
Il volume è una raccolta di racconti che, come i capitoli di un romanzo, compongono un'unica, grande storia: quella della conquista di una maturità che per il giovane Isaac McCaslin si compie quando uccide la prima preda, o forse nell'istante in cui la preda lo riconosce abbastanza uomo e accetta di farsi uccidere da lui. Perché la foresta di Faulkner è luogo fisico e proiezione metafisica, e l'uomo, attraverso il rituale della caccia, vi giunge a comprendere se stesso e la propria identità in rapporto agli altri e soprattutto rispetto alla natura. Una natura selvaggia e nobile, potente e senza tempo, il cui simbolo è il grande orso zoppo, Old Ben, inseguito e braccato da cani e cacciatori anno dopo anno.
L'ispettore Janvier si è beccato una pallottola in pieno petto mentre sorvegliava la pensione di rue Lhomond dove vive un certo Paulus, che qualche giorno prima ha rapinato con una pistola giocattolo un localino di Montparnasse. Dopo aver escluso quasi subito che sia stato il giovane ladruncolo, il commissario Maigret decide di venire a capo della faccenda: lo ha promesso al povero Janvier e a sua moglie, che aspetta il terzo figlio e ogni giorno va a trovarlo in ospedale con gli occhi pieni di lacrime.
Quando Saul Steinberg arrivò a Milano dalla Romania, nel 1933, aveva diciannove anni. Al Politecnico, dove si laureò in architettura, incontrò Aldo Buzzi: fra i due nacque una solida amicizia, ma nel 1941, a causa delle leggi razziali, Steinberg dovette lasciare fortunosamente l'Italia. Nel 1943 divenne cittadino americano e partecipò alla guerra come ufficiale di marina. Alla fine della guerra, nel 1945, a casa di Buzzi cominciarono ad arrivare lettere d'oltreoceano. Si riallacciò così un rapporto che non si sarebbe mai interrotto e si inaugurò un carteggio che copre l'arco di oltre mezzo secolo e che ci offre l'autoritratto di uno dei più grandi disegnatori del Novecento.
Rykwert si interroga sul modello di città che gli abitanti elaborano o sognano. E lo fa analizzando anzitutto la situazione che coincide con l'origine stessa della città in senso moderno, il "rito etrusco" che fondava la città romana. Rykwert dimostra come la configurazione dell'urbe, con le sue mura, le porte, il foro, i templi, costituisse anche e soprattutto una forma simbolica nella quale si rispecchiavano i miti, i rituali, le credenze di tutta una civiltà. E si tratta di credenze collegabili, con accostamenti illuminanti a fenomeni e testi di varie civiltà arcaiche: indiane, africane, amerindie.
Lo spazio della pampa, la vita dei mandriani, la natura illimitata, la condizione fra libera e servile degli uomini, il sangue misto e l'incertezza delle origini disegnavano una vita apparentemente brada, ma in realtà soggetta a codici astratti e feroci: un mondo a parte, di selvaggia nobiltà, fondato sull'infamia e sulla fierezza taciturna, sul privilegio del gesto sulla parola, sul rischio mortale e inutile, prova di assoluto prestigio e di vitalità. Terreno naturale, perciò, di storie favolose, tanto più intense quanto più scarni e ripetitivi sono gli elementi delle vicende.
Ritrovato tra le carte lasciate nella camera dell'albergo parigino in cui Ernst Weiss si tolse la vita, "Jarmila" è il racconto di una possessione amorosa divorante, capace di sprofondare un uomo nel delirio. Una storia che comincia con un orologio dalle lancette impazzite, un appuntamento mancato, e lo strano incontro che la sorte riserva a un commerciante in viaggio d'affari a Praga. Nell'atmosfera carica di fumo di una locanda, un misterioso venditore di uccelli a molla prende in consegna il suo orologio difettoso per ripararlo. E mentre, con gesti da negromante, ne smonta il capriccioso congegno, inizia a raccontargli la storia della propria esistenza.
In una calda sera di primavera del 1942 una sensuale ventiquattrenne, dopo aver inutilmente aspettato la telefonata del suo uomo del momento, lascia la sua stanza d'albergo in fondo alla Quinta Avenue e si butta per le vie del Village, depressa. È piena di debiti ma gira in taxi, va a letto all'alba ma lavora fino al tramonto, e affronta una mondanità sfrenata con il solo corredo di "completini lisi e infeltriti" avuti in eredità. Sotto la scorza cinica e dissoluta conserva una polpa romantica, perché non ha smesso di cercare l'Amore. Ma dentro la polpa romantica nasconde un nocciolo pragmatico, perché continua a desiderare il matrimonio e la famiglia. Come è arrivata Letty Fox a questo punto della sua vita?
Charles Simic, ironico, sfrontato, guizzante e tenero poeta, ama particolarmente la lirica breve. L'insonnia è la sua malattia. Il suo sguardo, attratto dalle zone di confine, si posa spesso su una regione sospesa tra il sonno e la veglia, la fantasticheria e la contemplazione in cui il lettore si trova, in un primo momento, spaesato. Le sue parole ricreano fotogrammi dall'inquadratura decentrata, ritraggono dettagli della realtà per mostrarne l'elemento alieno che vi è inglobato. Un elemento che vive a nostra insaputa e sotto i nostri stessi occhi.
Anatomia di una nozione personifica
Convinto che il biliardo sia un gioco troppo serio per lasciarlo ai cronisti sportivi, Richler ne tesse qui un'elegia che sembra il colpo da maestro di un grande giocatore, con la palla che finisce in buca dopo un gioco di sponde imprevedibile. Così la penna che sembrava prepararsi a incidere il cammeo di un fuoriclasse devia di colpo verso i locali fumosi della Montreal del secondo dopoguerra, da lì rimbalza in un confronto a distanza con le pagine dedicate allo sport da grandi scrittori, poi colpisce il calcio, il football e l'hockey.

