
Vittorio Sgarbi, sulle orme di René de Chateaubriand, ci conduce in un viaggio inedito attraverso la storia dell’arte per raccontare la natura e la montagna interpretata dai più grandi artisti, dal Trecento ad oggi. Dal primo pittore a raffigurarla, Giotto, il più umano di tutti, alle Dolomiti nei quadri di Mantegna, dalla purezza dei paesaggi di Masolino agli scorci aspri di Leonardo, dove le rocce incorniciano le vergini senza tempo, agli impalpabili acquerelli alpini di Dürer in viaggio da Venezia verso la Germania. A fianco dei maestri celebrati, Bellini, Giorgione, Tiziano, Turner, Friedrich, Sgarbi ricorda capolavori di artisti meno noti, cresciuti in provincia, come Ubaldo Oppi, Afro Basaldella, Tullio Garbari. Un viaggio che attraversa le Alpi e le altre vette d’Italia raccontate dal realismo di Courbet e dal simbolismo di Segantini, nei colori di Van Gogh, nell’espressionismo di Munch e nei fantasmi di Böklin, nelle intuizioni di Italo Mus, Dino Buzzati, Zoran Mušič, fino alla nascita del turismo montano, della fotografia e della grafica che raccontano con una lingua nuova la spiritualità delle terre alte. "Nulla è più vicino all’eterno della montagna e allo stesso tempo niente permette di intendere meglio i limiti dell’uomo, la sua fragilità. L’uomo e la montagna hanno una storia, che l’arte ha raccontato nella sua autonomia espressiva. Un racconto che inizia con Giotto e arriva fino ai testimoni del nostro tempo. Un lungo percorso, ricco di sfumature, ma che ha una stessa sostanza, un solo pensiero. Che è il pensiero di un assoluto." (Vittorio Sgarbi)
Tahar Ben Jelloun ripercorre la storia del conflitto israelo-palestinese, evidenzia le responsabilità di entrambe le parti in causa, ma di fronte alla reazione militare israeliana, seguita agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, non esita a usare il termine genocidio. Criticando una guerra alimentata dagli interessi personali di Netanyahu e dall'ossessione per l'annientamento del popolo palestinese, che ha portato a una condanna del premier israeliano da parte della Corte Penale Internazionale. Con passione e argomentazioni brucianti, Ben Jelloun denuncia il silenzio complice di molti Paesi europei e invita a distinguere tra critica al sionismo e antisemitismo, una parola troppo spesso usata per silenziare le voci di protesta. Non si può tacere di fronte a questi crimini, ci ricorda, perché la spirale di odio generata da questa guerra potrebbe avere conseguenze gravissime.
L'identità, la perdita, la memoria e il cambiamento sono i fili, a volte tangibili a volte più impalpabili, che legano il corpus di poesie di "Luminose cose morte" di Ada Limón, finalista al National Book Award nel 2015. Suddivisa in quattro parti, la raccolta traccia il percorso biografico ed emotivo dell'autrice, ancorandolo a eventi e trasformazioni che brillano lungo le pagine come punti cardinali mischiati alla rinfusa, eppure in grado di orientarci in quella mappa instabile che è il divenire della vita. La morte di un genitore, il trasferimento in un luogo rurale e selvatico, il congedo dalla vita giovane, l'amore e la prepotenza della natura sono alcuni dei temi che scandiscono la ricerca espressiva e lessicale di Ada Limón. Una ricerca tesa in avanti, che si fa affilata e straziante come una freccia, oppure armonica, spavalda e generosa come un cavallo, capace di trovare un palpitante equilibrio tra introspezione e osservazione, tra sofferenza e desiderio, tra ironia e lucidità.
Sandro Veronesi ha tratto da Non dirlo un monologo teatrale: proprio come il Vangelo stesso, la sua destinazione è la comunicazione orale, “da bocca a orecchio, con la fondamentale messa in gioco del corpo e del contatto visivo tra autore e uditore”.
