Questo terzo volume dell'Opera Omnia di Biffi tratteggia alcune immagini, o appunto "figure", del sapere teologico medievale, così come si vennero elaborando nel secolo XIII con l'ingresso nell'ambito cristiano del pensiero aristotelico, specialmente della logica come teoria della scienza. Se la teologia sia scienza, quale sia il suo campo e il suo metodo, come si disponga la sua articolazione: ecco le "questioni" che occupano Alessandro di Hales, Oddone Rigaldo, Guglielmo di Meliton, Bonaventura, Rolando da Cremona, Guglielmo d'Auxerre, Riccardo Fishacre, Roberto Kilwardby, Alberto Magno e Duns Scoto.
Jaffé Dan Il Talmud e le origini ebraiche del cristianesimo
Alle radici della civiltà giudaico-cristiana: I rapporti tra cultura ebraica e cristianesimo delle origini.
La letteratura talmudica è relativamente poco conosciuta nel nostro paese. Eppure lo studio - privo di ipoteche teologiche o confessionali - dei rapporti tra il giudaismo rabbinico e il cristianesimo primitivo è particolarmente interessante per comprendere le origini religiose del mondo occidentale, la cui civiltà viene oggi così spesso definita "giudaico-cristiana". 
Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d.C., il giudaismo ha conosciuto dei mutamenti profondi e travagliati. I Saggi, gli autori del Talmud, si sono confrontati con altri ebrei, in particolare con quelli che seguivano gli insegnamenti di Gesù, con Gesù stesso e con Paolo di Tarso. Le vicende di questo incontro costituiscono l’oggetto di questo volume. Nell’ultimo capitolo sono passati in rassegna alcuni storici ebrei moderni e contemporanei e la loro visione di Gesù. 
Grazie all’uso delle fonti originali, l’autore consente ai lettori di raggiungere una comprensione migliore di quest’epoca complessa, in cui il giudaismo e il cristianesimo hanno cominciato a differenziarsi, e in cui si sono avviati movimenti e meccanismi che hanno pesato sul corso successivo della storia.
Una nuova storia del pensiero medievale fatta per figure, siano esse un autore, una scuola o un più complesso evento culturale. Una storia della teologia e della filosofia, così strettamente connesse nel Medioevo, che diviene una storia della cultura medievale. Fondamentale è il fatto di poter iniziare la lettura da qualsiasi capitolo, pur con davanti una precisa struttura cronologica e tematica. Il pensiero dell'Occidente medievale dal XII al XIV secolo produce una così vasta fioritura ed accelerazione di scuole, autori ed opere da costituire una stagione inesauribile per la storia del pensiero occidentale e dell'intera umanità, vista anche la capacità di dialogo ed assorbimento dei contributi arabi ed ebraici e la riapertura al mondo greco antico. Impensabile l'umanesimo senza tale fioritura, un umanesimo ormai coglibile più come frutto che come distacco dall'intelligere e dal sentire del Medioevo che lo precede.
Nella più comune manualistica letteraria viene generalmente messo in luce soltanto l'influsso, non sempre ritenuto positivo, che la religione avrebbe avuto sulla storia della letteratura italiana. Ben più importante e del tutto positiva è invece, secondo l'autore, l'influenza che la letteratura ha avuto sulla vita e sulla cultura religiosa degli italiani, grazie all'opera dei suoi più grandi scrittori ed artisti. Se nei primi secoli e finché la religione fu comunemente riconosciuta come il fondamento stesso della cultura e della vita civile, poeti e scrittori hanno variamente contribuito ad adeguare la dottrina cristiana alle esigenze del popolo e all'evoluzione della civiltà degli uomini, tra '800 e '900, tutti, credenti e non credenti, si sono più o meno radicalmente opposti alla nuova cultura fondata sulla fede nella scienza e sull'interesse economico, facendo del mistero di Dio e del bisogno dell'assoluto l'oggetto stesso della loro poesia. Ciò in virtù di quella naturale religiosità che sta alla base della vocazione poetica in ogni luogo e in ogni tempo.
Con questo tomo dell'Opera Omnia si conclude il percorso con cui Julien Ries delinea gli elementi fondamentali dell'antropologia religiosa come nuovo ambito del sapere. Per trovare le tracce che l'homo religiosus ha lasciato nella storia occorre comprendere le modalità tramite le quali si esprime la tensione dell'umanità verso il sacro: prima di tutto, i racconti mitici e le pratiche rituali. La prima parte del volume è dedicata all'analisi del mito, inteso come "costante importante e permanente del sacro". Ries ripercorre le diverse espressioni del pensiero mitico nelle civiltà e nelle culture, a partire dalla preistoria. È quindi ricostruita in maniera puntuale la storia delle teorie del mito, dall'antichità ai giorni nostri, con particolare attenzione alle prospettive psicoanalitiche, strutturaliste e al dibattito teologico.
