
Il sistema delle scuole frequentate da tutti i bambini dai 3 ai 14 anni in Italia è composto da tre livelli (scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di 1° grado) che nel tempo sono evoluti con storie diverse e che via via si stanno integrando in un percorso unitario nell’ambito di Istituti che li comprendono tutti.
Per dare una visione sintetica ma non troppo riduttiva della realtà delle scuole di base in Italia, il volume presenta ciascun livello da tre punti di vista complementari:
- Istituzionale, illustrando le norme ufficiali che regolano il funzionamento, utilizzando soprattutto fonti ufficiali;
- Pedagogico, con riferimento all’evoluzione delle idee guida che ispirano le impostazioni istituzionali e le pratiche, con richiami ai più significativi principi ed autori e presentando anche qualche brano antologico;
- Didattico, della vita e dell’attività effettiva sul campo, anche attraverso le testimonianze di chi vi opera.
Il volume risponde all’intento di mettere a disposizione uno strumento in-formativo documentato e fruibile in contesti culturali diversi ed eterogenei. Nel testo, quindi, si trovano schede illustrative, riflessioni argomentate e testimonianze professionali che permettono di fare un ‘viaggio/immersione’ nelle discorsi e nelle azioni delle scuole di base italiane.
Si può “dimostrare”, attraverso un’argomentazione filosofica, che Dio esiste? Che valore hanno le “cinque vie” di san Tommaso d’Aquino?
Questo studio, facendo ricorso a numerosi testi finora inediti presenti in manoscritti di varie biblioteche europee, ed a fonti di autori spagnoli del XVI e XVII secolo, esamina come i tre articoli (“Se sia di per sé evidente che Dio esiste”; “Se sia dimostrabile”; “Se Dio esista”) della questione 2 della I Pars della Summa Theologiae del Dottore Angelico sono stati commentati – nelle lezioni universitarie e nelle prime opere pubblicate – dai teologi domenicani che per più di un secolo si sono avvicendati sulle principali cattedre della prestigiosa sede accademica salmantina, luogo che – come noto – ha visto nel “Siglo de Oro español” il sorgere e lo svilupparsi, all’interno della “Seconda Scolastica”, di una tradizione di pensiero particolarmente originale e significativa.
Il saggio consta di due parti: la prima – dal titolo Studio sugli autori: ricerca, testo, considerazioni – è suddivisa in sei capitoli, che trattano rispettivamente di Pedro de Sotomayor, Mancio de Corpus Christi, Bartolomé de Medina, Juan Vicente de Astorga, Domingo Báñez e Pedro de Godoy; la seconda – dal titolo Testi – riporta la trascrizione di tutte le fonti non confluite nei capitoli, compresi i ff. 49v-57r del Ms 1042 della Biblioteca Angelica di Roma. Di ciascuno degli autori si ripercorre brevemente la carriera accademica, in vista di collocare cronologicamente e contestualmente il commento alla questione 2, e si descrivono tutte le fonti a disposizione, fornendone la trascrizione insieme con alcune note di apparato. Nel caso di Domingo Báñez e di Pedro de Godoy si utilizzano per lo studio anche i testi pubblicati negli Scholastica Commentaria e nelle Disputationes Theologicae. Ogni capitolo si chiude con alcune fondamentali considerazioni storico-teoretiche che permettono di confrontare i commenti dei teologi domenicani qui esaminati con quelli dei maestri che li precedettero (a partire da Francisco de Vitoria, Domingo de Soto, Melchor Cano e Ambrosio de Salazar), e di segnalarne le caratteristiche peculiari e più significative. Si potranno così evidenziare – almeno su questo specifico argomento – le particolarità del “tomismo” salmantino, e comprendere le influenze immediate dei nostri autori rispetto ai commenti posteriori sia dei maestri domenicani sia dei teologi appartenenti ad altre “scuole” ed ordini religiosi, tra i quali gli agostiniani, i carmelitani e soprattutto i gesuiti.
