
Ogni giorno il nostro sistema immunitario ascolta i segnali provenienti dal nostro corpo e dall'ambiente in cui viviamo. Nel farlo, ci difende dagli attacchi esterni. Il nostro organismo è capace di un'infinita potenzialità: è pronto ad affrontare qualsiasi nemico, codificandolo e costruendo la propria memoria. La stessa memoria che noi abbiamo imparato ad aiutare con i vaccini. Oggi il mondo è colpito da una calamità feroce. Non eravamo completamente ignari quando è arrivata, ma ci siamo fatti trovare impreparati. Di certo, sappiamo che questa pandemia non sarà l'ultima. Di fronte a questa trasformazione epocale le risposte della politica sono spesso dettate dalla paura e dallo sgomento. È difficile per tutti rinunciare non solo alle vecchie abitudini, ma anche alla forma che il nostro stile di vita aveva prima. Ma come possiamo cambiare la nostra postura nei confronti del mondo, che ormai è già cambiato sotto i nostri occhi? Antonella Viola costruisce una mappa per abitare questa rivoluzione e comincia con l'invito a rivolgere lo sguardo dentro noi stessi, per capire la razionalità che muove il nostro organismo. Il nostro corpo è un meraviglioso sistema di comunicazione. Ciascuna parte collabora con l'altra, inviando segnali e traducendoli costantemente. Senza sosta si misura con l'ignoto che viene da fuori e lo affronta. Dobbiamo ricordarci che nessuno di noi può prescindere dagli altri e dall'ambiente in cui vive. Abbiamo la responsabilità di imparare la lezione del virus, perché con sé porta le contraddizioni di un mondo globalizzato che trascura la catastrofe del clima e non si occupa delle disuguaglianze sociali. Per fortuna ad aiutarci c'è la scienza, che da secoli si misura con la realtà e le rivoluzioni non con la lotta, ma con la cautela e la leggerezza.
In un giorno di maggio del 1999, settemila persone affollarono la basilica di San Petronio a Bologna e la piazza antistante per dare un ultimo saluto a Enzo Piccinini, chirurgo dell'ospedale Sant'Orsola scomparso tragicamente a 48 anni. Ma chi era questo giovane medico che era stato in grado di lasciare così profondamente il segno in talmente tante vite? Chirurgo sui generis per gli anni in cui si avvia alla professione, Piccinini crede fermamente nella necessità di occuparsi dei pazienti in tutta la loro umanità: preoccupandosi dei loro affetti e aiutandoli di fronte al dolore e al timore della morte, come parte del proprio mandato. Una convinzione nata durante gli studi, destinata a crescere negli anni attraverso l'amicizia con Luigi Giussani e l'impegno nel movimento di Comunione e Liberazione, che lo porta ad accostare all'attività medica, riconosciuta nel mondo, un instancabile lavoro di educazione e testimonianza per i più giovani. Oggi, la sua opera vive in una scuola di medici e ricercatori ispirati dal "metodo Enzo", e nelle persone che lo hanno conosciuto e ancora portano il segno di quell'incontro. Una vita unica, che ha portato la Chiesa a proclamarlo "servo di Dio" e ad avviare un processo di canonizzazione. "Ho fatto tutto per essere felice" è un racconto emozionante che insegna cosa significa vivere, come diceva Enzo, "mettendo il cuore in quello che si fa".
