In un convegno internazionale svoltosi a Roma teologhe cristiane, e non solo, si sono interrogate sull’importanza della ricerca teologica delle donne per un’Europa che fa fatica a coniugare continuità con il passato e coraggio di apertura verso il futuro. Il Coordinamento Teologhe Italiane (CTI), che di quell’evento è stato promotore, offre a un pubblico ampio e non specialistico voci, idee, riflessioni, confronti. Per molti, forse, l’ingresso delle donne negli ambiti ecclesiali più tradizionalmente maschili, come lo studio accademico della teologia, i compiti pastorali e alcune funzioni liturgiche, suona ancora come un fatto eccentrico. Non è così. Non più soltanto luogo privilegiato dell’esperienza interiore delle donne, il divino è anche l’oggetto di una ricerca tanto appassionata quanto rigorosa di un numero crescente di loro in tutto il mondo.
Sandra Mazzolini è professore di Ecclesiologia presso la Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana e al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma.
Marinella Perroni è professore di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma e professore alla Pontificia Facoltà Teologica «Marianum» di Roma. È presidente del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI).
Un percorso di oltre cinquant'anni, dentro le vicende del mondo del lavoro, del movimento cattolico, della Chiesa, durante l'età liberale: è l'alveo nel quale scorre la vita dell'Unione Operaia Cattolica di Torino (UOC), dalla sua fondazione nel 1871 al suo confluire nella Federazione Italiana Uomini Cattolici nel 1923. L'associazione fu tra le prime società di mutuo soccorso cattoliche sorte in Piemonte e divenne col tempo la più consistente e attiva: dal punto di vista del numero dei soci essa, per un certo periodo, fu in grado di non sfigurare di fronte alle organizzazioni liberali e socialiste. Per questi motivi, e anche per la sua primogenitura, divenne un modello per altre società non solo della regione, ma pure a livello nazionale, fin verso la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, quando il movimento operaio cattolico prese ad organizzarsi per categorie professionali, sulla base del tipo di lavoro svolto dalle maestranze. A questo punto l'UOC dovette cedere il campo, nel movimento operaio cattolico torinese, ad altre modalità organizzative: le Unioni professionali, la Lega del Lavoro, l'Ufficio del Popolo e infine l'Unione del Lavoro, nuclei più combattivi, disposti ad intraprendere azioni di resistenza e talvolta anche di sciopero, sorti nel solco dell'esperienza democratico-cristiana alla quale del resto l'UOC aveva contribuito a preparare il terreno.Tra i suoi meriti si devono collocare il contributo portato alla maturazione di una coscienza operaia tra le file cattoliche, l'opera di formazione di molti laici del ceto popolare all'apostolato attivo, l'apporto fornito allo sviluppo del movimento cattolico torinese e piemontese di fine secolo e dei primi del Novecento.Gli sforzi di quei decenni non risultarono vani: nella Chiesa era diventato più visibile il ruolo del laicato, le società di mutuo soccorso avevano preparato la strada ai sindacati, il movimento cattolico si era diversificato in varie espressioni, compresa quella partitica. Con il fascismo la stagione della libertà avrebbe conosciuto una lunga interruzione, ma le idee e l'impegno di molti avrebbero saputo superare l'inverno del ventennio per germinare in una nuova primavera.
San Gregorio di Nazianzo, famoso oratore, «teologo» per antonomasia, poeta e asceta, fu tra i Padri Greci il più complesso ed insieme il più moderno per la drammaticità e la lucidità delle sue vivaci esperienze interiori. Questo volume indaga alcuni aspetti fondanti del suo ruolo di oratore e del suo pensiero teologico – la dottrina morale ed ascetica, la conversione, i concetti di male, di peccato e di verità, la teoria e la pratica della preghiera, le opinioni politiche e le idee sulla pace, la figura di Maria – attraverso lo sguardo attento di uno dei suoi critici più esperti. Francesco Trisoglio – o meglio, Fratel Enrico – offre in questi saggi, come in tutta la sua opera e la sua vita di studioso ed educatore, un contributo creativo e fecondo al dialogo ragione-fede di fronte all’attuale disorientamento, considerato una «sfida» alla cultura e al cristianesimo stesso.
Francesco Trisoglio, già titolare della cattedra di Storia bizantina e di Storia della Civiltà classica presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Torino, è autore di 125 pubblicazioni sui classici greci e latini, sui Padri della Chiesa, su autori bizantini e rinascimentali. Nella critica letteraria è soprattutto sensibile a rischiarare l’intelligenza per una più intima comprensione della vita umana e dei valori artistici. Ha pubblicato per Effatà Editrice Avvio alla politica (2007).