“Non dirlo” è l’ordine che Gesù fa seguire a ogni miracolo che compie, la chiave del segreto di personalità che costituisce la trama della sua avventura terrena. Il Vangelo di Marco è il Vangelo d’azione, il primo, il più breve, il più imperscrutabile. Sandro Veronesi spreme fino all’ultima stilla il succo di questo testo e lo propone nella sua scintillante modernità. Scritto a Roma per i romani, il Vangelo di Marco è, nel racconto di Veronesi, una raffinata macchina da conversione, sintonizzata sull’immaginario dei suoi destinatari e per questo più simile ai film di Tarantino che ai testi con i quali gli altri evangelisti raccontano la stessa storia. È una miniera di scoperte sorprendenti, che riportano il Cristianesimo alla sua primitiva potenza componendo il ritratto di un enigmatico eroe solitario, il cui sacrificio ancora oggi rappresenta uno sconvolgente paradosso: che ci sia bisogno della morte di un innocente per potersi liberare del proprio nulla.
"Andrebbe incoraggiata un'educazione al dolore, perché fin troppo spesso del dolore si ha un'unica idea, quella di una condanna ineliminabile." Umberto Eco percorre un affascinante itinerario - tra filosofia, poesia, arte, letteratura e spiritualità - che segue il tema del dolore dalle origini ai giorni nostri. Esperienza insopprimibile della natura umana, passione del corpo e dell'anima, il dolore non è stato vissuto nei secoli soltanto come un male da sconfiggere ma anche, ad esempio, come salvifica prova di redenzione. Il dolore ha caratterizzato ogni epoca e tradizione, ma è il suo rapporto intimo e ambivalente con la conoscenza e il pensiero a interessare la riflessione di Eco, in un libro che è un'intensa testimonianza di sensibilità, ma anche un invito forte a coltivare l'educazione alla conoscenza, formidabile antidoto alla sofferenza dell'uomo.
Tutto comincia al largo di Bali, con una mongolfiera e quattro bottiglie di champagne. Allan Karlsson si appresta a festeggiare il suo centunesimo compleanno con il fidato complice Julius, quando è costretto a un ammaraggio d'emergenza nel mezzo dell'oceano. Salvati da una nave nordcoreana che trasporta clandestinamente uranio per conto di Kim Jong-un, i due vengono fermati con l'accusa di spionaggio. Dopo lo sbarco, Allan si finge uno specialista di tecnologia nucleare per fuggire con una valigetta dal contenuto esplosivo. Allan e Julius si ritrovano così al centro di una vertiginosa crisi diplomatica tra Manhattan, l'Europa e la savana africana. Sul loro cammino incontrano Angela Merkel e Donald Trump, stringono amicizia con un truffatore indiano e un taxista masai, entrano in società con una venditrice di bare che inganna un feroce neonazista, frequentano una spia con la passione per gli asparagi. Torna in una nuova esilarante avventura il protagonista di Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve. A 101 anni, Allan Karlsson ha deciso di tornare in servizio per una missione da nulla: salvare il mondo. Il centenario ha un anno in più, e molti assi ancora nella manica.
Molti credono che i diritti siano assodati, ma si sbagliano. La secolare lotta per la libertà non è finita anzi, si trova di fronte a inaspettate sfide. Strumenti come l'intelligenza artificiale e i big data possono essere usati per la sorveglianza, la manipolazione e la censura. In molti paesi autoritari, i governi utilizzano le tecnologie per colpire e silenziare i dissidenti. Nelle democrazie, invece, esiste il pericolo che agenzie governative e compagnie digitali creino insieme un "grande fratello" senza che i cittadini se ne accorgano. Un grande problema del nostro tempo è che è estremamente difficile garantire, contemporaneamente, la libertà dei cittadini, un potere statale solido e una crescita imponente delle aziende digitali. Questo è quello che viene definito il "trilemma della libertà digitale". Trovare un equilibrio tra le necessità e gli obiettivi dei tre protagonisti è una delle maggiori sfide che le nostre società devono affrontare. Promuovere la libertà dei cittadini e, al contempo, garantire uno Stato capace di proteggere pienamente i loro diritti consentirebbe di sfruttare al massimo il potenziale delle tecnologie per il benessere collettivo. Tuttavia, ciò richiederebbe di imporre regole più stringenti alle compagnie digitali, limitando il superpotere che attualmente detengono. Ma è percorribile dal punto di vista geopolitico? E, soprattutto, saremo in grado di superare l'illusione, che domina lo spirito del nostro tempo, secondo cui l'innovazione tecnica è onnipotente e può risolvere qualsiasi problema?