Fiorentino, direttore generale della Rai dal 1961 al 1974 e fondatore della casa di produzione cinematografica Lux Vide, Ettore Bernabei è stato uno dei grandi maestri del giornalismo e della televisione italiana. Ha scoperto volti noti, tra cui Enzo Biagi e Umberto Eco, e ha lavorato con Amintore Fanfani, Aldo Moro, Giorgio La Pira ed Enrico Mattei, orientandone scelte e strategie. Appena ventiseienne, da direttore del quotidiano «Il Popolo», ha dato vita a uno straordinario sodalizio intellettuale tra i leader dei quali condivideva filosofia e politica. Partecipando, da fervente cattolico, a battaglie e sconfitte della Democrazia cristiana, ha incantato subito il partito. Mosso da un autentico interesse per il bene comune, Bernabei vedeva la sua carriera come una missione e ricopriva il suo ruolo con modestia, prudenza e risoluzione. In mezzo secolo di permanenza nella cabina di regia del potere non ha mai smesso di tenere un diario quotidiano, in cui si intersecano giudizi perentori, ritratti, dubbi e testimonianze eccezionali, dalle lotte interne alla DC fino ai giorni del rapimento di Moro e allo scontro con le forze laiche nella stagione del referendum sul divorzio. A cento anni dalla nascita, questi scritti vengono pubblicati in una raccolta inedita che attraversa il secondo Novecento italiano, in cui Bernabei delinea che cos'è davvero la politica e le dinamiche che la governano, annotando eventi e indiscrezioni di un Paese giovane invecchiato troppo velocemente, dove però il potere era ancora sinonimo di privilegio, sacrificio e servizio per la comunità.
«Sono le idee, non gli interessi costituiti, che sono pericolose nel bene o nel male» così Keynes. Abbiamo cominciato a comunicarci idee, progetti, esperienze positive e negative, in un dialogo che è divenuto via via più profondo, sincero, intenso. Il gruppo "Futuro Anteriore" è nato così, dalla voglia di alcuni/e semplici cittadini/e di riflettere, sperimentare, partecipare, alzando lo sguardo verso un orizzonte, oltre la cronaca spicciola, senza cedere alla rassegnazione, allo scoraggiamento. Ci accomunano passione, impegno, ma tante sono le differenze tra noi, che si colgono facilmente anche dal taglio dei vari contributi, molti dei quali scritti durante il primo lockdown. La diversità può essere un limite. Noi vi abbiamo scoperto soprattutto una grande bellezza e l'abbiamo vissuta come un vero arricchimento reciproco. Idee, pensieri, qualche progetto, piccole esperienze, alla ricerca di nuovi paradigmi per una ripartenza: l'inizio, senza pretese, di un libro incompiuto. Le pagine finali, bianche, sono un invito al lettore ad andare avanti nella scrittura...
Giovanni Falcone non era un eroe, ma un uomo vero, retto, sorridente, coraggioso e prudente. Spesso sfiancato dalla responsabilità e dall'incomprensione, disposto però a offrire sempre tutto di sé, per un ideale. A venticinque anni dalla strage di Capaci, la sorella Maria con Monica Mondo rilegge l'album dei ricordi: l'infanzia con i fratelli, la famiglia e gli insegnamenti, la Palermo in cui sono cresciuti, gli incontri e le amicizie, le gioie e i dolori. Il ricordo non appartiene solo al passato, è lo strumento per capire il presente, per trasformare il timore in ricerca di giustizia, per non ridurre un uomo al ruolo di sola icona, piuttosto per ribadirne legami, affetti, ideali e passioni. Il corpo fa l'uomo mortale, le idee lo consegnano alla storia. Gli ideali di Giovanni Falcone restano, bandiera delle quotidiane lotte per lo stato di diritto.
Quando abbiamo smesso di mettere la nostra mano nella mano della vita per lasciarci accompagnare fiduciosi? Quando abbiamo iniziato a pensare che la fragilità e le imperfezioni siano delle colpe? Sono questi gli interrogativi che Simone si pone nel suo libro e che approfondisce con una lettura profonda che unisce la psicologia ai Vangeli, senza mai perdere di vista l'umano. Non sono le ferite che devono spaventarci, ma la fuga da noi stessi e dalla vita, la scelta della penombra invece che della luce, il rifugio nel cinismo e nel disincanto al posto della fiducia e della speranza. Diamo fiducia alla vita, diamo una possibilità a tutte le resurrezioni che possono sempre accadere, quelle piccole, quelle di tutti i giorni, che aspettano solo di compiersi se solo non ci irrigidiamo. Prefazione di don Luigi Verdi.
