
Il cane che "il signore" regala alla "signora" la vigilia di Natale, ancora sudicio di fango e paglia, ha un pedigree quanto mai incerto e un gran brutto carattere: non è quel che si dice una bestiola mansueta e dimostra sin dalla più tenera età una radicale insofferenza per qualsiasi disciplina. Sarà propri a causa del suo caratteraccio se i rapporti tra lui e il signore, inizialmente improntati a una virile, calda complicità, giungeranno a un epilogo inatteso e tutt'altro che edificante.
In "Compassione" uno dei tre racconti che compongono il libro, la vicenda, ambientata in Croazia durante la seconda guerra mondiale, ha per protagonista il maggiore Gordon, "solida testa di scozzese" alle prese con il caos balcanico, tra ustascia e partigiani, in una scacchiera dove tutto assume il carattere dell'indecifrabilità; e quando si prodiga per mettere in salvo una piccola comunità di ebrei constata quali percorsi paradossali possa escogitare la Provvidenza. "L'uomo che amava Dickens" è invece una sorta di ghigno nelle tenebre, che risuona attraverso una storia atroce e risibile. Il terzo racconto, infine, ripropone Basil Seal, famigerato personaggio di alcune opere giovanili.
«"Mi raccomando, sii gentile con la zia Valérie!". Sono passati molti anni, ma Jérome se la ricorda benissimo quella "vecchia foca", con la sua faccia larga, grassa, il flaccido doppio mento, la peluria scura sul labbro superiore e quel disgustoso odore di vecchiaia e di odio. Si era piazzata nella minuscola casa sopra il negozio di tessuti dove sua madre lavorava tutti i giorni, anche la domenica, e lui aveva capito subito che era cattiva, prima ancora che in un momento d'ira lei rompesse gli animaletti a lui cari più di ogni altra cosa al mondo, quelli con cui giocava, seduto per terra, davanti alla finestra a mezzaluna che sormontava l'ingresso del negozio.»
Nel lungo saggio, "Catabasi e anastasi", che costituisce il nucleo di questo libro, il tema duplice e fondamentale del viaggio nel regno dei morti e della resurrezione è indagato sul piano sia teologico che figurativo. Ed emerge subito, come elemento perturbante, la biunivocità delle due dimensioni: da un lato il pensiero mitico-religioso sente infatti "l'irruzione dei defunti nel mondo dei vivi" come fonte di "sgomento e di orrore", dall'altro sono i vivi stessi a prolungare l'Aldiqua nell'Aldilà. Ma a poco a poco la "vertigine" di questa coesistenza si placa, durante il tragitto che Zolla ci propone, nell'armonia conoscitiva della "coincidenza degli opposti": il Cristo stesso appare "ombra di morte e fulgida stella insieme".
Georges Munier è un mulatto ricco e colto, un uomo che non si sente affatto inferiore ai bianchi. Nel corso degli anni trascorsi a Parigi egli è divenuto un autentico "gentleman", e al tempo stesso una sorta di superuomo in grado di dominare le proprie emozioni e deciso a piegare il mondo, le sue leggi e i suoi pregiudizi alla propria volontà. E quando, tornato nella sua isola, si vede rifiutare la mano di una donna bianca, Georges si mette alla testa di una rivolta di schiavi; ma fatto prigioniero, e condannato poi a morte, riuscirà infine a evadere insieme all'amata Sara.
"Se ti vuoi guadagnare mia figlia, va' dal drago del bosco grande e strappagli tre delle sue penne d'oro." Con queste parole il ricco oste caccia il figlio di un povero taglialegna. A malincuore, ma ben deciso ad assolvere il compito, il giovanetto si mette in cammino verso il castello del drago. Farà ritorno maturo e trasformato. Età di lettura: da 4 anni.
Alle soglie dei novant'anni, in modo del tutto imprevisto, con spregiudicata disinvoltura Milosz si racconta, proiettando in un vivace diorama tutta la sua vita intellettuale e creativa. Frammenti narrativi o filosofici si alternano a poesie, aforismi, aneddoti; saggi brevi, citazioni, criptici ritratti di scrittori compaiono accanto a scorci di paesaggio, ricordi personali, canzoni, resoconti giornalistici, perfino al biglietto di una piccola ammiratrice.
"Tululù", ossia sciocchina: così viene chiamata Matilde dalla piccola Assunta, nata dalla sua breve unione con Bruno, un manovratore di treni arido e sbrigativo che l'ha abbandonata per fuggire con un'altra. Siamo alla periferia di Trieste, in un pertugio di Novecento grigio e imprecisato, dove tutti i personaggi sono destinati a una differente solitudine: Bruno che, scaricato dall'amante, vorrebbe rientrare nel nucleo familiare ma viene respinto dalla figlia; Assunta stessa la quale, legatasi a un antiquario anch'egli ambizioso e anaffettivo, scivola in un opaco ménage borghese; e Matilde, il cui destino è concentrato nell'ultima disperata discesa in città, quando indossa i "vestiti buoni" di vent'anni prima per andare dalla figlia.
Mille favole si concludono con le nozze fra i due protagonisti, che si sono a lungo cercati e a lungo vivranno poi felici e contenti. Ma felici e contenti non sembrano proprio Carluccio Ottantaquattresimo, re dei Capogiri, e la figlia dell'imperatore di Poponia, che stanno per sposarsi all'inizio della "Principessa dalle lenticchie". Carluccio odia gli umili legumi, e le lentiggini della promessa sposa glieli ricordano: saranno necessari dieci anni di guerra e una drastica dieta per rimettere a posto le cose. Età di lettura: da 7 anni.