
Caritas in veritate affronta molteplici aspetti della vita umana in un contesto di globalizzazione e di cultura che sperimenta, con una rapidità impressionante e sconcertante, un permanente stato di fusione e di rifacimento delle tradizioni, dei vincoli, delle istituzioni e degli ethos. Benedetto XVI desidera offrire a questo mondo in subbuglio, un supplemento di riflessività, che riponga al centro del reale processo della globalizzazione la vita delle persone, nella loro qualità di soggetti capaci di vero, di bene e di Dio.
La Caritas in veritate è per la progettualità del Terzo Millennio. A fronte dei problemi complessi che caratterizzano la nostra epoca e dello scoraggiamento che spesso assale anche i più volonterosi, essa addita una progettualità germinale che attinge la sua forza liberatrice e la sua profeticità dal Vangelo, dalla vita di comunione con il Signore Gesù.
Essa si avvale simultaneamente del grande patrimonio sapienziale precedente, di cui intende sviluppare tutte le potenzialità, aggiornando e innovando. Intende così promuovere il Magistero sociale, a cui si allaccia seconda la modalità della continuità-discontinuità.
Proprio per questo, M. Toso articola le sue riflessioni introduttive dapprima illustrando gli «antecedenti» e, successivamente, presentando i contenuti più salienti della nuova enciclica, contestualizzandoli e commentandoli con riferimento alle problematiche della comunità ecclesiale e della società odierna. Egli privilegia la tematica dello sviluppo integrale su cui la stessa enciclica si ripropone di riflettere «nella carità e nella verità».
«La traduzione del Martini, col testo e note, è uno dei più belli studi che si possano fare sulla Bibbia», diceva don Bosco, parlando del testo biblico più in uso al suo tempo.
Don Bosco amava la Bibbia, quale parola di Dio e «fondamento della nostra santa religione». Diceva che il catechismo è la «Bibbia dei giovani». Pubblicando una Storia sacra, dichiarava che la sua intenzione era di «popolarizzare la scienza della Sacra Bibbia». Secondo lui, la predicazione doveva «poggiarsi sulla Sacra Scrittura». E nel programma degli studi ecclesiastici dei suoi salesiani la Bibbia doveva avere il primo posto: «Praecipuum eorum studium totis viribus dirigetur ad Biblia Sacra».
Non sorprende allora il fatto che nell’abbondante letteratura popolare uscita dalla sua penna (opere edite, epistolario, memorie e altri scritti), e nelle sue parole trasmesse dai suoi biografi, si è potuto rilevare circa 6.000 citazioni o allusioni bibliche, di cui 2.000 per l’AT, 2.000 per i Vangeli, e 2.000 per il resto del NT. La Bibbia, infatti, è il «codice divino affidato alla Chiesa».
Percorrendo tutti i libri dell’AT – dalla Genesi al profeta Malachia – con gli occhi e la mente di don Bosco, l’Autore di questo studio apre nuovi orizzonti sulla spiritualità pedagogica del santo Educatore. Ci si rende conto che i libri da lui più citati sono la Genesi (fondamenti della fede), l’Esodo (i dieci comandamenti), i Salmi (preghiera e culto), i libri sapienziali (per la loro impronta educativa), in particolare il Siracide, e il profeta Isaia (annuncio del Messia). Benché la preoccupazione apologetica sia molto presente, ciò non impedisce a don Bosco di offrirci una vera e propria lectio divina salesiana, come dice il sottotitolo del volume. Infatti, la sua lettura è continuamente attenta alle suggestioni spirituali e educative del Testo sacro, alla liturgia e alla preghiera, alla presenza di Maria attraverso figure e simboli, e anche alle prefigurazioni della vita religiosa nell’AT. Don Bosco è convinto che l’AT è fondamentale per l’educazione morale e religiosa della gioventù, e che l’AT è fonte di vita spirituale e appello alla santità.
Ovviamente, essendo figlio del suo tempo, don Bosco non ha avuto tutti i mezzi che abbiamo oggi a nostra disposizione per l’approfondimento delle Scritture. Ma nel momento attuale in cui, sulle tracce del concilio Vaticano II, e dopo il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, tutti sono chiamati a riprendere un contatto vivo e quotidiano con le Sacre Scritture, è bello scoprire che don Bosco fu un «uomo della Bibbia». Quanto a noi, dopo aver fatto i dovuti adattamenti e qualche volta anche le necessarie correzioni, possiamo ancora oggi fruire delle sue lezioni di vita.