Tra le pieghe dell’esperienza quotidiana della fatica, della paura, del dubbio, Alda Merini incontra un Dio compagno di viaggio, capace di com-prendere gli affanni, compatire le cadute, farsi vicino in quanto egli stesso impotente e sofferente. Scoprire Dio entro il limite umano, è questo che ci permette la poesia meriniana, la quale dedica uno spazio privilegiato a Maria, paradigma e metafora della stessa Merini. Entrambe, Alda e Maria, si rivelano donne della Parola, capaci di accogliere dentro di sé e trasfigurare per noi tutti quella parola d’amore posta loro nel grembo, capaci di mantenere uno sguardo stupito sul mistero, capaci di vedere oltre... Il presente studio è una proposta di lettura dei testi meriniani che tiene conto della riflessione teologica, anche in rapporto allo sforzo di «dire Dio» da parte delle donne credenti. Nel fare questo l’autrice ha concentrato la sua attenzione in particolare sulla più recente produzione di ispirazione biblico-evangelica della poetessa milanese.
Chiara Saletti, nata a Verona nel 1966, è insegnante di religione cattolica e socia del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI). Laureata in Lettere moderne presso l’Università di Padova, ha conseguito il magistero in Teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Verona. Collabora con la rivista «Evangelizzare».
Gli Autori di questo volume (Fabrizia Abbate, Marcelino Agís Villaverde, Luigi Aversa, Francesca Brezzi, Giovanna Costanzo, Attilio Danese, Giulia Paola Di Nicola, Claudia Dovolich, Antoine Garapon, Catherine Goldenstein, Domenico Jervolino, Peter Kemp, Giuseppe Martini, Maria Teresa Russo), curato da Daniella Iannotta, sono accomunati da una profonda e lunga frequentazione filosofica con quello che definiscono a piùriprese il Maestro: Paul Ricoeur.I loro contributi, intesi come una sorta di colloquio ideale con il noto filosofo francese, intendono mostrare, da un lato, il legame che unisce il piano della convinzione con quello etico – che di essa sta a fondamento – e, dall’altra, come nell’orizzonte etico dell’agire il «giusto» determini la qualità buona dell’azione stessa. Le loro riflessioni hanno sempre, come punto di partenza, un brano di Ricoeur, inedito in lingua italiana, che rappresenta la griglia su cui si muovono e si intrecciano i vari contributi.
Daniella Iannotta è docente di Etica della Comunicazione e di Filosofia del Linguaggio presso l’Università degli Studi Roma Tre e di Semiotica presso la Libera Università Maria SS. Assunta (LUMSA) di Roma. I suoi interessi rientrano nell’ambito della fenomenologia-ermeneutica, con particolare attenzione a problematiche di tipo linguistico-morale-teologico. Dal 1990 ha curato la traduzione delle più importanti opere di Paul Ricoeur, tra le quali ricordiamo: Il Giusto 1 (Cantalupa [To] 2005), Il Giusto 2 (Cantalupa [To] 2007), Vivo fino alla morte. Seguito da Frammenti (Cantalupa [To] 2008). Ha pubblicato inoltre numerosi saggi, tra i quali L’alterità nel cuore dello stesso (Milano 1993), Percorsi dell’esistenza (Torino 1996), Frammenti di lettura (Roma 1998), Essere. Parola. Immagine (Cantalupa [To] 2000), La comunicazione fra simbolo e immagine (Cantalupa [To] 2004) e ha curato i volumi Labirinti dell’apparenza (Cantalupa [To] 2001) e Pensare la differenza. Incontri (Cantalupa [To] 2004).
In questa bellissima meditazione, un filosofo dibatte con se stesso quanto alla speranza di sopravvivere, trovandosi nell’impossibilità intellettuale e spirituale di acconsentire a qualsiasi visione ingenua di un altro mondo che dovrebbe essere un doppio, o la copia, di questo mondo. È necessario elaborare il lutto di qualsiasi immagine, di qualsiasi rappresentazione.Nel 1996 Ricoeur pone la questione: «Che cosa posso dire della mia morte?». Come «elaborare il lutto di un voler-esistere dopo la morte»? Questa lunga riflessione sul morire, sul moribondo e il suo rapporto con la morte, e ugualmente sul dopo-la-vita (la resurrezione), passa attraverso due mediazioni: testi di sopravvissuti ai campi di sterminio (Semprún, Levi) e un confronto con un libro del grande esegeta Xavier Léon-Dufour sulla resurrezione.La seconda parte del libro è composta di testi scritti nel 2004 e nel 2005, che il filosofo stesso ha chiamato «Frammenti» (sul «tempo dell’opera» e il «tempo della vita», sul caso di essere nato cristiano, sull’imputazione di essere un filosofo cristiano, sulla controversia, su Derrida, sul Padre nostro...). Testi brevi, redatti talvolta con mano tremante, mentre è già molto affaticato. L’ultimo, della Pasqua 2005, è stato scritto un mese prima della sua morte. Paul Ricoeur, grande filosofo del XX secolo, è deceduto il 20 maggio 2005.
