità precisamente dal dinamismo della progressiva specificazione e individualizzazione del fatto educativo.
La proclamazione dell’anno paolino (28 giugno 2008 - 29 giugno 2009) ha sortito un’eco i cui risvolti hanno provocato riflessioni e approfondimenti da prospettive diverse in numerosi ambiti. In questo panorama anche i convegni, i simposi e gli incontri di tipo formativo hanno avuto un ruolo determinante.
Il presente volume è stato preparato per un Simposio che si è mosso attorno alla sfida dell’educazione, percorsa in una costante dialettica tra fede e cultura, che si è svolto all’interno di un’Istituzione – l’Università Pontificia Salesiana di Roma – sorta soprattutto per evidenziare i compiti e le metodologie tipici di un’attività educativa. Era naturale, pertanto, che anche in una circostanza come questa le varie Facoltà fossero coinvolte sia per sentirsi interpellate dall’avvenimento, sia per cogliere da questo appuntamento un’opportunità ulteriore per continuare a declinare, pur sotto la specifica prospettiva paolina, la linea del proprio servizio alla cultura e all’educazione.
Ne è emerso un quadro sufficientemente emblematico e propositivo che può costituire la falsariga anche per ulteriori appuntamenti, soprattutto quando si vuol affrontare un percorso chiamando in causa la dialettica tra i diversi saperi.
Le pagine introduttive invitano ad accostare la figura di Paolo in quanto apostolo perché ha accolto una sfida educativa – quella della chiamata divina – e da "educato" appare nei secoli come un costante educatore. La conclusione di mons. G. Ravasi denotano un orizzonte che permane come costante richiamo per chiunque si ponga sul sentiero del rapporto tra fede e cultura.
This fifth volume in the series, Don Bosco: History and Spirit, is chiefly devoted to a description of the institutional expansion of the Salesian work. The first two chapters describe the school reform legislation in the Kingdom of Sardinia, noting that the secularization of the public school was the first significant step taken by the liberal revolution in its program aimed at a general secularization of society and the gradual elimination of the Church’s influence. In this context Don Bosco’s historic decision to undertake the school apostolate in a major way in Piedmont and Liguria is understood as part of the Church’s effort to counteract the process of secularization. This may be rated as the the first great "external" expansion, spanning the 1860s and early 1870s. A second expansion described in the last chapter (Ch. 8) spans the decade 1875-85 and sees the Salesian work established in France and Spain, and further in Italy. This presentation is preceded, by way of context, by a brief historical survey of united Italy under the governments of the radical Left (from 1876), and by an even briefer sketch of the political-social situation in France in the first decade of the Third Republic (1875-85)–all this in the pontificate of Leo XIII (from 1878).
The middle section of the volume (Chs. 3-6) looks at the internal development of the institution especially from the standpoint of Don Bosco’s response to perceived needs of society and Church. This includes: Don Bosco’s espousal of the devotion and ideology of Mary, the Immaculate Help of Christians, and his decision to build the great church in her honor (1860s); Don Bosco’s protracted involvement (in a private capacity) in the negotiations between the Holy See and the Italian State for the appointment of bishops to vacant dioceses and obtaining for them the royal Exequatur (1865-74); Don Bosco’s founding, in association with Mary Mazzarello, of the Institute of the Daughters of Mary Help of Christans as a companion congregation to the Salesian Society (1864-1872); lastly (from the 1860s), Don Bosco’s on-going reflection on the Salesian lay vocation and his articulation of the Salesian Brother’s participation in the Society’s mission.
L’educazione come evento etico è un tentativo di presentare un nuovo linguaggio pedagogico a partire dalla lettura di tre filosofi contemporanei: Hannah Arendt, Paul Ricoeur e Emmanuel Levinas. Partendo da questi autori l’educazione viene compresa come un’azione costitutivamente etica, cioè non come una relazione con l’altro intesa in termini economici, di interscambio, di reciprocità o simmetrica, ma come la pratica dell’ospitalità e dell’accoglienza dell’ultimo che irrompe nella nostra vita.