Il libro presenta per la prima volta in modo organico l’approccio dell’Analisi Transazionale Socio-Cognitiva (ATSC) elaborato da Pio Scilligo e dai suoi collaboratori, particolarmente dal gruppo di ricerca LARSI (Laboratorio di Ricerca su Sé e sull’Identità).
Decenni di lavoro svolto in questa direzione hanno portato all’elaborazione dell’Analisi Transazionale Socio-Cognitiva intesa come una rifondazione dell’Analisi Transazionale tradizionale sulla base dei modelli della mente e delle relazioni interpersonali che contribuiscono a costruirla, in linea con i dati della ricerca scientifica contemporanea.
Alla base del modello presentato in questo libro ci sono alcune opzioni teoriche fondamentali; una è la visione della personalità come basata su processi mediazionali consci e inconsci tali che le loro interazioni si manifestano in configurazioni prevedibili nella relazione tra comportamento e situazione senza sfociare né in una rigida teoria dei tratti né nel relativismo situazionale, salvaguardando nel contempo una visione dell’uomo come libero, responsabile, e co-costruttore di sé stesso e della sua situazione interpersonale. L’altra scelta teorica fondante è quella di dare rilievo centrale al concetto di Stato dell’Io, nodale per l’intero impianto teorico dell’Analisi Transazionale tradizionale e che proprio per questo ha rischiato di trasformarsi nel suo tallone d’Achille. Con questa affermazione si intende sottolineare come la mancata ridefinizione degli Stati dell’Io sulla base della ricerca contemporanea abbia influenzato negativamente la stimabilità scientifica dell’Analisi Transazionale che mancava da parte sua di un concreto impegno di validazione dei propri costrutti. Ciò si è tradotto in una chiusura del dialogo con la comunità scientifica internazionale, mentre il patrimonio di efficacia, ricchezza e saggezza clinica dell’Analisi Transazionale rischiava di rimanere all’interno della comunità analitico transazionale e di non arricchire i teorici, i ricercatori e gli psicoterapeuti di altri approcci.
Il libro è strutturato in modo tale da chiarire in modo accurato le basi teoriche contemporanee sulle quali è stato fondato il concetto di Stato dell’Io dell’ATSC e di mostrarne in modo ampio le rilevanti conseguenze in termini di ricerca scientifica; molti capitoli sono dedicati alle ricerche condotte sulla base del modello e ai ricchi risvolti nell’applicazione clinica che esso consente.
Grammatica Latina Romano sermone conscripta perraro invenitur, ideoque plurimi ipsa est facienda eo potissimum quod, cum linguae docendae vivum usum proponat, eundem sermonem vivum reddit, qui vulgo mortuus putatur, atque recentiori rationi viaeque linguas docendi sese accommodat.
Hac in grammatica ponitur accentus in omnibus verbis quae duas excedunt syllabas: hoc modo facilius textus légitur et intellégitur.
Volumen eandem perséquitur rationem quam translaticiae Latinae grammaticae. Per typorum distinctiones, schémata, litterarum intervalla et tabulas, facilius discitur, matéries memoriae mandatur, volumen consulitur. Régulae perspicue enuntiantur et cum opus est in memoriam revocantur.
Innumera exercitia ex probatis antiquae aetatis christianique aevi scriptoribus sunt deprompta: diverbiorum, dialogi et salutationis sunt senténtiae, pariterque provérbia, effáta, sermonis ecclesiastici et biblici proprietates, collectanea, litterarum formae. Suum locum habent étiam nuntii telegraphici, Romanum Calendarium, litterae compendiariae, nec non brevis tractatus de re métrica, de mensuris deque Romanorum nummis.
Opus concludit parvum Léxicon novorum verborum in Latinum sermonem conversorum, addito rerum maioris momenti indice (A. Salvi).
Il libro affronta il tema della ricerca scientifica applicata allo studio della persona umana evidenziando la necessità di integrare il metodo scientifico tradizionale, che con la sua visione naturalistica studia prevalentemente ciò che si vede o che comunque si può "analizzare", giungendo a conclusioni generalizzabili, con l’arte dell’"ermeneutica" che permette di considerare e studiare l’esperienza del singolo soggetto nella sua complessità, con la sua volontà, libertà ed intenzionalità, cogliendone l’unicità e l’individualità.
