
Il volume, come è indicato dal sottotitolo, mira a presentare in sintesi i risultati del cammino fatto dall’A. nel corso di oltre cinquant’anni di studio e di ricerca, cammino inizialmente motivato dalla responsabilità della docenza in una Facoltà Teologica, divenuto però con il tempo e con le connesse vicende della vita sempre più impegno ed esigenza "personale". Viene infatti qui affrontato un argomento che è centrale nella vita di ogni "credente", ancor più se si ritrova più direttamente impegnato, come sacerdote, al seguito di Gesù. Come con semplicità e sincerità l’A. attesta nella presentazione del volume, mentre nei primi anni del cammino egli ha soprattutto cercato di attenersi al percorso tracciato in materia dall’abbondante letteratura di cui poteva disporre – tanti preziosi ed insostituibili compagni di viaggio! – col passare del tempo ha sempre più avvertito il bisogno di addivenire, sulle singole questioni d’indole sia esegetica che storica, a convinzioni personalmente condivise. Nel presente volume, quasi a conclusione del lungo cammino percorso, l’A. affida ai lettori alcuni dei risultati più significativi a cui è pervenuto, ben conscio, per altra parte, che il cammino che ci sta davanti è ancor sempre lungo e necessita pertanto di essere supportato da convinzioni sempre più solide e condivise. Come traspare dall’Indice dei singoli argomenti affrontati, il volume si presenta, a tutta prima, come un tradizionale manuale d’introduzione allo studio della letteratura "evangelica" canonica neotestamentaria. Ciò che però è nuovo ed in certo senso anche "originale" è il modo con cui le singole questioni vengono affrontate: più che indugiare a richiamare le tante e ben diversificate posizioni degli Studiosi in materia, si suggerisce con linearità e concisione la soluzione ritenuta più convincente, soprattutto fondandosi sui dati offerti dalla Tradizione antica, più vicina ai tempi "evangelici". Il lettore trova così felicemente congiunti in unità l’antico e il nuovo, proprio come suggerito da Gesù: «Ogni scriba, fatto discepolo del Regno dei Cieli, è simile a un uomo padrone di casa, che trae fuori dal tesoro suo cose nuove e cose vecchie» (Mt 13,52).
The Gospel of John is a "Spiritual Gospel" in the theological sense of the word; the Fathers of the Church had already accredited John with the title "Theologian" and modern exegeses retain the same appraisal. Studies of our time have brought to light that the author of the fourth Gospel isn’t a neo platonic mystic, who dreams of escaping from the reality of our world, but a man who deeply knows first century Palestine from the geographical, topographical, chronological viewpoint; and one who gives great importance to facts and true-life accounts of Jesus in the context of his environment. Though, he focused his entire attention and contemplation on Jesus-the Man, and why is revealed in Him the Word made flesh: the meeting with Jesus had been for John an unforgettable event, and the Gospel he left us is the fruit of that progressive discovery of Christ and of the lived experience with Christ. John’ skill is to penetrate, and to help us also penetrate with him, the mystery of the Son of God beyond the outward facts of Jesus’ life. In this sense, Jesus becomes for John, as Massimo the Confessor inspiringly used to say, "Symbol of Himself": in as much as Jesus manifests himself externally to men, he leads them towards himself, yet remaining unfathomably hidden.
The commentary on the fourth Gospel, presented here in a revised and updated edition, proposes a new synthesis between critical exegesis and search for the "spiritual sense", according to the spirit of the Fathers, particularly important for the Church and today’s world.
L’accento posto sulla Chiesa come mistero di comunione, ossia come icona dell’Amore trinitario che è il filo conduttore del contenuto dei documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, ha portato a riconsiderare la dimensione istituzionale della Chiesa, centrata soprattutto sul ministero apostolico istituito da Cristo ad opera dello Spirito Santo e sulla dimensione carismatica della stessa Chiesa, dove l’attenzione è rivolta all’importanza dei carismi che lo stesso Spirito elargisce ai singoli fedeli. Ambedue le dimensioni sono coessenziali alla costituzione divina della Chiesa, com’è stato affermato dal magistero pontificio recente, perché concorrono insieme ad attualizzarne il mistero e la missione salvifica nel mondo. Una più approfondita riflessione sui carismi ha reso possibile una rielaborazione organica della teologia del laicato. Essa ha aperto la strada ad una ricca fioritura di nuove realtà aggregative laicali, indicate di solito con i termini "movimenti" e "nuove comunità", che della dimensione carismatica della Chiesa sono una delle espressioni più vivaci. Il 17 maggio 2008 Benedetto XVI, parlando a un gruppo di vescovi che aveva partecipato a un Seminario di studio su questi nuovi soggetti ecclesiali organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, ha ribadito che essi sono stati suscitati dallo Spirito per ridonare "vitalità, fede e speranza a tutta la Chiesa" e per testimoniare la gioia, la ragionevolezza e la bellezza "di essere cristiani"; ma ha pure precisato: "Come non rendersi conto, al contempo, che una tale realtà attende ancora di essere adeguatamente compresa alla luce del disegno di Dio e della missione della Chiesa negli scenari del nostro tempo?".
