
Il concetto di ‘legittimità’ ricorre spesso nel vocabolario dei professionisti delle relazioni internazionali. E la questione della legittimità, a lungo dibattuta dalle opinioni pubbliche di tutto il mondo, è oggi più che mai oggetto di controversie legate a episodi della storia recente, come le guerre in Kosovo e in Iraq o la lotta al terrorismo dopo i fatti dell’11 settembre. Eppure, nonostante la rilevanza del concetto, la disciplina delle relazioni internazionali se n’è interessata assai poco. Questo libro di Ian Clark, il secondo di una trilogia che l’autore dedica al tema della legittimità, si distingue proprio perché propone un approccio solido e sistematico al tema all’interno delle relazioni internazionali, tenendo come punto di riferimento l’idea che lo sviluppo dei principi di legittimità stia al cuore di ciò che si intende per società internazionale.
La prima parte del testo traccia l’evoluzione storica della pratica della legittimità in diversi contesti, dall’età delle scoperte geografiche, sul finire del XV secolo, ai grandi trattati di pace della storia moderna. La seconda parte propone invece un’incisiva analisi della legittimità nella società internazionale contemporanea.
La conclusione cui ci conduce Clark è che la legittimità è un concetto complesso, che difficilmente si fa ridurre alla semplice applicazione di altre norme, quali la legalità o la moralità. È piuttosto una condizione estrinsecamente politica, resa più o meno attuabile dalla situazione politica generale della società internazionale.
Ian Clark è professore di Politica internazionale presso l’Aberystwyth University nel Galles, che vanta la più antica cattedra di Relazioni internazionali, istituita dopo la fine della prima guerra mondiale. Membro della British Academy, rivolge i suoi interessi di ricerca ai temi della legittimità, dell’egemonia, della teoria delle relazioni internazionali. Ha pubblicato, tra l’altro, Globalization and Fragmentation: International Relations in Twentieth Century (1997; trad. it. Globalizzazione e frammentazione: le relazioni internazionali nel XX secolo, 2001), Globalization and International Relations Theory (1999), The Post-Cold War Order: The Spoils of Peace (2001), International Legitimacy and World Society (2007).
I testi raccolti nel presente volume – le invocazioni penitenziali, una traccia di meditazione in vista dell’omelia, la preghiera universale e un testo patristico – vogliono essere uno strumento utile per quelle parti della celebrazione eucaristica che l’ordo liturgico affida alla creatività intelligente, discreta e responsabile di chi presiede l’assemblea o di quanti animano la celebrazione stessa. Oltre all’utilizzo nella liturgia, i testi qui proposti potranno aiutare la meditazione personale, sia come preparazione alla celebrazione comunitaria sia come ripresa e approfondimento di quanto vissuto nell’assemblea eucaristica. L’intento primo di questi testi è di far convergere i diversi interventi che si susseguono all’interno della celebrazione sul vangelo del giorno, che diviene così il testo ispiratore e unificatore di tutta la liturgia. Tale convergenza è ordinata all’ascolto e all’assimilazione della Parola di Dio proclamata in ogni Eucaristia, specie della pagina evangelica, a partire dalla quale è stato scelto sia il brano dell’Antico Testamento sia, nei tempi forti e nelle feste, quello dell’Apostolo. Suggerita dunque dallo stesso lezionario, questa convergenza potrà consentire di evitare ogni dispersione o frammentazione dei contenuti del messaggio biblico e, al tempo stesso, educare la comunità cristiana a una preghiera liturgica e personale nata dall’ascolto della Parola di Dio, così che liturgia sia la prima pedagoga della preghiera dei cristiani e, in particolare, la sinassi eucaristica domenicale assuma i tratti di un’autentica scuola di preghiera.
Il libro affronta il tema dell'identità europea alla luce dei recenti processi migratori. A partire dalla diffusa domanda di "identità" che segna lo scenario socio-culturale contemporaneo, i diversi contributi del volume mettono a fuoco il problema dell'esistenza e del senso dell'identità europea, analizzando il profilo sociologico, filosofico e giuridico delle nuove dinamiche sociali. Quest'ultime non richiedono solo l'approntamento di politiche migratorie criticamente avvertite, ma impongono un radicale ripensamento delle tradizionali categorie filosofico-giuridiche. In una prospettiva futura si tratterà di comprendere se l'Europa avrà ancora un ruolo decisivo a livello planetario e, in tal caso, quale configurazione essa assumerà senza rinunciare al suo originale patrimonio di civiltà.
Gli effetti della globalizzazione sui mercati economici e finanziari sono stati radicali e manifestamente visibili. Non altrettanto può dirsi riguardo all’assetto politico-istituzionale in Occidente. La celebre teoria del villaggio globale di McLuhan viene smentita dai trend di analisi dei sistemi politici europei che evidenziano una marcata reviviscenza dei fattori identitari, culturali, etnici, territoriali e religiosi.