È una riedizione ampliata, aggiornata e integrata del libro "Diventa ciò che sei" con considerazioni ed esperienze che l'Autore ha maturato negli ultimi anni. Nella disponibilità ad accettarci, a conoscerci e a maturare sta il vero segreto del vivere e della capacità di affrontare quanto accade nel percorso della nostra vita. Questo testo è caratterizzato dal cammino psicospirituale, improntato su Gesù Cristo e il Vangelo: numerose sono le citazioni in proposito. Occorre prendere coscienza del proprio io, modellandolo sull'Io di Cristo. Solo così si possono guarire le ferite della vita, valutare con oggettività le esperienze dell'infanzia e dell'età adulta e intraprendere un percorso di vera libertà e di accoglienza di se stessi e degli altri.
«È un qualsiasi meriggio d'estate, attorno al 1960. Una vecchia incisione, un giradischi a batteria ed il rinforzo della fisarmonica di Bruno, il sagrato della Chiesa diviene l'aperto teatro della lezione di musica. Attorno il silenzio dei boschi e, all'orizzonte, la dolce giogaia dei monti che delimitano il Mugello. Si "esegue" il Concerto Imperatore di Beethoven. Sulla partitura, trascritta sul grande rotolo, la canna del priore segnala le note. Ragazzi ed amici studiano come sempre la materia, questa volta cantata a pieni polmoni. Un miracolo della volontà e dell'intelligenza: una scuola aperta, se- vera, gioiosa». (Gian Carlo Melli)
Come si forma il pensiero? Che cosa sono esattamente memoria, coscienza e mente? Davvero tutto quello che accade dentro di noi non è dovuto ad altro che a un fascio di impulsi elettrici? Quanto c'entra l'istinto e quanto la razionalità nelle scelte che facciamo? In "Che cosa abbiamo nella testa?" Edoardo Boncinelli e Antonello Calvaruso ci spiegano tutto quello che oggi sappiamo sul cervello e sul suo funzionamento. Grazie ai progressi della scienza ora siamo consapevoli che proprio il cervello è la casa dei pensieri, della mente, della razionalità, perfino delle emozioni. E anche se non esiste ancora una definizione univoca di «pensiero», sappiamo che ne convivono in noi due tipi: uno immediato - l'istinto che ci fa sottrarre la mano dal fuoco quando ci scottiamo - e uno complesso - che implica l'intervento della razionalità e comporta una valutazione delle variabili prima di compiere una qualsiasi scelta. Ma anche in questo caso siamo molto meno razionali di quanto crediamo, perché di fatto il nostro cervello risponde agli stimoli esterni in modo schematico, guidato dal retaggio della nostra evoluzione: tendiamo a prendere le decisioni rapidamente e col minimo sforzo, spesso cadendo in tranelli di cui nemmeno ci rendiamo conto. Con "Che cosa abbiamo nella testa?" Boncinelli e Calvaruso ci offrono una guida al cammino accidentato della ragione, alla scoperta di ciò che siamo e delle insidie che la mente infila fra i nostri pensieri, insegnandoci a riconoscerle per evitarle o servircene attraverso molti esempi in cui possiamo ritrovare le nostre esperienze quotidiane. Per comprendere meglio noi stessi, il nostro nucleo più autentico: forse la sfida più temeraria che possiamo affrontare. Postfazione di Domenico De Masi.
«Perché tornare?» È la domanda che Enrico Letta si è sentito fare tante volte dai giovani italiani che studiano in Europa e che si è fatto anche lui, prima di riprendere la strada di casa per tornare alla politica attiva. La risposta è che ciascuno di noi ha il dovere di impegnarsi e ribellarsi, per riscrivere il futuro dell'Italia. Lo spiega in queste pagine appassionate e lucide, intense e ricche di storie, che intrecciano un percorso personale e le prospettive di un Paese da risollevare. Attraverso le ragioni civili e quelle del cuore, l'anima e il cacciavite, che vanno usati insieme per vincere le paure del XXI secolo e combattere ingiustizie, nazionalismi, populismo. L'anima - con l'appello all'«essere liberi», liberi fino in fondo - richiama all'ispirazione degli ideali, ai valori non negoziabili che vanno anteposti, sempre, agli interessi del momento e al timore di perdere consenso. Il cacciavite riporta alla concretezza e alla competenza necessarie per guarire una democrazia malata e attrezzarsi a una storica azione di ricostruzione dell'Italia, fondata sulla dignità del lavoro, sulla lotta alle vecchie e nuove disuguaglianze, sulla promozione di un'idea di progresso e benessere all'altezza delle sfide di questo tormentato passaggio d'epoca. Con la pandemia abbiamo sofferto tutti, ci stiamo rialzando, siamo cambiati. Deve cambiare anche la politica. Occorre passare dal partito del potere a quello dell'intelligenza collettiva, per aprirsi finalmente alla società accogliendo i tanti che credono nelle ragioni dell'impegno, ma che per anni hanno trovato le porte chiuse. Una comunità che scommette sull'istruzione, sui giovani, sulle donne. Che rilancia una norma di civiltà come lo ius soli. Che combatte con forza per l'ambiente e la sostenibilità. Che riafferma l'importanza di essere e sentirsi europei e, dunque, parte di un progetto più grande e ambizioso.