SOMMARIO
Il volume comprende 14 capitoli ed è suddiviso in due parti, articolate in sette capitoli ciascuna. La prima parte prende in esame: l’Opera di Maria (o il Movimento dei Focolari), Comunione e Liberazione, Missione "Chiesa-Mondo", Sermig-Arsenale della Pace, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comunità Cenacolo e Comunità monastica interconfessionale di Taizé. Quest’ultima, sebbene sorta in seno al protestantesimo, ha acquistato una considerevole importanza nell’ambito cristiano in rapporto al dialogo ecumenico, alla maturazione della fede nei giovani e alla pacificazione e solidarietà tra i popoli. Di ciascuna di queste realtà si presentano la figura del fondatore, il carisma di cui è stato portatore, l’irradiazione di questo carisma, le opere e le istituzioni che ne sono nate, la configurazione ecclesiale, gli itinerari di formazione cristiana, l’ispirazione teologica e la proposta spirituale, le finalità pastorali, religiose e anche sociali che ne giustificano l’esistenza e nutrono il dinamismo missionario, nonché una scelta bibliografia aggiornata. Nella seconda parte si espongono con uno sguardo d’insieme queste tematiche: la collocazione teologica, ecclesiologica e pastorale di questi nuovi soggetti ecclesiali maturata nei due Congressi che hanno preceduto le due convocazioni mondiali in piazza San Pietro: la prima con Giovanni Paolo II, il 30 maggio 1998, e la seconda con Benedetto XVI, il 3 giugno 2006; i loro rapporti con le Chiese locali; i presbiteri a confronto con queste nuove realtà; le forme di preghiera che coltivano e le animano; il contributo da loro dato al dialogo ecumenico; l’incontro delle realtà aggregative di denominazioni cristiane diverse e il loro impegno nella costruzione e nella salvaguardia dei valori spirituali dell’Europa e nella promozione dell’ecumenismo; e una riflessione conclusiva.
Il volume raccoglie le ricerche e gli studi nell’ambito della catechetica, che hanno come compito primario la trasmissione della fede e la formazione di una nuova generazione di cristiani. Non prende in considerazione il materiale precedente il 1980, considerandolo appartenente alla storia della catechesi, ad eccezione dei grandi documenti catechetici del periodo postconciliare, validi per la Chiesa universale. Anche molto materiale riguardante la pedagogia religiosa scolastica non è più entrato in questa raccolta, perché la pedagogia religiosa scolastica occupa ormai un posto assai più secondario.
Il criterio della scelta del materiale è stato quello di servire come strumento di lavoro per studenti di catechetica provenienti da ogni parte del mondo. Perciò è sembrato doveroso menzionare documenti e ricerche provenienti da diversi continenti, e accennare alle traduzioni in diverse lingue.
Per ragioni pratiche il materiale selezionato riguarda soltanto le principali lingue dell’Europa occidentale. Inoltre i rimandi all’abbondante bibliografia tedesca (finora prevalentemente nell’ambito della pedagogia religiosa scolastica) sono ridotti a un minimo indispensabile. Per risparmiare spazio è tralasciato il capitolo sui congressi, che oggi ha un interesse prevalentemente storico.
En 1888 don Michel Rua (1837-1910), à la demande de ses confrères, est confirmé par le Saint-Siège dans la charge de Recteur Majeur. L’héritage est lourd. Le gouvernement des institutions salésiennes fondées par don Bosco – la Société salésienne, l’Institut des Filles de Marie Auxiliatrice et la Pieuse Union des Coopérateurs salésiens – n’est pas facile. Malgré l’enthousiasme suscité par la figure charismatique du Fondateur, la situation apparaît fragile sous beaucoup d’aspects. S’impose une œuvre systématique de consolidation des parcours de formation, de renforcement de l’identité propre, d’organisation du gouvernement et de coordination des activités. Il faut gérer les rapports délicats avec les gouvernements et la société civile, dans une époque de tensions sociales et d’oppositions idéologiques. Il s’agit en outre de répondre aux attentes croissantes que suscite la mission éducative salésienne. A sa mort en 1910, don Rua laissera à son successeur un organisme aux dimensions mondiales, solide et stabilisé, en pleine expansion, qui s’impose comme une des institutions religieuses les plus significatives de la modernité.
