
Cristina Campo che amava dire di sé "scrisse poco, e vorrebbe aver scritto ancor meno", così poco in realtà non scrisse. I saggi qui raccolti trattano gli argomenti più svariati: le arti figurative, la liturgia, la filosofia della religione, i tappeti persiani e i riti tibetani, le ville fiorentine e la chirurgia francese e, soprattutto, la letteratura. Fra gli autori recensiti o annotati, alcuni dei suoi più amati: Borges, D'Annunzio, Capote, Cechov, Williams, Shakespeare. Nonché alcune poetesse e scrittrici di ogni epoca: Katherine Mansfield, Virginia Wolf, Djuna Barnes, Cécile Bruyère, Simone Weil.
Nella traduzione di Landolfi i tre più celebri racconti di Puskin: Il fabbricante di bare, Il mastro di posta, La dama di picche. Landolfi riversa nella traduzione italiana la febbrile ricerca di novità e perfezione verbale del testo russo, insieme a quel dinamismo narrativo che pone il lettore in un nuovo sorprendente rapporto con l'idea di libertà.
Una sequenza di "romanzi neurologici" raccontati dallo scrittore che più di ogni altro sa entrare nel mondo a parte della malattia, talvolta distante da noi come un pianeta che aspetti di essere visitato e capito da un antropologo.
Nel romanzo possiamo vedere gli effetti devastanti che un manoscritto libertino può avere su di una giovane intellettuale newyorchese. La sovrapposizione tra vita vera e imitazione di un personaggio letterario innesca tutta la trama di questo romanzo dell'autrice della notissima Lettera d'amore.