
Questa nuova biografia di S. Francesco ha lo stile accattivante del romanzo e, nello stesso tempo, rivela la preoccupazione dell'autore, R. Doni, di rimanere saldamente ancorato alle fonti francescane, tenendo conto della più autorevole produzione letteraria ispirata al santo di Assisi e al movimento francescano. L'esperienza di S. Francesco supera i confini del suo tempo, ma è pericoloso trasformarlo in un personaggio facilmente attualizzabile: si rischia di caricare il suo messaggio di contenuti ideologici, lontani dalla verità della sua vera esperienza.
È la prima biografia di Caterina da Siena, scritta poco più di un decennio dopo la sua morte. L’opera di Raimondo si presenta suddivisa in tre parti con due prologhi. Le parti prima e seconda formano un’unità in sé completa e rispettano uno schema di composizione omogeneo con l’indicazione precisa, al termine di ogni capitolo delle fonti a cui l’autore ha attinto. Si comprende bene che Raimondo portò a termine soltanto a fatica la terza parte, dedicata alla morte
e alla santità di Caterina, infatti, dopo aver trattato già nel capitolo secondo delle morte di Caterina, per mantenere la struttura generale dell’opera, dovette riempire i capitoli successivi con la sua traduzione latina di parti del Libro della divina dottrina, con il cosiddetto Testamento spirituale e con storie di miracoli successivi alla morte della santa, fino a che nel capitolo conclusivo, poté ricapitolare l’intera vita. In questo capitolo inserisce un’ampia relazione della missione politica di Caterina a Firenze, che egli aveva dovuto già trattare nella seconda parte per la sua funzione narrativa». «È la vita di una santa da Raimondo conosciuta e diretta per sei anni! E quale santa!» (Taurisano). Vita ascetica, opere di pietà, estasi mistiche, opere di mediazione politica e di pace tra famiglie e stati, opera di conversione verso i grandi, papi compresi! Questa è la biografia di Caterina.
Caterina è stata proclamata “Dottore della Chiesa” nel 1970 e “compatrona d’Europa” nel 1999.
L’AUTORE
Raimondo da Capua, o delle Vigne (1330 ca. - 1399), dell’Ordine dei Frati Predicatori, divenne Maestro Generale dell’Ordine stesso nel 1380 e ne promosse una radicale riforma. Dopo fra Tommaso della Fonte fu il principale confessore e allo stesso tempo discepolo di santa Caterina da Siena, di cui redasse in latino tardo medievale la biografia (Legenda maior, 1393) che contribuì notevolmente a diffonderne il culto.
IL CURATORE
Angelo Belloni è nato a Modena e svolge il ministero presbiterale nella Diocesi di Novara. Ha conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università San Tommaso in Roma. Ha curato diverse pubblicazioni sulla vita le opere e la spiritualità di S. Caterina da Siena.
LA TRADUTTRICE
Antonietta Lamorte è nata a Melfi (Pz) si è laureata in lettere e filosofia all’Università di Napoli. Ha accompagnato la carriera di insegnante con quella di scrittrice e di studiosa dell’opera cateriniana. Ha pubblicato diverse opere di carattere agiografico e di spiritualità.
In poche parole: Tre esperienze di monachesimo in uscita a favore dei feriti e dei lontani che possono parlare anche al mondo di oggi.
Esiste, nel panorama contemporaneo, un modo di intendere il monachesimo e il ritiro dal mondo come rinnovata possibilità di uscire incontro al prossimo e soprattutto ai lontani? È la domanda che ha mosso il curatore di queste tre biografie di santi monaci dell’VIII secolo, Willibrordo, Lioba e Bonifacio, missionari preoccupati di guarire l’orecchio del non credente, tagliato dall’affilata spada della Parola divina, affinché egli possa ascoltare la Verità che salva. Pur con i modi e le situazioni particolari legate al loro periodo storico, questi tre monaci sono figure di grande attualità perché affrontano e si interrogano sulle nostre stesse sfide ed esigenze: è possibile avvicinarsi a chi è lontano e ferito? Si può testimoniare quanto ricevuto?