Il punto di partenza del libro è proprio la distinzione tra due diversi approcci allo studio dell’uomo: quello nomotetico e quello idiografico. Il primo studia gruppi di persone per coglierne tratti comuni; tale approccio, in ambito psicologico, dà origine alla classificazione delle persone in categorie specifiche sulla base di indici chiaramente identificabili, come è per il DSM- IV che individua tipi di disturbi attraverso l’analisi di caratteristiche distintive. L’approccio idiografico si occupa invece della persona singola, esplorandone l’unicità e cercando il senso dei suoi comportamenti e delle sue difficoltà mediante un processo ermeneutico che conduce a comprenderla nelle sue peculiarità, nei suoi valori e nei suoi intenti.
La distinzione presentata nel testo tra metodo ed epistemologia permette di integrare il nomotetico e l’idiografico, contemplando la possibilità di un approccio misto – per esempio, idiografico nell’epistemologia e nomotetico nel metodo – per attingere alla ricchezza di ciascuno.
Il libro nel suo insieme sostiene la necessità e la ricchezza del dialogo costante tra ricerca, teoria e clinica affinché possano supportarsi ed integrarsi vicendevolmente; ad esempio, l’efficacia della psicoterapia può essere potenziata grazie ai risultati della ricerca e spiegata alla luce della teoria e allo stesso tempo nuove ricerche possono essere stimolate dalle osservazioni fenomenologiche emerse nella situazione clinica e creare presupposti per nuove teorizzazioni.
Nello studio della persona umana, insomma, è essenziale una danza costante tra oggettivo e soggettivo, dimensione quantitativa e qualitativa della ricerca, analisi ed ermeneutica.
Proseguendo le ricerche di filosofia morale, iniziate con il volume Quale impostazione per la filosofia morale? (Roma 1996), l’Autore intende ora investigare quale sia l’oggetto e quali i compiti ed i procedimenti della filosofia morale, in modo coerente con l’impostazione già proposta. A tale scopo studia approfonditamente il rapporto tra la filosofia morale e l’esperienza morale prefilosofica.
Discute dapprima varie difficoltà che si frappongono all’intento di costruire la filosofia morale a partire dall’esperienza morale. Poi apre una via nuova per reperire un’esperienza morale universale. Procedendo ad un confronto dialettico fra alcune esperienze morali particolari (quella pagana greco-romana, quella cristiana cattolica e quella moderna), difende la convenienza di partire dall’esperienza morale cristiana cattolica; più precisamente cerca di stabilire quale sia l’esperienza morale naturale, universale, integra, che la Rivelazione cristiana suppone ed opera nei suoi destinatari. L’Autore spiega a questo punto come vada articolata la filosofia morale affinché risulti adeguata all’esperienza morale integra e risulti anche coerente con l’impostazione che aveva già proposto.
Poiché la determinazione dell’oggetto, dei compiti e dei procedimenti della filosofia morale dipende dalla risposta alla questione se si dia o no la conoscenza morale, che cosa essa conosca ed a quali condizioni essa sia vera o falsa, l’Autore procede ad un confronto dialettico con le posizioni di epistemologia morale dell’ultimo secolo, per rivendicare la conoscenza morale, il suo oggetto e la sua verità quali appaiono nell’esperienza morale integra.
L’Autore può allora spiegare la costituzione epistemica della filosofia morale. Le assegna come oggetto l’atto virtuoso da praticare, atto reso virtuoso dal fatto di essere ordinato secondo l’ordo rationis stabilito dalla ragione pratica. Della conoscenza morale esercitata nell’atto virtuoso dall’attore umano la filosofia morale, in quanto è filosofia pratica, ha il compito di reperire i princìpi noetici ed operativi e di sviluppare la loro applicazione all’operabile umano particolare. Inoltre l’Autore dà ragione delle connessioni che la filosofia morale ha con la Rivelazione cristiana e con la teologia (spiegando in qual modo la filosofia morale possa essere cristiana), con le altre discipline filosofiche e con le scienze umane.