Ciò si traduce, sotto il profilo istituzionale, nella predilezione per il ruolo delle autonomie locali territoriali, in quanto meglio incarnano il senso delle comunità coniugato alla buona amministrazione. Nella UE un preciso segnale di conferma a questo orientamento è stato il fallimento del Trattato per la Costituzione europea, che dimostra la difficoltà dell’Europa nell’individuare piattaforme comuni di governo che sappiano conciliare le radici identitarie del Vecchio Continente. Come evidenziato da Todorov e da Amartya Sen, uno dei principali elementi di instabilità che mina la società politica occidentale sorge dall’eclissi di identità, che è invece fattore di inclusione e integrazione sociale, dunque di stabilità politica.
In questo libro la tematica del fattore identitario nell’organizzazione politica europea viene declinata secondo quattro prospettive di cogente attualità: la tutela delle minoranze, il ruolo delle autonomie locali, lo sviluppo del principio di sussidiarietà e il rapporto tra libertà religiosa e diritti politici, alla luce, in particolare, del massiccio fenomeno di migrazione entro i territori della UE di popolazioni di fede islamica. Le autonomie territoriali e locali appaiono in Europa uno strumento privilegiato per la tutela del fattore identitario, confermando l’analisi di uno dei maggiori giuristi italiani, Costantino Mortati, secondo il quale a ogni comunità intesa in senso socio-culturale deve corrispondere un ente in chiave giuridico-costituzionale, e non viceversa.
Luca Galantini è docente di Diritto internazionale all’Università degli Studi La Sapienza di Roma ed è specializzato in Diritto internazionale umanitario e dei conflitti armati. Ha insegnato Istituzioni sociali europee all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ha partecipato ai lavori del Trattato per la Costituzione europea in qualità di componente del Gruppo di supporto per le riforme istituzionali europee costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. È stato consigliere esperto presso il Ministero degli Affari Esteri, curando le politiche istituzionali e culturali di integrazione europea. Dal 2007 è docente di Diritto internazionale e diritti umani a Sarajevo, nell’ambito dei programmi di cooperazione per l’associazione della Bosnia-Erzegovina alla UE.
Il volume raccoglie gli Atti del colloquio di studio nazionale svoltosi a Brescia il 6 ottobre 2006. La prima parte della pubblicazione approfondisce, in una cornice storica generale, il rapporto tra le nuove congregazioni religiose e la società italiana nel XIX e nel XX secolo. La seconda parte è dedicata ad alcuni casi di studio riferiti alle fonti, agli strumenti e ai più recenti profili di indagine attinenti ad alcune congregazioni esistenti sul territorio nazionale, ponendo una singolare attenzione alle dinamiche di sviluppo patrimoniale, finanziario e reddituale, come pure di funzionamento organizzativo interno e di gestione delle risorse da investire nelle diverse comunità in cui le congregazioni religiose sono inserite.
Questo volume è dedicato da Walther Völker – uno dei massimi patrologi tedeschi del XX secolo – all’approfondimento di un aspetto fondamentale della figura di Massimo il Confessore finora sostanzialmente poco considerato, quello della vita spirituale.
Massimo (580-662 circa) fu un personaggio di primo piano nella discussione teologica dei suoi tempi, difensore della cristologia ortodossa del Concilio di Calcedonia, e per questo dovette subire le violenze dell’autorità imperiale, tanto da meritarsi il titolo di ‘Confessore’, tipico di coloro che ‘confessavano’ la fede cristiana a costo della sofferenza. Per il suo pensiero, la sua spiritualità e la sua passione fu famoso durante tutto il Millennio bizantino, ma nell’età moderna sostanzialmente trascurato.
La riscoperta di Massimo è dovuta sicuramente alle ricerche di von Balthasar, che risalgono al 1940, ma il grande teologo dedicò il proprio interesse soprattutto alla teologia e alla metafisica dello scrittore. Rimaneva sostanzialmente poco considerato un secondo aspetto dell’insegnamento del Confessore, vale a dire tutta la parte più ampiamente ‘spirituale’, da intendersi nella forma dell’ascesi, della vita monastica, della meditazione. Questo è, appunto, l’ambito della produzione di Massimo a cui si è dedicato Völker. Il grande patrologo ha scritto sull’argomento un volume monumentale, ricchissimo di dati, di citazioni, di riferimenti. Völker ha ricostruito la spiritualità di Massimo nei minimi dettagli, ma anche collocandola nella storia della spiritualità cristiana orientale, individuando in lui, mediante un poderoso lavoro erudito, le tracce dei mistici che lo precedettero, come Clemente di Alessandria, Origene, Gregorio di Nissa, e soprattutto Dionigi l’Areopagita ed Evagrio, in una fitta trama di rimandi e di presenze.
Grazie a questo studio Massimo emerge in tutta la sua grandezza, e insieme a lui spiccano le grandi figure che ne determinarono gli interessi spirituali.
