
André Vauchez punta l'attenzione sulle molte contraddizioni della vita di Caterina da Siena, tali da rendere vano ogni tentativo di classificarla. In rottura con la famiglia e con tutti gli affetti 'carnali', pur convinta sostenitrice della superiorità della vita contemplativa nei confronti della vita attiva, Caterina ha mantenuto fino alla fine la sua condizione di penitente che viveva in modo autonomo in mezzo al mondo, sempre in movimento, per poter essere più libera ed efficace nella sua azione a favore della Chiesa e della sua riforma. Si è considerata una messaggera di Dio incaricata di recapitare all'umanità moniti e consigli per il conseguimento della salvezza, ma non ha preteso di essere imitata nel suo genere di vita né di fare scuola su questo. Il suo comportamento e il suo modo d'intervenire nella storia sono innovativi, in quanto non ha esitato a uscire dalla sfera privata per invadere lo spazio pubblico e a rovesciare a proprio vantaggio il rapporto di dipendenza che normalmente le donne intrattenevano nei confronti degli uomini, dei potenti di questo mondo e dei dotti. Favorita da una crisi profonda delle istituzioni e dei poteri del suo tempo, la sua azione e quella di altre donne coeve ha inaugurato una nuova stagione nella storia dell'Occidente, aprendo la strada a un 'cattolicesimo al femminile'. Ma lei è l'unica il cui ricordo abbia attraversato i secoli e fino a oggi non abbia mai cessato di esercitare il suo influsso sulle menti.
La corrispondenza tra Giorgio La Pira e Paolo VI mostra il quadro di un intenso rapporto di amicizia, iniziato negli anni Trenta del Novecento quando monsignor Giovanni Battista Montini è assistente ecclesiastico della Federazione degli Universitari Cattolici Italiani. L’intero carteggio – quasi un migliaio di lettere – è riportato nel CD, accompagnato da due importanti contributi proposti nel volume a stampa: nel primo Augusto D’Angelo fa una presentazione complessiva dell’epistolario, mentre il secondo è il testo della conferenza che Giorgio La Pira tenne a Brescia nel 1970 concludendo le manifestazioni per il cinquantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Montini.
Don Mario Aldighieri, già autore di "Il ragazzo di Nazareth", con questa nuova narrazione cerca di entrare nell'intimo di Giuseppe, padre di Gesù, per mettere in luce i sogni e le speranze, i dubbi e le incertezze, il calore umano e la grandezza di chi "per amore e solo per amore" ha fatto della sua vita la fedele opera d'arte plasmata dalle dita di Dio. Giuseppe, purtroppo dimenticato dalla tradizione religiosa cattolica e dalla devozione popolare, è stato scavalcato da tanti altri santi, ridotto a silenzioso e vecchio custode del figlio di Maria, patrono della buona morte e, quando la problematica sociale è giunta al suo apice, il buon falegname è stato scelto come patrono dei lavoratori e degli operai, icona della Festa del Lavoro. Incoraggiato da papa Francesco, che ha definito il falegname di Nazareth custode del mistero del figlio di Dio, don Aldighieri fa parlare direttamente Giuseppe, secondo la finzione letteraria del diario. Ne esce un racconto intenso dove conoscenze bibliche, vita e spiritualità sono intimamente connesse.
Attraverso notizie più o meno clamorose e meditazioni (da leggere e praticare) il libro illustra il mosaico che si è composto nel tempo intorno alla figura di Maria di Magdala. Tanti sono i documenti perduti o falsati e il cammino è ancora irto, intriso di miti e leggende. Percorrendo le 19 meditazioni, emergono i diversi volti di Maria di Magdala, primo tra tutti quello di una femminilità che diventa soggetto spirituale, teologico, ed anche sociale. Numerosi i segnali della Sua presenza, scoperte di innumerevoli giacimenti (canti, preghiere, opere d'arte) e tracce disseminate da Oriente a Occidente (chiese, luoghi santi, santuari) che attestano tradizioni e devozione antiche. Un patrimonio, finora tenuto nascosto e sconosciuto ai più, che oggi diventa memoria viva, sulla scorta della rinnovata dignità che papa Francesco ha riconosciuto alla Santa (con la Festa a lei dedicata del 22 luglio).
Santa Francesca Romana seguì nei suoi ultimi anni di vita un complesso itinerario mistico, nel corso del quale fu compensata da grazie soprannaturali, ma dovette subire anche gravi e dolorosi tormenti, sia mentali che corporali. Si sottopose a forme di rigida ascesi, affrontò le persecuzioni crescenti e le aggressioni anche fisiche degli spiriti maligni. Dopo queste lotte, che la lasciavano stremata, veniva però gratificata da doni straordinari, come quello delle visioni e delle profezie.
In questa raccolta di racconti autori originari dell'India e del Brasile, dell'Argentina e della Siria, della Grecia e della Polonia, dell'Albania e della Slovacchia, della Bosnia e della Romania, venuti per diverse ragioni a vivere in Italia, contaminano valori, tradizioni, religioni e culture a partire dalla figura di San Nicola, il santo meticcio per eccellenza.