Nello spiegare la costituzione epistemica della filosofia morale l’Autore s’avvale del pensiero di san Tommaso d’Aquino, argomentando a favore della pertinenza di recepirlo e di svilupparlo nel confronto con le filosofie morali moderne. Ne risulta una nuova giustificazione della principalità delle virtù nella filosofia morale.
Il volume, come è indicato dal sottotitolo, mira a presentare in sintesi i risultati del cammino fatto dall’A. nel corso di oltre cinquant’anni di studio e di ricerca, cammino inizialmente motivato dalla responsabilità della docenza in una Facoltà Teologica, divenuto però con il tempo e con le connesse vicende della vita sempre più impegno ed esigenza "personale". Viene infatti qui affrontato un argomento che è centrale nella vita di ogni "credente", ancor più se si ritrova più direttamente impegnato, come sacerdote, al seguito di Gesù. Come con semplicità e sincerità l’A. attesta nella presentazione del volume, mentre nei primi anni del cammino egli ha soprattutto cercato di attenersi al percorso tracciato in materia dall’abbondante letteratura di cui poteva disporre – tanti preziosi ed insostituibili compagni di viaggio! – col passare del tempo ha sempre più avvertito il bisogno di addivenire, sulle singole questioni d’indole sia esegetica che storica, a convinzioni personalmente condivise. Nel presente volume, quasi a conclusione del lungo cammino percorso, l’A. affida ai lettori alcuni dei risultati più significativi a cui è pervenuto, ben conscio, per altra parte, che il cammino che ci sta davanti è ancor sempre lungo e necessita pertanto di essere supportato da convinzioni sempre più solide e condivise. Come traspare dall’Indice dei singoli argomenti affrontati, il volume si presenta, a tutta prima, come un tradizionale manuale d’introduzione allo studio della letteratura "evangelica" canonica neotestamentaria. Ciò che però è nuovo ed in certo senso anche "originale" è il modo con cui le singole questioni vengono affrontate: più che indugiare a richiamare le tante e ben diversificate posizioni degli Studiosi in materia, si suggerisce con linearità e concisione la soluzione ritenuta più convincente, soprattutto fondandosi sui dati offerti dalla Tradizione antica, più vicina ai tempi "evangelici". Il lettore trova così felicemente congiunti in unità l’antico e il nuovo, proprio come suggerito da Gesù: «Ogni scriba, fatto discepolo del Regno dei Cieli, è simile a un uomo padrone di casa, che trae fuori dal tesoro suo cose nuove e cose vecchie» (Mt 13,52).
The Gospel of John is a "Spiritual Gospel" in the theological sense of the word; the Fathers of the Church had already accredited John with the title "Theologian" and modern exegeses retain the same appraisal. Studies of our time have brought to light that the author of the fourth Gospel isn’t a neo platonic mystic, who dreams of escaping from the reality of our world, but a man who deeply knows first century Palestine from the geographical, topographical, chronological viewpoint; and one who gives great importance to facts and true-life accounts of Jesus in the context of his environment. Though, he focused his entire attention and contemplation on Jesus-the Man, and why is revealed in Him the Word made flesh: the meeting with Jesus had been for John an unforgettable event, and the Gospel he left us is the fruit of that progressive discovery of Christ and of the lived experience with Christ. John’ skill is to penetrate, and to help us also penetrate with him, the mystery of the Son of God beyond the outward facts of Jesus’ life. In this sense, Jesus becomes for John, as Massimo the Confessor inspiringly used to say, "Symbol of Himself": in as much as Jesus manifests himself externally to men, he leads them towards himself, yet remaining unfathomably hidden.
The commentary on the fourth Gospel, presented here in a revised and updated edition, proposes a new synthesis between critical exegesis and search for the "spiritual sense", according to the spirit of the Fathers, particularly important for the Church and today’s world.