Il santo trafitto dalle frecce è sempre Sebastiano? E la santa che tiene in mano i propri occhi è inequivocabilmente Lucia? Chi è il santo che porta sul braccio a mo' di mantello la propria pelle? E quello che uccide il drago è Giorgio o forse Michele? Se chiunque è in grado di riconoscere san Pietro per le chiavi che porta in mano, o santa Caterina grazie alla ruota del martirio con la quale viene sempre raffigurata, più arduo può risultare identificare sant'Egidio, che si accompagna a un cervo, santa Barbara rinchiusa in una torre o san Biagio con il pettine da cardatore con il quale fu martirizzato. Ogni santo è illustrato da una o più immagini a colori e accompagnato da una "carta d'identità" che ne racconta la storio, ne descrive l'aspetto esteriore, ne evidenzia i simboli collegati e ne illustra la diffusione dell'immagine attraverso i secoli.
Del tutto inedito nell'originale tedesco, è qui presentato per la prima volta in traduzione italiana il dattiloscritto redatto da Romano Guardini per il suo ultimo corso universitario su Platone e Agostino (1955/1956 e 1961/1962). Questo testo rappresenta il risultato più esteso e maturo a cui il filosofo italo-tedesco giunge su un tema che torna a più riprese durante l'intera sua riflessione: il confronto tra il platonismo, da un lato, e il nascente pensiero cristiano, dall'altro. Non interessa qui a Guardini presentare né un Platone cristiano, né un Agostino schiacciato sul platonismo, o senza alcun rapporto o in conflitto con esso. Il suo obiettivo è quello di identificare e confrontare le tensioni ricorrenti nella storia del platonismo con quelle del pensiero cristiano di Agostino, nonché la diversa immagine di esistenza che emerge dalle une rispetto alle altre. Sono questioni che si intrecciano profondamente con la stessa attività teorica di Guardini, sui temi della filosofia della religione, della teologia e della filosofia della storia. Approfondire come la tensione fra riflessione critica e visione dell'Assoluto si configuri in Platone, e come Agostino trasfiguri quella tensione a partire dal rapporto rivelativo cristiano, resta per Guardini un momento di confronto ineludibile anche per l'epoca «che giunge ed è ancora ignota» nella quale viviamo.
Il volume, quasi una biografia incrociata di Paolo VI e di Jacques Maritain, sviluppa un'analisi della loro partecipazione, da protagonisti, alla vita culturale, politica, ed ecclesiale del XX secolo. Partendo dalla corrispondenza, e da quelle di altri loro amici, considera le affinità spirituali tra il filosofo e il Papa, nella comune vocazione alla contemplazione dell'Assoluto e all'impegno per la promozione di una società più umana. L'opera evidenzia il lavoro intellettuale di G. B. Montini tra gli universitari della FUCI e tra i laureati cattolici; analizza la riflessione sulla formazione della coscienza morale, sociale e religiosa nelle Lettere pastorali dell'Arcivescovo di Milano; la prudente, ma efficace, gestione dei lavori del Concilio Vaticano II da parte di Paolo VI. In parallelo considera il contribuito di Maritain, mediato da Charles Journet, ai lavori conciliari, a riguardo del rapporto Chiesa-mondo, del valore della libertà religiosa, della questione dell'antisemitismo. Vengono anche considerati i loro rapporti con il mondo dell'arte, della poesia e della musica. Alcuni nodi strutturali, come il rapporto tra ragione e fede, la laicità dello Stato, l'autonomia dell'arte e la responsabilità e dell'artista, sono esaminati attraverso gli scritti del filosofo e la pastorale del Pontefice.