La discussione sul tema del valore “apodittico” delle quinque viae e sulla validità intrinseca ed oggettiva della dimostrazione risulta essere particolarmente interessante non solo nel preciso contesto che viene trattato in questo volume, segnato soprattutto dal confronto con l’interpretazione fornita a proposito dal cardinale Gaetano, ma anche nell’attuale contesto culturale, come si mette in evidenza nella Conclusione. La “questione Dio” permane infatti come “domanda radicale” che appartiene all’integralità della stessa esistenza della persona umana, e al senso più profondo della sua vita.
Pietro Stella fu un maestro nel senso più nobile del termine. Questo volume è una riflessione su temi a lui congeniali, in cui ha impresso un’impronta storiografica decisiva.
La sua prima lezione, come mostra Maria Lupi (Università degli Studi Roma Tre), è costituita da un singolare itinerario scientifico e da una personalissima metodologia. Egli ha costruito i suoi contributi scientifici a partire dall’analisi di una miriade di opere a stampa e da una vastissima documentazione archivistica. La sua ricerca ha dato ampio spazio alla produzione del libro religioso. Il saggio di Roberto Rusconi (Università degli Studi Roma Tre) ne illustra la rilevanza: la letteratura biblica, patristica, teologica, morale, devozionale, catechetica, manualistica e trattatistica, colta e popolare, ha costituito la fonte delle sue ricerche. Secondo ambito privilegiato è stato lo studio del giansenismo italiano. Paola Vismara (Università degli Studi di Milano) inserisce il suo lavoro nella vasta saggistica italiana e straniera, sottolineandone le caratteristiche, gli apporti originali e l’incisività. Il terzo importante campo di ricerca è la figura e l’opera di don Bosco, di cui Stella fu biografo innovativo. Aldo Giraudo (Università Pontificia Salesiana) ripercorre le tappe di tale itinerario storiografico, intrecciato strettamente con la sua vocazione di religioso salesiano. Altro tema favorito, quello del clero in età moderna e contemporanea, è illustrato da Mario Rosa (Scuola Normale Superiore di Pisa), che dimostra come esso sia propedeutico agli altri argomenti preferiti dall’autore.
Completano la trattazione i contributi di allievi e amici, che rievocano scambi di opinioni e sinergie scientifiche, come Marina Caffiero (Sapienza Università di Roma), o la collaborazione in ambito accademico, feconda di preziosi insegnamenti, come Giovanna Da Molin (Università degli Studi di Bari) e Mario Tosti (Università degli Studi di Perugia).
Nelle conclusioni, Daniele Menozzi (Scuola Normale Superiore di Pisa), aiuta a leggere in modo unitario i saggi presentati, dando un ulteriore contributo alla riflessione sullo spessore dell’eredità storiografica di Pietro Stella.
In appendice viene pubblicata la trascrizione di una lezione che il professor Stella ha tenuto nella Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana, a pochi mesi dalla scomparsa, in cui ripercorre il suo itinerario di studioso. Conclude il volume la sua bibliografia aggiornata, con le numerose recensioni pubblicate in riviste italiane e straniere.
Ogni espressione religiosa ha sempre una dinamica tra immanente e trascendente, tra umano e divino. Il rapporto con il soprannaturale si manifesta attraverso espressioni cultuali che di solito contemplano mediazioni affidate a persone che nel tempo sono state identificate con il termine sacerdos.
La lezione che promana dall’orizzonte religioso e culturale del bacino mediterraneo
ha permesso di comprendere una certa linea che, al di là di comuni terminologie,
permette di verificare come anche la rivelazione cristiana si sia avvalsa di elementi culturali tipici delle religioni pagane.
I contenuti offerti dal volume, dopo la prolusione del card. Zenon Grocholewski, si muovono dalla condivisione delle denominazioni del “sacerdote” nelle principali
lingue indoeuropee (R. Bracchi). Dall’orizzonte semantico si sviluppa il linguaggio sacerdotale nel contesto giudaico-cristiano (M. Cimosa – G. Bonney).