Francis Desramaut nous présente la personnalité bien charpentée de don Rua et sa vie intensément laborieuse avec la précision de l’historien bien informé et l’efficacité d’une écriture vive et agréable. Le souci de la divulgation ne diminue en rien la valeur de l’ouvrage, qui diffère notablement des précédentes biographies édifiantes. Ici tout coule de manière bien calibrée, sur le fond d’événements historiques évoqués avec une sobre efficacité. A la fin de la lecture on a la sensation de la grandeur humaine et de la profondeur spirituelle de cet humble disciple de don Bosco, qui ne voulut jamais apparaître sur les grandes scènes, mettant toujours en premier plan la figure du maître très aimé.
Come "fare" oggi i cristiani? A questa domanda i vescovi italiani rispondono proponendo l’itinerario iniziatico secondo il modello catecumenale.
La scelta di tale modello mette in risalto la dimensione educativa della pastorale che articola, in un dialogo fecondo, teologia e pedagogia della fede in vista del processo richiesto per l’apprendistato delle nuove generazioni al divenire cristiani oggi. In questo senso l’Iniziazione Cristiana è vista come un "cantiere aperto", un ambito della pastorale che si va sempre più estendendo e arricchendo di studi e ricerche con significative ricadute della teoria nella pratica.
Frutto di uno studio condotto con precisione e senso critico, questo testo offre a pastoralisti, catecheti e studenti uno status quaestionis,ricco e articolato, che permette di fare ordine attorno all’ingente materiale di pensiero e di azione prodotto in Italia.
La consultazione del materiale è facilitata dall’ordine delle parti: a cominciare dai pronunciamenti del Magistero si può ricavare, come in un dossier, il filo rosso della storia (I parte), le linee di tendenza non solo teologiche ma soprattutto pedagogiche (II parte), con attenzione a registrare le esperienze più significative realizzate in Italia (III parte).
Ci si augura che lo studio continui sulla scia dell’esistente e diventi, a sua volta, ispiratore di concreti laboratori di Iniziazione Cristiana, con itinerari pertinenti nel "qui e ora" delle Chiese locali.
Lo scopo di questo libro è quello di definire l’ambito del lavoro, i compiti e i problemi della pedagogia familiare. Nel fatto educativo è possibile cogliere tre elementi centrali: la conoscenza dell’uomo educando (in quanto essere umano e in quanto singolo), i fini della sua educazione, i procedimenti per educarlo. Sul piano teorico e speculativo questi tre elementi sono studiati dalla filosofia e teologia dell’educazione, dalla storia, dalla psicologia e psichiatria, dalla didattica, dalla biologia, dalla sociologia e dalle scienze sperimentali. Ai fini pratici, direttamente operativi, essi devono, però, essere sviluppati secondo una linea progressiva, che prenda le mosse dal piano teorico e proceda fino a giungere al piano dell’azione educativa concreta, oggetto di studio della metodologia dell’educazione e di verifica da parte dell’operatore e studioso di pastorale e pedagogia familiare.
L’ambito di lavoro e di ricerca, quindi, in cui si muove la metodologia dell’educazione familiare non è quello teorico puro e nemmeno quello della pura e semplice azione educativa: si può considerare un ambito teorico-pratico; costituisce, infatti, un campo intermedio, che ricava la sua specificità precisamente dal dinamismo della progressiva specificazione e individualizzazione del fatto educativo.
La proclamazione dell’anno paolino (28 giugno 2008 - 29 giugno 2009) ha sortito un’eco i cui risvolti hanno provocato riflessioni e approfondimenti da prospettive diverse in numerosi ambiti. In questo panorama anche i convegni, i simposi e gli incontri di tipo formativo hanno avuto un ruolo determinante.