"Il titolo del libro di Antonio Preziosi è certamente molto forte. Ma è anche un titolo che oggi più che mai, a dieci anni dalla morte di san Giovanni Paolo II, ci appare coerente e veritiero. Nessuno si è dimenticato di lui mentre è incredibile il numero di persone che chiedono di sapere di più della sua straordinaria vita, delle sue opere, del suo pensiero. Lui appare veramente 'immortale' agli occhi di chi lo ha conosciuto ed anche a quelli di chi si avvicina a lui per la prima volta: viene percepito come vivo, vicino alla gente, vicino soprattutto ai suoi amati giovani. E lui è veramente ancora con noi e dall'alto del cielo, come racconta Preziosi nel suo volume, continua a pregare per l'umanità come ha fatto in ogni istante della sua vita. Mentre aumentano coloro che continuano a cercarlo, io stesso sono testimone delle continue richieste di preghiere che nel suo nome vengono rivolte a Dio e tante di queste vengono accolte: guarigioni, conversioni, segni di grazia continua e permanente. A lui si rivolgono molte coppie che chiedono di avere figli ricordando il suo grande amore per la famiglia. La sua morte fisica non ha interrotto quei prodigi e quella preghiera che ho sperimentato quotidianamente durante la sua vita terrena." (Dalla prefazione del cardinale Stanislao Dziwisz)
In Italia lo chiamiamo san Nicola da Bari, i russi gli hanno dato il nomignolo un po’ sproporzionato di Russkij Bog (il ‘Dio russo’) e un mito globale lo identifica (impropriamente) con Santa Claus, ma la verità è che la sua lunga parabola ha avuto inizio nella tarda Antichità, più o meno ai tempi di Costantino, in un angolo periferico dell’impero, nell’antica metropoli anatolica di Myra, città di cui Nicola fu vescovo. Michele Bacci indaga la vicenda che ha portato un oscuro religioso della costa licia a vestire i panni del ‘grande taumaturgo’, il santo globale protagonista di un culto ancora oggi tanto sentito da superare le divisioni tra cristiani e ortodossi. In queste pagine, fra traslazioni di ossa, narrazioni leggendarie e progressive trasformazioni iconografiche (fino all’identificazione del vescovo di Myra con il portatore di doni più amato dai bambini), una intricata e affascinante storia di devozione interculturale si intreccia con un’attenta riflessione sul sentimento del sacro, sulle dinamiche con cui viene orchestrato, sul suo rapporto con luoghi santi e immagini prodigiose e sui differenti percorsi attraverso cui si afferma e dilaga.
Il pontificato di Paolo VI è stato determinante per la storia della Chiesa contemporanea, in una stagione ponte in cui vengono definiti i "decreti attuativi" delle grandi costituzioni conciliari, frutto dell'aggiornamento voluto dal Vaticano II. Questo volume intende ricostruire una delle dimensioni, spesso rimaste in ombra negli studi sul pontificato: il suo decisivo contributo a quel processo di profondo rinnovamento, tanto sul terreno metodologico, che dei contenuti della Dottrina sociale della Chiesa, espressione di quel nuovo umanesimo integrale, plenario, solidale e aperto al trascendente che è stato la bussola con cui ha cercato, lungo tutta la sua vita, di riconciliare quella scissione tra fede e cultura, stabilendo un dialogo con la modernità. Un contributo originale e innovativo, che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno riconosciuto come vincolante, il punto di riferimento, la pietra miliare del magistero sociale della Chiesa del XX e XXI secolo.
Angelo Roncalli è stato definito dagli studiosi "il Papa del grande cambiamento" e anche "il Papa rivoluzionario". Ma per la gente semplice, per il popolo di Dio egli era solo "il Papa buono", "il Papa santo". Renzo Allegri ripercorre la vita di Giovanni XXIII utilizzando testimonianze esclusive, lettere private, documenti poco noti al pubblico. Ne esce un ritratto "intimo", familiare, quotidiano, che offre la chiave di lettura dell'operato di un Pontefice capace di cambiare per sempre il significato e il ruolo del papato romano. Non si va lontani dal vero se si afferma che la "rivoluzione" di Papa Francesco affonda le sue radici nella "primavera" di Papa Giovanni.
Una serie di ritratti di personaggi storici, laici e religiosi, più e meno noti al grande pubblico: da Agostino Bea (cardinale) a Vincenzo de' Paoli (prete e santo), passando per Alcide De Gasperi, Ambrogio, Bonifacio VIII, Cristoforo Colombo, Michelangelo, Napoleone, Teresa d'Avila, e molti altri. La penna vivace dell'autore scorre con garbo e ironia tra le ombre e le luci di chi ha lasciato un segno nella storia dell'umanità.