Haussmann è stato una figura eccezionale di studioso della materia agronomica, uno dei maggiori esperti mondiali nel settore delle produzioni foraggere, un acuto studioso del rapporto fra società e suolo. Queste sue attività, che hanno trovato il perno unificante intorno al problema della fertilità del terreno, sono state magistralmente integrate dalla profonda opera di Haussmann come storico dell'agricoltura. Oltre che di centinaia di pubblicazioni scientifiche, è autore di grandi opere di sintesi sul rapporto tra uomo e terra, tra società e suolo.
Contrariamente all'immagine da tempo diffusa di una Cina dalla popolazione superstiziosa e dai letterati agnostici, gli ultimi decenni di studi hanno rivelato un panorama molto più ricco e complesso. In Cina, come altrove, il sacro è dappertutto. La presente opera offre una visione articolata del sacro in Cina e ne illustra alcuni aspetti fondamentali: anzitutto seguendo le sue grandi tradizioni religiose - il taoismo, il confucianesimo e il buddhismo - ma anche attraverso gli apporti dei cristiani (22 milioni), dei musulmani (18 milioni) e delle molte minoranze etniche che presentano caratteristiche proprie e costituiscono altrettanti spazi sacri a vario modo intrecciati con la corrente maggioritaria della tradizione cinese.
Filosofo, studioso delle religioni, teologo, uomo del dialogo tra le culture, uomo ponte tra l'occidente e l'India, Panikkar decide di mettere come primo tomo della sua Opera Omnia la mistica: Mistica, pienezza di vita. Due possibili interrogativi; il primo: "con tutto ciò che ha scritto doveva iniziare con un fenomeno così particolare, così al limite, un po' eccessivo...?" La seconda, "perché iniziare dalla fine, da quel raggiungimento così sublime che è solo di pochi?" Il primo interrogativo è di stampo laico un po' scettico, il secondo è invece di stampo un po' devoto-spirituale. La si guardi da un lato o dall'altro la mistica è spesso colta come una cosa eccessiva, per gli uni quasi fastidiosa e patologica, per gli altri irraggiungibile e sublime. Panikkar e con lui una importante tradizione del pensiero religioso delle grandi religioni e dello stesso Cristianesimo ci capovolgono le difficili difficoltà sulla mistica. La mistica non è né una stranezza né una performance per superdotati; è una fondamentale dimensione dell'uomo. L'uomo è fatto per non vivere di solo pane, ma mantenersi in relazione con il mistero. L'uomo interroga il mistero ed il sovrannaturale di continuo, anche quando lo nega. Proprio nella mistica il dialogo - il comprendersi tra religioni e culture - attua più direttamente la dimensione mistica e originale in ogni uomo; l'uomo si interroga sul senso della vita e si apre al mistero, all'ineffabile.
L'evoluzione della vita è un fatto difficilmente contestabile. Il modo con cui è avvenuta è ancora oggetto di esplorazione della scienza. Sono state acquisite molte conoscenze, specialmente sulla storia evolutiva dell'uomo. A 150 anni dalla pubblicazione de L'origine della specie di Darwin la sua teoria continua ad avere una validità, anche se alla luce delle nuove scoperte si riconosce la necessità che sia integrata e ampliata nei meccanismi con cui si sono svolti i processi evolutivi. Vi sono fattori o modalità che ancora non conosciamo? L'evento "uomo" è da considerarsi un caso fortuito? E la peculiarità della cultura? Un'altra sfida riguarda la razionalità della natura e il suo possibile significato e finalismo. È da ammettersi un progetto superiore? Come può essersi realizzato? Che cosa pensare della teoria dell'Intelligent Design? Il volume di Fiorenzo Facchini, professore di Antropologia all'Università di Bologna, intende affrontare questi temi in una duplice fedeltà alle osservazioni della scienza e a un corretto ragionare filosofico e teologico, nella convinzione della possibilità di un accordo tra scienza e fede.
Quest'opera è considerata da molti il capolavoro di Michel de Certeau. Essa racconta l'irruzione nella storia della parola mistica come esperienza di marginalità, esclusione e rinuncia. Un'esperienza che si svolge in luoghi in cui perdersi, attraverso parole o scene di enunciazione che sperimentano nuovi linguaggi: da Eckhart a Silesius, da Teresa d'Avila a Giovanni della Croce o Surin, tutto un corteo luminoso di donne, folli, illetterati, eremiti oscilla fatalmente tra obbedienza e rivolta, ortodossia ed eresia, sapere istituito e nuovi ordini del conoscere. Critica letteraria e psicoanalisi, semiotica e filologia, analisi sociale e indagine politica, contribuiscono a disegnare un percorso che abbandona (ma non trascura) i confini della teologia e si lascia contaminare da strumenti critici apparentemente estranei o inadeguati. Ed è proprio la sorvegliata e rigorosa contaminazione tra discipline a costituire il tratto caratteristico dell'opera dello storico, come pure il suo lascito fecondo: assumere l'"altrove" come griglia ermeneutica o il "desiderio" come impossibile che muove la storia, significa mettere in discussione ogni teoria o pragmatica della comunicazione e lasciare che a parlare sia un linguaggio perforato, interdetto, opaco, sempre bisognoso di traduzione ma anche sempre più ricco di qualunque sistema.