Walther Völker (1896-1988) è stato uno dei più autorevoli patrologi tedeschi del secolo scorso. Libero docente a Halle nel 1927, individuò l’ambito più specifico dei propri interessi cimentandosi con Origene, del quale sottolineò soprattutto la mistica in un volume pubblicato nel 1931 (Das Volkommenheitsideal des Origenes). A questo saggio innovativo, che si distaccava dal giudizio vulgato su Origene, seguirono gli studi su Filone di Alessandria (1938), su Clemente di Alessandria (1952), su Gregorio di Nissa (1955; tradotto in italiano da Chiara O. Tommasi per Vita e Pensiero nel 1993), su Dionigi l’Areopagita (1958) e questo su Massimo il Confessore, del 1965. La linea della spiritualità greca cristiana si concluse nel 1974 con uno studio su Simeone il Nuovo Teologo.
I fatti che hanno seguito l’11 settembre mostrano come ogni nuovo attacco terroristico faccia scattare di riflesso provvedimenti repressivi, innescando un circolo vizioso che rischia di condurre a una vera e propria devastazione delle libertà civili nel corso del XXI secolo. Con uno sguardo lucido e lungimirante sul futuro, Bruce Ackerman propone in questo libro un’alternativa ben precisa e praticabile: una ‘costituzione di emergenza’ che permetta ai governi (e in particolare al governo degli Stati Uniti) di intraprendere ‘azioni eccezionali’ per contrastare il rischio di nuovi attacchi, ma allo stesso tempo impedisca misure permanenti che vadano a detrimento delle libertà civili.
Con la sua ‘costituzione di emergenza’ Ackerman smaschera i pericoli nascosti dietro la nota affermazione che «stiamo combattendo una guerra al terrore» e non esita a criticare apertamente le posizioni che, accettando un’idea ‘bellica’ del problema, hanno finito per appoggiare un allargamento abnorme dei poteri presidenziali.
A sostegno della sua proposta, egli porta esempi concreti di provvedimenti di emergenza adottati nelle costituzioni di diverse nazioni, dalla Francia al Sudafrica. Analizzando poi in particolare la risposta britannica agli attacchi terroristici, trae la conclusione che nessun Paese oggi è sufficientemente attrezzato per affrontare quella che si presenta come la sfida determinante di questo inizio secolo: sconfiggere il terrorismo e contemporaneamente preservare le libertà fondamentali, ovvero tenere insieme concetti come democrazia, diritti civili, sicurezza nazionale.
Bruce Ackerman offre un libro importante, notevole per la capacità di unire in maniera puntuale e brillante la conoscenza del diritto e un’analisi politica acuta e coraggiosa: un testo essenziale per chiunque si interroghi e cerchi una risposta non scontata sul futuro (e sulla forza) della democrazia di fronte alla minaccia del terrorismo.
Bruce Ackerman, professore di Diritto e Scienza politica all’Università di Yale, è autore di numerosi libri su temi di filosofia politica, diritto costituzionale e politica pubblica tra cui, tradotti in italiano: La costituzione di emergenza. Come salvaguardare libertà e diritti civili di fronte al pericolo del terrorismo (Roma 2005); La nuova separazione dei poteri. Presidenzialismo e sistemi democratici (Roma 2003).
Il termine ‘narrativismo’ rimanda alla centralità della categoria di narrazione nei più svariati ambiti della cultura contemporanea, anche filosofica. L’estensione del termine sembra però minacciarne la densità: che cos’è la narrazione, che il narrativismo nomina di continuo? Il volume di Francesca Cattaneo prende le mosse dalle origini del termine ‘narrativismo’ e dalla sua accezione più stretta, riferita a una corrente della filosofia della storia angloamericana sviluppatasi dalla prima metà degli anni Sessanta. Analizzandone la genesi e le principali evoluzioni fino agli anni Ottanta, il testo si propone di mostrare come il narrativismo sviluppi uno studio del collegamento narrativo e delle sue differenti funzioni, approfondendo ora la dimensione sequenziale della narrazione, ora la sua dimensione sintetica (portata in primo piano dall’opera di L.O. Mink e H. White). Nelle diverse proposte narrativistiche viene inoltre identificato come centrale il nesso tra azione e narrazione, esplorato tramite lo studio del rapporto tra narrazione e azione narrata (primo narrativismo), oppure tematizzando l’azione stessa del narrare in quanto azione poetico-retorica (dopo la ‘svolta’ whiteana), o interrogandosi sul rapporto tra le azioni narrate e l’azione del narrare, come nel caso del narrativismo di matrice fenomenologica (F.A. Olafson, D. Carr), che analizza le implicazioni ontologiche della continuità tra le narrazioni storiche e le azioni che vi sono rappresentate.
Francesca Cattaneo (Cantù 1980) è dottoranda di ricerca in Filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove nel 2005 ha conseguito il premio «Massimiliano Ferrara» per la migliore tesi di laurea sul tema della ragion pratica degli anni 2003/2005. Ha curato i lemmi narrativismo e Hayden White in Enciclopedia Filosofica, Milano 2006 e ha pubblicato il saggio L’azione narrativa nel volume di F. Botturi (a cura di), Prospettiva dell’azione e figure del bene, Vita e Pensiero, Milano 2008.