Oscuro stregone o geniale scienziato, artista illuminato da Dio o eretico miscredente? Tra la Firenze di Savonarola e Machiavelli e la Roma dei rivali Michelangelo e Raffaello, nella vita di Leonardo da Vinci si ritrovano tutta la magnificenza e le contraddizioni del Rinascimento: un'età dell'oro per le arti, con l'umanesimo e la scoperta dell'America, ma anche un'epoca di fanatismo religioso e caccia alle streghe, con l'Inquisizione e i roghi di libri. Nel 1901 Merekovskij non pubblicò solo un romanzo storico, ma anche la più penetrante delle biografie di Leonardo: un uomo semplice e tormentato che viveva il mondo come un'eterna scoperta, curioso come un bambino; capace di studiare per settimane il volo di una mosca "con la stessa matita e lo stesso amore con cui poco prima aveva disegnato il divino sorriso della Vergine". Un precursore che diede tutto se stesso nel tentativo di donare le ali all'umanità, ma che era destinato a rimanere incompreso fra i suoi contemporanei, come un "uomo che si sveglia nel buio, troppo presto, mentre tutti gli altri dormono ancora".
Merezkovskij Dmitrij S. (San Pietroburgo, 1865 - Parigi, 1941) Scrittore, poeta e critico, è annoverato tra i padri del simbolismo russo. Spirito libero poco incline ai compromessi, combatté sia l'autocrazia zarista sia la rivoluzione bolscevica, e nel 1917 fu costretto a emigrare a Parigi. Dopo aver ricoperto per oltre cinquant'anni un ruolo predominante nella cultura russa ed europea, dalla fine degli anni Trenta è stato progressivamente dimenticato, per essere riscoperto solo negli ultimi decenni. Nel 2013 Castelvecchi ha pubblicato il suo romanzo La morte degli dèi, sull'Imperatore Giuliano l'Apostata.
Conoscere Dante significa conoscere la sua opera, ma anche conoscere la sua vita. Non solo gli eventi esterni - gli amori, l'attività politica, gli amici, i nemici, l'esilio - ma anche e soprattutto il suo percorso interiore, quell'universo ricchissimo che Dante sottoponeva a un continuo scandaglio, per verificare scelte, mettere in crisi vecchi convincimenti, saggiare nuove strade da percorrere. Perché Dante - come scrive Piero Boitani nell'Introduzione - «è il primo grande scrittore dell'Occidente a legare la sua poesia a ciò che ha vissuto, a fare poesia della vita, dei suoi sogni, delle sue idee, dei suoi sentimenti, dei suoi fallimenti». È da questo presupposto che muove John Took, dantista tra i più importanti a livello internazionale, che in questo lavoro racchiude i frutti di un'intera vita dedicata al poeta, offrendoci la ricostruzione di una grande biografia intellettuale ed esistenziale. Ed è questo sguardo particolare all'opera di Dante che consente a Took di non trascurare nulla, di tenere assieme tutto, anche le opere «minori», perché ogni singolo verso, ogni singola riflessione trova senso e acquista un nuovo significato all'interno di un percorso più ampio, quello del cammino di Dante alla ricerca di ciò che può dirsi veramente e profondamente umano. Introduzione di Piero Boitani.