L’accento posto sulla Chiesa come mistero di comunione, ossia come icona dell’Amore trinitario che è il filo conduttore del contenuto dei documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, ha portato a riconsiderare la dimensione istituzionale della Chiesa, centrata soprattutto sul ministero apostolico istituito da Cristo ad opera dello Spirito Santo e sulla dimensione carismatica della stessa Chiesa, dove l’attenzione è rivolta all’importanza dei carismi che lo stesso Spirito elargisce ai singoli fedeli. Ambedue le dimensioni sono coessenziali alla costituzione divina della Chiesa, com’è stato affermato dal magistero pontificio recente, perché concorrono insieme ad attualizzarne il mistero e la missione salvifica nel mondo. Una più approfondita riflessione sui carismi ha reso possibile una rielaborazione organica della teologia del laicato. Essa ha aperto la strada ad una ricca fioritura di nuove realtà aggregative laicali, indicate di solito con i termini "movimenti" e "nuove comunità", che della dimensione carismatica della Chiesa sono una delle espressioni più vivaci. Il 17 maggio 2008 Benedetto XVI, parlando a un gruppo di vescovi che aveva partecipato a un Seminario di studio su questi nuovi soggetti ecclesiali organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, ha ribadito che essi sono stati suscitati dallo Spirito per ridonare "vitalità, fede e speranza a tutta la Chiesa" e per testimoniare la gioia, la ragionevolezza e la bellezza "di essere cristiani"; ma ha pure precisato: "Come non rendersi conto, al contempo, che una tale realtà attende ancora di essere adeguatamente compresa alla luce del disegno di Dio e della missione della Chiesa negli scenari del nostro tempo?".
SOMMARIO
Il volume comprende 14 capitoli ed è suddiviso in due parti, articolate in sette capitoli ciascuna. La prima parte prende in esame: l’Opera di Maria (o il Movimento dei Focolari), Comunione e Liberazione, Missione "Chiesa-Mondo", Sermig-Arsenale della Pace, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comunità Cenacolo e Comunità monastica interconfessionale di Taizé. Quest’ultima, sebbene sorta in seno al protestantesimo, ha acquistato una considerevole importanza nell’ambito cristiano in rapporto al dialogo ecumenico, alla maturazione della fede nei giovani e alla pacificazione e solidarietà tra i popoli. Di ciascuna di queste realtà si presentano la figura del fondatore, il carisma di cui è stato portatore, l’irradiazione di questo carisma, le opere e le istituzioni che ne sono nate, la configurazione ecclesiale, gli itinerari di formazione cristiana, l’ispirazione teologica e la proposta spirituale, le finalità pastorali, religiose e anche sociali che ne giustificano l’esistenza e nutrono il dinamismo missionario, nonché una scelta bibliografia aggiornata. Nella seconda parte si espongono con uno sguardo d’insieme queste tematiche: la collocazione teologica, ecclesiologica e pastorale di questi nuovi soggetti ecclesiali maturata nei due Congressi che hanno preceduto le due convocazioni mondiali in piazza San Pietro: la prima con Giovanni Paolo II, il 30 maggio 1998, e la seconda con Benedetto XVI, il 3 giugno 2006; i loro rapporti con le Chiese locali; i presbiteri a confronto con queste nuove realtà; le forme di preghiera che coltivano e le animano; il contributo da loro dato al dialogo ecumenico; l’incontro delle realtà aggregative di denominazioni cristiane diverse e il loro impegno nella costruzione e nella salvaguardia dei valori spirituali dell’Europa e nella promozione dell’ecumenismo; e una riflessione conclusiva.
Il volume raccoglie le ricerche e gli studi nell’ambito della catechetica, che hanno come compito primario la trasmissione della fede e la formazione di una nuova generazione di cristiani. Non prende in considerazione il materiale precedente il 1980, considerandolo appartenente alla storia della catechesi, ad eccezione dei grandi documenti catechetici del periodo postconciliare, validi per la Chiesa universale. Anche molto materiale riguardante la pedagogia religiosa scolastica non è più entrato in questa raccolta, perché la pedagogia religiosa scolastica occupa ormai un posto assai più secondario.
Il criterio della scelta del materiale è stato quello di servire come strumento di lavoro per studenti di catechetica provenienti da ogni parte del mondo. Perciò è sembrato doveroso menzionare documenti e ricerche provenienti da diversi continenti, e accennare alle traduzioni in diverse lingue.
Per ragioni pratiche il materiale selezionato riguarda soltanto le principali lingue dell’Europa occidentale. Inoltre i rimandi all’abbondante bibliografia tedesca (finora prevalentemente nell’ambito della pedagogia religiosa scolastica) sono ridotti a un minimo indispensabile. Per risparmiare spazio è tralasciato il capitolo sui congressi, che oggi ha un interesse prevalentemente storico.