Gerusalemme, 14 ottobre 1906. Don Angelo Roncalli scrive da Gerusalemme: "Il vero pellegrinaggio finisce qui. Quanti di noi lo ricomincerebbero di nuovo, quanti partono di qui col desiderio di ritornare ancora a Gerusalemme e non molto tardi!". Era partito il 18 settembre da Napoli e accompagnava come segretario mons. Giacomo Radini Tedeschi, vescovo di Bergamo, nel terzo pellegrinaggio diocesano italiano in Terra Santa. Durante quelle lunghe settimane, don Angelo tenne un diario in cui annotò le sue impressioni di giovane pellegrino e viaggiatore. A 110 anni di distanza, riproponiamo quelle stesse pagine, scritte quando una visita ai Luoghi Santi era ancora una vera e propria "avventura", per le distanze, i disagi, il "sogno" di una terra lontana e, per certi versi, "mitica". La Terra Santa si presentava infatti agli occhi del giovane sacerdote come una regione dai forti contrasti, con una miriade di etnie, usi, costumi e religioni diversi. Ne risulta una testimonianza importante: sul futuro Pontefice, ma soprattutto sul contesto mediorientale, il cui ritratto è tracciato da una penna scorrevole, a tratti "immaginifica" e ricca di colore.
Per la prima volta un'Agenda quotidiana tutta francescana. I giorni e i mesi sono scanditi da pensieri francescani, aforismi e detti vicini al mondo di Francesco e dei frati sparsi in tutto il mondo, con una particolare attenzione alla Terra Santa. Ogni giorno: i santi indicati dal Santorale francescano; la Cronologia della vita di Francesco e Chiara; letture bibliche del calendario liturgico; aneddoti e storie francescane; il ciclo del Sole e della Luna.
Di cosa parla un papa a tavola con i vescovi di un paese che sta visitando? Nonostante lo sviluppo mediatico e la informalità cui ci ha abituati papa Francesco, non è facile saperlo. Non ci sono registrazioni, appunti, trascrizioni. O almeno non nella maggioranza dei casi. Solo in un caso, solo per un Pontefice, o meglio per un santo, abbiamo la preziosa possibilità di rileggere e rivivere alcuni di questi momenti. Lo storico e ineguagliabile archivio sonoro della Radio Vaticana infatti custodisce alcune registrazioni di quei momenti. Brani di discorsi improvvisati da Giovanni Paolo II in ogni parte del mondo dai quali si traggono significative indicazioni su come il Concilio abbia cambiato il senso stesso della comunione tra i vescovi e con il Vicario di Cristo. Brani che raccontano, fin dall'inizio del pontificato, quale fosse l'ecclesiologia di Giovanni Paolo II anche attraverso dei riferimenti non specificamente dottrinali, ma attraverso le pagine della memorie di un vescovo, Wojtyla appunto, che aveva portato la Chiesa polacca a Roma perché nella Chiesa della sua patria c'era da sempre Roma. Polonia semper fidelis, un motto che molti di noi hanno imparato in quello scorcio di anni '70 che, per gli italiani in particolare, erano un'epoca buia. Terrorismo, crisi economica, parole che più di trenta anni dopo sono tornati prepotenti nelle pagine di cronaca.
La "parità di genere" è un tema di forte attualità, che suscita un vivace dibattito. Il breve saggio intende presentare il risultato delle ricerche maggiormente condivise sulla problematica della donna in una determinata epoca storica, che è quella medievale, nel contesto particolare del francescanesimo, che si rivela fortemente profetico anche in questo ambito.
È bello e consolante "celebrare" i frutti di autentica vita cristiana della diocesi di Spoleto-Norcia attraverso il tempo: perché la grazia dello Spirito che vivifica e santifica la Chiesa è come un fiume carsico che scorre sotterraneo e di tanto in tanto appare in superficie, dando origine a figure particolarmente significative. L'800 è stato nella valle spoletina un tempo straordinario nel quale diverse figure di uomini e donne afferrati dallo Spirito hanno seguito il Signore con cuore indiviso e generosità apostolica, rendendo particolarmente visibile la fecondità del Vangelo.
Paolo VI in un'occasione scrisse: «Io sono amato da Dio, gioia, gioia, pianti di gioia». Quante volte fin dagli anni giovanili ricorre nei suoi scritti l'espressione «Signore Tu ci sei necessario». Nelle varie tappe della sua esistenza Paolo VI cercò sempre di «confessare Gesù nato da Maria Vergine». Guidò la Chiesa in anni difficili. Portò a conclusione il concilio Vaticano II, resse la barra del timone della Chiesa durante gli anni della contestazione. Convinto che il mondo ha bisogno di testimoni più che di maestri, fu un testimone per la Chiesa e nella Chiesa. La lettura di queste pagine ci aiuterà a capire la santità di questo pontefice che scelse il nome di Paolo per essere apostolo fra le genti.