Prefazione di Olivier AbelPostfazione di Catherine Goldenstein
Introduzione all’edizione italiana di Daniella Iannotta
Nell’ampia letteratura e nella gamma svariata di fonti, lo studio sceglie un percorso ed un’ottica di lettura in grado di apportare un contributo nuovo – nell’ambito dottrinale della Scuola francescana medievale e tardo-medievale – alla genesi delle idee della scienza economica. Tale scelta non vuole togliere nulla alla validità delle ricerche che partono da ottiche diverse, più legate alla Scuola tomista e alle forme letterarie degli umanisti laici; tenta piuttosto di far emergere una ricca fonte, in larga misura ancora inesplorata e meno conosciuta, per quanto riguarda l’indiscusso contributo della Scuola francescana al dibattito sull’usura ed all’elaborazione della teoria del giusto ed equo interesse, sostenendone concretamente la validità, anche sul piano pratico, con l’originale invenzione dei Monti di Pietà. L’apporto di tale patrimonio di intuizioni e di idee non è passato inosservato; anzi ha costituito la base per gli sviluppi successivi dell’economia politica, fino alla moderna scienza economica.
Oreste Bazzichi, nato a Stazzema (LU), è laureato in Teologia e insegna Sociologia alla Facoltà Teologica S. Bonaventura – Seraphicum (Roma). La sua attività di studioso e di docente è rivolta prevalentemente all’analisi dei rapporti tra etica ed economia. Collabora a diversi periodici e fa parte della redazione della rivista della Fondazione Giuseppe Toniolo «La Società». Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Antropologia cristiana (ESA, 1981); Spunti per una teologia dell’impresa (SIPI, 1984); Cent’anni di Rerum novarum (AVE, 1991); Alle origini dello spirito del capitalismo (Dehoniane, 1991); Etica cristiana da applicare (AVE, 1993); Alle radici del capitalismo. Medioevo e scienza economica (Effatà, 2003).
«Credo in Dio perché credo nell'essere umano». Ecco, in estrema sintesi, il pensiero teologico e filosofico e il vissuto personale di padre Maurice Zundel (1897-1975). Autore prolifico e conferenziere apprezzato, ancora poco conosciuto nel nostro Paese, Zundel è uno dei più importanti scrittori di spiritualità cristiana del XX secolo e merita una giusta considerazione tra i giganti della mistica cattolica di tutti i tempi. Quello che Paolo VI aveva intuito in lui, con uno sguardo profetico di grande lucidità, è ancora oggi vero: «È un genio, genio di poeta, genio di mistico, scrittore e teologo, il tutto fuso insieme con una miriade di folgorazioni». L'itinerario esistenziale di Zundel, la sua formazione umanistica e teologica, l'ampiezza dei suoi interessi umani e universali, costituiscono un unicum intensità, contenuti e risultati nel panorama spirituale cristiano. Questo libro rappresenta la sua prima biografia in lingua italiana.
L’opera presenta gli argomenti affrontati dal secondo Corso di Master in Bioetica avviato dalla Sezione Torinese della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Questo secondo volume si pone, come il precedente, dalla parte della vita, ma declinandola e coniugandola con gli stili comportamentali, le fragilità umane e le sfide del Terzo Millennio nella consapevolezza che la bioetica, nata intorno all’uomo per tutelarne la dignità, si arricchisce nel tempo di ulteriori valenze. La sua natura interdisciplinare coinvolge le competenze culturali ed etiche di ogni ambito del sapere, relazionando l’uomo anche con il suo contesto sociale e ambientale.
Questo libro nasce dall’incontro di un frate eremita del secolo XXI con un santo eremita vissuto nel VI secolo: sant’Egidio, considerato uno dei santi ausiliatori fra i più noti nel medioevo. Entrambi afferrati da Cristo, si sono trovati in piena sintonia di spirito. Padre Luciano Proietti ha infatti scoperto in questo santo un amico, un compagno che gli ha offerto l’occasione di cantare quanto ama di più: la solitudine contemplativa per la più profonda comunione con Dio e con i fratelli. Ne nasce una appassionata testimonianza di fede e di amore espressa in prosa – commentando l’antica legenda latina sul santo – e in vibrate elevazioni poetiche.
Le pagine di questo libro offrono perciò, ai lettori più sensibili alla bellezza spirituale, uno stimolo a camminare tenendo lo sguardo fisso su Gesù per seguirne fedelmente le orme e attirare a Lui una moltitudine di fratelli.
Dalla Prefazione di Anna Maria Cànopi OSB
Padre Luciano Proietti, nato nel 1944, è sacerdote Francescano. Dal 1999 conduce vita eremitica nel cuore dell’appennino molisano, dove accoglie pellegrini che vogliono fare esperienza di preghiera.