L’educazione come evento etico costituisce una novità nel discorso pedagogico attuale, non soltanto perché invita a pensare l’educazione in relazione all’esperienza dell’altro, dell’alterità, ma perché, a partire da questa esperienza, e dalla storia recente (le due guerre mondiali, la rivoluzione del 1917, il nazismo e il comunismo, Auschwitz, Hiroshima, l’11 settembre) critica tanto le pretese della pedagogia tecno-scientifica moderna come quella dell’umanesimo classico conservatore. Pensare l’educazione come evento etico, cioè, come natalità, narrazione e ospitalità, rende radicalmente insostenibile la pretesa di chiudere l’altro, l’educando, nelle astrazioni concettuali tanto abituali in molti libri di educazione. Si tratta, allora, di permettere alla parola dei poeti, dei narratori, dei novellieri e dei drammaturghi di entrate nelle biblioteche dei maestri e degli educatori. Soltanto così, credono gli autori, la pedagogia potrà tenere viva la memoria del passato e rispondere alle sfide del nuovo millennio.
L’Autore ha partecipato al Sinodo «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa» in qualità di esperto. Ha avuto modo di ascoltare gli interventi dei Padri sinodali in assemblea e di esprimere il suo parere nei gruppi di lavoro. Nei corridoi gli è stato dato di dialogare con i Padri sinodali, ascoltare diversi punti di vista, chiedere chiarificazioni, esprimere francamente il suo pensiero.
Finito il Sinodo, è stato chiamato in varie diocesi italiane, dove ha trovato notevole interesse, come a dire che il Sinodo, i suoi lavori e risultati, sono sentiti da molti come una cosa di noi popolo di Dio, strumento provvidenziale per proseguire e rafforzare il cammino di questi quarant’anni dopo la promulgazione della Dei Verbum.
Con questo intento pastorale ha radunato il materiale di questo libro. Ne è uscito un sussidio informativo sul Sinodo, volutamente sintetico, ma sostanzialmente fedele alla realtà dell’avvenimento e soprattutto atto a stimolare l’impegno per una pratica biblica rinnovata.
Ha cercato anche di prospettare la ricaduta di questo grande evento nella pastorale della nostra Chiesa in Italia, proponendo un cammino formativo a riguardo dell’incontro con la Sacra Scrittura.
Chiude il libro il frutto concreto del Sinodo: il testo delle Proposizioni con un breve commento di ciascuna e finalmente il Messaggio, da considerare quale testo-anima del Sinodo nella sua globalità.
Parte prima: La ricerca in psicoterapia: le basi teoriche
Cap. 1: La ricerca scientifica sull’alleanza terapeutica: rassegna critica e nuove prospettive (M.L. De Luca)
Cap. 2: La ricerca in psicoterapia: aspetti epistemologici e metodologici (M.L. De Luca)
Cap. 3: Analisi metapsicologica e teorie del sé: AT e altri modelli a confronto (M.L. De Luca)
Cap. 4: La ricerca clinica e la prassi psicoterapeutica: una valle da colmare (P. Scilligo)
Cap. 5: Il terapeuta come "scienziato locale" (M.L. De Luca)
Cap. 6: Alcune riflessioni sulla ricerca in Analisi Transazionale (M.L. De Luca)
Parte seconda: La ricerca in pratica
Cap. 7: Copione del terapeuta e alleanza terapeutica (P. Scilligo, M.L. De Luca)
Cap. 8: Stati dell’Io Relazionali e Alleanza Terapeutica (M.L. De Luca)
Cap. 9: Metodi di intervento e cambiamenti nella struttura intrapsichica (P. Scilligo, M.S. Barreca, M.L. De Luca)
Cap. 10: Personalità borderline e bambini esistenziali (M.S. Barreca, M.L. De Luca)
Cap. 11: La terapia in Regressione Sistematica (M.L. De Luca)
Cap. 12: Il gruppo di parenting: una lettura secondo l’Analisi Strutturale del Comportamento Interpersonale (ASCI) (C.A. Cavallo, M.G. Cecchini, M.L. De Luca)
Cap. 13: Rigenitorizzazione: l’esperienza di un Gruppo di Parentingnell’IRPIR (B. Coratti, M.L. De Luca)
Cap. 14: Ritrovare il senso perduto. Puntualizzazione clinica secondo l’approccio relazionale (M.L. De Luca)
L’Università deve essere un’universitas di discipline, tutte importanti e tutte necessarie per offrire quel sapere globale e sapienziale a cui aneliamo, per rispondere alle impellenti domande sul senso delle cose e della vita, per vivere da persone libere e responsabili, impegnate solidalmente nel compimento umano in Dio.
