Da Bisanzio, dove erano arrivate dopo un lungo viaggio, le icone si radicarono in tutte le regioni in cui erano presenti comunità ortodosse. Gli iconografi seppero flettere il proprio linguaggio nelle maniere più diverse, tenendo conto delle particolarità locali e degli influssi provenienti da altri mondi artistici. In seguito, anche le avanguardie pittoriche occidentali del '800 e del '900 scoprirono soprattutto nelle icone russe affinità con la propria ricerca di superamento del visibile.
Il mito Ë un racconto sacro e esemplare che riferisce un avvenimento del tempo primordiale e che fornisce allíuomo un senso determinante per il suo comportamento.
Il presente lavoro, coordinato da Julien Ries, Ë una sintesi, riccamente illustrata e documentata, dei numerosissimi miti sulle origini dellíumanit‡, sulla condizione umana, sulla rigenerazione del tempo, sullíalternanza delle stagioni, sulle cerimonie di iniziazione, sulle catastrofi cosmiche e sul passato e il futuro dellíumanit‡.
A partire dallíarte rupestre fino ai miti studiati ancora nelle culture orali contemporanee, il volume, diretto ad un largo pubblico colto, vuole far comprendere e vedere, attraverso il ricco apparato iconografico, che dallíarte delle caverne ai nostri giorni i miti trasmettono, grazie al loro linguaggio simbolico, un messaggio veritiero concernente la condizione umana, il posto dellíuomo nellíuniverso e il mistero della vita e della morte.
L'opera "Passione" mette in evidenza non tanto la natura di artista sacro di Rouault, quanto il fatto che egli fosse un artista cristiano. Il rapporto col divino, nel cristianesimo, è del tutto particolare: Dio si è incarnato e ha vissuto una esperienza umana. L'artista cristiano non può sfuggire a questo evento e deve rappresentare il divino attraverso la complessità dell'umano: ed è questo il tema svolto da Rouault. Nei suoi quadri che rappresentano Cristo, Rouault raggiunge una mirabile sintesi fra il contenuto (umiltà e pazienza divina) e la forma (ricchezza della materia pittorica, nitidezza del disegno e splendore cromatico).
La lettura del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632) di Galileo Galilei "filosofo e scienziato" costituisce un banco di prova privilegiato per interrogarsi sul significato delle scienze moderne. Con l'uso peculiare della lingua matematica e con la riformulazione dell'esperienza nei termini dell'esperimento, rinforza la nuova immagine copernicana del mondo, permettendone una rappresentazione "scientifica". Nel Dialogo il soggetto di tale sapere nuovo non è propriamente un "io" ; l'io narrante vi è infatti assente, a favore di un "egli narrante" che racconta il darsi della scienza mediante il dialogo di tre personaggi, nessuno dei quali può a totale diritto arrogarsi il titolo di "scienziato":
Macrina (380) era la primogenita di nove fratelli appartenenti a una delle più antiche e nobili famiglie cristiane della Cappadocia; sin da piccola mostrò una vocazione religiosa senza precedenti, maturata in seguito alla morte prematura del suo promesso sposo. Decise di non accettare più proposte matrimoniali, poiché convinta che il suo vero matrimonio si sarebbe celebrato nell'incontro con il suo vero e unico sposo alla fine dell'esistenza terrena. Macrina, come anche altre donne del suo tempo, iniziò a rivoluzionare il cristianesimo abbracciando una forma arcaica di monachesimo. Nelle proprietà di famiglia di Annesi, isolata dal resto del mondo urbano, fondò e diresse un monastero femminile.
"Auspico una crescita di oggettivazione per questa poesia, e l'oggettivazione in poesia è azione, dramma, sensous thought, ma intanto ne registro la riuscita fedeltà al compito di un poeta: suscitando un mondo toscano non paesaggistico ma immaginale (il faro Luzi, il faro Cavalcanti con il suo ardere aspro e devastante, le mute e parlanti visioni di Pinocchio, una Toscana lucidamente onirica, hillmanniana accanto alla metafisica silente di Carrà e De Pisis), il poeta, alla fine, ci fa quasi dimenticare il tema per la fiamma azzurra con cui lo attacca e attraversa, e ci lascia feriti e speranti." (Roberto Mussapi)
Mariana Yampolsky (Chicago 1925-Città del Messico 2002) giunge in Messico nel 1945 ed entra a Las Esmeralda per studiare pittura e scultura. Viene accolta come unica donna nel gruppo di artisti del Taller de Grafica Popular, creato per promuovere un'arte di resistenza contro il fascismo e la guerra, in difesa degli interessi democratici del popolo messicano. Influenzata dall'opera di Tina Modotti, fu iniziata alla fotografia da Lola Alvarez Bravo. In tutte le sue fotografie siano esse immagini della ricca eredità culturale del messico, siano esse rappresentazione della vita quotidiana o dell'architettura vernacolare, o della natura, Mariana Yampolsky mostra il suo grande amore per il Messico e la sua gente.
Abbé Pierre Padre Pedro
Per un mondo di giustizia e di pace
Dagli inizi degli anni ’50 l’Abbé Pierre, che oggi ha 93 anni, si dedica alla causa dei senza-tetto, degli straccivendoli, dei barboni e di chi oggi, senza documenti o senza lavoro, non ha fissa dimora per sé e per la sua famiglia. Si tratta di uno dei drammi più macroscopici delle metropoli di tutto il mondo. Più di mezzo secolo fa, prima del ’68 e degli autunni sindacali, l’opera iniziata dall’ Abbé Pierre e oggi diffusasi col movimento Emmaus in 40 paesi, era un’azione profetica sul piano culturale e sociale.
Padre Pedro Pablo Opeka, sloveno, con un’infanzia in Argentina e studi di teologia a Parigi, ha fondato in Madagascar villaggi per dare lavoro, educazione e alloggio a oltre 20.000 persone. In Madagascar l’80% della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Egli prosegue l’azione dell’Abbé Pierre nel nuovo orizzonte della globalizzazione. «La povertà ci minaccia sin nei nostri paesi ricchi», dice l’Abbé Pierre; «La povertà non è una fatalità», risponde Padre Pedro.
Questi due testimoni presentano un allarmante bilancio dello squilibrio fra ricchi e poveri, ma senza mancare di aprire la prospettiva di una speranza, quella di poter prendere in mano il nostro futuro. Questo libro, con le parole di Padre Pedro, è una sfida alle generazioni di domani: «Dobbiamo incoraggiare la gente a impegnarsi di più, non in sogno né con le parole, ma in un’azione».
Daniel e Anne Facérias, amici da anni sia dell’Abbé Pierre che di padre Pedro, sono persone di teatro che con le loro rappresentazioni aiutano l’opera dei due grandi amici. Hanno così raccolto in questo volume alcune loro conversazioni che trasmettono, in modo molto diretto, una profonda esperienza spirituale e un radicale giudizio sulle cause internazionali di una crescente emarginazione, di cui nessuno può deresponsabilizzarsi
.