Il presente volume è stato preparato per un Simposio che si è mosso attorno alla sfida dell’educazione, percorsa in una costante dialettica tra fede e cultura, che si è svolto all’interno di un’Istituzione – l’Università Pontificia Salesiana di Roma – sorta soprattutto per evidenziare i compiti e le metodologie tipici di un’attività educativa. Era naturale, pertanto, che anche in una circostanza come questa le varie Facoltà fossero coinvolte sia per sentirsi interpellate dall’avvenimento, sia per cogliere da questo appuntamento un’opportunità ulteriore per continuare a declinare, pur sotto la specifica prospettiva paolina, la linea del proprio servizio alla cultura e all’educazione.
Ne è emerso un quadro sufficientemente emblematico e propositivo che può costituire la falsariga anche per ulteriori appuntamenti, soprattutto quando si vuol affrontare un percorso chiamando in causa la dialettica tra i diversi saperi.
Le pagine introduttive invitano ad accostare la figura di Paolo in quanto apostolo perché ha accolto una sfida educativa – quella della chiamata divina – e da "educato" appare nei secoli come un costante educatore. La conclusione di mons. G. Ravasi denotano un orizzonte che permane come costante richiamo per chiunque si ponga sul sentiero del rapporto tra fede e cultura.
This fifth volume in the series, Don Bosco: History and Spirit, is chiefly devoted to a description of the institutional expansion of the Salesian work. The first two chapters describe the school reform legislation in the Kingdom of Sardinia, noting that the secularization of the public school was the first significant step taken by the liberal revolution in its program aimed at a general secularization of society and the gradual elimination of the Church’s influence. In this context Don Bosco’s historic decision to undertake the school apostolate in a major way in Piedmont and Liguria is understood as part of the Church’s effort to counteract the process of secularization. This may be rated as the the first great "external" expansion, spanning the 1860s and early 1870s. A second expansion described in the last chapter (Ch. 8) spans the decade 1875-85 and sees the Salesian work established in France and Spain, and further in Italy. This presentation is preceded, by way of context, by a brief historical survey of united Italy under the governments of the radical Left (from 1876), and by an even briefer sketch of the political-social situation in France in the first decade of the Third Republic (1875-85)–all this in the pontificate of Leo XIII (from 1878).
The middle section of the volume (Chs. 3-6) looks at the internal development of the institution especially from the standpoint of Don Bosco’s response to perceived needs of society and Church. This includes: Don Bosco’s espousal of the devotion and ideology of Mary, the Immaculate Help of Christians, and his decision to build the great church in her honor (1860s); Don Bosco’s protracted involvement (in a private capacity) in the negotiations between the Holy See and the Italian State for the appointment of bishops to vacant dioceses and obtaining for them the royal Exequatur (1865-74); Don Bosco’s founding, in association with Mary Mazzarello, of the Institute of the Daughters of Mary Help of Christans as a companion congregation to the Salesian Society (1864-1872); lastly (from the 1860s), Don Bosco’s on-going reflection on the Salesian lay vocation and his articulation of the Salesian Brother’s participation in the Society’s mission.
L’educazione come evento etico è un tentativo di presentare un nuovo linguaggio pedagogico a partire dalla lettura di tre filosofi contemporanei: Hannah Arendt, Paul Ricoeur e Emmanuel Levinas. Partendo da questi autori l’educazione viene compresa come un’azione costitutivamente etica, cioè non come una relazione con l’altro intesa in termini economici, di interscambio, di reciprocità o simmetrica, ma come la pratica dell’ospitalità e dell’accoglienza dell’ultimo che irrompe nella nostra vita.
L’educazione come evento etico costituisce una novità nel discorso pedagogico attuale, non soltanto perché invita a pensare l’educazione in relazione all’esperienza dell’altro, dell’alterità, ma perché, a partire da questa esperienza, e dalla storia recente (le due guerre mondiali, la rivoluzione del 1917, il nazismo e il comunismo, Auschwitz, Hiroshima, l’11 settembre) critica tanto le pretese della pedagogia tecno-scientifica moderna come quella dell’umanesimo classico conservatore. Pensare l’educazione come evento etico, cioè, come natalità, narrazione e ospitalità, rende radicalmente insostenibile la pretesa di chiudere l’altro, l’educando, nelle astrazioni concettuali tanto abituali in molti libri di educazione. Si tratta, allora, di permettere alla parola dei poeti, dei narratori, dei novellieri e dei drammaturghi di entrate nelle biblioteche dei maestri e degli educatori. Soltanto così, credono gli autori, la pedagogia potrà tenere viva la memoria del passato e rispondere alle sfide del nuovo millennio.