Una comprensione più piena si attua qualora si contestualizzi la riflessione attorno al tema della santità e sacralità del sacerdote in Omero (O.A. Bologna).
Dall’Asia Minore alla Grecia l’attenzione si sposta sugli Eumolpidi di Eleusi (M.
Marin). Se dalla Grecia l’attenzione si concentra su Roma, si scoprono ulteriori
aspetti della funzione sacerdotale (C. Calvano). Dal percorso culturale in ambito pagano ci si muove successivamente a quello cristiano, evidenziando la specificità del sacerdozio cristiano nel ministero della riconciliazione presso i Padri della Chiesa, (M. Maritano), per cogliere come lo svolgimento del ministero sacerdotale richieda attenta formazione (E. dal Covolo).
Il contesto culturale cristiano trova uno specchio anche in pagine particolari come quelle relative all’iconografia (P. Filacchione). Lo sviluppo del pensiero nella
letteratura conduce all’evidenziazione del rapporto tra la figura del sacerdote pagano e l’inizio del cristianesimo nel Fanum
Apollinis di Giovanni Pascoli (M. Pisini).
La riflessione sul linguaggio cultuale odierno porta, infine, al confronto con i due termini presbyter e sacerdos considerati alla luce del Lectionarium, del Pontificale
e del Missale Romanum (M. Sodi).
La provocazione posta nel titolo: sacerdozio pagano “e” sacerdozio cristiano è finalizzata ad evidenziare una radicale diversità tra i due sacerdozi. Si tratta di una diversità ontologica in ragione dell’essenza del sacramento dell’Ordine; ma anche di una diversità teleologica, in quanto finalizzata al servizio del sacerdozio comune.
Lo sviluppo umano integrale è la categoria, sintetica e prospettica, prescelta dalla prima enciclica sociale di Benedetto XVI per la tematizzare, per il XXI secolo, la Dottrina sociale della Chiesa intesa come Caritas in veritate in re sociali. In innovativa continuità col magistero conciliare, specialmente della Gaudium et spes, l’enciclica punta ad una teologia di questo sviluppo come irrinunciabile apporto specifico della fede cristiana alla costruzione di un mondo buono e giusto, nel rispetto convinto e convincente della consistenza propria di ogni realtà terrestre. L’acme di quest’apporto è il nuovo credito e il nuovo spazio richiesto, nell’economia e nella politica, in nome dell’essere e del vivere personale ed interpersonale di ogni uomo e dell’intera umanità. È qui il raccordo con l’ineludibile istanza etica, che assuma e svolga il progetto non un’etica qualsiasi, ma di una autentica “etica amica” della persona, naturalmente nella verità.
Al pari di altre discipline teologiche, la teologia pratica è di sua natura ancorata alla storia intesa non semplicemente come successione temporale di avvenimenti, ma piuttosto come evolvere di eventi individuali e collettivi, frutto di scelte umane nei confronti di un’eredità del passato, di una problematica emergente nel presente e delle possibilità offerte da un futuro che viene da Dio.
Come è ampiamente documentato nel primo volume, questo settore del sapere teologico è sorto e si è configurato in modi differenti in rapporto all’evolvere, in generale, del contesto sociale, culturale, religioso ed ecclesiale, e col mutare, in particolare, della realtà oggetto della sua riflessione e dei tipi di conoscenza mediante i quali si è autocompreso e definito.
Il fatto di essere ancorata alla storia l’ha stimolata a superare e abbandonare visioni e concezioni rivelatesi di volta in volta erronee, inadeguate o comunque non più rispondenti a mutate condizioni; l’ha guidata nel recuperare sempre di nuovo un’imprescindibile patrimonio del passato ricco di irrinunciabili valori umani e cristiani, ma riattualizzandolo nel presente; soprattutto l’ha sollecitata ad affrontare nuovi problemi e a rispondere alle nuove esigenze rilevabili nell’oggi della religione, della Chiesa e della società a livello di azione o di prassi e di riflessione o di teoria.