Da tempo nelle Università si riflette – si può dire che si tratta di una questione strutturale e congenita alle comunità accademiche, che ritorna ciclicamente, specie quando si intenda perseguire l’interdisciplinarità – sui problemi metodologici delle varie scienze prese a sé o in connessione tra loro. Infatti, la metodologia di ogni scienza è decisiva per definirne l’identità e la specificità del contributo nel concerto dei saperi.
Il Comitato Interfacoltà per la Ricerca dell’Università Pontificia Salesiana ha attivato una serie di incontri rivolti a dottorandi, studenti, ricercatori e docenti sul tema della metodologia, allo scopo di suscitare occasioni positive di riflessione culturale e di confronto su alcune metodologie di ricerca utilizzate e utilizzabili all’interno del mondo universitario.
Questo volume raccoglie gli interventi su alcune tematiche di metodologia delle varie scienze. Esso è introdotto dal Rettore, prof. Mario Toso, che presenta un quadro generale in cui collocare il discorso sulla metodologia delle scienze; il prof. Pio Scilligo tratta il tema: "La ricerca empirica. Modelli, risorse e limiti"; il prof. dr. Roberto de Mattei: "La ricerca storica: Modelli, risorse e limiti della metodologia storico-critica"; S. Ecc. Mons. Angelo Amato: "La metodologia della ricerca in prospettiva filosofico-speculativo-teologica"; il prof. Sergio Rondinara: "Metodologia della ricerca interdisciplinare-multidisciplinare-transdisciplinare".
Il volume è arricchito dall’intervento del prof. Michele Sorice: "La ricerca dell’Audience dei media: strategie, metodi e nuove proposte"; si conclude con il saggio della dott.ssa Misikova Lubica: "Per una epistemologia del cuore come epistemologia integrale" e quello del dott. Guido Baggio: "Lyotard e il sublime kantiano. Oltre il postmoderno", che presenta l’itinerario intellettuale e metodologico di J.-F. Lyotard.
Il volume L’educazione salesiana in Europa negli anni difficili del XX secolo è frutto del coinvolgimento diretto della Congregazione Salesiana (SDB) e delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) nella ricerca promossa dall’Associazione dei Cultori di Storia Salesiana e sostenuta dall’Istituto Storico Salesiano. Il ’900 è stato attraversato da movimenti culturali e politici forieri di incisive ripercussioni sulle istituzioni educative e sulle congregazioni che avevano connotato la presenza della Chiesa nei diversi Stati.
In momenti diversi, in Europa fu richiesta capacità di iniziativa e prontezza di fronte alle situazioni, fedeltà vocazionale a tutta prova, per non rinunciare alla missione educativa tra i giovani. L’incertezza non riguardava solo le opere, ma innanzitutto la formazione delle nuove vocazioni. Se per i decenni si era assistito alla collegializzazione, ora si trattava di spostare l’educazione cristiana attenta alla formazione integrale, senza la sicurezza delle strutture salesiane classiche.
Tra tempi difficili diversi per tanti motivi nei differenti Paesi, si fa riferimento a quelli che hanno attentato maggiormente alla possibilità di proseguire le attività educative avviate dalle due congregazioni nel solco del sistema preventivo di don Bosco. La radicale passione educativa spinse e i due Istituti ad affrontare gli ostacoli e a rischiare in prima persona e come comunità, senza piegarsi passivamente alle situazioni. Si potrebbe ipotizzare che la flessibilità necessaria per sopravvivere da educatori ed educatrici sia stata la prima forma di resistenza istituzionale alle ingiustizie e una preziosa risorsa della congenita attenzione alla realtà concreta. Le denunce dirette, infatti, non avevano altro effetto che far chiudere le opere e disperdere i religiosi. L’apoliticità tradizionale si tradusse nella scelta di cercare il modo di lavorare adattandosi e cercando gli interstizi informali per trasmettere alle giovani generazioni i valori tipici del “buon cristiano e onesto cittadino).