A seguito dei notevoli progressi registrati nei decenni del dopo Vaticano II, è maturata tra i cultori più accreditati nei vari continenti di questa disciplina teologica un’ampia convergenza di vedute circa un’attuale configurazione di teologia pratica. Ponendosi come cerniera tra scienze umane e discipline teologiche, questa disciplina teologica si avvale di un confronto dialogico con esse al fine di individuare le vie che il Dio trinitario rivelato da Gesù di Nazaret, da grande operatore nella storia, non solo di ieri ma di oggi, continua a indicare alla sua Chiesa. Non solo, ma con la propria strumentazione scientifica intende offrire indicazioni progettuali o di lunga durata e strategiche di breve e di medio termine, che possono favorire le comunità cristiane nel seguire effettivamente tali vie di Dio. Vie dirette, su un versante, a contrastare tendenze che ne eclissano la benefica presenza, rendendo disumana l’esistenza di immense masse di persone, e su un altro versante, a suscitare legittime e umanizzanti attese e iniziative in vista di una vita degna per uomini e donne aventi un unico Padre, un unico Maestro e Signore, un unico Spirito Santo, e chiamati tutti, in tanti modi, alcuni noti solo a Dio, a condividerne in eterno l’ineffabile comunione d’amore.
"Ritengo un vero dono dello stesso Rinaldi l'aver potuto approfondire il suo pensiero e le sue convinzioni su un punto nodale della sua stessa vita: la trasmissione fedele del carisma di Don Bosco nonostante il forte dinamismo dei cambiamenti richiesto dai tempi. Lo studio coinvolgente e sistematico della periodica corrispondenza tenuta dal Beato con i salesiani sparsi nel mondo (le famose "lettere circolari" scritte da lui come Rettore Maggiore dal 1922 al 1931) mi ha fornito tutto un vasto patrimonio di notizie, di dati, di spiritualità vissuta, che ho ritenuto utile comunicare con questo libro anche agli altri" (dalla Prefazione).
Gli Autori di questo volumetto offrono una rilettura nell’oggi del mistero del cuore, che permetta di penetrare nell’esperienza dell’amore misericordioso del Cristo, in modo da trovare il luogo dove abitare da veri credenti. Essi sviluppano il tema “Misericordia voglio, non sacrificio” sul versante dell’Antico Testamento per poi passare al Nuovo Testamento senza dimenticare il vissuto della tradizione e della vita della Chiesa di oggi.
La riflessione di Valerio Baresi su “il cuore al centro” focalizza la centralità del cuore di Dio e permette di riallacciare l’essenziale nella vita e le molte relazioni infrante tra gli uomini. Bruna Costacurta presenta in modo suggestivo il tema del cuore di Dio attraverso il Salmo 103, che celebra e benedice il Dio dell’amore e della misericordia. Michel Murenzi si concentra sulla parabola del Padre misericordioso, pagina luminosa di Luca che presenta la figura del Padre, icona della misericordia e del perdono, sempre pronto all’amore verso tutti, specie i peccatori.
Francesco Cereda affronta il passaggio dal dato della rivelazione a quello educativo trattando l’argomento: “Educare alla bontà”; per una pedagogia del cuore buono e del volto buono si è invitati a guardare al cuore e al volto di Cristo e a modelli di vita, come Don Bosco. Una figura davvero esemplare è quella di Annibale Maria Di Francia, presentata da Padre Angelo Sardone. La vita del santo ha trovato lo spazio naturale di azione nell’esercizio della carità, specie verso i piccoli e i poveri, ed ha reso “cuore del carisma e della sua spiritualità la preghiera incessante al Signore della messe per il dono di buoni operai”. Un’esperienza significativa di Istituto religioso, che vive la spiritualità del cuore di Gesù, è quella delle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù, fondate da Madre Clelia Merloni. Altrettanto esemplare è il carisma della Congregazione delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, fondate dal beato Luigi Variara, la cui devozione al sacro Cuore è inserita in una spiritualità che è fonte di amore fraterno, vissuto in una consacrazione vittimale sul modello dell’amore divino. Conclude la serie delle testimonianze l’esperienza della Comunità di Sant’Egidio con i poveri, di Augusto D’Angelo, che presenta l’amore per i poveri come mistero della Chiesa e segno privilegiato dell’amore di Cristo.
Il volume offre in un unico testo la visione di un cammino spirituale che abbraccia aspetti della storia moderna e contemporanea, sia dell’Occidente e dell’Oriente cristiani. In particolare, l’opera per la sua natura sintetica e manualistica, si apprezza per alcune caratteristiche originali che la rendono particolarmente utile agli studenti e a coloro che intendono avere un primo sguardo panoramico degli ultimi secoli della spiritualità cristiana.
L’Autore ha ritenuto proficuo non insistere su una rigida classificazione di scuole tradizionali con il loro tentativo di rinnovamento, ma ha preferito sviluppare piuttosto la comprensione di validi insegnamenti che provengono anche da contesti semplici ed umili di spiritualità.
Inoltre, rivolge una sintetica ma originale attenzione alle ricchezze spirituali che provengono dai due polmoni dell’unica Chiesa di Cristo: quella cattolica e quella ortodossa. La ricerca così non solo ha permesso di mettere in luce le radici storiche degli attuali orientamenti spirituali, ma ha favorito anche un fecondo incontro con la cultura patristica, la progressività di ogni cammino di perfezione, il valore dell’accompagnamento spirituale, il rapporto tra spiritualità e liturgia, il rispetto del principio di continuità nello sviluppo dei diversi contributi spirituali e le istanze culturali dell’ambiente, in cui sono chiamati a vivere le diverse comunità cristiane.
Nell’opera un adeguato spazio è stato riservato agli apporti forniti dalle figure di santi nella Chiesa, con speciale riferimento alla spiritualità della gioia, del servizio e del rinnovamento ecclesiale.
In tale contesto assume un particolare significato il titolo stesso dell’opera con il riferimento alla lettera di San Paolo ai Filippesi: “mihi vivere Christus est” (1,21), tematica che riconduce e unifica tutti i capitoli del libro.
Mons. Chenis, nei pochi ma fecondi anni di attività pastorale, culturale e istituzionale, ha dato a tutti noi l’opportunità di apprezzare la sua straordinaria esperienza di umiltà e di dedizione all’amore di Dio, disponibile per chiunque avesse bussato alla sua porta, sempre pronto ad accogliere, ammaestrare, donare.
Mons. Chenis aveva la capacità di unificare in sé la passione per la bellezza e per l’arte con l’amore per il Signore, a partire dalle cose di ogni giorno: la sua quotidianità era improntata alla ricerca della volontà di Dio, a partire dallo splendore che rifulge nella bellezza della creazione e, ancor più, nella magnificenza della Redenzione.
Egli è giunto presso la nuova Diocesi forte della preziosa esperienza di segretario della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa, che aveva impresso in lui un profondo senso di appartenenza alla comunità ecclesiale e di progettualità sempre rinnovata per il bene della Chiesa. La nuova sfida pastorale lo ha da subito proiettato in una instancabile opera di evangelizzazione e di amore verso il prossimo, investendo sempre più energie, non risparmiando nulla di sé.
Nel suo operoso impegno di vescovo non trascurava mai, infatti, la dedizione per la ricerca filosofica e teologica presso l’Università Pontificia Salesiana, e, in particolare, nella sua attività pastorale, l’attenzione per la liturgia e la cura di ogni suo aspetto, considerata come un segno della delicatezza dell’amore di Dio per ogni uomo. La liturgia costituiva la chiave di volta della sua spiritualità, dove l’arte diviene preghiera e il bello si incarna in un Volto, quello del Signore Gesù. Un Volto che vuole incontrare il volto di tutti e di ognuno, e che mons. Chenis ricercava con tutto se stesso.
(dalla Prefazione).

